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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 21/11/2004 : 17:27:28
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Faccio una proposta: chi vuole inserisca qui la poesia che in questo momento più ama, perché esprime qualcosa di sé (o per qualunque altra ragione...). Può essere anche un intero canto tratto da qualche poema, una composizione lunga, breve, italiana, in altra lingua antica o moderna, tradotta o no… non importa, purché sia soltanto una.
Naturalmente, comincio io. Si tratta di alcuni versi che da sempre mi risuonano nella mente ma in questo periodo con un’intensità ancor maggiore. Ungaretti li scrisse dopo la morte del figlio ed esprimono in modo struggente e sereno il significato di una perdita ma anche la certezza che le persone che abbiamo amato ci saranno sempre. È il figlio, infatti, che gli parla.
La lirica è la numero 17 di Giorno per giorno, dalla raccolta intitolata «Il dolore»
Fa dolce e forse qui vicino passi Dicendo: «Questo sole e tanto spazio Ti calmino. Nel puro vento udire Puoi il tempo camminare e la mia voce. Ho in me raccolto a poco a poco e chiuso Lo slancio muto della tua speranza. Sono per te l'aurora e intatto giorno»
agb Sono figlio della Terra e del Cielo stellato (Lamina orfica di Hipponion)
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BeccaBenny
Nuovo Utente
Regione: Italia
Città: Milano
34 Messaggi |
Inserito il - 21/11/2004 : 18:17:36
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Un poesia? Una soltanto? Una una sola? No, una è troppo poco. Mi ribello. Una...? Una è pochissimo! Io ne ho centinaia che sento mie! No, no... Biuso non può esigere una scelta così dolorosa...! Non si potrebbe fare... diciamo 5? Mah, io ne metto due, mal che vada Biuso mi censurerà .
Pedro Salinas - Il modo tuo d'amare
Il modo tuo d'amare è lasciare che io t'ami. Il sì con cui ti abbandoni è il silenzio. I tuoi baci sono offrirmi le labbra perché io le baci. Mai parole e abbracci mi diranno che esistevi e mi hai amato: mai. Me lo dicono fogli bianchi, mappe, telefoni, presagi; tu, no. E sto abbracciato a te senza chiederti nulla, per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami. E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti. Non debba mai scoprire con domande, con carezze quella solitudine immensa d'amarti solo io.
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I Find No Peace - Sir Thomas Wyatt
I find no peace, and all my war is done. I fear and hope. I burn and freeze like ice. I fly above the wind, yet can I not arise; And nought I have, and all the world I season. That loseth nor locketh holdeth me in prison And holdeth me not--yet can I scape no wise-- Nor letteth me live nor die at my device, And yet of death it giveth me occasion. Without eyen I see, and without tongue I plain. I desire to perish, and yet I ask health. I love another, and thus I hate myself. I feed me in sorrow and laugh in all my pain; Likewise displeaseth me both life and death, And my delight is causer of this strife.
(sarebbe di Petrarca, ma è più bella tradotta in inglese)
"La cultura è complessità" Prof.ssa Medi Guerrera
"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi." (Il Gattopardo)
"Ma era tutta la vita ad essere colpevole, non questo o quel singolo fatto" (Il Gattopardo) ================ [Non ho censurato ma deploro fermamente non tanto le due poesie quanto il fatto che la musica di Petrarca sia volta in altra lingua, in inglese poi ...agb] |
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 21/11/2004 : 19:39:31
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Spesso la poesia che più amo devo crearla da me. Solo così può esprimere qualcosa qualcosa di me. La parola "paesare" è di mia invenzione.
Forse dormi, fuori piove. Nel grigio-castano paesare del mio mondo non sei più. Facevi il bello ed il cattivo tempo. Non parlerò d’amore più ad alcuna. Mentre come gli istanti innumerevoli gocce violente picchiano le ringhiere sonnolente in ticchettii quasi che tutto immenso fosse un orologio, schiude il prodigio: la pioggia è il tempo- rale. È notte, sei lontana. Sbircia una stella e mi sussurra atroce e inestimabile un segreto: il tempo è in me. Respiro: io sono temporalità. Ti penso: senza tempo non esisti, amore. Sapessi cos’è il tempo, sapessi cosa amore, l’infinità degli attimi slacciata, infranta, sola come goccia, sapessi che l’eterno è il mare-notte che non ho, fonte e riposo di pioggia, della mia essenza temporale, sapessi dirti addio... In questo mio paesare in questo senza te ridotto e provinciale esserci del mio mondo non sei più.
Un buon aforisma è come l'amore: breve, lascia il segno e quasi sempre è falso. |
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ClessidraCapovolta
Nuovo Utente
Regione: Italia
Città: TraIGranelliDiSabbia
5 Messaggi |
Inserito il - 25/11/2004 : 21:47:06
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VARIAZIONI SU NULLA
Quel nonnulla di sabbia che trascorre Dalla clessidra muto e va posandosi, E, fugaci, le impronte sul carnato, Sul carnato che muore, d'una nube...
Poi mano che rovescia la clessidra, II ritorno per muoversi, di sabbia, II farsi argentea tacito di nube Ai primi brevi lividi dell'alba...
La mano in ombra la clessidra volse, E, di sabbia, il nonnulla che trascorre Silente, è unica cosa che ormai s'oda E, essendo udita, in buio non scompaia.
Ungaretti
Cos'è l'uomo dinanzi al trascorrere [inevitabile] del tempo?
*°*~°~°~*°* Torna il sole, non il tempo.. |
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cleope
Nuovo Utente
Regione: Egypt
9 Messaggi |
Inserito il - 29/11/2004 : 11:31:55
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SENZA FISSA DIMORA
Nome non ha il mio malessere radicato e fumigante, la tentazione di non più vivere
e farmi scorrere tra le costole, andante, la tristezza umana di generazioni, la dissonanza immota e lacerante
che svane piano nella ruota delle stagioni e riappare nel baldacchino di sogni infranti di questo inverno siderale dalle palpitazioni
sempre costanti e lente, mai vibranti, come il masticare sofferto, lungo ore, sotto i ponti di vecchi sdentati mendicanti.
Ed è uno squallido surrogato d'amore, un campo di margherite sfiorito il mio ebbro fibrillante stanco cuore,
avido come Ulisse di un viaggio infinito, di una chimera storpia e quëta, di un desiderio grandioso giammai definito.
Stufa di me stessa? No, ho solo in uggia l'altrui piëta, e più non sopporto la mia debolezza, né oso, per viltà, puntare altra illusoria mèta.
Avrei voglia di qualcosa di tangibile, pastoso, che non somigli solo a cirri stracchi di un tramonto gialloviola vaporoso,
non più uno strale nero di seppia che macchi di china diluita, a larghe chiazze, i viscidi colori di crepuscoli molli come biacchi.
Vorrei paesaggi grandiosi e corse pazze, nell'aria rada del mattino un'intuizione, l'ultima goccia di caffè in fondo alle tazze.
Il tuo sorriso, un altro bacio, una Creazione, giorni affannati e vorticosi o un gran dolore… chiedo in fondo solamente un'emozione …
--------- E' mia e artisticamente parlando non è certo un granché, però rispecchia bene il mio periodo attuale.
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 29/11/2004 : 14:53:57
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quote:
--------- E' mia e artisticamente parlando non è certo un granché, però rispecchia bene il mio periodo attuale.
A me questi versi di Cleope sono piaciuti molto e la ringrazio per averceli regalati. Non solo descrivono un paesaggio interiore complesso ma rivolgono la giusta attenzione all'aspetto formale, alla musica senza la quale non c'è poesia. Notevoli, poi, alcuni neologismi dettati da esigenze ritmiche come "svane" e l'utilizzo di termini rari ma intensi come "biacchi", "baldacchino", "stracchi" e -in generale- un lessico raffinato e vibrante.
agb Sono figlio della Terra e del Cielo stellato (Lamina orfica di Hipponion)
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Coniglio Bianco
Nuovo Utente
9 Messaggi |
Inserito il - 29/11/2004 : 16:37:27
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Il più bello dei mari
Il più bello dei mari è quello che non navigammo Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto. (Nazim Hikmet)
Morire dentro. Crescere dentro. Come si conciliano queste due cose? (I.Welsh) |
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utente non registrato
Nuovo Utente
-410 Messaggi |
Inserito il - 30/11/2004 : 07:56:52
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Guido Gozzano, Le non godute
Desiderate più delle devote che lasceremmo già senza rimpianti, amiche alcune delle nostre amanti, altre note per nome ed altre ignote passano, ai nostri giorni, con il viso seminascosto dal cappello enorme, svegliando il desiderio che dorme col baleno degli occhi e del sorriso.
E l'affanno sottile non ci lascia tregua; ma più si intorbida e si affina idealmente dentro la guaina morbida della veste che le fascia... Desiderate e non godute - ancora nessuna prova ci deluse - alcune serbano come una purezza immune dalla folla che passa e che le sfiora.
Altre, consunte, taciturne, assorte guardano e non sorridono: ma sembra che la profferta delle belle membra renda l'Amore simile alla Morte; ardenti tutte d'una febbre e cieche di vanità; biondissime, d'un biondo oro, le cinge il pettine, secondo l'antica foggia delle donne greche.
Per altre, il nodo greve dell'oscura treccia è d'insostenibile tormento; sembra che il collo, esile troppo, a stento, sorregga il peso dell'acconciatura; l'opera dei veleni in altre adempie un prodigio purpureo: le chiome splendono di riflessi senza nome dilatandosi ai lati delle tempie...
Belle promesse inutili d'un bene lusingatore della nostra brama, quando una sola donna che non s'ama c'incatena con tutte le catene; quando ogni giorno l'anima delusa sente che sfugge il meglio della vita, come sfugge la sabbia tra le dita stretta nel cavo della mano chiusa...
Le incontrammo dovunque: nelle sere di teatro, alla luce che c'illude; la bella curva delle spalle ignude ci avvinse del suo magico potere; e quando l'ombra si abbatté su loro addensandosi cupa entro le file dei palchi, il freddo lampo d'un monile fu l'indice del duplice tesoro.
E le avemmo compagne, ma per brevi ore, in vïaggi taciti, in ritorni, le ritrovammo dopo pochi giorni nei rifugi dell'Alpi, tra le nevi; le ritrovammo sulla spiaggia, al mare, dove la brama ci ferì più acuta: ah! Per quella signora sconosciuta ore insonni, nella notte, lungo il mare!...
Chi sono e dove vanno? Dove vanno le crëature nomadi? Per quanti anni, nel tempo, furono gli amanti presi e delusi dall'eterno inganno? Ah! Noi saremmo lieti d'un destino impreveduto che ce le ponesse a fianco, tristi e pellegrine anch'esse nel nostro malinconico cammino.
Più d'un inganno lasciò largo posto a più d'una ferita ancora viva... Taluna - intatta - ci attirò furtiva seco, ma per un utile nascosto; altre, già quasi vinte, quasi dome, nella nostra fiducia troppo inerte, fantasticate quali prede certe, furono salve, non sappiamo come...
Ed altre... Ma perché tanti ricordi salgono dall'inutile passato? Salgono col profumo del passato da un cofanetto pieno di ricordi? Ed ecco i segni, ecco le cose mute, superstiti d'amori nuovi e vecchi, lettere stinte, nastri, fiori secchi, delle godute e delle non godute...
Desideri e stanchezze, indizi certi d'un avvenire dedito all'ambascia torbida che si schianta e che ci sfascia rendendoci più tristi e più deserti... Eppure, un giorno, questa febbre interna parve svanire: quando ci si accorse, tardi, di quella che sarebbe forse per noi la sola vera amante eterna...
Tanto l'amammo per quel solo istante ch'ella si volse pallida su noi nell'offerta di un attimo, ma poi, sparve, ella pure; sparve come tante altre donne che passano, col viso seminascosto dal cappello enorme inasprendo la brama che non dorme col baleno degli occhi e del sorriso...
______ wendellbloyd@tiscali.it |
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cleope
Nuovo Utente
Regione: Egypt
9 Messaggi |
Inserito il - 30/11/2004 : 11:19:19
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quote:
quote:
--------- E' mia e artisticamente parlando non è certo un granché, però rispecchia bene il mio periodo attuale.
A me questi versi di Cleope sono piaciuti molto e la ringrazio per averceli regalati. Non solo descrivono un paesaggio interiore complesso ma rivolgono la giusta attenzione all'aspetto formale, alla musica senza la quale non c'è poesia. Notevoli, poi, alcuni neologismi dettati da esigenze ritmiche come "svane" e l'utilizzo di termini rari ma intensi come "biacchi", "baldacchino", "stracchi" e -in generale- un lessico raffinato e vibrante.
agb Sono figlio della Terra e del Cielo stellato (Lamina orfica di Hipponion)
Grazie, ma... non è che ha preso un abbaglio?
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alice
1° Livello
Regione: Lithuania
Città: Vilnius
51 Messaggi |
Inserito il - 30/11/2004 : 19:52:01
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Muore il ragazzo un poco
Muore il ragazzo un poco Ogni giorno per giuco. Per giuco morde invano Il cavo della mano. Trascorre le vacanze ebbro tra i maceri cespi di papaveri Steso sul letto per noia E diletto a guardare le travi. Ma lo stornano ombre Solitarie nel cielo della stanza, Labili ombre passeggere Sul soffitto. E' l' ariete Che batte ostinato le corna A capofitto nella quiete.
Questa poesia di Sinisgalli mi ricorda tutta la mia infanzia, e forse anche il mio presente.
ps concordo circa il giudizio sui versi di cleope, riescono a toccare in profondità.
L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente. |
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sara
Nuovo Utente
31 Messaggi |
Inserito il - 05/12/2004 : 15:36:34
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E LASCIATEMI DIVERTIRE (canzonetta)
A. PALAZZESCHI, 1910
Tri tri tri, fru fru fru, ihu ihu ihu, uhi uhi uhi!
Il poeta si diverte, pazzamente, smisuratamente! Non lo state a insolentire, lasciatelo divertire poveretto, queste piccole corbellerie sono il suo diletto.
Cucù rurù, rurù cucù, cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze? Queste strofe bisbetiche? Licenze, licenze, licenze poetiche! Sono la mia passione.
Farafarafarafa, tarataratarata, paraparaparapa, laralaralarala!
Sapete cosa sono? Sono robe avanzate, non sono grullerie, sono la spazzatura delle altre poesie
Bubububu, fufufufu. Friu! Friu!
Ma se d'un qualunque nesso son prive, perché le scrive quel fesso?
bilobilobilobilobilo blum! Filofilofilofilofilo flum! Bilolù. Filolù. U.
Non è vero che non voglion dire, voglion dire qualcosa. Voglion dire... come quando uno si mette a cantare senza saper le parole. Una cosa molto volgare. Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa! Eeeee! Iiiii! Ooooo! Uuuuu! A! E! I! O! U!
Ma giovanotto, ditemi un poco una cosa, non è la vostra una posa, di voler con così poco tenere alimentato un sì gran foco?
Huisc...Huiusc... Sciu sciu sciu, koku koku koku.
Ma come si deve fare a capire? Avete delle belle pretese, sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì. Riririri! Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca, anzi è bene che non la finisca. Il divertimento gli costerà caro, gli daranno del somaro.
Labala falala falala eppoi lala. Lalala lalala.
Certo è un azzardo un po' forte, scrivere delle cose così, che ci son professori oggidì a tutte le porte.
Ahahahahahahah! Ahahahahahahah! Ahahahahahahah!
Infine io ho pienamente ragione, i tempi sono molto cambiati, gli uomini non domandano più nulla dai poeti: e lasciatemi divertire!
Io posto questa,immagino "per divertirmi".
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sostiene
Nuovo Utente
5 Messaggi |
Inserito il - 05/12/2004 : 22:53:39
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M'inchino a Palazzeschi...
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giofilo
2° Livello
Regione: Jamaica
Città: Catania
176 Messaggi |
Inserito il - 06/12/2004 : 22:33:11
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Poesia facile
Pace non cerco, guerra non sopporto Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno Pieno di canti soffocati. Agogno La nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi Pronte a salpar per l'orizzonte azzurro Dolci ondulando, mentre che il sussurro Del vento passa con accordi brevi.
E quegli accordi il vento se li porta Lontani sopra il mare sconosciuto. Sogno. La vita è triste ed io son solo.
O quando o quando in un mattino ardente L'anima mia si sveglierà nel sole Nel sole eterno, libera e fremente.
[Dino Campana - Canti orfici]
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 07/12/2004 : 11:52:06
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Bene, me la concedete un’altra? Dai, concedetemela! Anche perché la prima era solo lo sfogo di uno studentello innamorato, mentre questa è del grande P.P.P. E’ nel lampante e rivelatore romanzo (o parabola, come suggerisce l’autore) “Teorema”.
I primi che si amano sono i poeti e i pittori della generazione precedente, o dell’inizio del secolo; prendono nel nostro animo il posto dei padri, restando, però, giovani, come nelle loro fotografie ingiallite. Poeti e pittori per cui l’essere borghesi non era vergogna... figli in vigogna e feltri... o povere cravatte che sapevano di ribellione e di madre. Poeti e pittori che sarebbero divenuti famosi verso la metà del secolo, con qualche amico sconosciuto di grande valore, ma, forse per paura, disadatto alla poesia, (poeta vero morto fuori gli anni). Selciati di Vienna o Viareggio! Lungofiumi di Firenze o Parigi! Fatti risuonare con quei piedi di figli calzati di grosse scarpe. La ventata della disubbidienza sa di ciclamino sulle città ai piedi dei poeti giovani! I poeti giovani che chiacchierano dopo una vile bevuta di birra, da borghesi, indipendenti, – locomotive abbandonate ma ardenti costrette per qualche tempo su tronchi ciechi, a godersi la mancanza di fretta della gioventù: certi di poter cambiare il marcio mondo con quattro appassionate parole e un passo da rivoltosi. Le madri come madri di uccelli nelle piccole case borghesi intrecciano il gelsomino dell’aria col significato della luce privata di una famiglia, e del suo posto in una nazione piena di feste. Le notti, così, risuonano solo dei passi dei ragazzi. La malinconia ha infinite tane infinite come le stelle, a Milano o in un’altra città, da cui far alitare la sua aria di stufa accesa. I marciapiedi scorrono lungo case del settecento, scrostate case con sacrosanti destini (strade di paese divenuto città industriale), con un lontano odore romantico di stalle gelate. E’ così che i poeti ragazzi fanno esperienza del vivere. E hanno da dirsi quello che si dicono gli altri, i ragazzi-non poeti (signori anche loro della vita e dell’innocenza) con madri che cantano alle finestrelle dei cortili interni (pozzi puzzolenti alle stelle non viste). Dove si sono persi quei passi! Non basta una severa paginetta di memorie, no, non basta – forse il solo poeta non poeta, o pittore non pittore, morto prima o dopo una guerra, in qualche città dei trasferimenti leggendari, si tiene in sé quelle notti, con verità. Ah, quei passi – dei figli delle famiglie migliori della città (quelle che seguono il destino della nazione come un’orda di animali segue l’odore – aloe, cannella, barbabietola, ciclamino – nella sua migrazione) quei passi di poeti con gli amici pittori, che battono i selciati, parlando, parlando... Ma se questo è lo schema, altra è la verità. Riproduci, figlio, quei figli. Abbi pure la nostalgia di loro quando hai sedici anni. Ma comincia subito a sapere che nessuno ha fatto rivoluzioni prima di te; che i poeti e i pittori vecchi o morti, malgrado l’aria eroica di cui tu li aureoli, ti sono inutili, non t’insegnano nulla. Godi delle tue prime ingenue e testarde esperienze, timido dinamitardo, padrone delle notti libere, ma ricorda che tu sei qui solo per essere odiato, per rovesciare e uccidere.
Un buon aforisma è come l'amore: breve, lascia il segno e quasi sempre è falso. |
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Nuovo Utente
-410 Messaggi |
Inserito il - 07/12/2004 : 12:02:37
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Caio Valerio Catullo,Carme V.
VITA e AMORE a noi 2 LESBIA
Vita e Amore a noi due Lesbia e ogni acida censura dei vecchi come un soldo bucato gettiamo via. Il sole che muore rinascerà ma questa luce nostra fuggitiva una volta abbattuta,dormiremo una totale notte senza fine. Dammi baci cento baci mille baci e ancora baci cento baci e mille baci. Le miriadi dei nostri baci tante saranno che dovremo poi per non cadere nelle malie di un invidioso che sappia troppo, perderne il conto scordare tutto.
Semplice,elegante...è un INNO alla Vita, all'Amore, alla Gioventù!Mi è capitata da poco di riascoltarla,e me ne sono ancora una volta innamorata.
"I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno[...] è la loro ombra soltanto che trema nella notte" J.Prevert
______ madkorry@hotmail.com |
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-410 Messaggi |
Inserito il - 07/12/2004 : 18:43:09
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Avete mai letto il volume di poesie "La carne e l'anima" della Dott.ssa Maria Geraci?
______ claudiamercia@tiscali.it |
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