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hooverine
1° Livello


Regione: Italia


83 Messaggi

Inserito il - 27/06/2005 : 01:00:24  Mostra Profilo Invia a hooverine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
“Pao Pao”, di Pier Vittorio Tondelli, 1982.
Acquistato in un orrendo centro commerciale della periferia torinese, mi ha tenuto compagnia in questi ultimi giorni. Di Tondelli avevo già letto l’opera prima “Altri libertini” e il pessimo “Rimini”. Un ammiccante sconto del 25% mi ha fatto comprare questo che è il suo secondo romanzo (o sarebbe meglio dire il primo, dal momento che “Altri libertini” è una raccolta di racconti) e che narra l’anno di militare del Pier. Come saprete, Tondelli era omosessuale, e come i retro di copertina non stancano mai di ripetere, morì di AIDS nel 1991 a soli trentasei anni. Questo giusto per dare delle coordinate biografiche che sono sempre, in qualche maniera, importanti. “Pao Pao” è un romanzo corale, i personaggi sono tutti i commilitoni e gli animatori della bohème romana dei primi anni ’80. Anche Pier svanisce, quasi, in questa narrazione che è fatta di abbracci, di occhiate, di telefonate, di approcci sessuali, di descrizioni impietose e di zingarate notturne. Ci sono, di traverso, i Clash e l’estetica punk, o post punk, di quegli anni. C’è l’hashish, e anche altre droghe, sì. Ma c’è soprattutto la parola umana, densissima, il tripudio di vezzeggiativi, dispregiativi, lo slang giovanile, e l’analisi dialettale di quel calderone etnico che sono le camerate al militare. C’è la tenerezza dei baci tra ragazzi, e la desolazione degli addii. E soprattutto c’è questo passaggio, che mi colpisce perché mi parla al cuore, e immagino Pier che scrive queste parole tenendo nel cuore quello che tengo io leggendole: “[...] e ancora io chiederò a me stesso se davvero amavo il mio Erik, se ero tutto per lui come dicevo o se invece altro non è stata che una bella storia nata all'improvviso e non programmata, una delle tante storie che sempre ogni giorno ci auguriamo accada di nuovo e il cui solo pensiero basta a spingerci la notte, ogni notte, alla ricerca di quel cesto di braccia fingendo con noi stessi e mentendo, poiché l'amore è come un dono degli dei che si muove sulle ali del vento sempre inafferrabile e sempre inseguito; l'amore non è mai là dove lo cerchiamo e vola via da dove lo crediamo. Proprio per questo e dell'amore e degli dei dobbiamo imparare a fare senza.”
Si tratta di uno di quei libri che consiglierei a tutte le persone che amo. E che vorrei che non venisse mai letto da coloro che disprezzo. Ricordate Barthes? Tra me e i libri è sempre una questione privata, e così come sono gelosa degli uomini, lo sono anche delle pagine scritte. Così, non lo faccio leggere al mio compagno, perché una sua stroncatura mi ferirebbe assai.



ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom!
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