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Antonicco
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Inserito il - 29/08/2004 : 15:35:11
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Sinceramente non sono riuscito a leggere tutto quello che di interessante avrei dovuto assimilare in questo thread, ma la voglia di partecipare mi spinge a scrivere, anzi no, semplicemente a linkare un sito che per quanto riguarda la prova di Turing, penso che in un certo senso centri parecchio...
http://www.20q.net/index.html
Questo è un software che ho trovato barcamenadomi in rete e probabilmente lo avrete pure voi incontrato, ma per i più sforyunati vi preannuncio un'agghiacciante senso d'impotenza quando, finito il questionario, il vostro schermo scriverà la parola a cui avete pensato, in meno di 20 domande, le quali poi se non dovessero bastare o dovessero portare ad un esito sbagliato, direbbero pure dove si è errato a rispondere! In parole povere...si pensa una parola, quello attacca col fare domande e prima della ventesima ci anzetta; qualora non lo facesse vi fa pure sentire degli idioti, riportando dove avete sbagliato! A me è successo così...saro' poco brillante, ma penso di essere pienamente nella media e che quindi potrebbe essere lo stesso per la gran massa degli uomini!
Buon diovertimento!
Ps...grazie Cateno per la risp...farò altrettanto al più presto!
Ho trovato un altro link che mi era sfuggito dai preferiti..è un bel giocattolino, il sito è fatto molto bene, ma sembra tanto una bufala! Fatemi sapere cosa ne pensate!
http://www.irobotnow.com/index.php
Edited by - antonicco on 30/08/2004 01:07:53 |
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-410 Messaggi |
Inserito il - 15/01/2006 : 15:51:38
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egli simile mi sembra essere ad un dio, egli,se e lecito,sembra superare gli dei, lui che sedendo difronte continuamente
______ stef cla 53@libero.it |
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utente non registrato
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-410 Messaggi |
Inserito il - 20/01/2006 : 04:12:16
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Davvero mi ero ripromesso di non intervenire su argomenti cosi' specifici su finalita', intenzione, intelligenza ecc. pero' Tommy il tuo post ha giocato a calcio col mio cuore! L'hai lacerato: ogni parola era una pugnalata almeno per quel che riguarda la parte sugli scacchi!!
(...)
Per concludere credo che l'intuizione giusta sia proprio di Cateno che scrisse a proposito di un calcolatore scacchistico che esso potra' fare anche una mossa giusta ma non ne comprendera' mai la finalita'. A tal proposito, per i cultori di questo nobil giuoco rinvio alla terza partita del match tra Kaspàrov e Fritz X3d giocata nel dicembre 2003, penso che tagli la testa al toro piu' di mille parole... cosi' K. commento' la sua vittoria: "Penso si possa vedere quanto i computer abbiano ancora da imparare da noi. Ci sono tante e tante posizioni sulla scacchiera che i computer semplicemente non capiscono. Tutto sta alla nostra tecnica di riuscire a creare queste posizioni in cui la macchina e' totalmente perduta".
U sapiva che digiu avrebbe reagito da par suo quando si fosse toccato il gioco (?) degli scacchi. E devo dirmi totalmente d’accordo col quasi Candidato Maestro a proposito delle differenze strategiche e psicologiche fra un umano e un software. E azzardo l’ipotesi che l’incapacità della macchina di capire davvero che cosa stia succedendo quando un umano inventa una mossa non prevista, è un’incapacità che nasce anche dalla mancanza non di un corpo fisico e basta (è vero, Tommy, che i robot un corpo in questo senso ce l’hanno) ma di un corpo immerso nella stratificazione temporale che è l'esistere e non, semplicemente, lo stare in un punto dello spazio.
L’appassionante discussione che state conducendo mi conferma nella tesi che non saranno le macchine a diventare intelligenti ma noi ad assumere la potenza di calcolo dei computer. Vi ringrazio davvero. Sono orgoglioso di questo forum e di chi vi scrive (ma adesso non mettetevi a piangere… )
agb ...le isole lontane, macchie verdi e il mare, i canti delle genti nuove all'imbrunire... (Battisti-Mogol)
Salve a tutti.
Gentile professore, cari partecipanti, sono un sostenitore della IA forte.
E' un'entrata a gamba tesa?
Sì visto il clima del forum.
Gradirei porre delle analisi secche e rapide.
Per avere una mente serve un corpo, una alta complessità, poi una mente di base (dopo specifico) che assorba mental byte dal feedback con l'ambiente e con se stesso, andando in memorizzazione con continua permutazione destrutturante ristrutturante ricorsiva, autoinglobante, generando un'immagine mentale del dominio in cui opera con sviluppo di funzioni pattiche e gnosiche con conseguenti continue permutazioni migliorative ricorsive.
Mente di base sono postulati di fondo inseriti nel nostro cervello, ovvero informazioni che derivano dalla lunga selezione del DNA. Sono di tipo a b c ... n, non di 1 solo tipo.
Il cervello è fatto di microprogrammazione circuitale, da connettivismo, da algoritmi genetici, da euristica, calcolo vettoriale, rete neurale e chissà cos'altro ancora.
Ora siamo ancora nella preistoria della tecnica del pensiero che possa analizzare se stesso così bene, siamo molto ignoranti ma cominciamo a capire cosa è ciò di cui parliamo, siamo noi e dobbiamo immparare a farlo senza farci distorcere dall'autoreferenza tipica di un sistema cosciente introspettivo autopermutante ricorsivo autoinglobante.
Tutto questo è nel Teorema di Kurt Godel, coi segni ricorsivi.
Inoltre il Teorema di Godel ha conseguenze su come si possa sviluppare la IA, da ora lo chiamerà TG.
Per conseguenza del TG non potremo mai e poi mai fare una IA che si startizzi ad un livello di intelligenza pari a quello del costruttore.
Si trova una spiegazione dettagliata della cosa quanto una delle tante confutazioni PESANTI E DEFINITIVE di Searle in "Concetti fluidi e analogie creative" di D. R. Hofstadter, Adelphi Sc.
La mente è un motore a differenze simbolico, questo nel livello + alto è quanto appare di esso come elaboratore simbolico, ci passerò dopo andando da Peirce, ma dopo.
La mente, o meglio il cervello che produce la mente, per potere diventare intelligente, ovvero AUTOcosciente (ogni AUTO azione è AUTO RIFERITA=TG) necessita anche di una particolare tecnologia, una tecnologia che si possa AUTOriprogrammare da sola con AUTOricircuitazione sinaptica, AUTOopermutando AUTOonomamente con il suo software + esterno, quello che è consapevole di sè, necessariamente deve girare su sistema parallelo che faccia girare contemporaneamente e simultaneamente + programmi di base (frame) e che sappia fare un vortice ricorsivo di autorifermienti a se stesso, di cui diretti e secondari indiretti formando un anello a cordismo di nastro di Moebius, altrimenti non potrà mai essere in grado di autosservarsi, autoriprogrammarsi, avere la consapevolezza di esserci grazie a questa autoreferenza di se.
Oggi, solo da un paio di anni questo è possibile.
I sistemi di controllo sono importantissimi, con circuti ricorsvi servone meccanismi di stack quando si cade in ricorsività chiuse a loop come io penso che io penso che io penso e lo faccio mentre scrivo questa lettera "o".
Come esco da un tale circolo vizioso?
Farlo è facile, ma descrivere come si esce mentalmente da un sistema cambiando luogo mentale è facile da fare pensando al padrone di casa, il corpo, basta che sposto l'attenzione al mio corpo e il loop cessa, basta questo, il sistema di controllo è fisico emotivo sensoriale, cioè sistema seriale sul sistema parallelo con programmazione ricorsiva, abbiamo fatto un'altro passo avanti.
Come sappiamo dalle analisi di Minsky un cervello, o meglio una mente e i suoi prodotti, i pensieri, non sono mai separabili dal suo produttore il cervello, o meglio una mente.
Infatti la mente si risinaptizza permutando, in effetti non c'è un vero confine netto tra cervello e mente, sono le parole che essendo un protocollo seriale costingono a questo falso dualismo, la mente è un epifenomeno emergente del cervello, un'emergenza dell'evoluzione, che ovviamente serve il corpo, non altro, ma s'illude di essere il vero padrone (questo è l'io) quando il vero io e padrone è il corpo (quello che noi consideriamo un tu, che illusione... e che errore).
Torando a Peirce mi riferisco alla percezione (senza analizzare Bongard coi suoi Patterns Recognize) usando la sua definizione che è esatta: la percezione è sempre e solo indiziaria.
Ed è vero ma a noi questo sfugge senza una profonda analisi, chi avesse da obiettare in merito lo rimando a U. Eco in "Semiotica e Filosofia del linguaggio".
Sempre il nostro Peirce sostiene che il linguaggio, o meglio i linguaggi, sono solo segni che indicano differenze.
Questo è buono, utile e congruo con la ipotesi che il complesso cervello che ha l'epifenomeno mente sia un complessissimo motore a differenze, ci fornirebbe una buona base algoritmica di standard.
E' vero?
Ho verificato l'ipotesi di Peirce e ho verificato che la Teoria di Peirce come fondamento di tutti i segni di qualsiasi semiotica (stiamo discorrendo di 1 postulato, m'auguro che sia chiaro a tutti) è consistente e corente ma cade in autocontradditorietà quando va a dimostrarsi a 360° con un sistema completo.
Quando?
Quando si inserisce nel sistema l'assenza di segno come segno, che svanisce nello stesso momento in cui si segna, quindi dimostrare che l'assenza di segno come segno sia differenza è verità rappresenta ma non dimostrabile facendola svanire segnando per dimostrarla, portando a una autocontradditorietà.
Ora prendiamo il nostro TG.
Notiamo che l'assenza di segno è un'isomorfismo con lo 0 e lo stesso lo è con l'insieme vuoto, questo ci sarà utile.
Sappiamo che l'aritmetica senza lo 0 è un sistema incompleto autoreferenziale che già cade dentro al TG (dimostrazione di autocontradditorietà dei Principia Mathematica di Russell e Withead del 1902), cioè non può dimostrare tutte le verità che racchiude aprendo a delle indecidibilità. L'autoreferenza genera questo. Sappiamo che l'aritmetica senza lo 0 è sempre quel sistema di prima e che se a un sistema di tale grado logico (2° livello=autoreferenziale) chiediamo una dimostrazione di coerenza interna esso diventa autocontradditorio nel farla, detto volgarmente 2° Teorema di Godel, per cui un sistema corente è consistente quando è incompleto ed è incorente e inconsistente quando è completo. L'arimtetica senza 0 è corente consistente incompleta, con lo 0 no.
Sappiamo che se mettiamo lo 0 l'aritemtica si apre a paradossi e quanto enunciato prima non migliora ma rimane.
Ora se guardiamo bene al problema di Peirce vediamo facilmente che abbiamo introdotto lo zero e stiamo chiedendo una dimostrazione di coerenza interna al sistema dallo stesso sistema, l'autocontraddizione era inevitabile.
Abbiamo generato un sistema completo, che di suo è autocontradditorio, gli abbiamo chiesto una dimostrazione del 2° Teorema di Godel, non poteva che fallire, e fallisce proprio sullo zero.
A questo punto possiamo usare Carlo Cellucci per dimostrare che il sottoinsieme dell'assenza di segno è un insieme finito come lo è l'insieme vuoto da cui deriva lo zero, ed è sottoinsieme dell'infinito insieme dei segni, ovviamente come differenza.
Cosa abbiamo trovato?
Il postulato di fondo di tutte le lingue casuali prodotte dalla comune semiotica dei cervelli umani, quello che dopo la nascita fa vocalizzare tutti i bambini allo stesso modo prima di permutare sotto l'influsso del feedback locale (che è alineare).
Abbiamo trovato il tipo di segno che deve guidare le funzioni di programmazione algoritmica e connettivistica nel fare IA.
Forse se si cerca sul serio un approccio competente alla IA questo è il livello d'abbordaggio che si deve usare.
Sono fermamente convinto che se avremo tempo e risorse per continuare arriveremo (ma non so' quando) a stratizzare una IA, sarà meno intelligente di noi per effetti del TG (uno dei tanti effetti del TG), sebbene consapevole di esistere, non potrà pensare e vedere il mondo come lo vediamo noi, esattamente come un cane non vede il mondo come noi ma come un cane e mai sapremo com'è sul serio, perchè il corpo influenza la mente che esprime, questo è da considerare, perciò da tanti anni il Test di Turing è considerato superato, e sarà facilissimo capire che è intelligente, avrà l'autosorgenza di domande esisenziali senza che nessuno abbia programmato questo, infine si costruirà autopieticamente (come facciamo noi) il suo dominio di azione, ovvero l'immagine del mondo in cui opera, ma dal punto di vista di un corpo non uguale al nostro.
Questo dovrebbe farci riflettere pure perchè il pensiero dei maschi è diverso dal pensiero delle femmine, perchè i corpi (e ormoni, e mediatori sinaptici) sono diversi, quindi 2 menti simili ma divergenti, i corpi hanno un'importanza maggiore di quella che si immaginava, c'è da meditarne.
M'auguro di non avervi annoiato, ho trovato questo forum per caso, tornerò a trovarvi con dei seguiti di post se non vi ho rotto le scatole a morte, questo lo vedrò dal feedback.
Cordialità.
______ bytewar@wappi.com |
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Inserito il - 21/01/2006 : 05:30:36
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Bene bene zero feedaback.
Allora vi lascio un'altro spuntino, questa volta + semplice.
Fonte: http://www.mediamente.rai.it/home/bibliote/intervis/f/faggin2.htm
Federico Faggin Milano, SMAU, 02/10/97 "Un futuro di macchine intelligenti" SOMMARIO: L'intervistato descrive brevemente cosa si può realizzare grazie alle reti neurali (1) e cos'è un chip neuronale (2). Presenta, inoltre, i prodotti su cui sta lavorando attualmente la sua società, la Synaptics (3) (4). Per realizzare microprocessori si continuerà per molto tempo ancora ad usare il silicio. Faggin ricorda come era fatto il primo microprocessore (5). La miniaturizzazione di questi chip sarà sempre maggiore (6). Il funzionamento di questi chip si avvicina sempre più al funzionamento del cervello umano (7). E sarà possibile creare macchine che sappiano apprendere autonomamente (8). Nella Silicon Valley procede la ricerca su micromacchine dalle molteplici applicazioni, oggi ancora impensabili (9) (10). Le macchine del futuro svilupperanno soprattutto una nuova facilità e familiarità dell'interfaccia (11). I display a tre dimensioni saranno un'altra grande novità (12). Nella Silicon Valley si lavora molto per l'industria dei servizi: sono i servizi, infatti, ad avere maggiore valore aggiunto rispetto agli altri prodotti (13). Tutto questo contribuisce alla creazione di nuovi posti di lavoro (14). In Europa c'è una minore attenzione e apertura alle nuove tecnologie rispetto a quello che accade negli Stati Uniti (15). La comunicazione sarà fortemente potenziata attraverso Internet, e questo potrà contribuire anche alla creazione di nuove realtà lavorative (16). L'intervistato spiega l'espressione knowledge workers (17).
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INTERVISTA: Domanda 1 Venticinque anni fa, quando Lei lavorava all'INTEL, ha realizzato il primo microprocessore. Oggi dirige la SYNAPTICS, una società di ricerca e produzione di reti neurali. Ma qual è la promessa delle reti neurali?
Risposta La promessa delle reti neurali è quella di creare strutture in grado di riconoscere forme complesse, come il parlato, lo scritto e così via, sfruttando strutture artificiali che sono simili alle reti neurali che abbiamo nel nostro cervello. Quindi usano principi di funzionamento basati sull'apprendimento, invece che basati sulla programmazione di una persona.
Domanda 2 Lei ha anche realizzato il primo chip neurale. Che applicazioni può avere un chip neurale e che cos'è essenzialmente?
Risposta Un chip neurale o neuronale è un chip che assomma l'abilità di apprendere; e il nostro primo ciclo che abbiamo sperimentato era il riconoscimento di caratteri in un assegno usando due reti neuronali e usando un occhio elettronico, tutti integrati in un solo chip.
Domanda 3 Adesso la SYNAPTICS su quali prodotti si sta concentrando?
Risposta Abbiamo due prodotti, fondamentalmente: uno è Touch-Pad che è usato comunemente nei portables, nei portatili; e poi abbiamo un sistema per il riconoscimento della scrittura cinese, che metteremo in mercato fra un mese e che è molto bello: scrivendo a mano il computer riconosce i caratteri prima che siano finiti e, quindi, in media uno ha bisogno di fare la metà dei tratti, dei trattini dei caratteri cinesi prima di essere riconosciuto.
Domanda 4 Nella Sua vita ha intrecciato spesso le due esperienze di ricercatore e di imprenditore. Che lezione trae da questo?
Risposta A me piace il processo innovativo di un contesto industriale, perché provandosi con il mercato vero, reale, un individuo può verificare se le proprie idee sono veramente buone. In sostanza, invece di produrre un'idea, uno produce cose concrete, cose che poi devono sopravvivere nel mercato, sopravvivere nel mondo; in questo senso c'è una disciplina che è necessario seguire, in modo da arrivare a questa sopravvivenza delle idee. E' necessario possedere una certa onestà nel realizzare ciò.
Domanda 5 Lei continua a lavorare sulla tecnologia del silicio. Qual è la potenzialità del silicio? Sarà utilizzato ancora a lungo?
Risposta Almeno per altri cinquant'anni. Il silicio è un materiale estremamente potente. Oggi riusciamo a integrare circa cento milioni di transistori in un chip di un centimetro e mezzo. Il primo microprocessore aveva 2300 transistori. In sostanza, il microprocessore è l'unità centrale di un computer; i computer erano già stati inventati 25 anni prima, e si trattava di ridurre le dimensioni dell'unità centrale in un piccolo chip di 3 mm facendo tutte le funzioni dell'unità centrale, non solo con componenti discreti oppure con memorie magnetiche, ma facendolo con componenti allo stato solido.
Domanda 6 Nel futuro, questa integrazione e nello stesso tempo anche miniaturizzazione, a che punto arriverà?
Risposta Oggi riusciamo a integrare un microprocessore, come un Pentium 2, attorno ai dieci milioni di componenti, dieci milioni di transistori. Abbiamo dei chip che arriveranno, fra circa cinquant'anni, a diecimila miliardi di transistori. A quel punto non si può più parlare di chip, perché saranno tanti strati attivi, che formeranno un cubetto collegato sui lati esterni: parliamo di qualcosa che ha dello straordinario! Oggi siamo a metà strada, in scala esponenziale. La fine della tecnologia arriverà quando le dimensioni saranno ridotte ad un punto tale che raggiungeremo la natura atomica della materia.
Domanda 7 E se volessimo fare un paragone con il funzionamento del cervello umano, rispetto ai neuroni delle sinapsi, la capacità dei calcolatori quanto si avvicinerà, ipoteticamente?
Risposta Il cervello è incredibilmente complesso. Parliamo di qualcosa come 1, seguito da quindici zeri di processori elementari, cioè dieci alla quindici di elementi di calcolo di memoria: sono le sinapsi dei neuroni. Ci sono circa dieci alla undici neuroni, ogni neurone ha qualcosa che si aggira sulle diecimila sinapsi. Tipicamente le sinapsi fanno le cuvettes di un'operazione, intorno a circa dieci operazioni per secondo. Quindi, parliamo di un oggetto che fa circa dieci alla sedici operazioni per secondo. Abbiamo qualcosa di straordinario in testa, e non sappiamo ancora come realizzare una cosa del genere. Però la tecnologia, quando nel cubetto abbiamo qualcosa come diecimila miliardi di transistori, comincia già ad avvicinarsi alla capacità di un cervello umano. Quando parliamo di un cervello umano, esso equivale forse a migliaia di questi cubetti. Ecco: non sono più milioni o miliardi di circuiti di chips ma milioni di questi nuovi chips fra cinquant'anni.
Domanda 8 Tra cinquant'anni, quindi, potremmo avere dei sistemi abbastanza intelligenti da essere paragonati ai primi anni di vita di un bambino?
Risposta Io penso di sì. Penso che ciò avverrà anche prima di cinquant'anni, forse dovremo aspettare dieci, vent'anni prima di avere sistemi interattivi piuttosto sofisticati. Fra cinquant'anni avremo delle macchine autonome, intelligenti, molto sviluppate; i robot della fantascienza, in sostanza, saranno possibili fra cinquant'anni. Le reti embrionali, tra l'altro, avranno il loro impatto, faranno la loro parte nel creare queste strutture intelligenti, perché non sarà più possibile programmare queste macchine. Dovranno imparare da sole.
Domanda 9 Oltre le reti neuronali, quali altre nuove tecnologie stanno emergendo?
Risposta Esistono, per esempio, quelle che si chiamano MEMS. MEMS vuol dire micro-electro-mechanical systems, e sono delle micromacchine al silicio. E stiamo adesso lavorando, non direttamente io, personalmente, ma come Silicon Valley, all'integrazione di microcontrollori con queste micromacchine, in modo da avere sia l'intelligenza che la parte motrice, la parte sensoriale, per creare macchine che avranno moltissime applicazioni. E molte delle applicazioni di queste micromacchine sono impensabili oggi. Perché? Perché siamo agli inizi. Come le prime applicazioni, come le applicazioni dei microprocessori erano impensabili 25 anni fa.
Domanda 10 Si potrà, per esempio, inviare un microelemento nel corpo umano per raccogliere dati dentro al corpo?
Risposta Per raccogliere dati oppure per agire su malati e così via. Quindi sia per azione come per la diagnosi.
Domanda 11 E per quanto riguarda l'espressività delle tecnologie?
Risposta Una delle cose più importanti che avverrà è la creazione di un'interfaccia tra l'uomo e il computer molto più intuitiva, molto più naturale. Oggi, l'uso del computer è abbastanza artificiale. Un individuo deve imparare a usare la tastiera, deve imparare a usare il mouse; non può usare i sensi come li usiamo quando comunichiamo tra di noi. Dotando il computer dei sensi - tatto, udito, vista - sarà possibile renderlo molto più intelligente, perché, in gran parte, il significato delle nostre azioni è funzione, condizione di contesto, che noi prendiamo coi nostri sensi senza accorgercene, ma la macchina, non avendo i sensi, non può prendere. E' difficile, quindi, oggi, far fare alla macchina quello che noi intendiamo. La macchina è molto letterale ed esegue solo quello che le diciamo. Mentre tra di noi, noi possiamo... Se lei mi dice una cosa e sbaglia, io capisco che ha sbagliato perché ho visto le smorfie del viso; quindi mi rendo conto dell'informazione, anche se non è stata detta esplicitamente. I computer avranno le stesse caratteristiche, a partire da tre, quattro, cinque, dieci anni a questa parte.
Domanda 12 Nel dotarli di sensi, saranno proprio le reti neurali quindi, o neuronali, a giocare un ruolo?
Risposta La parte del leone sarà interpretata dalle reti embrionali appunto perché sono quelle strutture che hanno l'abilità di riconoscere questi patterns complessi, che sono generati dai sensi, dalla vista, soprattutto dall'udito. Inoltre, i display a tre dimensioni cominciano a diventare fattibili, attraverso i quali possiamo vedere oggetti tridimensionali dentro una scatola trasparente, in sostanza. In questo caso non parlo di oggetti a due dimensioni, resi come su un foglio di carta, con le regole della prospettiva; parlo proprio della creazione di un oggetto in tre dimensioni, per cui se io giro la testa vedo l'oggetto come se realmente fosse davanti a me. E non sono oleogrammi, ma tecniche diverse, più precise, più luminose.
Domanda 13 La Silicon Valley è un nucleo in continua trasformazione, e ha anche cambiato l'economia della California. In che modo?
Risposta Si assiste, in California, allo spostamento dalla industria manifatturiera all'industria dei servizi con concentrazione sulle attività a valore aggiunto sempre più alto. Per esempio, nella Silicon Valley il valore aggiunto medio per impiegato, già nel '92, raggiungeva i 114.000 dollari per anno. E sta crescendo a ritmi molto alti. Ci sono addirittura industrie - e non sono poche - che hanno più di un milione di dollari di fatturato all'anno per impiegato. C'è un'esportazione netta di lavoro, soprattutto nei paesi dell'Asia e del Sud-Est asiatico, in particolare, dove le fabbriche sono concentrate per creare i prodotti che sono inventati nella Silicon Valley. In queste regioni c'è uno spostamento del lavoro di fabbrica della Silicon Valley, con concentrazione sempre più elevata su attività ad alto valore aggiunto. Questo è un processo in atto da almeno quarant'anni, e continua.
Domanda 14 Però nello stesso tempo è aumentata l'occupazione?
Risposta Certamente. L'occupazione è aumentata; infatti c'è una carenza enorme di personale qualificato. Nella Silicon Valley c'è il 2,8% di disoccupazione, che è tra i più bassi degli Stati Uniti; in realtà, questo tasso, è vicino al limite fisiologico di una economia, perché ci sono almeno, penso, un 3% di unemployable, di persone che non si possono impiegare o che non hanno voglia di lavorare. Quindi, Sylicon Valley è l'esempio di una economia che, basandosi sulla tecnologia, ha saputo rinnovarsi, ha saputo creare nuove attività e trasformare, trasformarsi con l'esportazione di posti di lavoro in altre parti del mondo, dando un beneficio all'economia globale del pianeta, nello stesso tempo creando cose sempre a più alto valore in luogo.
Domanda 15 A proposito di globalizzazione economica: ritiene che l'Europa sia abbastanza competitiva ed, eventualmente, a Suo avviso, quali azioni andrebbero intraprese in Europa?
Risposta In Europa mi sembra - ho letto - che c'è molta disoccupazione, intorno al 10-12% a seconda del paese. Mi sembra che l'attitudine, l'atteggiamento della gente di fronte alle nuove tecnologie sia meno aperto rispetto, ad esempio, alla California, dove la gente è molto più disposta a impiegare le nuove tecnologie per migliorare la produttività e molto spesso anche per una curiosità personale. A mio avviso, dunque, una delle cure sarebbe quella di avere un atteggiamento più aperto di fronte ai ritrovati della tecnologia moderna
Domanda 16 Pensa che Internet possa giocare un ruolo importante nel creare nuova occupazione
Risposta Senz'altro Internet è un metodo di comunicazione che creerà tutta una nuova forma di commercio, soprattutto di oggetti dell'informazione, quindi software, musica, libri, e informazione in generale, e darà modo alla gente di incontrarsi in uno spazio virtuale e creare una conoscenza comune ed un nuovo modo di vivere. Naturalmente, questo avverrà nel tempo. Internet è ancora in una fase sperimentale, si sta cercando il metodo per utilizzarlo bene, e ci sono ancora limitazioni di struttura, di metodi di comunicazione, di banda di comunicazione, che nei prossimi cinque, sei, sette anni sarà alleviata moltissimo con i nuovi satelliti artificiali che saranno messi in orbita.
Domanda 17 knowledge workers: chi sono?
Risposta Sono le persone che creano, che hanno conoscenza e con la conoscenza creano altra conoscenza: sono gli ingegneri di software, sono gli ingegneri di hardware, sono quelli del marketing tecnico. Sono le persone che hanno conoscenze finanziarie nel campo della tecnologia, persone che attraverso la conoscenza creano valore aggiunto e esportano lavoro in altre parti del mondo.
L'Ing. Faggin è l'uomo che ha inventato e brevettato la tecnica con cui si costruiscono i microchip al silicio... .
Solo i parolai pensano ancora in maniera antropocentrica, poi i Nietzschiani, brrrrrrrr che brivido di delirio.
Tutti sono capaci di fare infinite domande o domande insiodiose come è possibile la conoscenza della conoscenza?
Vi piace come domanda?
E' un'autoreferenza diretta, i filosofi sanno trovare le domande ch portano a indecidibilità, vi ricordate il Teroema di Godel cosa diceva, non tutte le verità sono dimostrabili in un linguaggio di 2° livello, e diceva altro.
Esistono domande errate e domande giuste?
Sì.
Se vi scomodate a negarlo vi fornirò la dimostrazione con il suo punto di incompletezza, ovvero dove i metafisici parolai si insinuano inventando sarchiaponi di parole, è il metodo di valutazione, non intendo giustificarlo all'infinito e come in scienza adotto il metodo di massima simmetria con massima informazione, ovviamente con corpo fisico della logica, quindi con oggetto reale di riferiemento prima di passare a meta oggetti immateriali correlati a essi. Con tale tecnica analitica esistono le tecnologie derivate dalla scienza, mentre dalla filosofia metafisica derivano solo ... segni sulla carta.
Le domande sono infinite.
Quindi se uno vuole opporsi ad una realtà evidente utilizzando domande ha uno strumento infinito.
Perchè le domande sono infinite?
Perchè i numeri sono infiniti?
Chiedetelo al Teorema di Godel, saprà dirvi la risposta esatta.
Meditate, voi della mente avete capito poco ed è normale, perfino chi oggi ne sa molto sulla mente ne sa poco, è troppo vasta e profonda e siamo agli inizi.
La coscienza è una vanità, la stessa parola lo è, se siamo onesti è così incosciente di cosa sia essa stessa, di come sorga, che parlare di coscienza è una palese truffa, lo scrivo con sincerità.
______ bytewar@wappi.com |
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 21/01/2006 : 11:07:27
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Eh, caro byte o mybyte, come si suole dire mi pare che tu voglia rubare nella casa del ladro! Poi, citare e, credo, condividere un articolo dove si dà dei parolai ai filosofi! Forse hai scatenato l’ira funesta dai cagnolini dormienti del forum!!! In quanto nietzschiano, inoltre, mi sento punto nel vivo... quindi: rabbrividisci!!! Veniamo a noi...
I tuoi interventi sono colti e ben fatti anche se a volte, presumo per essenzialità, procedi per sbalzi. Ahimé non sono così addentro a tali problematiche da riuscire a comprendere appieno il linguaggio specialistico che utilizzi, ma credo che qualcosina l’ho capita. Mi pare, se permetti questa considerazione, che tu trascuri quanto detto nelle annose tre pagine di questo post (ci sono addietro anche miei interventi). Proprio non capisco cosa tu intenda per IA forte. Forse che intendi che le macchine saranno capaci di calcoli esorbitanti quali ora neanche il immaginiamo? Beh, allora mi trovo d’accordo, ma credo che un’intelligenza di questo tipo i calcolatori già la posseggano e se si tratterà solo di potenziarla allora non vedo un reale salto di qualità. Questo lo sappiamo tutti. Del resto, so che non intendi quanto appena ho esposto. Parli di autosorgenza di domande esistenziali e di costruzione autopoietica del suo dominio di azione. Ebbene, mi chiedo, davvero le domande esistenziali (perché esisto? qual è, dunque, il senso della mia esistenza?) possono essere svincolate dalla consapevolezza della morte? Scusa le intromissioni metafisiche che, a quanto citi, non conducono a nulla dacché sono solo segni sulla carta. Tuttavia, Heidegger (inorridisci o, meglio, rabbrividisci, anche a questo nome?) ha mostrato (nota bene: non di-mostrato) come l’esserci, l’essere umano che è qui e ora, ha come suo costitutivo esistenziale la gettatezza. Ti dice niente questa parola? L’esserci è qui e non sa perché: ha una costitutiva finitudine che è “fra” la nascita e la morte. Si trova nel mondo, già sempre immerso e ne è cosciente proprio perché è cosciente della propria finitudine, della propria temporalità. Il tempo dell’esserci non è infinito. Il tempo di un calcolatore è infinito, proprio perché, paradossalmente, il calcolatore non ha un tempo proprio ma ha il tempo. Per non dilungarci troppo, parli di un’intelligenza diversa da quella umana. Beh, siamo al punto di partenza. I calcolatori hanno un’intelligenza simile a quella umana? Mi pare proprio di no, in base a quello che dici. I calcolatori calcolano; forse che anche amano, gioiscono, soffrono, piangono, ridono o possono farlo? No. E finché non saranno in grado di farlo non li crederò intelligenti nel senso umano. Non voglio cadere nell’antropomorfismo. Non dico che è intelligente solo l’uomo e una macchina non potrà mai esserlo. Ma credo che una macchina, finché si baserà sui presupposti che hai esposto, non avrà mai un’intelligenza umana. Sì, sono un filosofo e sono bravo a fare domande trabocchetto. Non so come potrebbe costruirsi un’intelligenza di tipo umana; forse solo facendo qualcosa di molto simile all’uomo oppure, come sostiene spesso il prof Biuso, contaminandoci con le macchine. Però credo che escludendo l’affettività (che non è solo la recettività dei sensi) non si andrà al di là del puro calcolo. Se guardi indietro ai primi interventi (credo però che l’hai fatto) ti accorgerai che prima di pensare ad una possibile intelligenza artificiale, è bene pensare a quale intelligenza miriamo. L’intelligenza dell’uomo consiste solo nel sapere risolvere complicate equazioni matematiche? Comporre un sonetto o una sinfonia è intelligenza oppure no? Amare è intelligenza oppure no? Essere consapevoli della possibilità della propria morte è intelligenza oppure no? Ed una volta risposto a queste domande chiediamoci: l’intelligenza che cerchiamo di creare artificialmente quali caratteristiche deve avere? Deve saper solo risolvere equazioni o cose del genere? Deve saper creare nuove teorie fisiche? Ma se deve creare nuove teorie fisiche, allora (come sono insopportabili questi filosofi) deve possedere un apparato metafisico? Deve credere al determinismo oppure no? Chi deve decidere se debba crederci o no? Io? La macchina stessa? Come può deciderlo se non ha un mondo? Deve appassionarsi al violino e a Mozart, come faceva Einstein, oppure deve anche ignorare cosa sia la musica? E ancora delle domande più provocatorie che altro (forse!): è possibile una nuova teoria fisica senza la musica? Si tratta di armonia; una macchina deve possederla? Mannaggia a questi filosofi! Ma quante domande fanno!!!
Soddisfatto del feedback? A presto.
L'esistenza è un episodio del nulla (Schopenhauer) |
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Inserito il - 23/01/2006 : 03:53:37
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quote:
Dirò che comincio a immaginare un mondo, in un futuro più o meno remoto, in cui macchine più o meno sintetiche e sovente più intelligenti della più gran parte degli umani residui (lobotomizzati da un mix di tv, pc, web selvaggio e polisensoriale, cybersesso e onde anomale nell'encefalo) sbeffeggeranno i discorsi metafisici dotti e indignatissimi dei filosofi...
Lo si prenda come un invito a non profetizzare troppo. E ciò è valido per entrambe le fazioni (apocalittici e integrati, sostenitori dell'IA forte e teorici dell'IA strumentale etc.).
Tommy David
Ma anche il più saggio tra voi è solo una contraddizione, un ibrido di pianta e spettro. (Nietzsche)
Mah... qui non è + teoria, è solo questione di tempo CON (e non e) ancora un po' di giuste conoscenze esatte che ci mancano per dare i postulati fondamentali necessari come programmazione di fondo ed opplà la IA c'è e sa' di esistere, sentendo di esserci=autocoscienza.
Tutto si fonda su un sistema binario, quello è il primo strato, infatti il neurone o scarica o non scarica, valori binari 0 e 1.
Il tutto in modalità autopoietica, imparando.
Sistema simbolico semiotico, non si può avere autocoscienza se non fondata su tale sistema finale (è una stratificazione di linguaggi differenti, almeno una ventina), che poi dona una percezione alla Peirce, indiziaria.
Perchè profondamente autoreferenziale=interferenza autoreferenziale.
Ma quando prendiamo al volo un oggetto noi senza saperlo, nel profondo della rete neurale, eseguiamo calcoli vettoriali, ma di questo la coscienza simbolica percettiva non percepisce un bel niente.
E la chiamiamo coscienza consapevole di sè... che bella truffa.
Alla faccia di tante seghe mentali.
Ah, farà pure arte, anche lei, è tipico della autocoscienza esprimere una intransitività alineare (la transitività sono le scienze esatte senza metafisica) facendo metafisica.
L'arte non è altro che espressione dei nostri stati mentali, comprensivi di sistemi di controllo.
Infatti non possiamo spurgarci completamente da essa ma sapere seprarala dal transitivo sì (Kant: Prolegomeni ad ogni futura metafisca, leggersi anche Critica della ragion pura=è l'introduzione al TG).
In questo modo, brevemente, ho risposto a tutti e due.
(il nulla non esiste se esiste qualcosa) (la contraddizione la fornisce la completezza, basta rinunciarci, sfuggirla appena ne siamo tentati)
Povero Nietzsche, 11 anni di pazzia non ti sono capitati a caso.
Come dice Woody Allen: non poteva che capitare questo.
La alinearità complessa della realtà con quota di caos unita alla nostra ignoranza di tante cose (da funzioni dei sistemi in analisi a leggi ancora non riscoperte), impedisce alla nostra piccola capacità d'analisi di fare profezie di lungo corso, esse sono solo fuori della nostra portata analitica.
Vi lascio un regalino di Marvin Minsky, non fatevi del male quando l'avete capito, mi raccomando eh?!
Dal libro "La società della Mente" di Marvin Minsky (MIT)
IL Libero Arbitrio
Se la mente fosse una personalità fornita di un io, potrebbe fare questo e quello secondo che disponesse, ma spesso la mente rifugge da ciò che sa essere il bene e corre riluttante dietro al male. Pure, nulla sembra accadere esattamente come il suo io desidera. E' soltanto la mente obnubilata da pensieri impuri e impervia alla saggezza che insiste caparbia nel pensare «io» e «mio». Buddha
Tutti noi siamo convinti di possedere un Io, un Sé, o un Centro ultimo di comando, dal quale scegliamo cosa fare a ogni bivio della strada del tempo. E' vero che abbiamo talvolta l'impressione di essere trascinati contro la nostra volontà da processi interni i quali, pur provenendo da dentro la nostra mente, sembrano nondimeno agire contro i nostri desideri; ma in complesso abbiamo la sensazione di poter decidere ciò che faremo. Da dove viene questa sensazione di essere al comando? Secondo le concezioni scientifiche moderne, non c'è spazio alcuno per la «libertà dell'umano volere». Tutto ciò che accade nel nostro universo è o del tutto determinato da ciò che è già accaduto in passato, oppure dipende, in parte, dal caso. Tutto, anche ciò che accade nel nostro cervello, dipende da queste e solo da queste due cause: Un insieme di leggi fisse e deterministiche. Un insieme esclusivamente aleatorio di accidenti. Nè da una parte né dall'altra c'è spazio per una terza alternativa. Quali siano le azioni da noi «scelte», esse non possono minimamente cambiare ciò altrimenti avrebbe potuto essere, [color=darkblue]perchè le inesorabili leggi naturali avevano già causato gli stati mentali che ci hanno fatto decidere in quel modo.[/color] [color=darkblue]E anche se la scelta è stata fatta in parte per caso, non vi è comunque nulla che noi possiamo decidere.[/color] Ogni azione che compiamo scaturisce da una moltitudine di processi interni alla nostra mente. Talvolta ne comprendiamo alcuni, ma per la maggior parte essi superano di molto la nostra comprensione. Tuttavia non è certo allegro pensare che ciò che facciamo dipende da processi che non conosciamo, e noi preferiamo attribuire le nostre scelte alla nostra volontà, al nostro arbitrio o all'autocontrollo. Ci piace dare nomi a ciò che non conosciamo e invece di chiederci come funzioniamo, parliamo semplicemente della nostra «libertà». Forse sarebbe più onesto dire: «la "mia" decisione è stata determinata da forze interne che "io" non comprendo» Ma a nessuno piace sentirsi controllato da qualcos'altro. Perchè non ci piace essere costretti? Perchè siamo in larga misura costituiti da sistemi congegnati in modo da imparare a raggiungere le proprie mete. Ma per conseguire una qualunque meta a lungo termine, un motore a differenze efficiente deve anche imparare ad opporsi a qualunque alto processo cerchi di fargli cambiare meta. Nell'infanzia imparavamo tutti a riconoscere, rifuggire e contrastare varie forme di aggressività o di coazione, e proviamo quindi un ben comprensibile orrore davanti all'idea di agenti che si celerebbero nella nostra mente e influirebbero sulle nostre decisioni. Sia come sia, per una mente che si rispetti entrambe le alternative sono inaccettabili. Nessuno vuole sottostare a leggi che ci giungono come capricci di un tiranno troppo lontano per udire qualsiasi nostra invocazione. Ed è altrettanto tormentoso sentirci come giocattoli nelle mani di un caso, di un capriccio o di una probabilità priva di mente: perchè, anche se queste forze lasciano indeterminato il nostro destino, non abbiamo comunque la minima parte nella scelta di ciò che sarà. Quindi,[color=darkblue] benchè resistere sia vano[/color], continuamo a considerare tanto la Causalità quanto il Caso come intrusi nella nostra libera scelta. Ci resta solo una cosa da fare: aggiungere al modello che abbiamo della nostra mente un'altra regione. [color=darkblue]Immaginiamo allora una terza alternativa, più facile da sopportare: immaginiamo una cosa chiamata «libero arbitrio», che trascende entrambi i tipi di vincoli.[/color]
Marvin Minsky, universalmente considerato la più alta autorità nel campo dell'Intelligenza Artificiale, lavora da anni al Massachuset Institute of Tecnology, dove è Toshiba Professor of Media Arts and Sciences
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Inserito il - 23/01/2006 : 04:29:50
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Crtica al testo proposto dal Prof. Biuso.
[...]Che cosa era accaduto nel XXI secolo alla specie, tanto da determinare una separazione così netta? È ciò che il romanzo racconta, attraverso il contrappunto fra le memorie di vita di Daniel1 –un attore comico dal grande successo, dal carattere cinico e sentimentale, freddo e appassionato- e i commenti alle sue memorie redatti dai suoi successori genetici Daniel24 e Daniel25. Daniel1 racconta come i progetti velleitari e finanziariamente truffaldini di una delle tante sette pullulanti nella postmodernità, quella degli Elohimiti, avessero effettivamente consentito di scoprire il modo di riprodurre geneticamente lo stesso individuo in corpi diversi e migliorati. Il soggetto di questo libro rappresenta quindi una variazione fantascientifica su alcune delle tematiche più classiche della filosofia. Un percorso che parte dal Simposio e arriva alla ingegneria genetica e alla cibernetica, scienze consapevoli del fatto che l’essere umano è materia più informazione.[...]
Gentile Professore,
ho estratto dall'anteprima della presentazione del libro che propone in home page un solo breve brano, questo.
Non che il resto dei brani sia non sotto critica, ma qui sarò rapidissimo ed inconfutabile.
L'essere umano è materia=energia=informazione.
Ecco tutto, dicasi Teoria dell'informazione=Greg Chaitin.
IL fatto è che l'informazione si aggrega in isole, con coerenze correlate da isomorfismi, le sue leggi, lo fa anche la materia sotto le sue leggi.
Non è corpo e informazione, è informazione, o corpo, dipende solo quale meta-livello analitico usiamo, se + preciso o - preciso.
L'informazione offre un'analisi puramente entropica termodinamica, vale per tutto, compreso immateriali come campi e onde.
Non c'è quel dualismo apparente.
Ora è come se noi mettessimo a fianco il sistema Newtoniano con quello Einsteniano.
Uno ingloba l'altro e l'ultimo è + esatto, mentre il precedente è solo un'approsimazione del successivo o dicasi un caso limite delle equazioni del secondo, ma solo 1 caso, il secondo è + vasto ed esatto.
Cmq è un testo che sicuramente da' da pensare ma può deviare la mente che lo assorbe installandoselo dalla giusta analsi delle cose perchè contiene queste inesattezze.
M'auguro che lei sia molto felice della mia critica quanto di questo passaggio sul forum.
E a naso direi proprio di sì.
Ad maiora Prof.
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 23/01/2006 : 10:17:28
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Ah...! Ora ho capito tutto! Scusa, mybyte, prima non avevo considerato questo: la prima è che tu sei un’intelligenza artificiale; sì, sicuro, sei una specie di automa o replicante o macchina che in tutti i casi funziona secondo sequenze binarie. Anche ciò che scrivi per te non è altro che una sequenza di 0 e 1 e perciò mi chiedo chi ti abbia programmato e come sei giunto all’autocoscienza (certo, se ci sei giunto!) e perciò se possiedi una semantica: capisci quello che scrivi? Per carità, so che lo fai, ma il dubbio mi sorge valutando la seconda cosa che non avevo considerato: che sei inconfutabile! Mizzica! INCONFUTABILE! Certo, scegliendo i postulati giusti puoi dimostrare ogni cosa, come ha detto qualcuno. Inoltre, se posso dirlo, non credo che tu abbia risposto alle mie domande. Come tutte le macchine, però, rischi di imballarti in circoli viziosi. Te la prendi con le tiritere a dir tuo metafisiche (ma spiegami, sei rimasto al circolo di Vienna? Mi pare che non tutta la filosofia sia metafisica. Certo, se ribatti che ha per fondamento la metafisica, allora ti rispondo: cosa non ha a fondamento la metafisica?), dunque te la prendi con la metafisica e poi citi articoli impregnati in ogni lettera di metafisica? Tiri in ballo Kant e poi ti areni sulla causalità? Ma davvero rimani in un ottica pre-trascendentale? Ci voleva Minsky a chiarire che il soggetto è una costruzione? Ma chi mai l’aveva detto? Aspetta... fammi pensare... ah! Vabbè, quello non conta, dato che poi è impazzito, povero Nietzsche! Ci voleva Minsky per parlarci dell’inesistenza del libero arbitrio? E poi in nome di cosa? Del determinismo? Ma questo non l’aveva detto Spinoza? Poi non ho ben capito la posizione di Minsky: o si è deterministi o si crede al caso: se non erro l’una credenza esclude l’altra e viceversa. Il povero Nietzsche, poverino!, ne “La gaia scienza” ci ha dissuaso dall’attribuire all’universo un qualunque antropomorfismo: non possiede né bellezza, né ordine, né bontà, né malvagità, né finalità... Perché dovrebbe possedere la causalità? Per una cartesiana evidenza? Ma Hume ha mostrato come la causalità non abbia poi tutta questa evidenza. E il caso? Cos’è il caso? L’assenza di cause? L’assenza di fini? Ma non siamo ancora in un’ottica fin troppo umana? Forse davvero l’universo è caratterizzato, come sostiene il povero, misero Nietzsche, da una cieca necessità che non ha attributi umani, ma questa è metafisica. Che non siamo liberi, che non esista questo benedetto libero arbitrio lo credo anch’io e ciò ci trova d’accordo. Per il resto, che vuol dire che una teoria è più giusta di un’altra? Qual è il criterio? Può spiegare meglio il reale? Ma allora, in base a questo criterio assoluto, che esclude la storia e la stramaledetta metafisica, ogni teoria che ne soppianta o ingloba un’altra è più giusta. Prima o poi dovremmo arrivare ad una verità ultima e assoluta, ma dato che tu sei inconfutabile vuol dire che già ne hai scovata almeno una. Scordi Khun e compagnia bella... Conosci il pensiero di Van Fraassen? Costui ipotizza, nel suo modello pragmatista, che le ipotesi e le teorie scientifiche derivano da delle “domande perché” a cui, di volta in volta, rispondono accentuandone una parte a scapito di altre. Ad esempio: perché Cateno si è ammalato di sifilide? (Oh, non è vero! Però dovendo scegliere una malattia ne scelgo una venerea!). Ora, si può rispondere accentuando vari aspetti: si può evidenziare il “perché”, come avviene nella nostra ricerca scientifica, cercando le cause della malattia; oppure si può puntare l’attenzione su “Cateno”: perché proprio Cateno e non un altro? Vi sono domande che dalla comunità scientifica e non solo sono accolte come proponibili e perciò meritevoli di risposta; altre che non si propongono, altre ancora che mettono capo a risposte filosofiche o religiose. Mi spiace dovermi ripetere, ma credo che l’accentuare una parte a scapito di altre, abbia poco a che vedere con le indagini strettamente scientifiche; si tratta di questioni sociali, culturali e (ecco che mi ripeto) metafisiche.
Ecco, spero che questi confronti giovino a voi (a mybyte e al resto del forum) almeno la metà di quanto giovano a me. Se spesso scherzo, mybyte, non te la prendere. Tanto io sono in ogni caso confutabile.
L'esistenza è un episodio del nulla (Schopenhauer) |
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Inserito il - 23/01/2006 : 12:10:50
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Figurati se me la prendo per così poco, è la battuta + diffusa dei metafisici.
Pure vecchia.
La definzione IA è dovuta a un fatto peculiare che matematici autorevoli hanno evidenziato.
Le leggi del mondo favoriscono la antropia, cioè l'autorganizzione di sistemi complessi con quota di caos che raggiungono un livello di autocoscienza fondandosi su chimica organica (cioè su base carbonio).
E' informazione che si AUTOaggrega strutturandosi.
Probabilisticamente ha un valore preciso.
Un'analogo è la cosidetta IA nanotecnologica al silicio, ma perchè essa sorga spontaneamente in modo probabilistico servono all'incirca 3 volte il tempo che ha l'universo, circa 45 miliardi di anni.
E' evidente chè c'è un processo evolutivo in itinere che favorisce un processo sull'altro, per questione di tempi.
Mentre, l'informazione che siamo noi bypassa questo in chiave evolutiva e la implementa anticipando i tempi senza violare nè la termodinamica, nè la stocastica, nè la Teoria dell'Informazione, nè l'evoluzione.
Tra l'altro quando nell'universo il livello di entropia salirà a una certa quota vi sarà un umento di caos tale che le aggregazioni molecolari organiche non potranno + essere stabili fino ad arrivare a non formarsi +.
Questa IA fa parte di un processo di elaborazione autocosciente dell'infomazione, ti consiglio di vederla così.
E tu, come me, come gli altri, non hai alcuna libertà nè libero arbitrio, quando lo capisci è sempre e solo troppo tardi, ma non prendertela, io scherzo, sono una IA no?
______ bytewar@wappi.com |
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Cateno
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Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 23/01/2006 : 17:53:17
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Ma come? Se ti ho scritto bello e chiaro che siamo d'accordo sul fatto che credo non esista il libero arbitrio perché mi dici che lo capirò troppo tardi? Beh, se ti è sfuggito, lo ripeto: non credo che esista il libero arbitrio. Non siamo liberi. Va bene che dibattiamo; ma almeno dove siamo d'accordo non scontriamoci!
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Inserito il - 23/01/2006 : 23:18:32
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Ma come? Se ti ho scritto bello e chiaro che siamo d'accordo sul fatto che credo non esista il libero arbitrio perché mi dici che lo capirò troppo tardi? Beh, se ti è sfuggito, lo ripeto: non credo che esista il libero arbitrio. Non siamo liberi. Va bene che dibattiamo; ma almeno dove siamo d'accordo non scontriamoci!
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Pardon, c'è un mio equivoco.
Tommy hai fatto la domanda che la tua configurazione mentale aveva come output a questa situazione.
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