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Biuso
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Inserito il - 02/07/2006 : 16:40:10
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Lo so, è un argomento poco estivo e ancor meno divertente…ma per www.girodivite.it ho scritto un Elogio del suicidio.
Su un tema così delicato, ogni commento o critica saranno per me preziosi.
agb «Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere» (Spinoza)
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Inserito il - 02/07/2006 : 23:21:42
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Socrate,il migliore tra gli uomini ,è morto suicida. Leggendo il suo articolo mi è venuto in mente il filosofo per eccellenza, che notoriamente scelse la cicuta alla fuga. Giordano Bruno, che diversamente da Campanella non si finse pazzo per sfuggire alla pena capitale, rese il suo nome sinonimo di libertà fino ai quattrocento anni che ne fecero seguito. Eppure, a parer mio,una chiarificazione dei termini in questione credo sia necessaria : squalificazione della vita tout cour, del nostro esserci, dal possibile contingente valore del suicidio. Non concordo su un'apologia del nulla ,trionfante sull'imperfetta perfettibilità in cui ci troviamo a essere .La nostra esistenza pullula di potenzialità degne di adeguata considarazione,un esempio: scrivendo lei stesso questo articolo ha stimolato il mio interesse , possibilmente altre persone leggeranno questa discussione e saranno solleticate e sollecitate a riflettere ,non mi sembra tutto da buttar via  n.b.in realtà più che la riflessività volevo valorizzare la curiosità che ci sprona al confronto , alla ricerca , alla conoscenza, e per scendere ad un piano più concreto, a sperimentare , alla partecipazione .
"Il pensare non esisterebbe , e quindi la conoscenza non sarebbe acquisita in un mondo che non presentasse problemi" Dewey
______ valearuta@hotmail.it |
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alice
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Inserito il - 03/07/2006 : 12:27:50
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Guardiamo quindi la realtà senza infingimenti. L’uomo non è soltanto avvolto dalla notte della morte e del nulla. Egli stesso è questa notte. Il nostro corpo può essere mirabile e insieme disgustoso, desiderato e repellente. La menzogna empirica, ideologica, usuale intesse di sé i nostri giorni. Le molteplici forme del conflitto, il nascosto inganno delle maggioranze, la pericolosa ma inavvertita potenza delle parole che devastano i sentimenti e creano mondi, il dominio planetario di immagini menzognere, la gratuita crudeltà verso gli altri animali, il tentativo reciproco, continuo e infaticabile di ingannarci in ogni istante, l’istinto omicida e l’impotenza speculativa delle masse...sono solo alcune delle forme esistenziali e politiche in cui s’esprime il quotidiano sforzo di sopravvivere.
Bell' articolo, questo pezzo in particolare.
E' vero, i termini con cui in genere si parla dei suicidi sono perlopiù pietosi e compassionevoli. Si dà per scontato che il suicida sia stato vittima di un momento di sconforto, di pazzia. Si fatica a pensare che possa essere stata una decisone lungamente pensata e ponderata.
(l' alice cinica pensa anche che un suicida (o aspirante tale) su mille(?!) lo fa davvero sensa pensare troppo, per rabbia mista ad esibizionismo, per voglia di farsi notare in qualche modo. E la morte è un ottimo modo, ne siamo tutti così terrorizzati da essere disposti a esaltare e beatificare chiunque dopo un evento del genere. Ho sempre detestato l' esaltazione e l' idealizzazione postuma, talvolta viene fuori l' immagine di uomini morti che non sono mai nemmeno nati.)
L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente.
Edited by - alice on 03/07/2006 14:21:29 |
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Biuso
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Inserito il - 03/07/2006 : 13:16:02
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Che non sia tutto “da buttar via”, Valentina, mi trova perfettamente concorde. La benedizione della vita è uno dei veri obiettivi della filosofia. Perché la benedizione è la massima forza che coniuga l’io effimero all’eternità del tempo, la volontà alla necessità, la sofferenza all’amore verso tutto ciò che accade. Una benedizione che non ignora ma anzi comprende sempre dentro sé la piena consapevolezza del Male, la potenza delle Erinni, l’implacabilità del destino, la lucida convinzione che la cosa migliore per l’uomo sarebbe non esser mai nato. E che tuttavia abbraccia il piacere della vita, qui e ora. Poiché se la vita di per sé non ha senso, il nostro compito è quello di regalargliene uno.
Alice coglie –come sempre- l’essenziale, sia quando è cinica che quando non lo è… Uno dei veri filosofi della nostra Facoltà –Giuseppe Raciti- in un suo testo ha scritto che «non si nasce venendo al mondo, ma si viene al mondo per nascere. Se muori, non sei mai nato» e per lui, mi ha chiarito, questo vuol dire che l’oggetto della filosofia è precisamente spiegare il senso del nascere, «cioè spiegare che cosa significa muovere oltre il tempo».
La chiusa dell’intervento di Alice è del tutto nietzscheana e la si trova nella mia nuova firma. È tratta da Umano, troppo umano II, Il viandante e la sua ombra, af. 58, Adelphi, pag. 167. Lo sapeva? 
agb «Poiché non tutti quelli che muoiono nascono anche» (Nietzsche)
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alice
1° Livello

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51 Messaggi |
Inserito il - 03/07/2006 : 14:29:01
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quote:
Che non sia tutto “da buttar via”, Valentina, mi trova perfettamente concorde. La benedizione della vita è uno dei veri obiettivi della filosofia. Perché la benedizione è la massima forza che coniuga l’io effimero all’eternità del tempo, la volontà alla necessità, la sofferenza all’amore verso tutto ciò che accade. Una benedizione che non ignora ma anzi comprende sempre dentro sé la piena consapevolezza del Male, la potenza delle Erinni, l’implacabilità del destino, la lucida convinzione che la cosa migliore per l’uomo sarebbe non esser mai nato. E che tuttavia abbraccia il piacere della vita, qui e ora. Poiché se la vita di per sé non ha senso, il nostro compito è quello di regalargliene uno.
Alice coglie –come sempre- l’essenziale, sia quando è cinica che quando non lo è… Uno dei veri filosofi della nostra Facoltà –Giuseppe Raciti- in un suo testo ha scritto che «non si nasce venendo al mondo, ma si viene al mondo per nascere. Se muori, non sei mai nato» e per lui, mi ha chiarito, questo vuol dire che l’oggetto della filosofia è precisamente spiegare il senso del nascere, «cioè spiegare che cosa significa muovere oltre il tempo».
La chiusa dell’intervento di Alice è del tutto nietzscheana e la si trova nella mia nuova firma. È tratta da Umano, troppo umano II, Il viandante e la sua ombra, af. 58, Adelphi, pag. 167. Lo sapeva? 
ahimè, temo di no 
Grazie per gli spunti preziosi, questo posto mi sembra sempre una piccola oasi di stimoli, di compagnie partecipi, ma cortesi e discrete.
L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente. |
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Inserito il - 18/07/2006 : 00:48:02
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Al di là dei suicidi idealizzati quali Socrate,Bruno e altri il suicidio è pur sempre un atto di rinunzia alla vita. Vivere significa accettare la propia condizione di uomini,ciò che siamo,e con essa l'ineluttabilità della morte. Perchè paradossalmente il suicidio è un liberarsi dalla vita,fuggendo la morte. Ciò non toglie che le crude riflessioni del prof.siano esatte.
______ galatea@freemail .it |
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-410 Messaggi |
Inserito il - 18/07/2006 : 22:23:43
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Stoici progettano il suicidio che è necessariamente un atto di volontà ,quando invece non lo è vuol dire che il momento sembra di pura inconsapevolezza, ma momento e inconsapevolezza sono pur sempre premeditati. Così ci si uccide inconsapevolmente in un attimo vuoto che ha ancora la natura del possibile, infinito.
______ curiositas@virgilio.it |
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sostieneoz
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36 Messaggi |
Inserito il - 05/09/2006 : 00:52:09
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mi commuove sempre tanto sapere di un suicidio. anche se non conosco direttamente la persona interessata. mi sono sempre state simpatiche le persone che hanno abbracciato un atto simile. quasi degli esempi da seguire. diversi anni fa, per difendermi da un mio amico che mi consigliava la lettura di Hemingway, mi difesi con una battuta. "La letteratura nasce anche come consolazione. è la creazione di una realtà parallela, una creazione per sfuggire il dolore della vita reale. ebbene, non potrei mai leggere i libri di un suicida...sarebbe come ammettere un fallimento..."
per inciso. Hemingway è un grande.
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giofilo
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176 Messaggi |
Inserito il - 14/10/2006 : 17:00:43
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Dopo aver letto "Il concetto di tempo" di Heidegger ed aver riflettuto sulla frase di Borges "Il tempo è un fiume che mi trascina, ma io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco", ho pensato che se veramente l'uomo riuscisse a fare i conti col tempo, con se stesso, allora finalmente ogni morte sarebbe un suicidio, nel senso più positivo della parola: consapevolezza della propria finitudine, accettazione (non passiva ma voluta) della propria condizione.
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Biuso
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Inserito il - 21/12/2006 : 16:12:40
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Piergiorgio Welby ha finalmente ottenuto ciò che desiderava.
Di fronte a un deputato dell’Udc –Volonté- che chiede l’arresto non dei suoi compagni di partito imputati per mafia ma del medico che ha aiutato Welby a morire, di fronte a questi cattolici corrotti e senza misericordia, ribadisco quanto ho scritto qualche mese fa su www.girodivite.it
Se ho fatto un Elogio del suicidio, è evidente che reputo la buona morte una semplice, doverosa, sacrosanta prerogativa di ogni essere umano che non ha deciso di nascere e ha pertanto il diritto di morire quando lo desidera e nel modo meno doloroso possibile.
La sacralizzazione cristiana del dolore (un “Dio che soffre e muore per gli uomini” è una contraddizione in termini!) rappresenta un puro abominio, rispetto al quale la concezione della vita disincantata, ironica e danzante che è propria della tradizione pagana rifulge ancora una volta in tutta la sua saggezza:
«Io certo non saprei spendere lodi per chi s’accende di speranze vane. Solo vivere bene o morir bene deve il nobile. (…) Spasimo, sono euforico! Esulto, mi elevo! O Pan, Pan, Pan che vaghi sulle onde, appari innanzi a me, lascia le fredde balze rocciose del Cillene! Artefice e maestro delle danze divine, vòrtica in me, trascinami nei balli di Misia, di Cnosso. È danza, ora, la mia felicità» (Sofocle, Aiace, vv. 539-542 e 774-786).
Questo è un Dio.
agb «Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo» (Aristotele)
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laura
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Regione: Italia
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Inserito il - 22/12/2006 : 17:45:28
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Sono d'accordissimo. Per quanto riguarda i problemi di bioetica (aborto,eutanasia,fecondazione assistita),pur provenendo da una famiglia cattolica ho sempre avuto una visione molto liberale. Per me diritto alla vita significa diritto a decidere e a disporre della propia vita, come meglio si crede e senza danneggiare gli altri.Diritto alla vita significa anche diritto alla morte. Primo Levi mori suicida, dopoaver attraversato l'atroce esperienza del lager, perche questa era secondo lui la più grande differenza tra uomo e animale.L'animale non può decidere di morire l'uomo libero si.
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utente non registrato
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-410 Messaggi |
Inserito il - 14/01/2007 : 20:51:07
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che bel forum! 
"Uno dei veri filosofi della nostra Facoltà –Giuseppe Raciti- in un suo testo ha scritto che «non si nasce venendo al mondo, ma si viene al mondo per nascere. Se muori, non sei mai nato» e per lui, mi ha chiarito, questo vuol dire che l’oggetto della filosofia è precisamente spiegare il senso del nascere,
«cioè spiegare che cosa significa muovere oltre il tempo»."
..creare.. eternizzare la vita nelle proprie opere
______ grace-g@hotmail.it |
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