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Biuso
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Inserito il - 15/11/2005 : 13:40:31
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Satana prende casa a Mosca negli anni Venti. Col suo sèguito, composto dal fedele Korov’ev-Fagotto, dall’enorme gatto nero Behemoth, da Azazello, dalla strega Hella sempre nuda e da Abadonna, la nuda morte. Margherita fa da padrona di casa al Sabba annuale, con lo scopo di ottenere da Woland/Satana la liberazione del suo amato Maestro dal manicomio in cui il potere sovietico lo ha rinchiuso. La sua colpa? Aver scritto la storia di Ponzio Pilato, dei suoi dialoghi con Jeshua Hanozri (meglio conosciuto come Gesù), della sua condanna all’inquietudine eterna…
Come Libro del mese consiglio quindi Il Maestro e Margherita di Bulgakov, uno dei più visionari, divertenti, splendidi romanzi che abbia mai letto.
agb «Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
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dval
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43 Messaggi |
Inserito il - 28/11/2005 : 13:58:14
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Tra i libri che più amo, la cosa che più mi sorprese alla prima lettura fu la narrazione divertita e allo stesso tempo poetica e, soprattutto, la struttura, il romanzo di Ponzio Pilato è sorprendente. Quando rilessi il testo tempo dopo ad attirare la mia attenzione fu la critica sociale, proverbiale l'apparizione misteriosa del denaro nello sciacquone del water, una delle tante apparizioni che avvenivano anche nella realtà di Bulgakov se c'era qualcuno a volerlo. Unico neo? Essendomi avvicinato a Bulgakov con "Il Maestro e Margherita" la lettura di altri lavori come "Cuore di cane" mi lasciò insoddisfatto. Consiglio vivamente la lettura di "Diorama moscovita" pubblicato da Edizioni Studio Tesi, si tratta della raccolta di cinque feuilletons di Bulgakov.
PS Qualcuno vorrebbe adottare una splendida gattina? Se siete interessati contattatemi.
Quis custodiet ipsos custodes? (Giovenale)
Edited by - dval on 28/11/2005 13:59:11 |
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nuit
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14 Messaggi |
Inserito il - 08/12/2005 : 16:52:26
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Il Maestro e Margherita è uno dei miei romanzi preferiti. Per questo mi vogliate perdonare il post un pò lunghino, ed eventuali errori di battitura...
Il Maestro e Margherita è rimasto inedito per 30 anni. E' stato pubblicato nel 1967 da Einaudi. Eugenio Montale ne diede una recensione per il 'Corriere della sera' del 9 aprile 1967. 'Il Diavolo è il più appariscente personaggio del grande romanzo postumo del riscoperto scrittore. Appare un mattino dinanzi a due cittadini, uno dei quali sta enumerando le prove dell'inesistenza di Dio. Il neovenuto non è di questo parere. E' un uomo che la sa lunga, e dev'essere vecchiotto perché dice di aver fatto colazione con Immanuel Kant. Ma c'e' ben altro: era anche presente al secondo interrogatorio di Gesu' da parte di Ponzio Pilato e ne dà ampia relazione in un capitolo che è forse il più stupefacente del libro. Inoltre questo demone vestito da turisra predice all'ateo Berlioz l'imminente di lui decapitazione: ciò che avviene in seguito a un incidente tramviario. Vanamente inseguito dagli astanti, il Diavolo fugge in compagnia del suo famulo Azazello e del gatto nero di cui parla una bolla di papa Gregorio IX (1233). Poco dopo il demonio, in veste del professore di magia nera Woland, si esibisce al Teatro di varietà di fronte a un pubblico enorme. I fatti che accadono sono così fenomenali che alcuni spettatori devono essere ricoverati in una clinica psichiatrica. L'inseguimento e la vana identificazione del terzetto satanico, le beghe che sorgono in seno alla associazione letteraria di cui Berlioz era presidente, i tentativi esperiti dai membri di quella società per farsi assegnare l'alloggio del defunto (peraltro già occupato dal demone), tutto ciò da luogo a una serie di scene di un grottesco a cui si direbbe abbiano posto mano Petronio, Hoffmann, Gogol, il pittore Chagall e almeno un teorico del formalismo russo. Malconcio e ridotto in mutande da una colluttazione col sinistro Azazello, anche il poeta non sfugge alla collera dei suoi colleghi e viene condotto nella clinica. Di lui si sa poco: è stato autore di un poema sul Cristo, demolito dalla critica, e per mezzo suo, aiutando il Maligno, possiamo leggere il secondo episodio religioso: La Crocefissione. A partire da questo impressionante quadro, il poeta, trasformato, non si sa perché, nel Maestro, prende letteralmente il volo in compagnia della donna da lui amata, Margherita, la quale, mutata in strega, cavalca una scopa. Dopo aver sorvolato innumerevoli cieli, alla fine di una notte di Valpurga degna di un vero esperto di demonologia, ecco che il Maestro ottiene che il suo poema, dato alle fiamme, risorga dalle ceneri; e abbiamo qui il terzo e ultimo episodio 'sacro': Giuda assassinato dai sicari di Pilato, lo stesso Pilato che poi continuerà a vivere in attesa di incontrarsi ancora col Salvatore. E non tardiamo a conoscere quale sarà la sorte di Margherita e del Maestro: una esistenza immobile e fuori del tempo, qualcosa come un limbo in cui non è luce ma eterno riposo. Un romanzo-poema o, se volete, uno show in cui intervengono numerosissimi personaggi, un libro in cui un realismo quasi crudele si fonde o si mescola col più alto dei possibili temi: quello della Passione, non poteva essere concepito e svolto che da un cervello poeticamente allucinato. E' qui che il poco noto Bulgakov si congiunge con la più profonda tradizione letteraria della sua terra: la vena messianica, quella che troviamo in certe figure di Gogol' e di Dostoesvkij e in quel pazzo di Dio che è il quasi immancabile comprimario di ogni grande melodramma russo. Ma se dal cielo delle ipotesi mettiamo piede sulla terra ecco che qualche congettura più concreta può essere tentata. Dopo tutto Il Maestro e Margherita è opera di un uomo che scriveva in una situazione ben determinata e poteva alleare l'ispirazione al sotterfugio e persino al trucco. Il piano demonico potrebbe essere la cortina fumogena che occulta e rende accettabile anche dai censori la feroce satira che pervade tutto il libro. Il piano reale, quello degli eventi narrati, ha un significato che direi allegorico. Esso ci dice che una massa di anime morte, non più servi della gleba ma servi di un sistema disumano, può essere suggestionata e avvinta da un grande ciarlatano che sappia recitar bene la sua parte. E buon ultimo, ma preminente, il fondo mitico-religioso, l'invisibile legame che unisce Lucifero al Creatore, qualcosa di come una dipendenza e una necessità di cui lascio ai teologi, e agli eretici, il compito di indagare la natura. Certo, è stata sottile un'arte che tanto più ci avvicina al Cristo quanto più lo fa reticente e lo induce a sconfessare Matteo dicendo che non lo conosce e che quell'uomo sta scrivendo cose da lui non dette'. Eugenio Montale
Questo romanzo è opera di magia. Non solo perché compaiono al suo interno fatti bizzarri e davvero divertenti, come un vestito vuoto animato, che scrive, o persone possedute dalla voglia di cantare che non riescono a smettere di gorgheggiare, oppure un presentatore di Teatro che perde letteralmente la testa, (…E successe una cosa inaudita. Il pelo del gatto nero si rizzò, e l'animale miagolò da spaccare i timpani. Poi si raccolse su se stesso e balzò come una pantera sul petto di Bengal'skij; di lì saltò sulla sua testa. Con un borbottio, il gatto affondò le gonfie zampe nella rada capigliatura del presentatore, e, con un urlo tremendo, gli strappò la testa dopo averla fatta ruotare sue volte sul collo grassoccio. Duemilacinquecento spettatori gridarono come un solo uomo. Un getto di sangue zampillò dalle arterie recise del collo e si riversò sullo sparato e sul frac. Il corpo decapitato strascicò bizzarramente le gambe e si sedette sul pavimento. Nella sala si udirono grida isteriche di donne. Il gatto consegnò la testa a Fagotto, che la prese per i capelli e la mostrò al pubblico; la testa gridò tremendamente per tutto il teatro: -un dottore!! …')
Non solo perché è animato da personaggi completamente impossibili, il diavolo, gli zombi, azazello, il gatto nero parlante, hella (tanto impossibili quanto sono impossibili i gretti burocrati che prende di mira Bulgakov). Azazello: 'Proprio dal vetro della specchiera uscì un tale, piccolo, ma straordinariamente largo di spalle, con un tubino in testa, e una zanna che spuntava dalla bocca, rendendo ancora più orrendo un ceffo che era già oltremodo repellente. Come se non bastasse, aveva i capelli di un rosso acceso. Il gatto: '…sul pouf della gioielliera stava straiato in una posa disinvolta un terzo essere, e precisamente un gatto nero di dimensioni paurose, con un bicchierino di vodka in una zampa, e, nell'altra, una forchetta, su cui aveva già infilato un fungo marinato'. E poi Margherita, la donna innamorata che accompagna se stessa e il Maestro verso la liberazione, trasformandosi in bella strega e trattando la pace e la quiete con Woland, attraverso la pietà e la sincerità, nei capitoli 23 e 24.
Il romanzo è opera di magia perché ogni volta che lo si legge, si legge un romanzo diverso. Denso di avvenimenti, di strati e di significati su cui riflettere, non smette di stupirmi, e di farmi pensare.
Il nome sfuggente del Diavolo… '-Come si chiama?- gli chiesero piano all'orecchio. -Come si chiama? –gridò afflitto Ivan. –Magari lo sapessi! Non ho fatto in tempo a leggere il nome sul biglietto da visita…Mi ricordo soltanto la prima lettera, un 'vu doppio', il nome comincia con un 'vu doppio'! Che nome può essere col 'vu doppio'? -chiese Ivan a se stesso, stringendosi la fronte tra le mani, e a un tratto cominciò a borbottare: -We, We, We, Wa… Wo… Waschner? Wagner? Weiner? Wegner? Winter? – i capelli sulla sua testa cominciarono a muoversi avanti e indietro dallo sforzo. -Wulf?- esclamò impietosita una donna.' La 'emme' ('M') del Maestro è solo la 'vu doppia' ('W') di Woland capovolta. Come suggerisce Bulgakov nella citazione goethiana all'inizio del romanzo. '…Dunque tu chi sei?' 'Una parte di quella forza che vuole costantemente il Male e opera costantemente il Bene'. Goethe, Faust
Il critico letterario Igor Vinogradov nel luglio del 1968 scrive: 'Bulgakov sembra sottolineare che la verità è nell'unità degli opposti. Essa, infatti, non consiste soltanto nel fatto che la lotta col male esige la fermezza morale dell'uomo e l'attivo servizio alla causa del bene mediante un'opera di convinzione. La verità consiste anche nel fatto che il male, racchiuso in una determinata situazione concreta, in cui l'uomo si trova, esige il mutamento anche di questa situazione […]. Il tema della morte del Maestro, che se ne va in un altro mondo e porta con sé la bellezza e la verità del suo romanzo così necessario agli uomini, è un ricordo delle perdite irreparabili che gli uomini subiscono quando simili tragedie avvengono. E' il tema delle persone che non hanno giustificazione e che devono e, soprattutto, possono essere evitate. E' il tema della comune responsabilità umana per il destino della bontà, della bellezza, della verità nel mondo umano […]'.
Ciaociao, nuit
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utente non registrato
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-410 Messaggi |
Inserito il - 16/05/2006 : 12:38:33
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Il maetro e Margherita è stata una delle rare letture che mi ha portata fuori dalla quotidianità,almeno per il breve arco di tempo che ho impiegato a leggerla. Il che è un'esperienza inebriante che,provata una volta,la si desidera ripetutamente.
______ giu_blackshtarda@hotmail.it |
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