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digiu
1° Livello
97 Messaggi |
Inserito il - 20/07/2004 : 12:30:40
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Il titolo del thread non mi consente un numero di caratteri sufficienti a scrivere per intero il titolo italiano che è:
Primavera, estate, autunno, inverno e...ancora primavera di Kim Ki-duk, Corea; presentato a Locarno 2004
L'opera terza di Kim Ki-duk che esordì alla Mostra di Venezia nel '99, con lo straordinario Seom - L'isola. Seom nonostante fossi a malapena diciottenne mi piacque molto, per l'impatto visivo (completamente girato sull'acqua), per la carnalità (un sadomasochismo di fondo: una storia di tradimenti e d'amore che passava anzitutto per il dolore del corpo) e per i dialoghi (forse due appena e del tutto insignificanti, per il resto come un film muto: un'esperienza che deve passare anzitutto dagli occhi e dalla mente). Insomma fu davvero uno dei migliori della Mostra di quell'anno. Ieri Primavera, estate, autunno, inverno... e ancora primavera, di cui ignoro il titolo originale. E' la storia di una sorta di monastero abitato da un vecchio monaco e da un giovanissimo (quasi infante) discepolo. Il luogo appare confinato al centro di un lago, nel mezzo di una valle e l'alternanza delle stagioni si riflette inconfondibile nei cromatismi del paesaggio. Ovviamente il tempo non scandisce soltanto le differenze cromatiche e climatiche intorno al monastero, ma simbolicamente rapprensenta la transizione da una fase esistenziale ad una successiva nella vita del discepolo, sancendo così una geometria circolare all'interno del microcosmo di ciascuna esistenza, ma anche a livello più esteso nel macrocosmo, nel tessuto che tutte le vite formano stando insieme in rapporto le une con le altre (appunto la circolarità della storia).
Il film non è un film che tocca/coinvolge emotivamente, al contrario si tratta di un'opera sostanzialmente fredda, distante, didascalica; essa illustra i tratti salienti del buddhismo attraverso il profondo isolamento, l'individualismo e la meditazione nel piccolo monastero. Naturalmente il regista sottolinea la distanza fisica tra l'edificio in legno posto al centro del lago e il "fuori" del mondo (raggiunto attraverso una barca a remi), al quale i personaggi in misure e con percorsi differenti, presto o tardi, rinunceranno. Questa distanza però non è soltanto geografica ma è anche la distanza che il buddhismo pone tra la prigionia del corpo e la liberazione della mente, realizzata oltre che con la preghiera anche con la ripetizione di alcune formule mantra e alla fine con l'interiorizzazione di alcune scritture (Perfezione della Saggezza) che l'anziano Maestro dipingerà e che il giovane dovrà scolpire nel legno. Il film non si limita ad affrontare i temi della carne (del desiderio inteso come possesso, del sadomasochismo esplorativo insito in noi già nelle fase preadolescenziale) e rappresenta anche quelli di ordine etico (della colpa e del suicidio). Il suicidio, infatti, pare non sia ammesso nel credo buddhista (e ciò si evince perfettamente da alcune sequenze del film), tuttavia esiste una particolare scuola in Asia Orientale, diffusa in Cina e in Corea, che ne ammette la pratica purché estremamente consapevole e intesa come dimostrazione somma della propria devozione. Insomma Kim Ki-duk ci regala non un capolavoro, ma certamente una pellicola di ottimo valore didascalico che comunica coi silenzi di una fotografia incantevole, più che coi pochi dialoghi. A suo modo perfetta, teatrale nella sua pressoché totale unità di luogo e d'azione; in ogni caso da vedere.
a presto, g.
Modificato da - digiu il 20/07/2004 12:58:58
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 20/07/2004 : 17:31:05
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Grazie, digiu, per questa ottima segnalazione. Ti ricordo che Seom - L'isola partecipò alla Mostra di Venezia del 2000 e non del 1999...
Anche a me quel film parve davvero notevole. Il cinema è immagine e in esso le parole sono pochissime (la protagonista femminile non ne pronuncia nessuna!); il cinema è ombra capace di trasmettere la corporeità delle cose e questo film è assolutamente carnale; il cinema è metafora e la chiave del film sta nel rendere corporea la sofferenza psicologica che un uomo e una donna infliggono di continuo a se stessi e all’altro/a. Lo stile è alto, le immagini spesso crude, il ritmo mai lento. Il risultato straordinario.
agb verso la luce -l'ultimo tuo movimento un giubilo di conoscenza -l'ultimo tuo accento (Nietzsche) |
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digiu
1° Livello
97 Messaggi |
Inserito il - 20/07/2004 : 18:29:16
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quote:
Grazie, digiu, per questa ottima segnalazione. Ti ricordo che Seom - L'isola partecipò alla Mostra di Venezia del 2000 e non del 1999...
ma quando comincerete a commercializzarli questi chip per la memoria? Mai come adesso ne avrei molto bisogno
grazie, g.
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sara
Nuovo Utente
31 Messaggi |
Inserito il - 21/07/2004 : 01:13:59
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In ogni caso da vedere.
Ben detto.
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 06/09/2004 : 13:32:20
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Ho visto il film e, anche se digiu lo ha già riassunto, provo a sintetizzarne i contenuti dal mio punto di vista e a dare poi una breve valutazione.
Una casa galleggiante al centro di un lago. Un monaco buddhista e il suo allievo-bambino. Le quattro stagioni sono quelle dell’infanzia che scopre la crudeltà e quindi l’etica, della giovinezza immersa nel desiderio, della maturità che si confronta col mondo e soccombe, della pace finalmente ritrovata nella solitudine, nell’ascetismo, in un diverso culto della corporeità. E il ciclo ricomincia con l’antico bambino diventato a sua volta maestro.
Pe una volta, non sono del tutto d'accordo con digiu...nel senso che a me questo film è parso un capolavoro fatto di immagini che appagano e danno serenità alla mente, di parole sempre essenziali, di relazioni vere sia nella pace che nella violenza. E per la prima volta credo di aver capito qualcosa del buddhismo, della sua essenza filosofica immersa nel mondo ma dominatrice del mondo. Basti pensare che è uno dei film più spirituali e nello stesso tempo più corporei che abbia visto. Non a caso Heidegger si avvicinò sempre più alle filosofie orientali: l’esserci umano come unità psico-somatica immersa nel più ampio cerchio del cielo, della terra, dei mortali e del sacro.
In quella casa-monastero c’è sempre un animale: prima un cane, poi un gallo, un gatto, un serpente, una tartaruga. La teriosfera legata alla teosfera… Insomma, un film nel quale l’estrema eleganza delle immagini si fa veicolo per pensare, addirittura per meditare.
agb ...ma è il Desiderio il vero timoniere. (Nonno di Panopoli) |
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Federica
Nuovo Utente
Città: Catania
14 Messaggi |
Inserito il - 31/03/2007 : 12:11:57
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questo film mi è piaciuto tanto da indurmi a vederlo più volte. bellissima la scena delle parole scolpite sul pavimento del santuario, ed il dipingere dei singoli simboli lento e cadenzato, che intrappola nella spirale di un compito che sembra quasi salvificare, purificare gli animi più oscuri. in uno scenario meraviglioso si intrecciano vite diverse. ed è nella legnosa dimora di una mente riflessiva che si portano alla luce i destini di tutti i personaggi.
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sostieneoz
Nuovo Utente
36 Messaggi |
Inserito il - 26/04/2007 : 00:14:20
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è insieme a "Ferro 3" indiscutibilmente il miglior Kim Ki-Duk. invito spassionato per chi adora il coreano: state lontani dai film precedenti a "L'isola" perchè sono piuttosto mediocri (oltre che di uno stile completamente diverso, con numerose scene di violenza gratuita)
----------- come quando fuori pioveva |
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