Cateno
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Città: Regalbuto
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Inserito il - 29/11/2007 : 15:58:12
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Di Thomas Bernhard lessi, ormai quasi un lustro fa, Il soccombente. Sebbene siano passati cinque anni dalla lettura, ne conservo intatto il senso di smarrimento e di vuoto e la piena coscienza di come anche l'arte possa consumare l'esistenza. Narra di tre pianisti che studiano a Salisburgo in un corso tenuto da Horowitz. Il narratore e Wertheimer sono due grandi pianisti. Come dice il primo, sarebbero potuti diventare tra i più grandi virtuosi del pianeta. Tuttavia, il terzo pianista è nientemeno che Glenn Gould. L'incontro con quest'ultimo è l'incontro con l'arte stessa. L'arte vuole solo se stessa e deve essere assoluta. Glenn Gould infatti si barrica a casa, da un certo punto in poi. Gli altri due, chi in un modo, chi nell'altro, smettono di suonare, perché non possono reggere il confronto con Glenne Gould. Il soccombente, a rigore, è Wertheimer che giungerà a suicidarsi. Ma in definitiva siamo tutti soccombenti perché, nelle parole dello stesso Wertheimer, "fuggiamo senza posa da una cosa all'altra e ci distruggiamo da soli. Non facciamo altro che scappare, fino a quando cessiamo di vivere". (T. Bernhard, Il soccombente, Adelphi, Milano 1985, pag. 43)
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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