Biuso
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Inserito il - 22/11/2007 : 23:08:29
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Kan Yasuda. Toccare il tempo Roma – Mercati di Traiano Fino al 13 gennaio 2008
30 opere in marmo e in bronzo disseminate per i Mercati di Traiano, da un mese diventati anche sede del Museo dei Fori imperiali. Frammenti di rovine romane ricomposti dentro gli spazi dei Mercati, che sono in parte medioevali. E al loro interno le forme contemporanee, limpide ed ellittiche, di Yasuda
La sensazione, straniante, è di un tempo annullato nel senso in cui ne parla Marc Augé, secondo il quale le rovine pulsano di una vita senza tempo –il tempo puro- mentre le macerie sono il presente intriso di storia: «le macerie accumulate dalla storia recente e le rovine nate dal passato non si assomigliano. Vi è un grande scarto fra il tempo storico della distruzione, che rivela la follia della storia (le vie di Kabul o di Beirut), e il tempo puro, il “tempo in rovina”, le rovine del tempo che ha perduto la storia o che la storia ha perduto» (Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri 2006, p. 135). La rovina, infatti, è tempo che sfugge alla storia, è storia ridiventata natura, libera dai flussi della trasformazione e quindi fuori dalla temporalità umana.
Quando la scultura raggiunge l’essenzialità, la perfezione, la potenza evocativa e l’energia materica di Henry Moore, di Ivan Theimer, del Maestro giapponese Yasuda, ogni dualismo tra spirito e materia mostra per intero il proprio errore. I sassi, le porte, i cubi, le gocce di Yasuda sono inseparabilmente fisici e simbolici. Sono oggetti di fronte ai quali la mente tace e vuole solo guardare, toccare, confondersi con l’opera. Tra le tante, un Ishinki, un sasso in bronzo bianco, è una forma perfettamente liscia ma in alcune parti scavata dal limite del tempo. Il quale si tocca davvero in questo spazio nel quale Roma sembra sintetizzarsi, dando ancora una volta ragione a Augé che definisce la città «una sorta di immensa rovina senza età, nella quale chi passeggia innocente può provare il puro godimento di un tempo che nessun monumento e nessun sito riescono a imprigionare» (p. 104).
agb «Non avevo una grande idea dell’uomo io» (Céline)
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