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 Il matrimonio di Tuya
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 23/07/2007 : 14:38:25  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quanan Wang
IL MATRIMONIO DI TUYA
Tuya de hun shi
Con Nan Yu, Sen Ge, Zhaya, Peng Hongxiang
Cina, 2006




Mongolia. Tuya è una donna giovane, forte, con due bambini e con il marito invalido. Cerca di badare al gregge, alla casa, al trasporto dell’acqua. Ma da sola non può farcela. Decide di divorziare e risposarsi, a condizione che il nuovo marito accetti di tenere con loro il precedente. Ragioni economiche, bisogni sentimentali, volontà di mantenere la propria identità, si alternano nel cuore di Tuya e fra la sua gente.

Una sorta di neorealismo archetipico è lo stile di questo film misurato e profondo. Una steppa solitaria e le nuove città affollate si contrappongono a scandire, quasi, il declino di nomadismi millenari. Perderli sarebbe un impoverimento per tutti. Meritato Orso d’oro al Festival di Berlino.


agb
«Nella vita degli uomini, la lingua e non l'azione governa in ogni cosa» (Sofocle, Filottete, 99)

sostieneoz
Nuovo Utente



36 Messaggi

Inserito il - 28/07/2007 : 18:21:08  Mostra Profilo Invia a sostieneoz un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bellissimo.
La Mongolia negli ultimi tre anni ci ha regalato film intensissimi.
Davvero bello, per la semplicità con cui emoziona.
Ci si stupisce quasi che possa esistere ancore un cinema così intenso.
E poi, ma quanto è bella la protagonista?


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come quando fuori pioveva
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mario g
1° Livello


Regione: Italia
Città: milano


91 Messaggi

Inserito il - 04/09/2007 : 15:35:39  Mostra Profilo Invia a mario g un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Posso fare un po' il tamarro, nel senso del Fantozzi di fronte alla corazzata Potemkin? Maccheppalle! Adoro il cinema orientale, che in qs periodo mi par l'unico che sappia osare visioni inedite e ardite, ma propendo per i Miike, gli Tsukamoto, i Kim Ki Duk (di cui leggo che ha deluso e attendo di vedere). Qui mi sono addormentato (al cine, era la 3a volta in 43 anni). Tuya per me è l'archetipo di quel che i non cinefili considerano il cinema orientale lento e noiso, in cui "non succede mai niente". Esaltato in Occidente per un misto di senso di colpa peloso ("guarda come son poveri... meno male che noi progressisti li apprezziamo così") e di filoetnicismo new age "alla radio popolare" (ok qualsiasi lagna, perché sia zufolata in strumenti etnici). Posso fare una provocazione? Time non sarà il miglior KK Duk, ma mi smuove una riflessione universale: la fine del concetto d'identità nella società in cui il corpo si modifica in base ai gusti estetici. Qui invece contemplo un mondo sì 'altro', scopro che esiste (ottimo documentario, ok), ma resto un occidentale che vive in un altro mondo e che dice "ma guardaaa, vanno ancora sul cammello!". E cosa mi smuove la visione dell'impronunciabile regista? Dove mi affonda il dito nella piaga? Cosa m'induce a ripensare? Quel mondo rimane altro da me. Io esco e, mentre voi mi approntate una croce in legno mongolo per l'esecuzione, vado a comprarmi un tappeto equo e solidale x difendermi dalle vostre accuse con vero spirito progressista.
Augh, abbracci!

mario gazzola
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sostieneoz
Nuovo Utente



36 Messaggi

Inserito il - 18/09/2007 : 10:46:04  Mostra Profilo Invia a sostieneoz un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
beh,se dobbiamo citare Fantozzi, dico che "Time" è proprio una cagata pazzesca, il film decisamente più brutto di Kim Ki Duk...
quote:

Posso fare un po' il tamarro, nel senso del Fantozzi di fronte alla corazzata Potemkin? Maccheppalle! Adoro il cinema orientale, che in qs periodo mi par l'unico che sappia osare visioni inedite e ardite, ma propendo per i Miike, gli Tsukamoto, i Kim Ki Duk (di cui leggo che ha deluso e attendo di vedere). Qui mi sono addormentato (al cine, era la 3a volta in 43 anni). Tuya per me è l'archetipo di quel che i non cinefili considerano il cinema orientale lento e noiso, in cui "non succede mai niente". Esaltato in Occidente per un misto di senso di colpa peloso ("guarda come son poveri... meno male che noi progressisti li apprezziamo così") e di filoetnicismo new age "alla radio popolare" (ok qualsiasi lagna, perché sia zufolata in strumenti etnici). Posso fare una provocazione? Time non sarà il miglior KK Duk, ma mi smuove una riflessione universale: la fine del concetto d'identità nella società in cui il corpo si modifica in base ai gusti estetici. Qui invece contemplo un mondo sì 'altro', scopro che esiste (ottimo documentario, ok), ma resto un occidentale che vive in un altro mondo e che dice "ma guardaaa, vanno ancora sul cammello!". E cosa mi smuove la visione dell'impronunciabile regista? Dove mi affonda il dito nella piaga? Cosa m'induce a ripensare? Quel mondo rimane altro da me. Io esco e, mentre voi mi approntate una croce in legno mongolo per l'esecuzione, vado a comprarmi un tappeto equo e solidale x difendermi dalle vostre accuse con vero spirito progressista.
Augh, abbracci!

mario gazzola



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mario g
1° Livello


Regione: Italia
Città: milano


91 Messaggi

Inserito il - 18/09/2007 : 14:47:33  Mostra Profilo Invia a mario g un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non posso adontarmi del tuo affondo, dopo la mia 'fantozzata' ;-)
peraltro, credo tu sia in buona compagnia nel ritenerlo non un capolavoro.
Però la stroncatura, lecitissima, andrebbe motivata, no? Se no che forum è?
Io avrò argomenti eccentrici, ma credo che si capisca perché non ho amato Tuya, che pure è un film ben fatto e mica stupido.
A te fa schifo Time, ma perché?

mario gazzola
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sostieneoz
Nuovo Utente



36 Messaggi

Inserito il - 26/09/2007 : 16:39:02  Mostra Profilo Invia a sostieneoz un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
dà l'impressione di essere stato rattoppato, il ritmo è scostante, ci sono delle cadute stilistiche incredibili, alcune scene fanno diventare addirittura comico il protagonista femminile, e poi tutta la storia è altamente improbabile (malgrado non si parli di società futuribile o cosa, dato che è contestualizzata nei nostri giorni).
molto meno "leggero" e poetico degli altri di kim ki duk.

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