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Biuso
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Inserito il - 08/07/2007 : 13:05:29
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È molto probabile che ci sia una spiegazione neurologica per la prodigiosa capacità di percepire gli odori dimostrata da#8230;Jean-Baptiste Grenouille ; «si è scoperto, infatti, che, nei ratti, eliminando il gene Kv1.3, presente anche nell#8217;uomo, la sensibilità agli odori aumenta da 1000 a 10.000 volte» (pag. 90). E quindi il protagonista de Il profumo deve la sua unicità all#8217;assenza di un gene#8230;
Infatti di geni siamo composti, di cellule, di molecole, di atomi, di materia che pensa, insomma. E che a volte (quasi sempre?) pensa male, non funziona, produce eventi infelici per sé e per gli altri. Follia? Confrontiamo tre esempi molto diversi tra di loro presenti in questo numero della Rivista.
Paul Watzlawick, da poco scomparso, è stato l#8217;ideatore della «terapia breve strategica» con la quale ha spostato il centro del disagio psichico dalla persona alle sue relazioni col mondo (ma già Heidegger ci ha mostrato come il Dasein sia sempre un Mit-sein#8230;). Ne consegue che in alcuni casi (i più gravi) il terapeuta deve instaurare col paziente una relazione paradossale che capovolga le ossessioni del malato in obblighi. Un esempio significativo, oltre che divertente, è quello della persona che si crede dio. Lo psichiatra avverte il paziente «che comportarsi come Dio è molto pericoloso, perché dà un senso di onnipotenza che gli avrebbe impedito di guardarsi dai molti pericoli che lo circondavano (solleticando così le sue manie di persecuzione). Ma, se proprio ci teneva, lo avrebbe accontentato. Iniziò a inginocchiarsi di fronte a lui (#8230;) Finché il paziente, che da mesi non scambiava una parola con nessuno, si avvicinò allo psichiatra dicendogli: #8220;Uno di noi due deve certamente essere pazzo#8221; » (36).
Un altro fenomeno di follia contagiosa riguarda i cosiddetti school shooter, gli studenti che periodicamente imbracciano fucili e pistole compiendo stragi nelle loro scuole e campus universitari. Dove? Quasi soltanto negli Stati Uniti d#8217;America, e cioè in una società violentissima, insicura e aggressiva, nella quale può accadere che uno di questi giovani psicolabili #8211;Evan Ramsey- avverta i suoi amici «di farsi trovare, all#8217;ora programmata, sul mezzanino della scuola per evitare di essere colpiti. La notizia si era diffusa rapidamente, e quella mattina 24 studenti si erano raccolti nel luogo convenuto, aspettando l#8217;inizio della strage» (44). Nessuno di costoro avvisa genitori, adulti, autorità scolastiche. La follia è individuale o collettiva? Sempre negli USA, sono molto intense e ben finanziate le ricerche volte a creare dei soldati geneticamente modificati che non provino la paura di morire e di uccidere, che non abbiano bisogno di dormire, macchine da sterminio insomma#8230;(l#8217;intero articolo Le guerre della mente).
In confronto, il terzo caso #8211;quello di Friedrich Nietzsche- mostra non solo una follia sana ma rivela anche il dilettantismo con cui un pur emerito psichiatra #8211;Vittorino Andreoli- ne parla. Invece di limitarsi a una sintesi dei dati clinici a disposizione, Andreoli si avventura sul terreno per lui minato della filosofia e liquida i testi nietzscheani dei 1888 #8211;come Il Crepuscolo degli idoli, L#8217;Anticristo, Ecce homo- con queste singolari parole: «quattro pamphlet che mancano di unità, sono pieni di contraddizioni e di rabbia che per solito non trovano spazio in un volume filosofico» (15). Non contento, lo psichiatra distorce per ben due volte (quindi non di refuso si tratta) il titolo di Genealogia della morale in Genesi della morale. Genesi e genealogia hanno due significati completamente diversi, come tutti sanno tranne gli psicologi.
L#8217;articolo più interessante e coinvolgente di questo numero è quello di copertina, dedicato alla ricerca della felicità. Una delle ragioni della tragica condizione umana è evolutiva, consistendo nella maggiore attenzione che tutti noi rivolgiamo agli aspetti pericolosi, negativi, tristi della vita, proprio per cercare di sopravvivervi. Anche per questo, la felicità non si raggiunge dandosi degli obiettivi, la felicità non consiste in una situazione (di ricchezza, ad esempio) o in una persona ma essa #8211;se c#8217;è- abita nel carattere, che per Eraclito è il nostro demone necessario. Infatti, «gli psicologi hanno imparato che la felicità è legata più alla personalità di ciascuno che alle esperienze e alle presunte #8220;conquiste#8221; della vita» (29).
Come il Maestro Arthur ha detto con chiarezza, meglio e prima degli psicologi, «il mondo in cui un uomo vive dipende anzitutto dal suo modo di concepirlo...Quando ad esempio degli uomini invidiano altri per gli avvenimenti interessanti in cui si è imbattuta la loro vita, dovrebbero piuttosto invidiarli per la dote interpretativa che ha riempito siffatte vicende del significato, quale si rivela attraverso la loro descrizione» (Parerga e Paralipomena, Adelphi, vol. I. pag. 426). La felicità, insomma, è ermeneutica e semantica.
agb «Un tempo fui bimbo, e poi ancora fanciulla, e fui arbusto e uccello, e muto pesce che nel mare guizza» (Empedocle, DK 68 B 117)
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giofilo
2° Livello
Regione: Jamaica
Città: Catania
176 Messaggi |
Inserito il - 08/07/2007 : 14:44:06
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Bellissimo anche l'articolo Lo smemorato innamorato (pag. 48), scritto molto bene e che meglio di altri casi rivela come la memoria, lungi dall'essere una semplice facoltà mentale (come potrebbe essere la percezione, ad esempio) è costitutiva dell'uomo (come la coscienza).
Eppure per Paula il suo John, colpito da amnesia, era ancora "la stessa persona di prima", era sempre il suo compagno e uomo ideale, con cui avrebbe voluto passare tutto il resto della sua vita.
C'era un piccolo problema. L'amnesia di John è davvero grave: John non ricorda niente della sua vita, non ricorda neanche il proprio nome e, ovviamente, non si ricorda di lei.
Ma la tenacia della donna da un lato, il potere della mente di John di "autorigenerarsi" dall'altro, fanno sì che i due si innamorino nuovamente e ricostruiscano una nuova vita insieme.
Un vero schifo, invece, quell'articolo di Vittorino Andreoli su Nietzsche di cui ha anche parlato il Prof. Biuso. In due pagine Andreoli è riuscito a concentrare ogni banalità esistente sul filosofo. Andreoli, nella sua rubrica di Mente e Cervello "Casi estremi", parla appunto di uomini e di vite straordinarie (filosofi, poeti, scienziati etc.) associate quasi sempre dalla "malattia mentale".
Ma l'insigne psichiatra non ha mai raggiunto la soluzione di questa "coincidenza" di mente straordinaria e di corpo "malato". Per Andreoli, c'è sempre una malattia mentale (anzi, cerebrale) che causa il delirio in questi geni. Non ha invece capito che Nietzsche, come forse anche gli altri personaggi di cui Andreoli ha parlato, non era malato. Sicuramente non nel senso in cui si intende una malattia comune.
E' lo stesso Nietzsche che nel suo capolavoro ci spiega, più lucidamente e chiaramente che mai, cosa diamine gli successe:
quote: Io sono troppo pieno e così dimentico me stesso, tutte le cose sono dentro di me e non vi è nulla che tutte le cose. Dove sono finito io?
(Così parlò Zarathustra, variante al par. 4 della Prefazione)
L'unico modo che abbiamo per comprendere che genere di uomo (di mente e di corpo) fosse Nietzsche, è dialogare con lui, è tentare di rispondere a domande come questa da lui posta. Come ha fatto il Prof. Biuso, nelle ultimissime righe di Nomadismo e Benedizione:
quote: L'io è finito in quel mondo trasfigurato e in quei cieli esultanti nei quali il nomade e ormai folle Nietzsche in una mattina di gennaio guardava l'esistenza e - finalmente - la benediceva.
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Ophelia
Nuovo Utente
5 Messaggi |
Inserito il - 08/07/2007 : 19:53:44
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E'onestamente abbastanza deprimente che ancora oggi,dopo decenni, non si trovi niente da dire su un Uomo così illuminato e illuminante che non sia connesso a questi scialbi giudizi di merito sulla sua presunta'follia'...mi pare un clichè oltre che abusato alqualnto squallidino.....forse dietro queste sbrigative liquidazioni si nasconde l'incapacità profonda di cogliere l'intuizione tragica e allo stesso tempo ludica del suo vivere,che lo rende affascinante e al contempo degno di rispetto teoretico e umano,sopratuttto.
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