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-410 Messaggi |
Inserito il - 27/06/2007 : 15:46:46
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ciao.. ho frequentato il corso di filosofia della mente di quest'anno con il prof.biuso.. delle lezioni davvero affascinanti...ma ripensandoci,mi paicerebbe sapere qualcosa di piu' riguardo quella che è la personale concezione del prof.Biuso.. quindi mi rivolgo direttamente a lui con queste doamnda,la prima,poi magari continuerò.: - riguardo la prospettiva dell'eterno ritorno,quale sarebbe la sua risposta al demone?
______ mariabernasconi1@virgilio.it
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 28/06/2007 : 14:48:24
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Cara luna, lei mi pone una questione troppo...delicata, oltre che personale. Ma le rispondo con sincerità. La mia risposta al demone -oggi- sarebbe questa: non lo so. Perché a volte risponderei "digrignando i denti", altre volte dicendogli che "mai intesi cosa più divina".
Grazie per aver apprezzato le lezioni!
agb «Un tempo fui bimbo, e poi ancora fanciulla, e fui arbusto e uccello, e muto pesce che nel mare guizza» (Empedocle, DK 68 B 117) |
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utente non registrato
Nuovo Utente
-410 Messaggi |
Inserito il - 28/06/2007 : 16:23:28
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La ringrazio per la risposta. credo che alla base ci sia lo stato d'animo di ciascuno di noi. Spero di non dover mai pensare di rispondere:" no, assolutamente no", perchè vorrebbe dire che non sarei felice della mia vita. Certo che la teoria dell'eterno ritorno potrebbe essere una risposta alternativa alla domanda su un'"altra" vita, e cosi in un certo senso ci solleverebbe dall'angoscia della finitudine, del sapere di dover morire.
______ mariabernasconi1@virgilio.it |
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 28/06/2007 : 20:05:58
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Bianca Luna, eppure credo che il problema sia proprio questo, cioè non "un'altra" vita, ma questa stessa che hai, ho, abbiamo ora. Questa e solo questa, finita, irrimediabile. Sulle questioni sollevate dall'eterno ritorno e dal suo ricordo, permettimi di rinviarti a un altro post di questo stesso forum: http://www.biuso.it/cybersofia/topic.asp?TOPIC_ID=554 In ogni caso, mi pare in alcune pagine de L'immortale (scusate l'imprecisione, ma ho prestato il libro), Borges diceva che il sentimento dell'immortalità è praticamente inesistente sulla terra, nonostante le religioni. Saremmo sollevati dall'angoscia della finitudine, del sapere di dover morire, dici. Epperò, intendendo in questo modo, non saremmo condannati alla monotonia? Dapprima saremmo entusiasti (certo, sempre ammesso che si risponda alla seconda maniera!): caspita, poter vivere due volte le stesse cose; ma, concedendo che vivere con la coscienza di avere vissuto già una volta uno stesso avvenimento non sia diverso dal viverlo la prima volta, la centesima volta che vivi lo stesso amore, la stessa sofferenza per una morte, lo stesso banale allacciarti le scarpe, allora sì che l'eterno ritorno sarebbe davvero il peso più grande, ma in un senso diverso! Beh, Iside (come sono poetico!), non si tratta di un'altra vita. Sarebbe misero e avvilente. L'abitudine, che pure costruiamo sulla base di ciò che ci conforta, alla lunga diventa noia. Una vita che coincide con la noia o addirittura col tedio leopardiano, non darebbe luogo a quella che tante volte Biuso ci ricorda essere il senso stesso dell'eterno ritorno: la benedizione.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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