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Katherine
1° Livello


Regione: Italia
Città: Giarre/Catania


84 Messaggi

Inserito il - 23/05/2004 : 09:33:42  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Volevo chiedere su quali programmi i ricercatori dell'I.A. attualmente stanno lavorando,capaci di superare il test di Touring?Intanto il test di Touring sostiene che se un calcolatore riesce a comportarsi in modo tale che se un esperto,nel corso di una conversazione ''cieca'',cioè in cui non vede il suo interlocutore,limitandosi a comunicare con lui tramite messaggi scritti,quindi se l'esperto non riesce a stabilire se sta comunicando con una persona o con una macchina,non riuscendo a distinguere il suo comportamento da quello di un essere umano,allora la macchina può definirsi intelligente(riferendomi alla mia precedente domanda su Searle,quest'ultimo con l'esperimento mentale della ''stanza cinese'' voleva dimostrare che una macchina non può definirsi intelligente,anche se supera il test di Touring,infatti il test della stanza cinese è un contro-test al test di Touring).
So che nessuna macchina ha superato il test di Touring,e programmi che hanno tentato di superarlo sono vari:il primo nel 1966,fu Eliza di Weizenbaum,un programma che simulava il comportamento di una psicanalista,talmente realistico da far credere agli utilizzatori di essere davanti ad un vero dottore,la simulazione era piuttosto semplice,visto che il comportamento dello psicologo deve essere all'inizio molto passivo,i problemi iniziavano con l'approfondirsi dei concetti,non riusciva ad intrattenere discussioni relativamente complesse con l'utente.Successivamente si aggiunsero programmi che simulavano menti paranoidi o raccontatori di favole assurde,che però non riuscivano ad interagire con l'utente.E di recente quali programmi hanno realizzato o stanno realizzando i ricercatori dell'I.A.,capaci di superare questo test?



Modificato da - Biuso il 06/06/2004 20:22:49

Nonna Barocca
Nuovo Utente



6 Messaggi

Inserito il - 23/05/2004 : 13:15:36  Mostra Profilo Invia a Nonna Barocca un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io di filosofia e di mente non ne capisco, però i miei avi mi hanno insegnato a far di conto alla femminina.

Concordo con il signor Searle, al di là del discorso sulla computazione di simboli formali e dell'esempio della stanza cinese.

Se è intelligente ciò che si comporta in maniera tale che un numero X di utenti non sappia distinguerne il comportamento da quello di un Essere Umano, esistono già delle macchine intelligenti in settori iperspecifici.
Siete mai stati a giocare a scacchi via internet? Io l'ho fatto. E un giorno ho preso anche a vincere come una dannata. Entravo, cominciavo una partita e contemporaneamente aprivo Chessmater (che è un gioco di scacchi). Quando il mio avversario reale faceva le mosse io le replicavo su chessmaster; al contrario ripetevo contro il mio avversario reale la mossa che il pc dava come risposta.
Ora, dal punto di vista del mio avversario, il mio era un comportamento "intelligente"? Era distinguibile o no?

Può essere presa come parametro di valutazione dell'intelligenza la capacità di altri essere umani di riconoscere o meno un proprio simile? Allora aveva ragione De Sade: sofferenza e godimento sono lo stesso sentimento, perchè quardando negli occhi una donna non si può distinguere l'espressione di quella che sta godendo da quella che sta soffrendo?

Da qui dunque la domanda: ha senso il test di turing? E l'esito del test, quali informazioni aggiunge alla nostra conoscenza?

La scoperta più importante del secolo scorso è la calamita.
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 24/05/2004 : 20:44:07  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

E di recente quali programmi hanno realizzato o stanno realizzando i ricercatori dell'I.A.,capaci di superare questo test?



Molti filosofi della mente vedono ormai il test di Turing più come una tappa decisiva nella discussione del mentale che come un vero e proprio test da superare. Questo non significa, comunque, che non vengano di continuo compilati dei software che intendono cimentarsi con esso. Si tratta, però, di programmi con ambizioni limitate, per lo più i cosiddetti Sistemi Esperti, software dalle competenze assai specifiche e quindi in grado di offrire risposte a problemi e domande passibili di una formalizzazione rigorosa.

Mentre i comuni programmi sono costituiti dai dati più un algoritmo, i Sistemi Esperti lavorano sulla base di una banca dati e di un motore inferenziale e questo consente loro di crescere in affidabilità, di “imparare” rispetto ai dati di partenza senza limitarsi a replicare sempre la stessa risposta prefissata. E tuttavia fra le molte altre inadeguatezze va sottolineata la limitata capacità di tali sistemi di entrare in contatto con il mondo esterno e quindi di imparare davvero e non –semplicemente- di continuare ad accumulare dati, di porli in relazione reciproca, di fare delle deduzioni. Tutto questo, infatti, è semplice calcolo, ancora molto lontano dal pensiero. Non a caso, nel tentativo di sostituire la simulazione con l’emulazione del cervello umano, vengono utilizzate le euristiche, dei metodi probabilistici che non garantiscono soluzioni certe ma che di fatto si rivelano molto utili nella soluzione di una varietà di problemi concreti. L’utilizzo delle euristiche rappresenta un’ammissione del fatto –veramente troppo evidente!- che la mente umana possiede un grado di complessità e di autonomia di gran lunga superiore a quanto ipotizzato dai fautori dell’I.A. forte.

Più in generale l’Intelligenza Artificiale “classica” –GOFAI (Good Old Fashioned Artificial Intelligence)- è sempre più sostituita dalla “nuova” –NFAI (New Fashioned Artificial Intelligence), assai più attenta della prima agli aspetti non solo simbolico-computazionali della mente. Uno dei protagonisti della nuova I.A. è Rodney Brooks, con i suoi robot-insetti che “imparano” dall’ambiente nel quale vengono inseriti. Anche dal convergere della NFAI con le neuroscienze e con alcune delle proposte più solide della filosofia del Novecento è nata la embodied cognitive science.

Mi sembra efficace l’esperienza raccontata da Nonna Barocca (a proposito, un nickname davvero interessante!), che conferma come la semplice osservazione del comportamento di un agente non sia sufficiente per dedurre il suo grado di comprensione del mondo o di un particolare problema.

agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)
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Elgheb
1° Livello


Regione: Tuvalu
Città: Atollo 52


60 Messaggi

Inserito il - 28/05/2004 : 18:25:33  Mostra Profilo Invia a Elgheb un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
in una lezione di filosofia teoretica, a proposito del test di Turing, si parlava di frames. dato che la definizione che il prof.Biuso dà di sistemi esperti è simile a quelle dei frames, detta dalla prof.Cirrone, mi chiedevo se non fossero due modi per definire la stessa cosa. oppure i frames ed i sistemi esperti hanno delle differenze notevoli che non li rendono assimilabili al medesimo concetto???

"Il meglio dei propri pensieri ci viene dagli altri" - R.W.Emerson
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 28/05/2004 : 19:54:37  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bisognerebbe contestualizzare meglio il modo e le ragioni di un utilizzo del termine che lo avvicini al significato dei Sistemi Esperti. Per quanto mi riguarda, infatti, si tratta di concetti diversi.

«Frames» è parola utilizzata ampiamente da Marvin Minsky in La società della mente, un libro del 1985 (trad. it. Adelphi, € 35,00). Minsky sostiene che «ogni cervello, macchina o altra cosa che possegga una mente debba essere composto di cose più piccole, affatto incapaci di pensare». I frames sarebbero questi elementi semplici. I singoli neuroni non pensano, le sinapsi parziali non pensano ma il cervello pensa. Allo stesso modo, Minsky ritiene che i singoli bit non pensino, le particolari scariche elettriche che convogliano i bit non pensino ma l’Intelligenza Artificiale possa pensare. Così molti dei nostri frames concettuali sarebbero insiemi operanti in parallelo di frames di livello inferiore.
Spero che questo significato, molto specifico, sia abbastanza chiaro.


agb
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Katherine
1° Livello


Regione: Italia
Città: Giarre/Catania


84 Messaggi

Inserito il - 29/05/2004 : 21:07:15  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Mi fa molto piacere trovare qui un mio collega...Elgheb...

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Cateno
2° Livello

Città: Regalbuto


169 Messaggi

Inserito il - 30/05/2004 : 19:48:26  Mostra Profilo Invia a Cateno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Buon forum a tutti! Mi scuso per la più sporadica partecipazione ai dibattiti, ma sono impegnato a rastrellare, bruciare frasche, prendere a mazzate blocchi di cemento. È vero! Mi sto spaccando le spalle! In realtà, però, imparo il mestiere, vuoi per la difficoltà di questi tempi per noi futuri filosofi, vuoi per un destino da Candido.

Ad ogni modo, per rispondere a NonnaBarocca, il test di Turing ha senso eccome! Per quello che ne ho letto, non per sfortuna direttamente, mi pare che possa dare, tuttavia, alimento a confusioni. Accordiamoci, in questa sede, su cosa consideriamo intelligente. Se riteniamo intelligente una macchina che dimostri un comportamento non distinguibile da quello di un essere umano, ammettiamo tacitamente che potrebbe essere intelligente anche qualcosa che non abbia coscienza. L’esempio della camera cinese e della partita a scacchi sono molto indicativi: chi compie una vuota manipolazione di simboli e chi “copia” le mosse senza sapere perché inserisce quei simboli o muove quel pezzo difficilmente potrebbe essere definito intelligente (non me ne voglia NonnaBarocca: in realtà copiare le mosse per vincere è una tattica molto intelligente!). Nel caso della camera cinese, il problema è la semanticità del comportamento intelligente; nella partita a scacchi forse la cosa è più complessa. Qui il problema non si gioca sul piano di manipolazione o significato di simboli. Un pezzo degli scacchi non è un simbolo in senso stretto; non ha alcun significato muovere un pezzo rispetto ad un altro. Ma muovere un pezzo rispetto ad un altro ha una finalità; cosciente nel caso di un uomo che gioca, meccanica o probabilistica nel caso di un calcolatore. L’intelligenza causa grosse difficoltà di riconoscimento e definizione perché non è una cosa sola. Non è solo semanticità o solo coscienza o solo agire per uno scopo. Ma è tutte queste cose insieme e forse anche altre che in questo momento non mi sovvengono. Mettiamo un ape: essa costruisce perfetti esagoni regolari ad uso di cellette per il suo alveare; ha uno scopo; a quel che ne sappiamo, però, non ha coscienza e perciò il suo lo chiamiamo istinto. Un altro esempio sempre con gli scacchi: Kasparov (si scrive così?), il campione di scacchi, giocando una partita in cui i pezzi dell’avversario erano mossi a volte da un altro uomo, a volte da un calcolatore, sapeva distinguere chi li muovesse di volta in volta. Magari capiva (ed è straordinario) che le mosse del calcolatore mancavano di finalità cosciente, che erano pura probabilità. Ecco, forse anche la fantasia, l’enorme possibilità di variazione costituisce l’intelligenza. Ammettiamo, in aggiunta, che si realizzi un programma che sia in grado di comporre sonetti, capace cioè di formare frasi di senso compiuto tramite calcoli probabilistici che ad una parola ne facciano seguire un’altra e così via, formando versi corretti, coi giusti accenti, con le rime e il numero dei versi corretti. Il calcolatore senza dubbio potrà elaborare un discreto sonetto. Ma potrà rendere il colore blu dell’erba all’ombra d’un albero come fece Rimbaud? Potrà raccontare la nullità dell’uomo nell’universo come fece Leopardi? Potrà raccontare un odio e amo come fece Catullo? Be’, concorderemo tutti che non potrà mai farlo. Non potrà creare nuovi ossimori, sinestesie o addirittura metafore. Per molte ragioni: soprattutto per la fantasia di cui parlavo prima e poi perché non ha la fonte dell’emozione: il corpo (sul corpo parlerò anche più avanti). Inoltre non bisogna trascurare questo: il fatto cioè che siamo capaci di riconoscere l’intelligenza; aggiungiamo dunque anche che intelligente è solo colui che sa riconoscere l’intelligenza.

Voglio introdurre il concetto di automa finito probabilistico. Putnam pensò bene che la macchina di Turing abbisognava di tre “modifiche” per assomigliare di più al nostro modo di pensare: 1) la macchina di Turing non ha rapporti con il mondo esterno; bisogna dunque dotarla di “oracoli esterni”; 2) la macchina di Turing è capace di compiere singole operazioni mentre la nostra mente è molto più complessa; 3) la macchina di Turing sa sempre cosa fare mentre la nostra mente è caratterizzata dall’incertezza; così si può impostare la macchina di Turing in modo tale che a determinati input risponderà in un certo modo con probabilità 0.1, in un altro con probabilità 0.5, in un ulteriore con probabilità 0.4. Bene, effettivamente un automa finito probabilistico assomiglia molto a noi: complessità, rapporto con l’esterno, incertezza. Sulle probabilità avrei di che dire, poiché diffido sempre da ciò che tenta di ridurre una scelta a statistica, ma qui si considerava il pensiero in termini di computazione e pensare equivaleva a dimostrare. Nel complesso, Putnam sembra aver centrato alcuni obiettivi (tralasciando la discussione sull’identità tra stati fisici e mentali). Il rapporto con l’esterno è per noi possibile solo attraverso il corpo. Dal nostro rapporto con l’esterno derivano complessità ed incertezza. Per questo concordo col prof. Biuso quando dice che le macchine non riusciranno ad essere intelligenti finché non possiederanno un corpo. Ecco allora in che senso ha senso (scusate il giochetto) il test di Turing: può aggiungere alla nostra conoscenza cosa non può essere intelligente. Vi pare poco?

Per concludere, giocare bene a scacchi o comporre un sonetto, dipingere o (frutto di recente esperienza) saper tagliare l’erba in un certo efficace modo, comprendere la Fenomenologia dello spirito o guidare come Schumacher, capire e comprendere chi ci sta attorno o imparare una lingua straniera, impastare cemento dosando bene quantità e tempi o studiare completamente una funzione; se lasciamo da parte pregiudizi e/o considerazioni di evoluzione culturale, tutti questi esempi presuppongono una certa intelligenza. Bene, non so se esista un individuo capace di riuscire a fare tutte queste cose citate, ma nella norma esistono individui che spiccano in qualche settore: Schumacher non credo sappia scrivere sonetti, d’altro canto Hegel non credo sarebbe stato un campione di Formula 1! Dunque esistono vari tipi di intelligenza e non è detto che uno sia migliore di un altro. So che siamo portati a concepire come intelligente solo qualcosa che ha a che fare con il pensiero, ma, giustificando così i precedenti esempi, dobbiamo dire intelligente un uso al meglio di tutto il nostro corpo. Perché limitare l’intelligenza al solo pensiero?

So che questo intervento può dare luogo a fraintendimenti, ma lo spazio è breve ed è difficile approfondire bene tutto.

A presto! Buon forum a tutti. Io torno alle frasche ed al cemento. Un abbraccio affettuoso a tutti.


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Katherine
1° Livello


Regione: Italia
Città: Giarre/Catania


84 Messaggi

Inserito il - 30/05/2004 : 21:04:51  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Cateno se riuscissi a riassumere i tuoi intervetti...era una cosa buona...non sono riusita a legger tutto...forse perchè sono stanca...lo farò nei prossimi giorni...hai detto una cosa molto importante,che fa capire chiaramente perchè una macchina non può essere considerata intelligente ''copiare le mosse per vincere è una tattica molto intelligente'',appunto,adesso forse nel spiegare ciò,sarò molto banale:l'essere umano,a differenza di un computer,è cosciente(non so se è giusto utilizzare questo termine in questo caso)di ciò che egli fa,nel caso di nonna barocca,ad esempio,era cosciente di utilizzare le stesse mosse del computer per vincere,invece,se analizziamo la macchina non ha nessuna percezione di agire,o fare delle mosse per vincere,la macchina agisce seguendo le istruzioni che riceve,non ha comprensione di ciò che egli fa...


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digiu
1° Livello



97 Messaggi

Inserito il - 06/06/2004 : 14:37:04  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di digiu  Invia a digiu un messaggio Yahoo! Invia a digiu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:
Ancora con questo discorso della finalità. Bah!
In realtà, io ho sempre letto esattamente il contrario: che Kasparov, sconfitto da Deep Blue, si ritrovò ad asserire che «chi stava dall’altra parte della scacchiera dava l’impressione di poter elaborare strategie, tranelli, prendere l’iniziativa e contrattaccare» (Mente & Cervello, n° 8, p. 100). E se lo ha ammesso il campione, cosa dovremmo dire noi, ad ogni sconfitta rifilata anche dal più insignificante programmino di scacchi?
Non lasciarti trarre in inganno: in realtà, se il computer è riuscito a simulare così bene il comportamento di un giocatore di scacchi, è proprio perché il gioco degli scacchi non è poi così tanto frutto di genialità creativa, come un tempo si riteneva. Si tratta piuttosto (anche) di questione di memoria, da parte dello scacchista, nell’immagazzinare nel cervello quante più mosse possibili.



Davvero mi ero ripromesso di non intervenire su argomenti cosi' specifici su finalita', intenzione, intelligenza ecc.
pero' Tommy il tuo post ha giocato a calcio col mio cuore! L'hai lacerato: ogni parola era una pugnalata almeno per quel che riguarda la parte sugli scacchi!!
Hai detto, scusami se sono rude, un mucchio di castronerie, ma proprio una piu' grande dell'altra!

in breve:
1. gli scacchi non c'entrano nulla con la memoria. Gravissimo cio' che affermi, cioe' che un calcolatore agisca sulla scorta di un database del tipo che abbia mosse memorizzate all'interno! Nulla di piu' falso: i programmi scacchistici sono dei veri e propri calcolatori nel senso piu' "pieno" del termine. Essi utilizzano un motore e degli algoritmi per valutare una posizione, ma come e' naturale ogni algoritmo perfino il piu' perfetto contiene delle falle specie se applicato in un ambito cosi' immenso come quello delle posizioni e delle mosse sulla scacchiera. Di fatto i calcolatori hanno una forza tattica molto superiore agli umani, ma e' una forza di puro calcolo ossia del saper andare in profondita', del "vedere" la combinazione proiettata fino a 30 semimosse oltre. Cosa che un umano riesce a fare soltanto a determinate condizioni e non certo mossa per mossa durante tutta una partita.

2. un buon giocatore di scacchi deve possedere buone doti di calcolo, ma il calcolo negli scacchi riveste diciamo un 40% della forza di gioco; il restante 60% e' fatto di conoscenze/intuizioni strategiche, conoscenze tecniche (finali, aperture, varianti), psicologia. Cio' spiega perche' i calcolatori sebbene siano fortissimi nel calcolo stanno ancora 100 punti sotto l'attuale rating elo fide di Kaspàrov.

3. la sfida tra Deep Blue e Kaspàrov e' stata fonte di ampie discussioni e la stessa IBM non ha mai risposto/chiarito alle richieste di Kaspàrov di rendere pubblici gli algoritmi di calcolo utilizzati dal computer. Con cio' non voglio lasciar intendere che effettivamente abbiano giocato dei Grandi Maestri in consultazione, questo non posso saperlo, pero' non sarebbe un'idea totalmente avulsa dalla realta' visto che si tratta comunque di grandi interessi economici.

4. i programmi scacchistici, dall'attuale campione del mondo (Shredder 8) fino ai piu' commerciali (Fritz, Junior, Hiarcs ecc.), sono dotati di grande forza di gioco (tattica) ma sono fondamentalmente stupidi. Quando parlo di "fondamentalmente stupidi" intendo che sovente si riscontrano gravissime lacune nel loro trattamento dei finali, anche i piu' elementari e spesso anche nelle aperture, nelle posizioni chiuse e in altre particolari situazioni. Non solo: un qualsiasi GM nelle sue partite sacrifica materiale per concetti "astratti" (mica tanto) come l'iniziativa, un compenso strategico ecc. cio' attualmente non succede ad un calcolatore. Il calcolatore NON sacrifica MAI, lui vede combinazioni ossia puo' dare del materiale se "vede" (sinonimo di "ha calcolato") che lo riottiene con gli interessi x mosse dopo.
Come tutti i giocatori da torneo io stesso mi avvalgo dei programmi di gioco per le analisi delle partite, ma in molti casi so di doverle prendere con le molle. Ad esempio proprio due mesi fa, all'ultimo turno di un torneo a Milano, mi capito' di giungere in una posizione di patta teorica (per chi non lo sapesse si dice "patta teorica" quella posizione di un finale scacchistico in cui a gioco corretto -quindi escludendo sbagli- nessuno dei due puo' vincere). Era una patta evidente in cui ero riuscito ad entrare avendo gia' un pedone in meno e avendone dovuto sacrificare un altro per ottenerla: insomma come bilancio materiale avevo due pedoni in meno; naturalmente la partita fini' patta. Alla sera, accendendo il calcolatore per abbozzare qualche analisi... scopro che il programma non vede proprio che e' patta e continua a dare vittoria al mio avversario basandosi sulla valutazione del materiale (-2 pedoni); incuriosito, ho proprio voluto vedere come avrebbe continuato l'amico al silicio ed e' inutile dire che pur affermando che fosse vinta non sapeva indicare il modo. E bada che non un Maestro (io sono quasi Candidato Maestro), ma qualsiasi giocatore di categoria nazionale, A COLPO D'OCCHIO avrebbe capito cio' che la macchina non riuscirebbe a rilevare nemmeno dopo 20 giorni di calcolo ininterrotti!!
Scusa se mi sono dilungato nell'esempio, ma era proprio per far capire di fatto cio' che intende Kaspàrov quando ritiene le macchine ancora troppo "stupide" per competere con un professionista. La macchina ha una buona forza di gioco, ma davvero di scacchi non capisce nulla!

quote:
Prova a leggere un manuale di scacchi qualsiasi (purché odierno), e capirai come ben poco, oggi, è lasciato a quella che tu chiami “fantasia”. Vi troverai liste e liste, sequenze di mosse, aperture e via dicendo.


Ogni trimestre due riviste specializzate pubblicano le cosiddette novita' in apertura; non si tratta d'altro che di un GM che abbia trovato e divulghi la tal mossa nuova in un impianto noto. Cio' non e' forse frutto di fantasia? E' come una scoperta scientifica, nel senso che ci vuole creativita' per trovare una certa mossa in un impianto che magari si gioca da 50 anni in un certo modo! Perche' io, che sono un misero spingilegno, mi attengo a cio' che la "teoria" del gioco prescrive mentre un altro arriva a partorire una idea nuova? Risposta: lui e' uno scacchista (ossia ha creativita'), io sono uno che muove i pezzi.

quote:
Del resto, nelle partite tra i Maestri, il vero gioco comincia alla fine, allorché i pezzi sulla scacchiera sono diventati veramente pochi (a dispetto di chi penserebbe: più pezzi sulla scacchiera, più combinazioni possibili, più libertà e fantasia nel gioco!).


Ma no! Tra due Grandi Maestri il gioco comincia alla mossa 2 e spesso al finale non si arriva neanche. Il vero gioco degli scacchi (almeno nelle categorie magistrali) e' fatto di sottili vantaggi strategici (bada non materiali) conseguiti durante tutto l'arco della partita. Tanto che raramente si gioca un finale, proprio perche' due Maestri hanno una tale conoscenza dei finali da sapere subito guardando la posizione chi dei due ha vinto oppure se sia patta e...non sperano minimamente che l'avversario sbagli, si astengono del tutto da "andare a controllare" e quindi giocarlo.
Inoltre la creativita' in un finale conta forse piu' che in apertura (quindi con piu' pezzi in gioco).

quote:
Ebbene si: gli scacchi – e non me ne vogliano i Grandi Maestri! – sono un gioco estremamente matematico, combinatorio (Tommy, ma così dicendo stai mandando le emozioni del gioco degli scacchi a puttane…). Ma non credo che alcuno scacchista si offenderà di ciò, se è vero, come è vero, che le funzioni cognitive discendono da una pregevole e ancor florida tradizione, che tende a privilegiare una mente razionale e lucida: matematica, appunto. Simulabile da un calcolatore, appunto.


grrrr......... mastico fiele!
Gli scacchi giocati sono prima di tutto emozione... ma come ogni cosa: a chi non ci sia passato in prima persona (in questo caso non abbia giocato un torneo)... e' un concetto difficilissimo da esplicare semplicemente a parole! Pero' sappi che il fattore psicologico e' a dir poco determinante quando hai di fronte per oltre 5 ore un avversario, con il quale non scambi una parola, ma cerchi di coglierne la psicologia e le intenzioni...


Per concludere credo che l'intuizione giusta sia proprio di Cateno che scrisse a proposito di un calcolatore scacchistico che esso potra' fare anche una mossa giusta ma non ne comprendera' mai la finalita'.
A tal proposito, per i cultori di questo nobil giuoco rinvio alla terza partita del match tra Kaspàrov e Fritz X3d giocata nel dicembre 2003, penso che tagli la testa al toro piu' di mille parole... cosi' K. commento' la sua vittoria: "Penso si possa vedere quanto i computer abbiano ancora da imparare da noi. Ci sono tante e tante posizioni sulla scacchiera che i computer semplicemente non capiscono. Tutto sta alla nostra tecnica di riuscire a creare queste posizioni in cui la macchina e' totalmente perduta".

Per tutti noi e' stata una partita memorabile, l'alone mitico della macchina e' finito in poltiglia:

Kasparov vs FRITZX3D
1.Cf3 Cf6 2.c4 e6 3.Cc3 d5 4.d4 c6 5.e3 a6 6.c5 Cbd7 7.b4 a5? 8.b5 e5 9.Da4! Dc7 10.Aa3! e4 11.Cd2 Ae7 12.b6 Dd8 13.h3 0-0 14.Cb3 Ad6? 15.Tb1 Ae7 16.Cxa5 Cb8 17.Ab4 Dd7 18.Tb2 De6 19.Dd1 Cfd7 20.a3 Dh6 21.Cb3 Ah4 22.Dd2 Cf6 23.Rd1 Ae6 24.Rc1 Td8 25.Tc2 Cbd7 26.Rb2 Cf8 27.a4 Cg6 28.a5 Ce7 29.a6! bxa6 30.Ca5 Tdb8 31.g3 Ag5 32.Ag2 Dg6 33.Ra1 Rh8 34.Ca2 Ad7 35.Ac3 Ce8 36.Cb4 Rg8 37.Tb1 Ac8 38.Ta2 Ah6 39.Af1 De6 40.Dd1 Cf6 41.Da4 Ab7 42.Cxb7 Txb7 43.Cxa6 Dd7 44.Dc2 Rh8 45.Tb3
(1-0)


ciao,
g.

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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 06/06/2004 : 15:28:41  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

Davvero mi ero ripromesso di non intervenire su argomenti cosi' specifici su finalita', intenzione, intelligenza ecc.
pero' Tommy il tuo post ha giocato a calcio col mio cuore! L'hai lacerato: ogni parola era una pugnalata almeno per quel che riguarda la parte sugli scacchi!!

(...)

Per concludere credo che l'intuizione giusta sia proprio di Cateno che scrisse a proposito di un calcolatore scacchistico che esso potra' fare anche una mossa giusta ma non ne comprendera' mai la finalita'.
A tal proposito, per i cultori di questo nobil giuoco rinvio alla terza partita del match tra Kaspàrov e Fritz X3d giocata nel dicembre 2003, penso che tagli la testa al toro piu' di mille parole... cosi' K. commento' la sua vittoria: "Penso si possa vedere quanto i computer abbiano ancora da imparare da noi. Ci sono tante e tante posizioni sulla scacchiera che i computer semplicemente non capiscono. Tutto sta alla nostra tecnica di riuscire a creare queste posizioni in cui la macchina e' totalmente perduta".




U sapiva che digiu avrebbe reagito da par suo quando si fosse toccato il gioco (?) degli scacchi. E devo dirmi totalmente d’accordo col quasi Candidato Maestro a proposito delle differenze strategiche e psicologiche fra un umano e un software. E azzardo l’ipotesi che l’incapacità della macchina di capire davvero che cosa stia succedendo quando un umano inventa una mossa non prevista, è un’incapacità che nasce anche dalla mancanza non di un corpo fisico e basta (è vero, Tommy, che i robot un corpo in questo senso ce l’hanno) ma di un corpo immerso nella stratificazione temporale che è l'esistere e non, semplicemente, lo stare in un punto dello spazio.

L’appassionante discussione che state conducendo mi conferma nella tesi che non saranno le macchine a diventare intelligenti ma noi ad assumere la potenza di calcolo dei computer. Vi ringrazio davvero. Sono orgoglioso di questo forum e di chi vi scrive (ma adesso non mettetevi a piangere… )


agb
...le isole lontane, macchie verdi e il mare, i canti delle genti nuove all'imbrunire... (Battisti-Mogol)
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 06/06/2004 : 20:34:12  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

A questo punto, mi chiedo quali debbano essere le caratteristiche che facciano di un corpo spazialmente presente un corpo anche temporalmente presente. La consunzione corporea? la biologia? la struttura della materia? il tempo scandito da un sostituto del cuore? un misterioso senso del tempo?
Capisco che di risposte certe adesso non ne abbiamo ancora – difatti ci muoviamo nel campo della pura ipotesi – ma qualche intuizione c’è già? (che non rientri nel discorso ibridazione, ovviamente!). O ricadremo nel riaffermare la profonda particolarità (e magari insostituibilità) del corpo umano, fosse anche solo per il suo essere “tempo incarnato”?



Bravo. Tutte queste cose insieme e…molto altro. Gli umani sono immersi nella temporalità in forme del tutto peculiari, le forme della possibilità, della finitudine, della cura. Quest’ultima è descritta con particolare efficacia in una delle favole di Igino, la n. 220. La Cura, la continua tensione dell’essere e del fare da cui siamo dominati, è uno dei modi peculiari dell’uomo il cui vivere è sempre un abitare lo spazio e il tempo, l’hic et nunc. La Cura è proprio il tendere costante al mondo mentre si è parte costitutiva di esso. Non la semplice intenzionalità gnoseologica ma quell’essere protesi verso qualcosa che attimo dopo attimo forma le vite umane.

L’essere umano è quindi costituito da possibilità sempre aperte verso il futuro. È questa apertura alle «nuove aurore che ancora devono risplendere» -secondo la formula dei Rigveda- che ci costituisce come enti intrisi di mondo e quindi di tempo. L’esserci umano pulsa i propri giorni in un duplice movimento. Da un lato è possibilità sempre incombente del non essere più, dall’altro l’uomo «ha di per sé in base alla sua propria natura, in ciò che esso è, una luce; è in se stesso determinato da una luce» (Heidegger, Prolegomeni alla storia del concetto di tempo, [1925], Il Melangolo 1999, § 31) e parte essenziale di tale luce è proprio il tempo che ci scorre fra le mani, nella profonda corporeità che ci costituisce, nella temporalità che non ci limitiamo ad avere ma che –profondamente- siamo.

Dire uomo e dire tempo è, quindi, pronunciare l’identico. Se la coscienza è rivolta al mondo in una serie innumerevole di atti intenzionali di comprensione, di interpretazione, di azione, essa non può in ogni caso trascendere se stessa e la propria finitudine. Tale finitudine è ciò che chiamiamo tempo e la domanda metafisica sull’essere piuttosto che il nulla diventa la domanda sul tempo piuttosto che il nulla. Il tempo-mente e il tempo-movimento del cosmo di Aristotele si coniugano per il fatto che il mondo non è nel tempo, ma è il continuo generarsi di esso. Se gli enti, viventi e non, hanno tempo è perché il mondo da cui germinano è tempo.
Il tempo che l’essere umano ha e insieme è possiede anche un altro nome: è la memoria. Se il tempo è la costituzione intima e ultima del soggetto umano, questo significa concretamente che la struttura di tale soggetto è caratterizzata: 1) dal movimento; 2) da un orizzonte di attesa; 3) dalla finitudine; 4) dalla memoria.

La memoria si stratifica nel corpo, nelle sue sensazioni, umiliazioni, difficoltà, piaceri, estasi. La memoria intesse la mente sino a costituirla come forza, identità, facoltà di azione, presa sul mondo e dominio della sua complessità. Anche e proprio perché la mente è memoria, capire la mente diventa davvero possibile solo se si comprende il suo legame strettissimo con il tempo. In tal modo l’interrogativo su che cosa sia il tempo si trasforma in quello su chi sia il tempo.

Ma su questo tema non scriverò più un parola…se dico tutto adesso, chi mai frequenterà il corso di fdm del prossimo anno?

agb
...le isole lontane, macchie verdi e il mare, i canti delle genti nuove all'imbrunire... (Battisti-Mogol)
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Katherine
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Inserito il - 06/06/2004 : 22:10:24  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
[quote]

Notasi bene 2: in questo thread erano presenti altri post degni di considerazione. Avrò tempo anche per loro?

Certo che avrai tempo..(ok...aspetto con impazienza un tuo commento PUNGENTE..e di sicuro non sono l'unica...)...adesso devo andare...non ho il tempo per legger tutto...ma come vedo...digiu..ha già pensato a criticarti...chissà se quando troverò un pò di tempo...

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digiu
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Inserito il - 07/06/2004 : 15:57:34  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di digiu  Invia a digiu un messaggio Yahoo! Invia a digiu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:
Ma come non c’entrano nulla con la memoria?
Per gli umani: vi sono tutte quelle serie di aperture mosse etc., che si “immagazzinano” nel proprio repertorio – l’hai affermato pure tu. La memoria conta?
Per le macchine (soprattutto): uno dei modi di agire dei software è quello di pescare, tra le mosse immagazzinate nel silicio, le mosse che, dato un calcolo (e qui appare il computare) probabilistico, appaiono come le più fruttifere. Benché non sia un ingegnere informatico né conosca nello specifico l’architettura di un programma per scacchi se non per “sentito dire” (ma credo che pure qui tu ne sappia qualcosa in più di me!), immaginavo che il modo di agire coinvolgesse (anche) dei database da cui pescare le mosse migliori. Se poi questa architettura basata su database non sia l’unica utilizzata, come da me ipotizzato, o sia solo una parte (suppongo considerevole) dell’intero software, non saprei dirti. Avresti tu delucidazioni a proposito?


Allora: la memoria negli scacchi.
Per gli umani mandare a memoria intere sequenze di mosse e' un approccio che serve per cominciare a giocare, ma che non porta lontano. Avevo cominciato con un paragone ma per sfoltire il testo lo riporto in calce*. In ambito scacchistico la memoria serve, ma in quantita' praticamente irrisoria rispetto alle altre qualita' che avevo menzionato nel mio intervento precedente. Anche qui le ragioni sono evidenti: se imparassi a memoria intere sequenze di mosse senza capirne lo scopo colerei presto a picco, perche' dinanzi ad un avversario che non conosca la teoria delle aperture o dinanzi ad un altro che ne conosca molta piu' di me mi troverei di fronte a mosse che non sono contemplate nei manuali, ossia entrambi (sia il piu' forte che il piu' scarso del mondo) mi giocherebbero mosse "inferiori", non le migliori, e in tali circostanze se io conoscessi solo la teoria delle aperture senza i principi strategici che vi stanno dietro non sarei in grado di "punire" o di trarre vantaggio dai loro errori.
Diciamo che una buona memoria servirebbe soltanto ad un GM e la ragione e' presto detta: egli dovendo affrontare altra gente sua pari, che capisce il gioco in maniera perfetta (o quasi), DEVE necessariamente conoscere a menadito anche la fase d'apertura, perche' se giocasse mosse inferiori sarebbe spacciato.
In sintesi l'utilizzo della memoria e' minimo e va sempre accompagnato alla conoscenza delle posizioni e della strategia; delle due, meglio non sapere nessuna apertura a memoria ma conoscere la strategia, perche' in tal caso eseguiremmo comunque mosse buone uscendo magari in lieve svantaggio da un'apertura, ma certamente porteremmo a casa la partita nel mediogioco o nel finale in virtu' della nostra migliore comprensione della dinamica del gioco.

Per quanto concerne la macchina lo ribadisco: essa usa un motore e degli algoritmi per valutare le singole posizioni e le possibili continuazioni. Avendo tu letto articoli sul tema sarai certamente al corrente che una macchina puo' analizzare anche 3 milioni di semimosse al secondo cio' significa che essa MAI attinge da un database (cosa che e' invece assolutamente necessaria per i giocatori da torneo i quali devono fare uso intensivo dei database scacchistici, consultare milioni di partite per avere un colpo d'occhio su un'apertura e sulle eventuali trappole, rintracciare le partite dei nostri avversari di turno per capire cosa giocano e come sorprenderli ecc.). Tutt'al piu' essa puo' ricavare le prime mosse dal cosiddetto "libro di apertura" sempre che i programmatori glielo abbiano implementato, ma giusto le prime perche' le macchine giocano secondo una teoria pratica delle aperture (questo argomento entra troppo tecnicamente nel gioco) che differisce parecchio dalla nostra.


quote:
In fondo, non è poi un ambito così immenso – almeno nell’ottica di un buon calcolatore – se è vero che le caselle sono 64, i pezzi 32 e le mosse limitate da regole ben precise!


"Martin non stai pensando in maniera quadridimensionale!"
a parte gli scherzi, credo sia un ambito ancora immenso. Per darti solo una dimensione di cotanta grandezza ti dico che le tablebases** (spero tu sappia a cosa mi riferisco) al momento arrivano a 5 pezzi inclusi i Re! Cio' dovrebbe aprtirti gli occhi sulla quasi infinitudine a cui vanno incontro le macchine quando vogliano sondare con la loro potenza il mondo degli scacchi.


quote:
A parte l’aspetto psicologico, appannaggio ancora soltanto di una vera e propria mente, suppongo che anche queste componenti che tu citi possano in qualche modo venire implementate in un calcolatore. Mica il silicio non riesce a trattenere in sé, sotto forma di informazioni – e dunque memorie – delle conoscenze di qualsivoglia genere!


E' impossibile o quasi. L'algoritmo usato dai calcolatori tiene gia' conto di parte delle conoscenze strategiche ma il problema degli scacchi e' che se tu partissi da quell'infinitudine a cui ho accennato a proposito delle tablebases capiresti ben presto che riuscire a realizzare un algoritmo che tenga conto di verita' e principi di cui nemmeno l'uomo ha ancora perfetta padronanza e conoscenza data la vastita' e complessita' del gioco e' ancora piu' assurdo. Esistono e' vero dei capisaldi del gioco, come ad esempio quelli enunciati ne Il mio sistema di Nimzowitsch, testo con cui Bòtvinnik soleva andare a coricarsi... ma questi stessi principi sono messi tuttoggi in discussione da molti GM che nel loro gioco li calpestano talvolta deliberatamente (basti citare il gioco di Morozevich, Shirov e spesso dello stesso Kàsparov), ciononostante riportando altisonante vittorie.

quote:
forse è proprio qui che la macchina resta fregata: la sua (relativa) incapacità di sbagliare*).


Se intendi "sbagliare", come specificato nella postilla, cioè essere schiava di una ferrea logica allora la risposta e' senza dubbio si'. Come detto: nessuna logica tantomeno ferrea e' capace, almeno fino ad oggi, di descrivere e riassumere i processi e le leggi che governano gli scacchi. D'altra parte si tratta di un gioco plurisecolare: i primi teorici del gioco di cui abbiamo notizia sono proprio italiani e risalgono alla meta' del 1500 e a tutt'oggi dopo oltre 5 secoli nessuno e' stato capace di scoprire una verita' unica sul gioco, una verita' magari in grado di farlo morire perche' oramai prevedibile, scontato, noioso.


quote:
Alla fine, però, non si è capito se Kasparov ha intuito o no chi vi fosse al di là della macchina. Centinaia di impressioni, centinaia di pareri… ma continua a sfuggirci il pensiero definitivo del maestro!


quello che ho citato (Grandi Maestri in consultazione) era appunto il "pensiero definitivo" dell'orso di Baku
Come gia' scritto l'IBM si e' sempre rifiutata di fornire i documenti che potessero dimostrare il contrario.



quote:
…eppure lo ha battuto, pur senza capire nulla di scacchi (mica ho mai affermato il contrario!). Non è illuminante? non è allucinante? non è abbacinante?



E' diverso: una vittoria negli scacchi puo' maturare in molti modi differenti. Per esempio se K., cosa che non gli succede quasi mai, lascia un pezzo sotto (alias "in presa") anch'egli perde. Ma quello e' un errore umano, cioe' che capita all'umano e non alla macchina. Come dire una distrazione, un attimo di poca lucidita' che e' cosa ben diversa da quando al computer capiti di congegnare un piano e vincere sul piano strategico una partita. Cosi' e' successo nella sfida di cui ho scritto, K. ha commesso un errore di calcolo e ha perduto un pedone e partita.
Ed e' per lo stesso motivo che ho riportato la vittoria di K. nel terzo match dello scorso dicembre 2003: se solo trovassi i 5 minuti per riprodurla su scacchiera ti renderesti conto di come una macchina sia stupida, ossia incapace in certe posizioni di formulare piani coerenti, magari sbagliati ma coerenti.
Praticamente la macchina arrivata ad una data mossa ha cominciato a prendere i Cavalli e muoverli avanti e indietro senza scopo, ripetendo le mosse, poi cosi' con la Donna e con gli Alfieri... senza nemmeno afferrare che stesse andando incontro ad una debacle di proporzioni titaniche (furono i programmatori a staccare la spina alla 43esima, una mossa prima della disfatta, mentre ancora la macchina valutava la posizione come lieve svantaggio!)


quote:
Un’altra bacchettata al mio status di semplice estimatore degli scacchi. Non ho mai giocato tornei e, quel che è peggio,


No nessuna bacchettata, purtroppo siamo abituati a luoghi comuni ben peggiori. E' uno sport che almeno in Italia risulta troppo di nicchia e per cio' bersaglio dei pregiudizi piu' disparati.
Solo intendevo dire che gli scacchi rientrano negli sport della mente e se per assurdo considerassimo la mente un muscolo, capiremmo quanti sono i condizionamenti psicologici che intervengono nella nostra mente durante 5 ore e quanto essi influiscano sulla resa di questo muscolo che e' appunto fondamentale in tale sport. In torneo cio' e' amplificato: quando sei al tavolo 1 all'ultimo turno, venti persone intorno che guardano, stai giocando per un premio in denaro che ti ripagherebbe delle spese alberghiere, per un trofeo o per un passaggio di categoria, magari in zeitnot furioso e magari contro un avversario sulla carta di molto piu' forte... e' inevitabile che tutto cio' potrebbe portarti a non vedere le mosse migliori...o perfino le piu' semplici!
E non e' come negli altri sport, dove la mente conta, ma conta anche l'allenamento perche' in fondo -pur emozionato che tu sia- ti metti ai blocchi di partenza e fai la tua gara; negli scacchi la tua gara la puoi fare solo a mente lucida viceversa rimani fermo ai blocchi (perdi tempo, non calcoli, non ti concentri ecc.)


quote:
Sono d’accordo che questo gioco è emozione, ma allora non capisco una cosetta: perché lo si è sbandierato per lustri interi come emblema di estrema intelligenza?


Beh io ho detto che le emozioni sono determinanti sulla resa nei tornei e nelle gare e che la psicologia e' fondamentale per condurre bene una partita. Tuttavia la dedizione al gioco e' frutto non certo di intelligenza che e' una "parolina" astratta e insignificante, ma certamente di razionalita'. Per dedicarsi a questo gioco occorre una predisposizione al pensiero razionale, guardare una posizione individuarne il problema e ragionare su quello e solo su quello; oppure la cosiddetta "analisi ad albero" che e' la pietra angolare del calcolo negli scacchi ed e' un processo che presuppone grande razionalita', pena il totale collasso del nostro castello di carte.


quote:
…e come definire il calcolatore, a questo punto? ;-P


se dovessi definire un calcolatore lo definirei appunto come una calcolatrice. Ossia uno strumento al servizio dell'uomo, incapace di creare ma utilissimo se non talvolta indispensabile (negli scacchi un po' meno) per molte attivita' collaterali all'ambito di cui si tratta.

quote:
Ok, sono perfettamente d’accordo – ho sempre concordato, in qualche modo, con l’esperimento mentale della “stanza cinese” di Searle. Però tu stesso affermavi che un calcolatore riesce a vedere fino a trenta mosse avanti, e roba del genere. Possiamo considerare ciò come un concetto traslato di finalità? chiamiamola pure finalità non compresa (come se l’uomo ne capisse qualcosa, di finalità!), ma l’effetto (output) è simile, mannaggia! Nella loro assoluta mancanza di comprensione, i computer hanno pure cominciato a giocare ottimamente a scacchi!


Non so, per quanto ho capito io del concetto di finalita' cosciente direi che i calcolatori non sono ancora intelligenti.
Mi spiego: qual e' la finalita' di una partita a scacchi? Diciamo vincere...mi sembra la risposta piu' plausibile. Ebbene i calcolatori attualmente ignorano questo semplice fine ossia non sempre lo capiscono, il che equivale a dire che non lo capiscano mai.
Mettiamo che un calcolatore abbia uno o due pedoni di vantaggio in una partita e facciamolo giocare contro Kàsparov... sai quante volte su 100 capitera' che il calcolatore pur essendo in vantaggio cosiddetto vincente entri in una posizione nella quale preferisce ripetere tre volte la stessa mossa decretando per regolamento la patta, anziche' proseguire con una mossa inferiore ma grazie alla quale potrebbe comunque far valere il suo vantaggio e portare a casa il risultato?! Bene, ti dico che e' provato che queste possibilita' siano superiori a 51.

Purtroppo la macchina non e' cosciente che si gioca per vincere e se la sua prima linea di gioco (ossia la mossa migliore che ha trovato) e' una, essa la gioca; se l'altro torna indietro ed essa stabilisce che sia preferibile tornare indietro col pezzo appena mosso lo fara'... se il procedimento si ripetesse per tre volte essa pur essendo in grande vantaggio si farebbe strappare una patta.
Non so se ho risposto alla tua domanda, ma credo che anche questo rientri nella finalita' cosciente; o no?


quote:
Da un lato, dà molto l’idea che la sfida principale sia diventata del tipo uomo-macchina, a voler riaffermare la profonda supremazia dell’umano.


E' cosi'. Per quelle partite K. riceve borse superiori al milione di dollari e si presta a giocare contro un computer ponendo come posta il suo prestigio personale.
Sono attivita' lucrative, cosi' come l'immagine (sia della casa produttrice del software che del campione in carne ed ossa) e' anch'essa costituita da money.


quote:
Per finire, una domanda personale: tu, digiu, sei solito usare software per scacchi, giusto? Bene: riesci a batterli sempre? Cosa


ovviamente sono selezionabili i livelli di gioco. Tirato alla massima potenza circa 2700 e rotti per Fritz 8 ovviamente non ci riesco e non ci gioco neanche. Se ogni tanto ci patta K. come faccio a vincerci io?

Nei casi in cui perdo non provo nessun senso di disputa in quanto, ripeto, i programmi hanno una forza di calcolo superiore all'umano e attualmente i computer dispongono di una forza strategica pari se non di poco superiore alla mia. Pertanto mi e' impossibile riportare qualsiasi vittoria.
Inoltre ammetto di non usarli mai per giocare. Anzi mai mai mai. Gioco ore e ore su internet contro altri umani, ahime'.

Per quanto riguarda il concetto di "inventiva" o "fantasia" a cui fai ancora riferimento ribadisco che nel caso del software non si puo' parlare di fantasia. Forse non mi sono espresso chiaramente nel mio precedente post ma davvero un software proprio perche' non e' collocato entro uno spazio fisico del nostro mondo (se non il case..la scatoletta) e non muove i pezzi di una scacchiera in legno dinanzi a noi...non puo' essere considerato dotato di fantasia. Sembrera' azzardata questa affermazione ma in realta' nasconde una semplice verita' che nessuno scacchista ignora: andando alla radice, qual e' la difficolta' di calcolo che incontra l'umano durante una partita di scacchi? Ci abbiamo mai pensato?
La difficolta' che incontra l'umano ad andare in profondita' nell'analisi e' quella di fare tabula rasa nel suo cervello per ogni singola mossa in cui scende in profondita' e riprodurre chiara e cristallina l'immagine di una scacchiera nella posizione in cui sta analizzando +1, +2, +3 pezzi mossi a seconda di quanto stia scendendo in profondita'; ripetendo questo processo all'infinito.
In una parola la difficolta' per l'umano nell'analisi in profondita' e' quella di non poter muovere i pezzi sulla scacchiera (cosa che in sede di studio o di analisi, nel dopo partita puoi fare...)
Ora il problema diventa terribilmente chiaro: come fa un pc a vedere una combinazione che si trova diciamo a dieci mosse dalla posizione corrente sulla scacchiera? E' semplice... lui non ha vincolo di non muovere i pezzi, lui contiene in se' una scacchiera e' in se' una scacchiera, la muove a suo piacimento e' ovvio...
Allora e' molto piu' facile, lui non deve vedere nulla oltre cio' che e' nel presente, lui si porta gia' nella condizione in cui il "tra 10 mosse" sia per lui visibile e chiaro quanto lo sia per noi l' "adesso". Non mi pare che ci voglia fantasia o che la macchina produca qualcosa che sia anche lontanamente riconducibile alla fantasia allorche' scovi una combinazione.
E' un dettaglio trascurabile?


A presto,
g.


*Il paragone e' semplicissimo: alle scuole elementari non si fa altro (almeno quando le feci io nella capitale) che imparare a memoria filastrocche e penso le ragioni siano evidenti: i bambini non possiedono ancora una conoscenza della lingua e del lessico e pertanto serve cominciare incamerando porzioni di testo. Cio' e' la base, il primo approccio e in virtu' di questa base un giorno (quando arriverai all'analisi logica e del periodo) comincerai a capire come si "costruisce" la lingua e le parti funzionali di un discorso.
Ora, tu che studi filosofia, se mandassi a memoria i testi senza capirli, ad un esame saresti in grado di rispondere a qualsiasi domanda? Forse giusto a quelle di una definizione per il resto sarebbe scena muta perche' di cio' che hai letto non hai capito alcunche' e basterebbe una minima differenza nelle parole della domanda a non farti riuscire a rintracciare piu' la parte del testo (che pure tu custodisci al completo nella memoria) a cui tale domanda era riferita.


** le tablebases sono la verita' assoluta. Ossia il tentativo di rendere attraverso le macchine, i calcolatori, i computer una posizione sulla scacchiera una situazione finita in cui tutte le mosse siano gia' state analizzate e in cui si conosca perfettamente la sequenza esatta per vincere/pattare/perdere. Attualmente questa tecnologia e' in grado di svolgere tale procedimento solo fino a 5 pezzi sulla scacchiera compresi i Re. Un po' pochino, ma gia' qualcosa. Il che vuol dire che essa e' in grado di sentenziare come un oracolo la verita' su qualsiasi posizione entro questo limite e pertanto su tutti quei finali tipo due pedoni contro uno, torre e pedone contro torre, cavallo e pedone contro cavallo ecc ecc.
E' gia' un inizio, tra un millennio gli scacchi non esisteranno piu'... ma mi domando tra un millennio cos'altro di cio' che conosciamo oggi sara' sopravvissuto?

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digiu
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Inserito il - 07/06/2004 : 16:12:41  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di digiu  Invia a digiu un messaggio Yahoo! Invia a digiu un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Perdonate il messaggio fiume...

rileggendo oltretutto ho scoperto che nella fretta del digitare ho usato il pronome "lui" riferendomi al computer...

grazie della clemenza alla prossima

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Katherine
1° Livello


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Inserito il - 07/06/2004 : 22:08:06  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Katherine Invia a Katherine un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ciao Tommy...
quote:
effettivamente un automa finito probabilistico assomiglia molto a noi

mmm… beh, forse, per alcuni casi… (ma, ti prego, non includermi in quel “noi”! ;-P)


eccomi qua..infatti non sei un automa,visto che pure tu sbagli come tutti gli esseri umani,un errore cosciente in questo caso..



quote:
le macchine non riusciranno ad essere intelligenti finché non possiederanno un corpo

mmm… però i robot un corpo ce l’hanno, e già da un bel po’ di tempo…
No, non può essere solo questione della mancanza di un corpo…



Questo l'ho notato ieri,ma non avevo il tempo per risponderti,ho visto che già l'ha fatto il prof...
Ora dimmi...quello seduto in una comoda poltrona(con popcorn e cocacola in mano)e a vedere qualche films di fantascienza sarai tu!Come puoi dire che gli automi hanno un corpo?L'avrai visto in qualche film!O come puoi definire corpo un insieme di ingranaggi,valvole(oggi così sono,tranne che tu conosci qualche nuova invenzione) incapaci di relazionarsi con il mondo esterno?
(a parte,riflettendo bene avevo un amico così..sì..infatti..che pure mi diceva''io non sbaglio,sei proprio tu quella che sbaglia''i computer non possono sbagliare..e poi era incosciente di quello che faceva e diceva,quando non era capace di dare una risposta adeguata rispondeva sempre allo stesso modo..ora mi chiedo..mi trovavo di fronte una intelligenza artificiale,oppure,per costruire delle macchine simili all'essere umano,i ricercatori del'I.A. hanno preso in esame questo mio carissimo amico[al ''carissimo amico''volevo metter un'altra parola]e quindi alla fin fine sono riusciti a costruire una macchina simile all'esser umano(prendendo in esame il soggetto sbagliato)..Mah!?Però ha superato il test di Touring,no!?Non ho mai capito,e non capirò mai!!!)
Non rileggo le cretinate che avrò detto..così intervieni con i tuoi carinissimi commentini...

A presto Tommyno...(faceva rima)

''Gli uomini sono diventati strumenti dei loro strumenti'' Henry David Thoreau


Noi cominciamo a filosofare per orgoglio e fummo portati così a perdere la nostra innocenza;abbiamo scoperto la nostra nudità e d'allora noi filosofiamo per il bisogno della nostra salvezza.(Fichte a Jacobi)
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Cateno
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Città: Regalbuto


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Inserito il - 08/06/2004 : 10:33:55  Mostra Profilo Invia a Cateno un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Carusi, che bella discussione! Non vi ho abbandonati, ho solo un mucchio di cose da fare. Quanto prima vedrò di rispondere.

Caro Tommy, i tuoi interventi mi piacciono sempre; mi divertono e sono estremamente e stimolantemente critici. A presto!

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