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giofilo
2° Livello
 
 Regione: Jamaica
Città: Catania
176 Messaggi |
Inserito il - 06/12/2006 : 23:56:46
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Sto per finire il mio breve tirocinio (30 ore) al Liceo Classico Statale Mario Cutelli di Catania, con la fortuna che è proprio la mia scuola di provenienza e che la mia docente di riferimento (chiamasi tecnicamente “tutor aziendale”, ma io non ci sto!) è proprio la mia ex-docente di Storia e Filosofia. E' un'esperienza entusiasmante, formativa e filosofica nel vero senso della parola.
E' entusiasmante perché ti rimette a contatto con un mondo che, per quanto siano passati solo pochi anni, pensavi di aver lasciato per sempre. A seconda delle esperienze personali, uscire dalle superiori può essere una liberazione o un vero e proprio trauma, ma resta il dato di fatto che è quella l'età in cui si forma la maggior parte della propria coscienza culturale e politica, e ciò fa delle scuole superiori e dei docenti che vi insegnano dei veri e propri “punti cardine” (nel bene e nel male) della formazione di una persona. E' formativa perché sto imparando molte più cose stando seduto ad ascoltare e guardare la lezione che in due anni di Università. Non mi riferisco, ovviamente, alle nozioni di Storia e Filosofia (anche se ripasso insieme agli studenti :-), ma a qualcosa che le riguarda e che va oltre: il loro insegnamento.
A parte il fatto che la Filosofia è sempre stata una disciplina “da insegnare” (le prime scuole furono quelle di Aristotele e Platone!), a me sembra che il bello della Filosofia sia proprio la sua trasmissibilità. Si potrebbe obiettare che questo è il bello di ogni disciplina, che tutta la cultura umana si gioca proprio sul suo tramandarsi. Secondo me, però, questo discorso è (purtroppo) diverso per le discipline umanistiche e scientifiche: lo studente delle superiori ha l'impressione che la Fisica, la Matematica, la Chimica etc. siano uguali a se stesse, non soggette ad interpretazione, che il docente di queste materie ripeta la stessa solfa dal suo primo giorno di insegnamento. Questo può essere un motivo di interesse per le discipline scientifiche, in quanto “sicure”, “determinate”, “piene di certezze”, oppure può diventare (anche per colpa del docente) motivo di noia e paranoia. Lo stesso non succede con la Letteratura, la Storia, la Filosofia (tranne, sempre, che il docente non voglia, come dice TommyDavid, “riscaldare la seggiola”): queste sono materie che “cambiano” visibilmente col tempo, che coinvolgono maggiormente lo studente e che lo pongono al centro della discussione.
Durante la prima spiegazione della “Fenomenologia dello spirito” di Hegel, si è aperto un dibattito in classe tra docente e studenti sul concetto di “coscienza”...non so come, da che ero zitto e fermo, mi sono ritrovato a spiegare il passaggio dalla “coscienza fenomenica” alla “autocoscienza” (parlando di “travaglio del negativo” e di ri-scontro del soggetto con l'oggetto) portando ad esempio il parto e la nascita di un bambino! Non so cosa potrebbe pensarne un docente universitario di questa interpretazione, non mi interessa: il punto è che, con quell'esempio, io ho reso a me stesso più chiara (perché più vicina di quanto non pensassi) la filosofia di Hegel! Gli studenti ed il docente, sono una “maieutica” gli uni per l'altro, in questo senso la mia è stata un'esperienza filosofica. Un docente della nostra università disse: “Qui non formiamo filosofi, qui formiamo professori di Filosofia!”, mai niente di più sbagliato: per insegnarla, la Filosofia, bisogna viverla e farla!
Giofilo - Sitosophia
Modificato da - Giofilo il 06/12/2006 23:59:28
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Cateno
2° Livello
 
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 07/12/2006 : 08:15:27
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Sono ancora mezzo addormentato... Mi sono alzato da poco perché anch'io sto facendo il tirocinio e perciò devo recarmi in quella che fu la mia scuola. Che effetto strano che fa! Vedere le cose dall'altra parte, assistere e partecipare ai dibattiti, alle discussioni... Condivido in pieno le riflessioni di Giofilo e pressappoco sto vivendo gli stessi sentimenti ed imparando le stesse cose che impara lui! Si vedono molte persone demotivate, tra i professori e tra gli studenti, e non riesco a capire se una delle due demotivazioni sia più comprensibile dell'altra. Però ti accorgi anche di tante (vabbè, proprio tante no...) giovani menti avide di sapere, di mettersi in luce attraverso ciò che sanno, ragazzi che vogliono capire il mondo utilizzando anche la filosofia. Questo mi dà speranza. Per il resto, sul piano formale, mi pare che questo tirocinio sia molto da migliorare; tecnicamente uno dovrebbe stare seduto ad ascoltare la lezione e, nella migliore delle ipotesi, ad intervenire in qualche eventuale discussione o dibattito in classe, per poi alla fine fare una breve relazione; la fortuna sta nell'incontrare un professore che cerchi di insegnarti qualcosa, che ti spieghi un po' come funzionino le lezioni, i registri, le valutazioni e che ti spinga magari ad aggiungere qualcosa, a commentare quello che dice. Altrimenti il rischio è che anche questo tirocinio diventi solo un buco da riempire, 30 ore (ossia 5 crediti) che in qualche modo dobbiamo toglierci davanti.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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