Cateno
2° Livello
 
Città: Regalbuto
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Inserito il - 06/12/2006 : 16:20:34
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Chissà perché ma non avevo mai creduto, con buona pace di Aristotele, alla funzione catartica dell'arte. Non mi era mai capitato e non riuscivo a capire come si potesse credere che vedendo, udendo, leggendo un'opera d'arte ci si potesse liberare, purificare da un proprio sentimento. Poi ebbi la fortuna (e per essere tale non poteva che accadere nella sventura) di leggere La strada di Swann proprio in un momento di atroce sofferenza amorosa. Leggendo la seconda meravigliosa parte, ossia Un amore di Swann, ecco, inaspettata e improvvisa, la catarsi. Allora capii cos'è: la catarsi è la comprensione, la vita vissuta, compresa e in qualche modo resa veramente reale. Leggendo Proust ho appreso le trame dei giorni, il sapore del ricordo e dell'attimo vissuto appieno. Sono queste le grandi opere, quelle senza le quali la tua stessa esistenza sarebbe impoverita, più scialba meno degna di essere vissuta. Il primo romanzo della Recherche è bello in una maniera indescrivibile; la fanciullezza, gli amori, i biancospini, la maddalenina, il mistero della personalità e dell'esistenza vi sono narrati in maniera oserei dire miracolosa; le parole trasudano profumi, i ricordi appaiono sfumati come i sogni ma tanto più reali perché recuperati e rivissuti. La conclusione è densa, poetica, malinconica: "le case, le strade, i viali sono fuggitivi, ahimé, come gli anni". Tuttavia lo stesso Proust ci avverte: "Quello che esprimo alla fine del primo volume [...] è il contrario della mia conclusione. E' una tappa, d'apparenza soggettiva e dilettante, verso la più obiettiva e piena di fede della conclusione". Proust insegna una modalità diversa d'esistenza; un'esistenza piena che ci mostra, come dice il prof Biuso, qual è la realtà, al di là della banalità quotidiana. Quanto più poetica, tanto più reale.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
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