Biuso
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Inserito il - 26/11/2006 : 17:23:05
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Nel numero novembre-dicembre 2006 di Mente & Cervello un breve articolo di Ramachandran (che a Catania ormai è ben conosciuto… ) conferma la dimensione semantica della mente. Nel vedere, e in generale nel percepire, la nostra mente cerca sempre di costruire un significato compiuto senza limitarsi a fungere da registratore passivo dell’accadere.
Altra ipotesi che nelle nostre lezioni ribadiamo spesso è che il corpo ricordi tutto, che sia la nostra stessa sostanza, che esso parli al di là dei discorsi espliciti che possiamo pronunciare. Le ragioni anche filogenetiche di questa centralità del soma sono ben sintetizzate in due articoli dedicati, appunto, al linguaggio del corpo. Non è un caso che, come anche Eibl-Eibesfeldt ha dimostrato in Etologia umana. Le basi biologiche e culturali del comportamento (Bollati Boringhieri 1993), «il linguaggio del volto abbia un’origine biologica, e la cultura non eserciti quasi nessuna influenza» (pag. 38).
Il tema della memoria viene affrontato in una breve notizia dedicata alla persistenza della memoria visiva nella percezione dei colori di un oggetto e soprattutto in un ampio articolo che affronta il tema enigmatico della funzione del sonno: abbiamo bisogno di dormire perché farlo sembra necessario per apprendere informazioni nuove e per fissare quelle apprese nelle veglia. L’ipotesi di M.P. Walker è che i cosiddetti “fusi del sonno” (e cioè delle brevi scariche di attività elettrica ad alta frequenza) «inneschino eventi intracellulari che modificano le connessioni tra i neuroni e favoriscono il rafforzamento della memoria» (67).
A proposito della robotica, E.Epstein conferma che «fino a oggi nessun software ha ingannato un giudice per più di cinque minuti» durante un test di Turing (80) ma riferisce lo stesso con emozione del suo incontro con il replicante donna creato in Giappone da Hiroshi Ishiguro.
L’intelligenza animale trova invece uno dei suoi più formidabili esponenti nella femmina di scimpanzè Ai, che sa identificare con sicurezza l’ordine dei numeri dallo 0 al 9 e lo sa fare anche ricordando i numeri visti su di un monitor e non più disponibili.
La complessità del cervello è confermata da una grave forma di sordità assolutamente specifica, la sordità verbale che mantiene inalterata la capacità di percepire e comprendere qualsiasi suono tranne quello del linguaggio umano. Nell’emisfero sinistro, infatti, in una zona vicina all’area di Wernicke è presente una parte della corteccia uditiva che è sensibile al linguaggio e il cui danneggiamento impedisce definitivamente la comprensione dei segni verbali orali.
Molto interessante anche per il suo approccio interdisciplinare è un articolo dedicato al cannibalismo e alle sue due forme “di sussistenza” e “rituale”. Un terzo tipo è il cannibalismo psicopatologico di coloro (vari serial killers) che mangiano i propri simili «perché per loro è una forma di rapporto affettivo» (58). Speriamo di non incontrare mai persone che ci amino sino a tal punto
A proposito di eccessi, due rubriche illustrano gli aspetti psicologici del film The Queen di Stephen Frears e la complessità della figura di Giovanna di Castiglia (1479-1555), la madre di Carlo V, detta «la Pazza» e il cui rapporto col marito Filippo d’Asburgo fu caratterizzato da atteggiamenti estremi e totalizzanti –dal rifiuto iniziale alla gelosia, dall’avvelenamento al portarlo sempre con sé morto in una bara di vetro- ma che appare davvero «una delle più belle storie d’amore della storia» V.Andreoli ne conclude che «forse l’amore è semplicemente una follia, e la follia una favola raccontata nel dolore» (7)…
Fra le recensioni, una è dedicata al volume Neurofenomenologia.
agb «Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo» (Aristotele)
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