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 Wittgenstein, Heidegger e il senso della vita
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giofilo
2° Livello



Regione: Jamaica
Città: Catania


176 Messaggi

Inserito il - 05/04/2006 : 22:31:58  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di giofilo Invia a giofilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sono rimasto a rimuginare (non so se utilmente) su Wittgenstein dopo la lezione di oggi.

Dal Tractatus di Wittgenstein ho trovato una proposizione che non abbiamo citato a lezione ma che ribadisce i discorsi fatti:

"v'è davvero dell'ineffabile. Esso mostra sé, è il mistico" (6.522)

Il senso del mondo, il problema della vita (la sua soluzione), si trova fuori dal mondo e dalla dimensione spazio-temporale.
Le varie interpretazioni che il prof. ci ha fornito non si escludono a vicenda: forse parliamo della stessa cosa se affermiamo che il senso della vita è un problema irrisolvibile perchè indicibile o perchè "insignificante".
L'in-significanza dell'essere vuol dire forse che la dimensione dell'essere oltrepassa anche quella umana, che è appunto semantica.

Ho un'analogia in mente di cui non sono sicuro (ma la sparo lo stesso): come probabilmente una macchina non potrà mai possedere una "intelligenza" che possa avvicinarsi a quella umana per la sua totale mancanza di una dimensione semantica-pragmatica e, soprattutto, temporale (e quindi una macchina sarà sempre "in-intelligente"), così probabilmente l'uomo non potrà mai possedere-risolvere il problema fondamentale della propria esistenza perchè incapace di raggiungere la dimensione "ultra-semantica" (proprio perchè non riusciamo a darle significato come facciamo con tutti gli altri "eventi") dell'essere.

Ma se per Wittgenstein il problema della vita, dell'essere, non può essere risolto in una dimensione spazio-temporale (e quindi umana e mondana), è possibile accostarlo ad Heidegger che, invece, parla proprio di "da-sein" e di "in-der-welt-sein"?

Sono molto confuso, forse ho detto qualche baggianata e non so se sono riuscito a spiegarmi...ma tutto ciò che rimane è citare Agostino: "Varia, multimoda vita et immensa vehementer".




quark
Nuovo Utente


Regione: Sicilia
Città: Catania


14 Messaggi

Inserito il - 06/04/2006 : 03:21:05  Mostra Profilo Invia a quark un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
E' l'umano che suda pietà, poichè stride di rimbombo. Ma quando vi è fuori il gemito di un'alba che scuote dall'interno questo corpo amorfo, lì m'inchino alla mia limitatezza, i cui confini appaiono tanto incerti quanto nitidi e il cui significato non ha altro podio che il divino.

So di non sapere.
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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 06/04/2006 : 14:25:41  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

Ma se per Wittgenstein il problema della vita, dell'essere, non può essere risolto in una dimensione spazio-temporale (e quindi umana e mondana), è possibile accostarlo ad Heidegger che, invece, parla proprio di "da-sein" e di "in-der-welt-sein"?



E infatti non è possibile nel senso da lei indicato. Wittgenstein e Heidegger condividono la domanda sul senso ma non le risposte.

Non ha detto nessuna “baggianata” e anzi le sue parole ben colgono il fatto che il luogo dell’umano siano proprio i significati e che quindi la mente sia totalmente semantica. Tanto che al di là del significato ci sono il silenzio reclamato da Wittgenstein e la Lichtung di Heidegger, esperienze appunto mistiche.

E ciò che quark ha aggiunto credo che vada nella stessa direzione.


agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
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