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digiu
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Inserito il - 16/11/2005 : 13:26:59
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Chi, fra voi, merita la vita eterna?
Schopenhauer: "l'esistenza umana somiglia a una rappresentazione teatrale che, cominciata da attori vivi, sarebbe terminata da automi che indossano gli stessi costumi". (pag.184)
Michel Houellebecq LA POSSIBILITA' DI UN'ISOLA, ed. Bompiani [398pagg.] settembre 2005
La possibilità di un'isola, ulima fatica di Michel Houellebecq, è una straordinaria riflessione sull'uomo intrapresa a partire dalle memorie di vita di Daniel1, un comico di successo del XXI secolo, e dei suoi discendenti, da parte di Daniel25 ultimo dei suoi cloni di razza neoumana. In un testo meraviglioso per l'intransigente perizia nel destare interrogativi sulle sorti dell'animale uomo, si svela l'unica certezza che in fondo dovrebbe appartenerci e si trova nell'incipit in forma retorica: Chi, fra voi, merita la vita eterna?
La possibilità di un'isola è innanzitutto un titolo evocativo e costituisce di per sé una risposta alla costante domanda che i protagonisti si pongono durante tutto l'arco delle loro esistenze: Daniel1, Isabelle e infine Daniel25 intuiscono che l'infelicità latente dell'essere nati potrebbe tranquillamente ridursi all'ineludibile misurarsi del corpo col tempo.
Così questa temporanea disposizione di molecole (definizione di essere umano) nella sua duplice tendenza capace di approdare alla vita eterna e insieme di autodistruggersi in una sorta di suicidio collettivo, soltanto dopo aver varcato il confine che lo conduce all'immortalità riuscirà a comprendere le proprie origini e il folle disegno che l'ha indotta ad annientarsi:
Daniel25: « Daniel1 rivive in me, il suo corpo vi conosce una nuova reincarnazione, i suoi pensieri sono i miei, i suoi ricordi sono i miei; la sua presenza si prolunga realmente in me, assai più di quanto un uomo abbia mai potuto sognare di prolungarsi attraverso la propria discendenza. La mia vita, tuttavia, ci penso spesso, è ben lontana da quella che avrebbe desiderato vivere. » (pag.341)
E, dopo tutto, a rintracciare quel significato smarrito nel corso dei millenni, di cui i neoumani avevano soltanto potuto leggere senza realmente averne coscienza:
« Al termine però di quelle poche settimane di viaggio nelle sierras dell'interno della Spagna, non mi ero mai sentito così vicino ad amare, nel senso più elevato che essi davano alla parola; non ero mai stato così vicino a provare personalmente "ciò che la vita ha di migliore", per riprendere le parole usate da Daniel1 nella sua poesia finale. Capivo come la nostalgia di quel sentimento avesse potuto precipitare Marie23, sulle strade, così lontano da lì, sull'altra riva dell'Atlantico. A dire il vero, anch'io ero trascinato su un cammino altrettanto ipotetico, ma mi era ormai indifferente raggiungere la mia destinazione: in fondo, ciò che volevo era continuare a camminare con Fox per prati e montagne, conoscere ancora i risvegli, i bagni in un fiume gelato, i minuti trascorsi ad asciugarsi al sole, le sere attorno al fuoco alla luce delle stelle. Ero giunto all'innocenza, a uno stato non conflittuale e non relativo, non avevo più obiettivo né meta, e la mia individualità si dissolveva nella serie indefinita dei giorni. Ero felice. » (pag.369)
Molto cose, mi rendo conto, vi sarebbero da dire su questo testo a giudicare dai molteplici livelli di lettura che consente: filosofico, psicologico, sociologico, letterario, persino pornografico se si volesse; tuttavia alcune di esse vi toglierebbero il gusto di leggerlo, altre invece rappresenterebbero un'evidente forzatura del suo significato più profondo ovverosia la sottile ambiguità che lo percorre, lasciando che ciascun lettore dia alla mole di domande le proprie personali risposte, fossero anche dei silenzi. La possibilità di un'isola.
Grazie per essere riusciti a leggere fino a qui
digiu.
Modificato da - digiu il 16/11/2005 13:34:22
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hooverine
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Inserito il - 17/11/2005 : 13:23:29
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Sono partita in fretta, senza riuscire a completare tutto quello che avevo prefissato. Non ho svuotato il frigorifero; non ho pulito la casa. Per questo, mentre andavo alla stazione, la sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante mi ha tormentata. In realtà, avevo con me tutto quello di cui avevo bisogno, soprattutto i libri da viaggio. Il giorno della partenza sono andata nella libreria che è, oltre ogni ragionevole dubbio, la migliore della mia città, per assortimento e per atmosfera. Passeggiando tra gli scaffali, ho selezionato un po’ di titoli, e ho chiesto al libraio di fare un conto per decidere, poi, cosa eliminare per non svenarmi irragionevolmente. La scelta è caduta su Vonnegut, Pynchon, Capote, Holmes, Vian. Ho cercato, senza trovarlo,l’ultimo Houellebecq. Quando ho chiesto se ce l’avevano, il libraio si è quasi offeso: certo! è sul tavolo delle novità. Grande scrittore. "Le particelle elementari" lo metto accanto a Dostoievski. Io preferisco "Estensione del dominio della lotta", gli faccio. Lui non è d’accordo, ma va bene così. Poi mi consiglia di posare Vonnegut, di tenere assolutamente Vian (non si può prescindere da Vian!), di rimandare a tempi economicamente migliori l’acquisto di Holmes, e di leggere assolutamente Pynchon. Alla fine esco dalla libreria con la sensazione di aver speso bene i miei ultimi soldi, e di avere finalmente trovato una libreria come si deve. Sul treno inizio la lettura di "La possibilità di un’isola". Houellebecq procede con l’autobiografismo a cui ci ha abituati. Lo scrittore va incontro ai suoi cinquant’anni: era inevitabile che il tema di questo romanzo fosse la paura d’invecchiare, la perdita del desiderio, o quantomeno, la trasformazione del desiderio da reazione fisica a proiezione mentale. L’incastro con la fantascienza e l’eugenetica ricorda parecchio "Le particelle elementari"; la sensazione di pugno allo stomaco rimane immutata dal tempo di "Estensione del dominio della lotta". Houellebecq è uno dei peggiori bastardi esistenti sulla faccia della terra. Ho sottolineato qualcosa, nell’edizione Bompiani. Se sentite anche voi il pugno, leggete questo libro. “In me non c’era soltanto il disgusto illegittimo che coglie ogni uomo di normale costituzione alla vista di un pargolo; non c’era soltanto la convinzione ben radicata che il bambino è una sorta di nano vizioso di crudeltà innata, in cui si ritrovano immediatamente i peggiori tratti della specie da cui gli animali domestici si tengono alla larga con saggia prudenza. C’è anche, più profondamente, un orrore, un autentico orrore di fronte al calvario ininterrotto che è l’esistenza degli uomini. Se il neonato, unico in tutto il regno animale, manifesta immediatamente la propria presenza al mondo con urla ininterrotte di sofferenza significa naturalmente che offre, che soffre in modo intollerabile. È forse la perdita del pelame, che rende la pelle così sensibile alle variazioni termiche, senza impedire realmente l’attacco dei parassiti; è forse una sensibilità nervosa anormale, un qualsiasi difetto di costruzione. Comunque sia, ad ogni osservatore imparziale appare chiaro che l’individuo umano non può essere felice, che non è in alcun modo concepito per la felicità, e che il suo solo destino possibile è quello di diffondere l’infelicità intorno a sé rendendo l’esistenza degli altri intollerabile quanto la propria – le sue prima vittime essendo di norma i genitori” (p. 56). “Giovinezza, bellezza, forza: i criteri dell’amore fisico sono esattamente gli stessi del nazismo” (p. 63) “Insomma, mi riallacciavo ai greci. Invecchiando ci si riallaccia sempre ai greci” (p. 76). “Non è la stanchezza a porre fine all’amore, o meglio tale stanchezza nasce dall’impazienza, dall’impazienza dei corpi che si sanno condannati e che vorrebbero vivere, che vorrebbero nel lasso di tempo che viene loro assegnato non perdere alcuna occasione, non lasciarsi sfuggire alcuna possibilità; che desidererebbero utilizzare al massimo il tempo di vita limitato, declinante,mediocre che è il loro, e che pertanto non possono amare chicchessia poiché tutti gli altri sembrano loro limitati, declinanti, mediocri” (p.252). “L’amore non condiviso è un’emorragia” (p. 260).
p.s. succede che poi, a Torino, andiamo a trovare una coppia con un bimba. Bimba splendida, con un vocabolario sorprendentemente ricco per uno scricciolo di cinque anni. I genitori sono entrambi infermieri di un reparto di psichiatria. E sono entrambi musicisti (ammesso che questa definizione abbia ancora un senso). Il padre è anarchico, cita Pinelli, mostra un’intelligenza disperata assolutamente aliena dalla serenità. Così non mi stupisco quando R. mi dice che lui la paternità l’ha presa troppo male, per quanto si sia affezionato immensamente alla bambina. Così, quando il giorno dopo io e R. stiamo sul letto a guardarla mentre ci mostra tutti i suoi giocattoli, mi viene voglia di piangere, e ancora una volta mi dico che pargoli, no, no, meglio di no.
ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom! |
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hooverine
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Inserito il - 17/11/2005 : 13:24:32
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p.s. digiu, hai letto gli altri libri di Houellebecq?
ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom! |
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digiu
1° Livello
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Inserito il - 18/11/2005 : 14:04:02
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quote:
stiamo sul letto a guardarla mentre ci mostra tutti i suoi giocattoli, mi viene voglia di piangere, e ancora una volta mi dico che pargoli, no, no, meglio di no.
E' un tema difficile: una sensibilità acuta si scontra con la crudeltà del mondo e si decide che niente marmocchi in giro è meglio, meno preoccupazioni per chi c'è e tanti saluti a chi non ha potuto scegliere se esserci o meno... Tuttavia senza sconfinare nel cattolico o peggio nel melenso, tra l'altro in un frangente molto inquinato dal rumore politico prodotto dalla CEI (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/11_Novembre/18/ruini.shtml), l'argomento 'discendenza' rimane un tassello fondamentale della storia dell'uomo e sarebbe interessante poter sentire i pareri del forum, magari proprio a partire da una base filosofico-antropologica. Il rischio naturalmente resta quello della deriva del talk show tv, per certi tratti inevitabile data la natura metafisica del discorso...ma perché non rilanciare questo spazio di Cybersofia (quello della discussione, del forum vero e proprio) che mi pare si stia lentamente sopendo?!
Sono impopolare: addò sò fernuti i vecchi che scrivevano giorno e notte accapigliandosi in questo spazio?! A parte il buon Cateno dagli interventi egregi, siamo in prossimità di rigor mortis; Tommy possibile che da dottore ti trasformi in ragioniere...mi intervieni soltanto per controllare le email degli iscritti?! Su, un po' di coraggio!
Professore, dài, dovresti spronarli tu, mi meraviglio! Tu che per primo dimostrasti che il ruolo di docente non è un quadretto appeso a una parete, che l'insegnamento non si esaurisce lontano dalla cattedra ma trattasi invece di conoscenza condivisa nella comunità dei Filosofi, non me li stuzzichi e li lasci disperdere come mandria al pascolo!
quote:
p.s. digiu, hai letto gli altri libri di Houellebecq?
Purtroppo no, sono arenato in ben altri lidi, ma confido di prendere in mano presto Le particelle elementari che la critica unanime riconosce come il suo capolavoro.
grazie hooverine per essermi venuta in soccorso (non t'ho mai chiesto - e non sarebbero fatti miei - se questo nick ha una eco ellroiana o se trattasi di mia fantasia).
digiu.
Edited by - digiu on 18/11/2005 14:08:15 |
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 18/11/2005 : 14:24:02
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quote:
Professore, dài, dovresti spronarli tu, mi meraviglio! Tu che per primo dimostrasti che il ruolo di docente non è un quadretto appeso a una parete, che l'insegnamento non si esaurisce lontano dalla cattedra ma trattasi invece di conoscenza condivisa nella comunità dei Filosofi, non me li stuzzichi e li lasci disperdere come mandria al pascolo!
Eh digiu…sai bene quanto mi piacerebbe che il tuo invito venisse ascoltato e sai anche –perché leggi!- che i miei interventi qui sono sin troppo numerosi. Io posso solo proporre qualche spunto ma una delle cose belle dei forum è anche la possibilità di lurkare, di stare a sentire senza dire niente. Le persone hanno pure altro da fare, anche se temo che a qualcuno questo spazio appaia un poco…elitario. Non è vero, naturalmente, e sottoscrivo in pieno il tuo invito a scrivere con cadenze un po’ meno diradate.
Grazie a te e a Hooverine per questa discussione su Houellebecq. Devo assolutamente leggere La possibilità di un’isola, visto il modo in cui vi emergono i temi della corporeità e del postumano. E magari lo inserirò nel programma di fdm del prossimo anno…
agb «Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
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hooverine
1° Livello
Regione: Italia
83 Messaggi |
Inserito il - 18/11/2005 : 14:35:23
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caro digiu, ellroiana? no, il mio nick ha un'origine molto più sciocca. :) a proposito dei pargoli, non si tratta di una scelta che punta ad evitare le noie dei bimbi e dei pannolini (parlo di me, mica di Houellebecq). dici bene quando chiami in causa la "discendenza". si tratta proprio di questo. i pargoli sono il compromesso tra la paura e il desiderio dell'immortalità. la progenie ci ricorda che siamo mortali, ma al tempo stesso ci garantisce una permanenza nello spazio e nel tempo. è esattamente questo che rifiuto: questa consolazione. mi sembra molto sleale. non auspico, però, l'estinzione della specie umana (anche se ci si arriverà, prima o poi). che siano altri a riprodursi. io passo.
se vuoi leggere altro di Houllebecq, comincia proprio dall'inizio, cioè da "Estensione del dominio della lotta". niente fantascienza, solo disperazione. e le ultime pagine somigliano moltissimo al finale di "La possibilità di un'isola" che, a conti fatti, rimane il suo romanzo più ottimista (per cui, puoi ben immaginare che aria si respiri negli altri...).
ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom! |
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Don_Carlos
Nuovo Utente
Regione: Greenland
20 Messaggi |
Inserito il - 19/11/2005 : 05:15:21
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grazie.devo assolutamente leggere questo libro.
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digiu
1° Livello
97 Messaggi |
Inserito il - 19/11/2005 : 12:31:21
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Da Hooverine:quote:
i pargoli sono il compromesso tra la paura e il desiderio dell'immortalità. la progenie ci ricorda che siamo mortali, ma al tempo stesso ci garantisce una permanenza nello spazio e nel tempo. è esattamente questo che rifiuto: questa consolazione. mi sembra molto sleale.
Personalmente non condivido il punto di vista: trovo riduttivo vedere un figlio come una narcisistica espressione di papà e mammà, i quali percorrendo l'inverno dell'esistenza e accorgendosi della loro finitudine decidono di perpetuarsi attraverso un altro essere umano. Per un mio preconcetto ritengo, invece, incontrovertibile l'autonomia e l'alterità di un altro individuo rispetto a noi...
Non mi spando però in ulteriori affermazioni, in quanto consapevole dei rischi (il personalismo o la bollatura: quello che è per la vita passa per 'indottrinato cattolico' - e tra parentesi non ci vedrei quasi niente di male -, l'altro passa invece per pessimista - tipo Morgan Freeman nel Seven di Fincher che trova nel mondo 'tanto dolore' da auspicarsi di non generare figli per non doverli mettere a parte di tali crudeltà ecc.)
quote:
se vuoi leggere altro di Houllebecq, comincia proprio dall'inizio, cioè da "Estensione del dominio della lotta". niente fantascienza, solo disperazione. e le ultime pagine somigliano moltissimo al finale di "La possibilità di un'isola" che, a conti fatti, rimane il suo romanzo più ottimista (per cui, puoi ben immaginare che aria si respiri negli altri...)
Ti ringrazio (e molto!) per i preziosi consigli bibliografici, tuttavia debbo ammettere che letterariamente parlando Houellebecq mi piace fino alle undici e tre quarti per usare un'espressione del dialetto marchigiano. Ho deciso di leggere La possibilità di un'isola perché una sera con un amico vedemmo come Houellebecq distrusse il 'giornalista col manganello' (G.Ferrara) in diretta tv su La7 durante Otto e mezzo; il libro era uscito da qualche settimana e lo avevano invitato per parlarne, quando si toccò il tema delle religioni il taciturno Michel fece sfoggio di un nichilismo persino sprezzante nella sua pacatezza, riducendo il prezzolato del Foglio a una comparsetta, perfino inidonea a formulare domande ficcanti che non fossero tranelli o non richiamassero questioni ottocentesche ancorché di nessuna rilevanza. Veramente un attimo di alta televisione (il termometro del degrado consiste proprio nel fatto che la qualità delle trasmissioni ormai si misura in base agli scarsi momenti di 'giustizia' al lavoro di indagine serio e fondato che un programma riesce a mostrare), ma questo è un discorso lungo e fuori sede qui.
Tornando a bomba: ho scritto questo topic nel forum proprio perché, seppure marginalmente, seguo le discussioni che qui conducete e mi pareva pertinente con le lezioni di Biuso; tuttavia fatti salvi i fattori extratestuali (evocatività del titolo e della quarta di copertina) La possibilità di un'isola resta un ottimo romanzo per la materia che affronta - in uno stile più o meno commerciale poco importa -, ma in qualche modo mostra i limiti propri dei best seller (chissà se condividi o se si tratta di pura soggettività?) e nella parte centrale si squilibra un po' troppo nel profluvio di parole sui rituali degli Elohimiti. Al contrario ho trovato apprezzabilissima l'intelligenza con la quale l'autore Houellebecq ha saputo prendere le distanze dal protagonista Daniel1. Queste in sintesi le mie impressioni.
Da Biuso:quote:
Devo assolutamente leggere La possibilità di un’isola, visto il modo in cui vi emergono i temi della corporeità e del postumano. E magari lo inserirò nel programma di fdm del prossimo anno...
Da inserire nel programma...mmm dura...le memorie di Daniel1 sono una serie ininterrotta di rimembranze di pompini, con tanto di classifica e trofeo per la vincitrice. Troppa fellatio senza svago rischia di rendere i tuoi futuri allievi tristi e furiosi (della serie il mattino ha l'oro in bocca)
Grazie a chi ha letto fin qui e non aveva altro da fare (sì sono polemico! ).
digiu.
PS: lurkare è nobile, ma questo è un forum non il programma del marito di Costanzo e voi siete degli addetti ai lavori!
Edited by - digiu on 19/11/2005 12:32:55 |
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 19/11/2005 : 19:10:22
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E' un tema difficile: una sensibilità acuta si scontra con la crudeltà del mondo e si decide che niente marmocchi in giro è meglio, meno preoccupazioni per chi c'è e tanti saluti a chi non ha potuto scegliere se esserci o meno... Tuttavia senza sconfinare nel cattolico o peggio nel melenso, tra l'altro in un frangente molto inquinato dal rumore politico prodotto dalla CEI (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/11_Novembre/18/ruini.shtml), l'argomento 'discendenza' rimane un tassello fondamentale della storia dell'uomo e sarebbe interessante poter sentire i pareri del forum, magari proprio a partire da una base filosofico-antropologica.
Avete sollevato un tema niente male, hooverine e digiu… Mah, sulla questione la penso un po’ come Epicuro, il quale riteneva che dai figli venissero gioie scarse ed effimere e problemi sicuri e costanti.
Émile Cioran, poi, afferma che «procreare significa amare il flagello, volerlo conservare e favorire» (Il funesto demiurgo), poiché «la moltiplicazione dei nostri simili rasenta l'immondo; il dovere di amarli, il grottesco» (Squartamento ).
Continua descrivendo un neonato in questo modo, fenomenologicamente perfetto ed eticamente verosimile: «questo cranio nudo, questa calvizie originaria, questa scimmia infima che ha soggiornato per mesi in una latrina e che fra poco dimenticando le sue origini, sputerà sulle galassie...» (sempre in Squartamento).
E allora forse è meglio lasciare i propri figli nella «dolcezza di prima della nascita, la luce della pura anteriorità» (Il funesto demiurgo).
agb «Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 09/01/2006 : 12:20:22
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Ho letto il libro di Houellebecq e condivido gli apprezzamenti e le riserve che sono stati formulati da digiu e da hooverine. In ogni caso, il romanzo mi è parso interessante anche in una prospettiva di riflessione sul postumano e lo segnalo sul mio sito personale come Libro del mese.
agb «ora nasce e infelice non avendo scampo dai mali vagando entra nel labirinto» (Salmo dei Naaseni)
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