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giovedì 24 ottobre 2024 ore 00:30:34
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utente non registrato
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Inserito il - 06/06/2005 : 00:28:14  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di utente non registrato Invia a utente non registrato un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Da tempi ormai immemorabili l'uomo ha perso la sua dimensione umana, e questa perdita è talmente radicata nel tempo passato, che è quasi impossibile stabilire esattamente il momento o l'occasione precisa che lo ha portato a dimenticare la sua natura animale.
Un esempio lampante che ci fa comprendere quanto l'uomo non si creda "animale" è la distinzione stessa che si fa tra "gli uomini" e "gli animali". Distinzione quanto mai grossolana se si pensa che tra quegli animali che noi incastriamo un un'unica classe, ne troviamo invece numerosissime. Se proprio una distinzione deve essere fatta tra l'uomo ed il resto degli animali, dovremmo distinguere tra l'uomo ed i canidi, tra l'uomo, i canidi ed i felini; tra l'uomo, i canidi, i felini ed i bovini... e così con tutte le altre specie animali esistenti. Uso per questo caso la definizione di "specie" data da Linneo; il termine "specie" rappresenta l'unico raggruppamento naturale tra quelli fissati e proposti dai vari autori nella stesura del sistema vegetale ed animale. Appartengono alla stessa specie gli esseri che presentano una eguaglianza nel corredo cromosomico e che per questo possono tra loro riprodursi e dare figli fecondi (si conoscono casi di riproduzione interspecifica ed i prodotti che ne nascono vengono detti ibridi).
Un primo errore che commette l'uomo nel momento in cui si rapporta (e si distacca) dal resto degli animali è proprio questo considerare tutte le altre specie animali come un unica classe specifica indifferenziata. Questo staccarci dalle altre specie ha fatto nascere in noi la credenza di non essere accomunati al "resto degli animali".
L'uomo è, invece, un comunissimo animale. Non abbiamo poi molto di "divino" che ci potrebbe legittimare a sentirci superiori; o meglio, non abbiamo nulla di divino in più di quanto non abbiano le altre specie animali. Cosa ci distingue dalle altre specie, dunque? Semplicemente quello che distingue qualsiasi altra specie da un'altra: abilità. Come le formiche, ad es., hanno abilità organizzative, di branco, capacità di comunicare per mezzo di secrezioni (e quindi capacità di elaborare un tipo di linguaggio) e differenti altre abilità, l'uomo possiede fondamentalmente due abilità che, al momento lo pongono in una posizione dominante (e su questo essere dominanti ci sarebbe molto da dire e da obiettare). Le abilità peculiari della specie animale uomo sono: 1) la capacità di astrazione; 2) la technè.
L'uomo, infatti, utilizza la sua capacità di astrazione per dedurre leggi teoriche e pratiche; l'uomo ha cioè capacità di esperienza consapevole e di applicazione di ciascuna esperienza al caso concreto più utile (una scimmia, ad es., può essere addestrata a compiere operazioni semplici come l'addizione 2+3=5, senza comunque essere consapevole del perché 2+3 dia come risultato 5. L'uomo, invece, è in grado di astrarre dall'operazione 2+3=5 l'algoritmo che sta alla base dell'operazione stessa; questa capacità di astrazione lo rande capace, inoltre (ed è la cosa più importante) di applicare quell'algoritmo ad altre operazioni di addizione e non solo al 2+3.)
Questa capacità di astrazione rende inoltre l'uomo capace di costruirsi un sistema simbolico, di gestire simboli e con i simboli di crearsi differenti forme di linguaggio (il linguaggio della parola, delle immagini, dei segni etc.).
Altra abilità è la technè, la tecnica, quell'insieme di regole pratiche da applicare nell'esecuzione dei una attività manuale o intellettuale.
Dunque l'uomo è un animale dotato di capacità di astrazione e tecnica.
Queste abilità ci hanno dato gli strumenti adatti per poterci stabilizzare al vertice di una gerarchia tra le specie che, per il momento, ci vede “specie dominante”.
Pongo il termine “specie dominante” tra virgolette perché prima di potersi dire tali si dovrebbe spiegare secondo quale concetto di dominio l’uomo regna.
Secondo il mio parere, una specie domina quando ha la possibilità di decidere della vita e della morte di tutte le altre specie. Se facciamo due conti, vediamo subito che, al giorno d’oggi, la specie che ha questo potere è quella umana.
Se notate, ogni qual volta sostengo che quella umana è la specie dominante uso sempre termini come “al momento”, “al giorno d’oggi”…; questo è giustificato dal fatto che la specie umana, come non era dominante in periodi pre-historici potrebbe tornare a non esserlo in periodi post-tecnologici.
Un altro errore che commette l’uomo è quello di sentirsi assolutamente legittimato a vivere su questa terra; come se il mondo senza di lui non potesse continuare a vivere. Se l’uomo, invece, prendesse consapevolezza di sé e della sua animalità, capirebbe che, al pari di tutti gli altri animali, potrebbe anche essere destinato all’estinzione. E mi risulta quasi fastidiosa la non accettazione di questo.
In questo discorso potremmo anche inserire i molteplici quesiti etico-morali che da tempo ci affliggono. Ogni giorno sento dire che l’uomo ha perso la rotta, l’orizzonte, che si vuol sostituire a Dio e così via; trovo questi rimproveri privi di significato. Prendiamo come esempio il problema della clonazione umana. Molti di noi rabbrividiscono al solo pensiero che l’uomo possa, tramite la clonazione, sostituirsi alla Natura e che questo ci porterà alla distruzione del mondo in cui viviamo.
Non sono affatto d’accordo! Se vediamo l’uomo come un normalissimo animale (e credetemi, lo è!) tutto ciò che lui compie, dalla clonazione al nucleare, non è altro che un normale momento del suo processo evolutivo. Come le giraffe hanno “stirato il loro collo” per raggiungere le foglie più alte degli alberi, così l’uomo ha affinato le sue conoscenze per raggiungere una condizione di qualità della vita diversa (non so se migliore o peggiore, ma comunque diversa). E se tutti i nostri esperimenti ci porteranno alla nostra distruzione, beh pazienza!
Perché riusciamo a considerare naturale l’estinzione dei dinosauri e di molte altre specie anche più vicine a noi, mentre l’estinzione dell’uomo ci sembra un tale abominio? Sempre perché ci crediamo diversi dal resto degli animali! E forse è questo il motivo per cui vogliamo crederci diversi; perché temiamo la nostra stessa natura finita e “finibile”.
E poi che ipocrisia! Diciamo che la clonazione è contro natura. Queste sono vere e proprie sciocchezze. La differenza tra naturale ed artificiale non esiste, se non come convenzione a livello metodologico.
Infatti, cosa è naturale? Ciò che appartiene alla natura, rispondo, ciò che è regolato da leggi naturali immutate e quasi immutabili. E che cos’è artificiale? Ciò che è costruito attraverso la tecnica. E la tecnica appartiene all’uomo. Ma non è l’uomo anche appartenente alla natura? Quindi anche l’uomo è naturale. Ora, se osserviamo il comportamento degli animali, ogni cosa che questi fanno è considerata da noi come naturale perché appartengono essi stessi alla natura. Ma se ciò che fanno gli animali è naturale perché appartengono alla natura, allora anche ciò che produce l’uomo, poiché anche egli appartiene alla natura, è naturale.
C’è chi vede come negativa la tesi precedente perché pensa che sia controproducente il fatto che la tecnologia abbia “abituato” gli uomini a considerare naturali (e quindi necessarie) cose che invece sono prettamente artificiali. Ma non tutto ciò che è naturale deve essere necessariamente buono (un maremoto secondo voi è buono o utile?). E forse quello di non credere che tutto ciò che viene dalla natura è buono è un approccio migliore da tenere nei confronti della tecnologia e dell’artificiale. Pensare cioè che, pur essendo una manifestazione dell’uomo e quindi della natura, parti di essa potrebbero essere e sono non buone. Staccare la tecnologia dalla natura e dall’uomo a mio avviso è un pericolo maggiore perché potrebbe anche sfuggire al vaglio di una morale propria dell’uomo.
Detto questo, ribadisco ancora la mia convinzione che ciò che produce l’uomo non è contro natura. Infatti, quando l’uomo utilizza la sua tecnica per manipolare la natura che lo circonda, che mezzi usa? Utilizza armi o macchinari che provengono da un altro sistema solare? Utilizza qualcosa che crea dal nulla? No, per niente! Si serve di strumenti che ha costruito in natura e con mezzi e materiali che gli vengono offerti dalla natura stessa o che in natura può trovare. Se considerassimo dunque la clonazione (o qualsiasi altra cosa) come un semplice affinamento delle nostre abilità di servirci della natura, abilità acquisite per un lungo processo di evoluzione, non potremmo gridare allo scandalo.
A chi sostiene che la clonazione è contro natura e che l’uomo vuole elevarsi al di sopra di Dio vorrei ricordare che una delle prime scoperte che l’uomo ha compiuto era, seguendo la vostra logica, contro natura. L’uomo ha infatti imparato a produrre ed a manipolare il fuoco. A quanto mi risulta non è nelle nostre capacità innate produrre fuoco dalle narici! Anche qui si è sostituito a Dio? Anche qui ha sfidato le leggi naturali? E quando si è costruito il primo utensile modificando una pietra? Non ha forse impresso anche qui una svolta decisiva al corso della natura?
Per quando mi riguarda non sono favorevole alla clonazione umana ed a moltissimi altri “abomini”, ma non è questo il punto. Sono favorevole a che l’uomo possa fare ciò che con le proprie forze, nel tempo, impara a fare. Ovviamente non tutto ciò che compie l’uomo è giusto (anzi quasi nulla, sempre perché ha perso la sua dimensione animale), ed è possibile che un giorno qualche nostra azione o invenzione ci porterà all’estinzione della specie. Io dico: pazienza!

P.s. Un’altra breve considerazione: sempre per il fatto che ci crediamo semi-divinità siamo convinti che le nostre azioni porteranno alla distruzione della Natura. Non credo che gli eventi andranno così. Le nostre azioni porteranno alla nostra distruzione, perché sarà proprio la Natura che, nel momento in cui diventeremo un pericolo, ci toglierà di mezzo. La Natura continuerà. E questo è confortante.





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noumeno@hotmail.it

grillo_pensante
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Regione: Italia
Città: Macerata


21 Messaggi

Inserito il - 08/06/2005 : 22:03:34  Mostra Profilo Invia a grillo_pensante un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Finalmente! Con te si può parlare. Tu sai di essere animale e la questo non ti sconvolge i neuroni. E' solo questo il bandolo del filo di Arianna. bisogna partire da qui. Anzi ripartire. E un giorno altri ripartiranno proprio dalle tue considerazioni. Quando sarà chiaro che da vari decenni ormai le razze delle specie umane si stanno selezionando al contrario. Animalescamente sempre più deboli. Generazione dopo generazione. In tutto il mondo.
E' una questione di culture. Noi animali non siamo colti e non abbiamo quel tallone d'Achille.
grillo


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Sinclair
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Regione: Italia
Città: Catania


10 Messaggi

Inserito il - 16/06/2005 : 20:44:36  Mostra Profilo Invia a Sinclair un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Brevissima considerazione: un conto è il riconoscimento dei limiti dell'antropocentrismo nelle sue varie forme, da quello giudaico-cristiano al cartesianesimo, etc..., un altro sono le tesi estreme che giungono ad appiattire l'uomo sugli altri animali non riconoscendo alcuna differenza tra essi. Credo che sia difficile non riconoscere che l'uomo, pur essendo animale e naturale, sia comunque il culmine della natura, "copula mundi". Il che è comunque diverso dal sostenere il diritto umano a sfruttare senza limiti il mondo che abita; anzi la responsabilità che abbiamo è direttamente proporzionale alla nostra posizione nell'ordine naturale. Comunque si può argomentare a favore del riconoscimento della stretta vicinanza tra l'uomo e gli altri animali, ma a mio parere ciò và fatto per elevare l'animale, cioè la nostra considerazione degli animali, e non ad abbassare l'uomo, a svilirlo fino a sostenere "pazienza se ci estingueremo"!
Rifacendomi al tuo discorso, Dorian, io credo che la constatazione della nostra superiorità rispetto gli altri animali, sotto determinati punti di vista, non debba tradursi, come invece avviene, nel "dominio" della "specie dominante". Piuttosto dovrebbe essere il fondamento del nostro doveroso rispetto nei confronti della Natura da cui siamo sorti.
A questo proposito Hans Jonas in un suo noto testo, Il principio responsabilità, giunge a fondare il dovere dell'uomo di preservare la natura e la possibilità umana di abitare sula terra in futuro, proprio a partire dalla considerazione dell'uomo come vertice dell'evoluzione naturale, addirittura recuperando il finalismo dell'ontologia aristotelica. Poprio perchè ne siamo il culmine, dobbiamo preservare la Natura, soprattutto da quando siamo in grado di distruggere la terra in cui viviamo (forse basterebbero pochi ordigni nucleari). Certo, la Natura continuerà senza di noi, ma non la Natura che si è evoluta sulla terra così come la conosciamo. E non è terrificante pensare all'annientamento della specie umana, all'annientamento della nostre culture millenarie, la nostra arte, la nostra filosofia, la nostra letteratura...? è così angosciante pensare alla morte di un individuo, ma lo è ancor più pensare alla morte della nostra specie.

“Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatto” (E. Husserl)

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utente non registrato
Nuovo Utente



-410 Messaggi

Inserito il - 17/06/2005 : 20:16:00  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di utente non registrato Invia a utente non registrato un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Ma è così difficile ritenersi meri animali?
Non credo che gli uomini possano definirsi "copula mundi"; prima di questi, molte altre "copulae" si sono succedute...e non ne è rimasta che sbiadita traccia.
Accettate la nostra animalità.
l'arte, la musica, e tutta la bellezza dell'uomo è goduta solo dall'uomo...
alle rocce, agli uccelli, a coloro che verranno importerà ben poco.

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noumeno@hotmail.it
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