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 De Nittis. Impressionista italiano
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Biuso
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Città: Catania/Milano


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Inserito il - 29/04/2005 : 13:11:02  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Bisogna pur dirlo, anche se a qualcuno apparirà sacrilego: Giuseppe De Nittis (1846-1884), contemporaneo di Manet, Monet e di altri impressionisti, non ha nulla di meno di questi Maestri se non –forse- la fama. E questa mostra alla Fondazione Mazzotta di Milano lo conferma.

Si va dagli splendidi, luminosissimi paesaggi dell’Italia meridionale coi quali iniziò la sua attività, alla descrizione partecipe e profonda di una Parigi già “proustiana” e delle sue figure sociali, dai ritratti intensi della moglie e degli amici a una Londra interiore e silenziosa. Sembra di immergersi nelle forme e nel colore, nel segreto stesso della pittura.










agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)

Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 06/05/2005 : 21:56:36  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
quote:

Tutto quel che vediamo altro non sono che macchie colorate, diceva Monet; percepiamo l'indistinto tutto, la gran massa verde e bruna delle foglioline che compongono la chioma («Noi in un’occhiata, percepiamo: tre bicchieri su una tavola. Funes: tutti i tralci, i grappoli e gli acini d’una pergola.»)



…Funes sapeva anche «le forme delle nubi australi dell’alba del 30 aprile 1882, e poteva confrontarle, nel ricordo, con la copertina marmorizzata d’un libro che aveva visto una sola volta, o con le spume che sollevò un remo, nel Río Negro, la vigilia della battaglia di Quebracho…
Ricordava non solo ogni foglia di ogni albero di ogni montagna, ma anche ognuna delle volte che l’aveva percepita o immaginata…
Funes discerneva continuamente il calmo progredire della corruzione, della carie, della fatica. Notava i progressi della morte, dell’umidità…
Pensai che ciascuna delle mie parole (ciascuno dei miei movimenti) durerebbe nella sua implacabile memoria: mi gelò il timore di moltiplicare inutili gesti»


agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
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