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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 12/02/2005 : 16:21:31
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Sono riuscito finalmente a trovare il dvd di questo capolavoro di Peter Greenaway (uscito nel 1989), l’unico film che conosco che possa stare alla pari con le opere di Stanley Kubrick.
Un gangster proprietario di un ristorante è ossessionato dal cibo, è violento con la moglie, è sadico con tutti; non fa che mangiare e parlare, parlare...come chi non ha nulla da dire. A lui si contrappone un mite libraio, collezionista di volumi sulla storia francese, il quale affascina la moglie del criminale e ne fa la propria amante. Scoperto, fa una fine orribile ingozzato con i suoi stessi libri. La donna si vendicherà sul ladro in un modo che è meglio non svelare, per gustare da sé la geniale metafora…
È un film in cui straripano insieme tutta la miseria interiore dell’umanità e l’assoluta bellezza, il trionfo della forma. Vi è una incomparabile ricchezza cromatica, intessuta delle splendide musiche di Michael Nyman, esaltata dai sontuosi costumi di Jean Paul Gauthier. Un’opera pervasa di fasto e di intelligenza. I temi del cinema di Greenaway vi si concentrano e addensano in maniera perfetta: il cibo, la morte, il sesso, la geometria e i suoi colori, il ritmo seriale e sequenziale, una debordante totale magnifica carnalità.
agb Sono figlio della Terra e del Cielo stellato (Lamina orfica di Hipponion)
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hooverine
1° Livello
Regione: Italia
83 Messaggi |
Inserito il - 15/02/2005 : 14:03:12
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lo vidi anni fa in un piccolo cinema d'essai. non avevo ancora la patente, e mia madre (con notevole disappunto ed estrema disapprovazione), mi accompagnava e mi veniva a prendere, e quasi non voeva che le raccontassi le trame dei film che andavo a vedere. negli stessi mesi vidi anche "Sweetie", il primo cortometraggio di Jane Campion. Mia madre a un certo punto sbottò: "possibile che tu veda solo film i cui protagonisti sono pazzi o malati"? ci andavo da sola, me li gustavo da sola. erano altri tempi. "Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante", nella sua scena finale, mi provocò conati di vomito: lo ritengo un punto a vantaggio del regista. il crescendo inesorabile, la somma di oggetti e appetiti e abiti e tavole imbandite ha lo scopo (o almeno così ebbi l'impressione quel pomeriggio di sette anni fa) di far stringere lo stomaco allo spettatore per quella forchettata.
ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom! |
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