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JoeSerpe
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12 Messaggi

Inserito il - 14/11/2008 : 22:18:59  Mostra Profilo Invia a JoeSerpe un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
io non ho ben compreso una cosa: il nostro Ateneo si dice ufficialmente contrario alla riforma Gelmini e soprattutto ai tagli di spesa. Ma, nel concreto, a parte questo documento di dissenso, si è pensato a qualche protesta ufficiale un po' più energica? O si crede che il governo sia disposto a cambiare rotta a seguito di qualche lettera di dissenso?

Non è una domanda retorica.

Segnalo un documento che avevo già annunciato nel precedente intervento: FAQ Gelmini
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Biuso
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Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 15/11/2008 : 13:33:19  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Grazie a JoeSerpe per queste FAQ assolutamente esatte e necessarie.
Basti pensare alla prima risposta ma invito a leggere per intero il breve documento.

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L’università è marcia, piena di sprechi e baronie, facoltà, corsi di laurea e cattedre che stanno in piedi solo per tenere occupate poltrone. Reclutamenti in cui si tiene conto solo del grado di parentela, amicizia e/o propensione alla tresca. Concorsi truccati ad hoc per far vincere un candidato prestabilito. Va urgentemente riformata. Chi si schiera contro la riforma Gelmini si schiera con l’attuale università: con i baroni, con gli imbrogli e con gli sprechi.

La cosiddetta riforma Gelmini non prevede in alcun modo l’eliminazione degli attuali sprechi, né impone alcuna modifica all’attuale meccanismo di valutazione per il reclutamento universitario. La riforma Gelmini si limita esclusivamente a fare ingenti tagli di spesa a sfavore dell’università e della ricerca, oltre ad altri interventi quale la possibilità per gli atenei pubblici di trasformarsi in fondazioni private.
I tagli di spesa colpiranno tutti allo stesso modo: sia i settori che funzionano bene, sia quelli che funzionano male, non è stato studiato alcun criterio di valutazione sul merito


===========


Riporto qui una lettera molto bella scritta da Marcella De Carli:


Non c'ero a Genova il 20 luglio 2001. Nemmeno il 21. Non c'ero, non
potevo, anche se il dubbio rispetto al fatto di andarci o meno mi era
venuto. Provavo invidia per chi c'era, volevo fare parte anch'io di
quel movimento bellissimo di persone diverse tra loro, giovani e
anziani, laici e cattolici, tutti in strada per dire "vogliamo un
mondo più giusto". Ero incinta del mio primo bambino che sarebbe poi
nato il 7 agosto. Però mi ricordo tutto bene, benissimo. Ricordo che
all'inizio sembrava che il massimo della trasgressione fosse esporre
le mutande dai balconi. Poi, a un certo punto, tutto è cambiato.
Ricordo la notizia della morte di Carlo Giuliani, mentre ancora non
si sapeva bene e si parlava di un ragazzo spagnolo, le interviste ai
suoi genitori i giorni dopo. Ricordo il massacro alla scuola Diaz.
Ricordo la mia frustrazione e la rabbia e la voglia di esserci. E
ricordo la manifestazione a Milano: c'era un'aria pesante, davvero
tesa, non mi era mai capitato di sentirmi così...in pericolo.

Oggi la sentenza su quella che è stata definita una "macelleria
messicana" mi ha ributtato di colpo a quei giorni, alla sensazione di
impotenza e di ingiustizia . Di vergogna per loro.

In questi giorni un nuovo movimento sta nascendo in Italia, è forte,
intelligente e mobile: un'onda. Anche oggi persone "normali" che non
hanno paura di chiedere di essere ascoltate: genitori, bambini,
docenti, ricercatori, studenti, bidelli, segretari, dirigenti...tutto
il mondo della scuola si sta muovendo e lo fa con allegria e
creatività.

Purtroppo qualche giorno fa mi è riapparso un fantasma: il vecchio
intoccabile Cossiga che incita al massacro. Mi sono arrabbiata ma ho
provato anche un po' di pena per quest'uomo, ormai anziano, che ha
dentro di sè tanto odio. Oggi, che di figli ne ho tre e che sono una
di quelle maestre (anche se non una ragazzina) che Cossiga vorrebbe
picchiata dalle forze dell'ordine, pur rendendomi conto che l'Italia
non è mai stata così lontana dal concetto di democrazia,
incredibilmente sento di non avere più paura. Io non ho paura. Sono
preoccupata, triste, arrabbiata ancora, ma non ho paura. Non ce
l'hanno fatta con me.

marcella


===========

e, infine, un link alla
MOZIONE DEL SENATO ACCADEMICO E DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PARMA - 28/10/08 E 29/10/08 nella quale -tra le altre cose- si rileva giustamente che "Il fenomeno potrebbe produrre nel medio- lungo termine 'buchi generazionali' nel corpo docente col rischio della scomparsa di scuole di pensiero e di ricerca".


agb
«Senza la musica la vita sarebbe un errore» (Nietzsche)
«La filosofia è la musica più grande» (Platone)
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Biuso
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Inserito il - 17/11/2008 : 19:22:56  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Sabato 22 novembre terrò, insieme ad altri colleghi, una lezione pubblica in Piazza della Scala a Milano. L'iniziativa si inserisce nell'ambito della mobilitazione contro i tagli finanziari alla Scuola e all'Università pubbliche.
Maggiori notizie si possono leggere in questo volantino (formato pdf).

agb
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Biuso
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Inserito il - 19/11/2008 : 08:50:55  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Un mio breve intervento di risposta a delle associazioni di genitori che avrebbero approvato i tagli tremontan-gelmineschi: Genitori e muli.



agb
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Biuso
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Inserito il - 24/11/2008 : 15:55:19  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Trascrivo e segnalo un articolo di Augusto Cavadi che mi sembra fare chiarezza sulla dimensione intrinsecamente politica delle scelte dell'attuale governo e di chi vi si oppone.

=================

"Centonove"
21.11.08
SCUOLA, SE LA PROTESTA E' POLITICA

Lo si sente ripetere in televisione, alla radio, sui giornali e anche nei cortei di protesta: il movimento studentesco di queste settimane "non è politico". E lo si afferma con tono rassicurante, irenico, soddisfatto. Che cosa vogliano dire la casalinga per la prima volta per strada a manifestare o il sindacalista 'moderato', che hanno votato centro-destra, lo capiamo benissimo: non siamo in piazza strumentalmente per far cadere questo governo. Non siamo pregiudizialmente e programmaticamente contro Berlusconi e i suoi ministri: vogliamo esprimere un dissenso circoscritto, limitatamente a questi provvedimenti di Tremonti che usa Gelmini come controfigura, giacché - come recitava uno dei cartelli partoriti dalla creatività individuale - "la scuola non ha colori: né di destra né di sinistra". A questi elettori ("Può darsi che siamo pentiti...non ci puoi inchiodare alle nostre scelte elettorali" mi sosteneva una collega il cui fratello è un esponente pubblico della Cdl) bisogna spiegare, con rispetto ma con chiarezza, che il loro - eventuale - disappunto è sintomo di ingenuità politica. Non si può votare per un governo di centro-destra e poi, se per caso comincia ad attuare (con una coerenza interna che il centro-sinistra non ha saputo dimostrare) una politica scolastica conservatrice e liberista, stupirsene e lamentarsene. In cinque anni un governo di centro-destra non può trascurare d'intervenire su un settore vitale quale il sistema scolastico ed universitario: proprio come non potrebbe evitarlo un governo di centro-sinistra o di estrema destra o di estrema sinistra. Nel lungo periodo, insomma, chi fa politica con un minimo di incisività deve ripensare le idee forti che strutturano l'organizzazione militare, i rapporti internazionali, l'amministrazione della giustizia, i servizi socio-sanitari...E se fa politica con un minimo di coerenza, le decisioni che si assumono in un settore devono essere armonizzate con le decisioni operanti in tutti gli altri ambiti. Per esempio: se deve rinforzare il protagonismo militare in Afghanistan o in Iraq, deve tagliare le spese da qualche altro capitolo di bilancio (la sanità o l'istruzione); se deve ridurre la tassazione sui grandi patrimoni privati o evitare una seria lotta all'evasione fiscale, deve chiedere ai cittadini un maggiore esborso di denaro o una rinunzia ad alcune prestazioni statali gratuite.
Ma non sono solo elettori di centro-destra (come la casalinga o il sindacalista di cui sopra) a sostenere, con compiacimento, che le agitazioni studentesche attuali "non sono politiche". Lo sostengono, con non minore compiacimento, anche elettori di centro-sinistra. Ora la questione è presto sintetizzabile in due interrogativi: è vero che questo movimento è 'apolitico' ? E, se è vero, c'è da rallegrarsene se si è all'opposizione del governo che si è intestato la riforma Gelmini?
Alla prima domanda non so rispondere. Probabilmente in larga parte è davvero una protesta settoriale, se non addirittura corporativa: molti non sarebbero in piazza se - come insegnanti, come studenti e come genitori - non vedessero minacciati i loro (sacrosanti) interessi. Ma per la parte migliore dei manifestanti (insegnanti, studenti e genitori) non è così: convinti che la politica non è - o non è soltanto né principalmente il salottino televisivo di Vespa - scendono in piazza perché per loro la politica riguarda il diritto allo studio, alla salute, a un lavoro dignitoso, ad una giustizia uguale per tutti, alla libertà di opinione e di critica. Che ci sia una consistente percentuale di manifestanti che vogliono fare politica lo hanno capito benissimo anche le squadracce neo-fasciste di piazza Navona che attaccano i cortei dei giovani disarmati: se non fiutassero la portata 'politica' di questi eventi, perché dovrebbero infiltrarsi fra i coetanei e provocare incidenti? Se davvero si trattasse di lamentele settoriali, destinate a restare tali, perché non lasciare ai cittadini 'apolitici' gli spazi di protesta?

***
Ma laddove non sono in grado di rispondere alla domanda su quale sia - di fatto - il tasso di politicità di queste agitazioni, sono molto più certo della risposta al secondo interrogativo: che cosa pensare della - più o meno diffusa - assenza di consapevolezza politica dei manifestanti? Veltroni, intervistato da un tg nazionale della RAI, ha assicurato che i partiti di opposizione rispetteranno la natura spontanea ed a-ideologica di queste proteste. A me pare una risposta davvero stupefacente per un politico di professione. Lo so: voleva dire che gli apparati partitici non tenteranno di cavalcare dall'esterno questi moti, di metterci - come usava dire anni fa - il cappello sopra. E ha detto una verità istruttiva. Ma uno dei leader dell'opposizione democratica non può dimenticare di dire l'altra metà della verità: che chi vuole una scuola ed una università migliori delle attuali (e Dio solo sa di quante riforme normative e morali ci sarebbe bisogno!) non può accontentarsi di piccoli lifting, più o meno tattici, che il governo potrà apportare ai propri decreti sotto la pressione contingente della piazza (e dei sondaggi), magari in attesa che la marea si abbassi e la gente si stanchi. Uno statista, un dirigente, deve spiegare ai cittadini - di destra e di sinistra e soprattutto ai qualunquisti - che chi vuole una scuola migliore non può limitarsi a lottare per una scuola migliore: deve iniziare a fare politica. Cioè: a lavorare per un sistema sociale complessivo (una polis, appunto) migliore. E con continuità testarda: non per un giorno ogni trecentosessantacinque. Deve aggregarsi con qualcuno che già lavora in un partito politico, in un sindacato, in un'associazione, in un movimento...O, per lo meno, deve cominciare a leggere il quotidiano e magari qualche libro intelligente. Deve capire che in politica tutto si tiene: scuola, sanità, magistratura, politica estera, finanza. Gli si deve spiegare che in democrazia si possono fare tutte le manifestazioni di piazza che si vogliono, ma queste o hanno valenza 'politica' perché sono l'anticamera di un nuovo modo di concepire la società oppure si condannano a non esercitare nessuna seria incidenza storica.

Non stimo Berlusconi né la sua corte, ma ne apprezzo sinceramente la coerenza con cui si sforza di tenere fede agli impegni assunti pubblicamente in campagna elettorale. Ha avuto la franchezza di dire che riteneva una follia l'idea 'comunista' che il figlio di un operaio debba avere le stesse possibilità di ascesa sociale del figlio di un professionista: chi ha votato per lui e per la sua coalizione, deve sapere che o cambia schieramento o è più dignitoso che se ne resti a casa. Non si può applaudire uno Stato violento con gli immigrati e lassista con gli speculatori di borsa; esigente quando fissa le tariffe per i ticket sanitari e tollerante verso chi si arricchisce con il lavoro in nero degli operai; pronto a rinnovare i finanziamenti per i contingenti militari in "missioni di pace" dove Bush puntava l'indice e restio a sostenere la cooperazione internazionale... e poi dissentire, di punto in bianco, su una questione determinata, particolare, come il sistema scolastico. Non si può, insomma, eleggere un capo del governo perché mostra i muscoli e si offre a strenuo difensore degli abbienti e, però, pretendere che muti codice genetico e diventi attento ai bisogni della gente quando si occupa di istruzione. Sarebbe come chiedergli di trasformarsi prodigiosamente in una sorta di Dottor Jeckil e di Mr. Hide. Vero è che Berlusconi è stato reso quasi onnipotente da un consenso elettorale plebiscitario (che continua ad avere proprio in Sicilia una straordinaria riserva di voti), ma non ci si può attendere un miracolo al giorno. Il 30 ottobre ne ha già fatto uno, riuscendo a rimettere a fianco Pd, Italia dei valori, sinistra extra-parlamentare, cittadini apartitici di vario orientamento e persino alcuni elettori ed eletti di centro-destra (trasformando, per dirla col mio amico Alberto Biuso, l'intera Italia in "un’aula scolastica invece che il solito passivo studio di Mediaset"). Avrà diritto anche lui a qualche giorno di riposo? Il disastro è che - del tutto illusoriamente - pensano di averne diritto gli altri, i suoi avversari.

Augusto Cavadi

=================

agb
«Solo l'amare, solo il conoscere / conta» (P.P. Pasolini)
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Biuso
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Inserito il - 29/10/2009 : 14:40:32  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
I colleghi della Facoltà di Lingue hanno proposto un documento sulla riforma appena approvata dal Consiglio dei Ministri. Il testo si conclude con le seguenti parole:

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Gli studenti e le famiglie devono sapere che a partire da quest’anno aumenterà la contrazione dei servizi universitari, si chiuderanno moltissimi corsi di laurea triennale e magistrale, molti docenti a contratto rimarranno a spasso (come accade già nella scuola) e il nostro sistema sarà sempre meno capace di competere con gli altri sistemi di formazione europei ed extra-europei.
Un paese ignorante e senza futuro, insomma.
E’ questa l’Italia che vogliamo?


Per queste ragioni, studenti, personale amministrativo e docenti della Facoltà di Lingue convocano un’assemblea aperta GIORNO 30 OTTOBRE ALLE ORE 10,00 PRESSO L’AULA A8 DEL MONASTERO DEI BENEDETTINI.

==============

L'intero documento si può leggere anche su girodivite.it: Finti meriti e veri tagli


agb
«Vivere con immensa e superba imperturbabilità; sempre al di là» (Nietzsche)
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aletheia
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Inserito il - 02/11/2009 : 15:26:56  Mostra Profilo Invia a aletheia un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
http://www.unict.it/Public/Uploads/links/Aquis%20Documento%2029%20ottobre%202009.pdf
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Biuso
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Inserito il - 06/11/2009 : 20:21:48  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
"Mozione dell'Assemblea di Studenti, Docenti e Personale Tecnico-Amministrativo della Facolta' di Lingue dell'Universita' di Catania"
- Giovedì 5 novembre 2009.

L'assemblea di studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo della Facolta' di Lingue e Letterature Straniere dell'Universita' di Catania denuncia con forza gli incoerenti e scomposti disegni di riforma del sistema universitario proposti dal Governo. Ritiene che tali provvedimenti
- aldila' degli annunci mediatici e miracolistici - comportino un'inaccettabile riduzione del finanziamento per l'Universita' e siano destinati a generare uno stato - in parte gia' presente - di dissesto della cultura e di morte di quell'alta formazione pubblica che costituiscono il futuro del nostro paese, ma anche i piu' forti antidoti contro la crisi
economica e sociale globale da cui siamo investiti.

L'assemblea promuove la costituzione di un Comitato per l'Istruzione e la
Ricerca che nei prossimi mesi:
- diffonda nel mondo universitario e nella societa' civile il documento del 30 ottobre, promovendo la raccolta di firme su www.step1.it.
- proponga - anche chiedendo solidarieta' e collaborazione al Rettore ed agli organi universitari di rappresentanza - iniziative con le forze politiche, economiche e sociali atte a diffondere la consapevolezza dello stato d'emergenza del mondo universitario;
- proponga lezioni in piazza dei corsi di laurea destinati a chiudere secondo le recenti disposizioni governative o nei quali il numero chiuso o programmato sara' fortemente discriminatorio;
- segua l'iter della riforma e informi nelle aule anche con momenti di sospensione delle attivita';
- aderisca a tutte le iniziative che fanno emergere l'ipocrisia che copre il precariato del mondo universitario;
- chieda a tutte le componenti del mondo della ricerca e dell'istruzione di organizzarsi e fare uscire questa crisi (come quella della scuola) da una irresponsabile censura mediatica.

Aderisce al documento il Coordinamento dei Ricercatori Precari dell'Universita' di Catania


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