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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 21/03/2004 : 13:10:34
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Il cinema…l’immagine-movimento, il ventre materno del sogno, una forma dell’industria culturale, l’ottava musa…e i tanti altri modi in cui potrebbe essere definito. Per me il cinema è epica, l’epica per immagini. Anche per questo ritengo che Kubrick sia il più grande, perché più di tutti gli altri è stato all’altezza di questa dimensione del sogno. E’ un po’ l’Omero dell’arte contemporanea. Ma l’epica può essere benissimo tutta interiore, (Bergman) o può rappresentare un mondo rutilante di corpi e di colori (Fellini), una realtà fatta di numeri e di suoni (Greenaway) e molto, molto altro. Mi piacerebbe sapere che cosa il cinema sia per chi visita questo forum. Ciao,
agb La filosofia è la musica più grande. (Platone)
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Elgheb
1° Livello
Regione: Tuvalu
Città: Atollo 52
60 Messaggi |
Inserito il - 21/03/2004 : 17:05:14
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Il cinema è, per me, la rappresentazione immaginaria di un regista, l'incarnazione delle idee di un visionario sceneggiatore, interpretato da macchine pensanti ed emotive. Tuttavia questa "definizione" si potrebbe avvicinare a quella del teatro. Il cinema, allora, diventa un'evoluzione del teatro, in virtù delle odierne teconologie. La differenza principale, secondo me, sta "nell'immagine-movimento". Mi spiego meglio. Una pellicola cinematografica è concatenazione di scene registrate, che secondo l'intuito del regista, rappresentano l'interpretazione migliore per la singola scena. Il teatro è pura interpretazione. Gli attori teatrali trasmettono la propria emotività, il proprio pathos agli spettatori. E tale pathos, per quanto simile, non sarà mai identico a una successiva rappresentazione. Il cinema, dunque, ha il pregio di mantenere intatto il trasporto emotivo che l'attore convoglie nello spettatore, a discapito, però, di una partecipazione diretta dello spettatore al sentimento trasmesso. Tralascio, in questa sede, tutte le ulteriori considerazioni in merito alle differenze tra "maschere del passato" e "maschere del presente" e sottolineo la prima definizione che ho dato di cinema: rappresentazione immaginaria di un regista, incarnazione delle idee di un visionario sceneggiatore, interpretate da macchine pensanti ed emotive. E da qui lancio la provocazione del film che mi ha colpito maggiormente...il film nel film: "The Truman show". Arrivederci, lgb
"Il meglio dei propri pensieri ci viene dagli altri" - R.W.Emerson |
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Cateno
2° Livello
Città: Regalbuto
169 Messaggi |
Inserito il - 22/03/2004 : 18:32:45
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Ciao a tutti! Stamane a lezione ho avuto la piacevole ed estremamente stimolante notizia della nascita di questo forum ecosì eccomi qua a dare un mio piccolo contributo. Il cinema! Questa meraviglia che mai dovrebbe smettere di meravigliarci, questa breve vita su uno schermo che dovrebbe (ahimè, quanto in realtà raramente!) restituirci quegli immensi frammenti di vita che a volte la stupidità quotidiana ci ruba, questa che in altri tempi sarebbe stata definita l'opera d'arte completa (quale opera d'arte non è completa?), questo qualcosa che non ci rendiamo più conto di che cosa sia: il cinema! A volte, nei cinema, mi vien voglia di fuggire fingendomi spaventato al vedere un treno correre verso di me. Chissà perchè? Ma veniamo al mio cinema. Ho vent'anni. Cosa potrebbe piacermi? Ricordo che a 15 anni guardavo solo film di (indovinate un po') Chaplin. Li sapevo a memoria: facevo sempre la scena dei panini con le forchette e non sapevo, com'è ovvio, se ridere o piangere. Adesso, dopo parentesi Kubrikiane e Bergmaniane, il mio cinema è (indovinate un po') Fellini. Per caso, qualche mese fa, vidi "La dolce vita". Esistono i colpi di fulmine? Provate a chiederlo a chi lo ha subito; risponderà: "Come fai a non innamorarti di lei?". Attraverso l'amato si vede il proprio mondo, l'amato è "la trasparenza del mondo". Io vidi, qualche mese fa, il mio mondo. Da allora in poi dico sempre: la mia è una dolce vita da quattro soldi e senza gusto. Poi guardai Amarcord, Satyricon... comprai qualche libro su Fellini, cercai qualche intervista e l'innamoramento tramutò in amore. Caro Fellini (scusate ma mi succede spesso di cambiare repentinamente interlocutore), caro Fellini! Devo odiarti o amarti? Catullo vale anche per i film? Perchè mi turbi coi sogni e mi annienti alla realtà? La "Gradisca" si sposa, se ne va... Marcello vede il mostro che lo guarda con occhio inquisitore, ascolta-non sente la pura biondina, la saluta e torna (per sempre? irrimediabilmente?) dai suoi amici... Ma la figura che mi turba di più è Steiner. Mio dio (specifico: esclamazione non nominalista)! Se penso al povero Steiner sto male. Non riesco a capire bene. Ma non si deve capire... Forse Fellini stesso non capiva. Fellini sentiva. Fellini, come dice egli stesso, è un gran bugiardo. E le bugie si dicono per essere credute. E allora? Be', io ci credo.
Trascrivo di seguito alcuni versi di una poesia dello scoppietante, tragico, incredibile, semplice Benigni. Il titolo è: Quando muore Fellini.
... Era leggero come Cavalcanti saggio come i filosofi tedeschi umano come sanno esserlo i santi profondo come Fjodor Dostoevskij. Elegante narciso mai avaro lui era insime Topolino e Pippo lugubre come Antonio Fogazzaro buffo come Peppino De Filippo. ... M'han detto ch'era morto ebbi uno schocche come se fosser morte le albicocche. M'hai avviluppato con le tue passioni e per saluto estremo ti dirò citando un bel refrain di Little Tony che t'amo, t'amo, t'amo e t'amerò.
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Dissonanza
Nuovo Utente
4 Messaggi |
Inserito il - 25/03/2004 : 14:25:58
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Kubrick è il più grande, non posso che essere d'accordo. Nessuno come lui ha saputo raccontare l'uomo nel mondo, le reciproche contaminazioni spinte al parossismo. E mi viene in mente la parola "perturbante". Non riesco a non associarla istintivamente ai suoi film, al suo occhio-obbiettivo che da ogni angolazione possibile, implacabile e impietoso, punta e "zooma" (che brutta parola...) sui lati meno limpidi della mente umana. Le deviazioni, le ossessioni nate e alimentate dal rapporto col mondo. Ogni suo personaggio quasi un uomo che si deforma espressionisticamente, un monomaniaco la cui mania è però prismatica; indagata nelle sue possibili origini, esiti, sviluppi senza la pretesa di una definitiva sentenza ma con l'intento forse di infiltrare nella mente di chi osserva il dubbio sulla reale distanza di quella mania-follia-ossessione-aberrazione dalla propria esperienza. "Fear and desire" (accidenti a me! non l'ho ancora visto, mi riferisco solo al titolo) mi è sempre suonato come un piccolo manifesto di poetica. Un binomio intrecciato nelle due facce della classica stessa medaglia. Un istinto-pulsione che prima spaventa poi muove, fagocita o distrugge. La prima paura della scimmiaominide fa alzare la sua mano per scagliarla contro una carcassa che un tempo era carne e sangue. Dall'aprire gli occhi sul possibile erompere del desiderio al di fuori degli schemi "leciti" e già noti nasce il percorso notturno e inquietante di Bill Harford che cammina attratto e sgomento costeggiando la morte. Eyes Wide Shut è un gioco di parole bellissimo che restituisce l'idea di uno sguardo che avrebbe forse preferito non guardare ma che una volta catturato da un'immagine esterna o interna non riesce più a distogliersene e rimane irrimediabilmente e irredimibilmente preda di un affascinato disgusto provocato da quella visione. E penso a Jack Nicholson-Torrance che "incontra" mr Grady e alla scritta "Born to kill" sull'elmetto di Joker che porta appuntato sul petto di una mimetica il simbolo della pace. E...e...e forse potrei star qui per ore, anche perché Kubrick è uno di quelli che non ti stanca mai se lo ami, ogni volta che rivedi un suo film ti sembra di cogliere un particolare, un fotogramma che aggiunge qualcosa di nuovo o di essenziale ma, chissà come mai, anche dopo innumerevoli visioni finora ti era sfuggito. E solo adesso mi ricordo che ero entrata qui per tirar fuori il nome di Cronenberg e sproloquiare sulle sue mutazioni, poi lessi "Kubrick" e "il nome agì"... |
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