Biuso
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Inserito il - 17/02/2008 : 12:26:22
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Giorgio Diritti Il vento fa il suo giro (E l’aura fai son vir) Italia, 2005 Con: Tierry Toscan (Philippe Héraud), Alessandra Agosti (Chris Héraud), Dario Anghilante (Costanzo, il sindaco), Giovanni Foresti (Fausto)
Chersogno si trova in Valle Maira, nell’Alto Cuneese. Il magnifico paesaggio delle Alpi Occitane è ormai abitato da poche persone. Solo d’estate arrivano i villeggianti a restituire un po’ di effimera vivacità a questi luoghi. Philippe Héraud non è uno di loro. È, invece, un ex professore che ha abbandonato la cattedra e ora vive allevando capre e producendo formaggi. Ha lasciato anche i Pirenei, a causa della costruzione di una centrale nucleare, e vuole comprare casa tra queste valli in cui si parla ancora la lingua d’oc, pur essendo ben consapevole che la tradizione da sola non salva nessuno. La minuscola comunità –qualche decina di persone- è divisa. Il sindaco intende invece accogliere quest’uomo, i suoi animali, la sua famiglia. Dopo alcune settimane, cominciano le rivalità, le gelosie, le incomprensioni verso una vita sobria, libera, del tutto naturale, come quella che i nuovi venuti conducono. In un crescendo di violenza e di gelo, si arriva alla tragedia.
Girato e prodotto in totale autonomia e con la piena collaborazione della gente che abita i luoghi in cui è ambientato, Il vento fa il suo giro ha ottenuto riconoscimenti presso molti festival e rassegne. Da nove mesi (!) è in programmazione al Cinema Mexico di Milano. È un film molto bello, freddo e insieme colmo di pietas verso l’umanità e le sue contraddizioni. Un film che a partire da un contesto circoscritto sa affrontare il tema dell’Alterità con rigore e poesia. Nessuna retorica bucolica lo intesse ma –invece- la capacità di far emergere con naturalezza ed efficacia i sentimenti, le aspirazioni, le miserie di una comunità che si ripiega su se stessa. Al di là, dunque, di ogni troppo netta contrapposizione tra la Gemeinschaft solidale e la Gesellschaft anonima, il rapporto tra identità e differenza rimane sempre problematico. Ma una comunità chiusa non può che morire. Letteralmente. Il titolo fa riferimento a un detto occitanico e sta a indicare il ritorno –eterno- di tutte le cose.
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium)
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