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 Fahrenheit 9/11

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Lord_Goring Inserito il - 30/08/2004 : 19:23:04
Qualcuno l'ha visto? Io l'ho visto ieri sera. Un magnifico manifesto dello sputtanamento Bushiano, veramente delizioso!

15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Biuso Inserito il - 11/09/2007 : 10:26:19
Sui temi trattati qui –guerra, terrorismo e propaganda- ho scritto una breve nota dal titolo Bin Laden, lo svizzero.

agb
«In omnibus requiem quaesivi, et nusquam inveni nisi in angulo cum libro» (Tommaso da Kempis [attr.], De imitatione Christi)
utente non registrato Inserito il - 04/12/2004 : 03:43:14
Ho visto sia Bowling For Comlumbine che Fahrenheit 9/11.....mi hanno colpita molto e illuminata per certi aspetti..... Penso cmq, che dietrologie se ne posson anke fare, sarebbe legittimo, ma ke nella sostanza denuncino una realta concreta.

______
attua@la profezia.now
utente non registrato Inserito il - 13/09/2004 : 23:40:00
Mi inserisco nella discussione, sollecitata - insieme ad altri - da Alberto Biuso, con il quale condivido altre esperienze di mailing list. Vengo da due giornate intense, cinematograficamente parlando: ieri sera Terminal, stasera Fahrhenait 9/11.
Confronto interessante. Rossana Rossanda, intervistata ieri da Repubblica, diceva che il primo, con tutti i suoi limiti, le è piaciuto di più del secondo, che - come dice qualcuno di voi - non le ha detto nulla di nuovo.
Io non credo che i due film siano confontabili. Il primo mi è sembrato una specie di Forrest Gump post 11 settembre, del secondo ho l'opinione - filmica e anche politica, livelli che, mi permetto di sostenere, difficilmente sono separabili, ma poso qui questo sassolino, più che lanciarlo - che vado ad esporre.
Sapevamo, è vero. Ma la scelta documentaristica che concentra nello spazio del film tutto quello che Moore poteva concentrare allora - ci fa "sapere" di nuovo. E', questa, credo, la funzione dell'arte: dirci quello che, in qualche modo, già sappiamo. La scelta documentaristica, dicevo, perfettamente funzionale alle intenzioni. Personalmente sono stata sconvolta dall'inizio del film: il modo in cui Bush è stato eletto. Anche questo sapevo, ma solo stasera - per mia insipienza, sicuramente - l'ho ricollegato a tutto quello che è accaduto dopo. Merito del montaggio? O della capacità/intenzione, dell'autore di trasformare in un discorso logico, conseguenziale, mettendo ordine, il bombardamento quotidiano di notizie, che si accavallano, a volte elidendosi l'una con l'altra, o che ci ingolfano la coscienza e ce la immobilizzano. E ritorno sul confronto tra i due film. Il primo ha fatto in modo che la storia si sovrapponesse allo sfondo e lascia l'impressione che potesse essere ambientato in qualsiasi altro contesto in cui l'ottusità della burocrazia si contrappone all'uomo ed ai suoi sentimenti, il secondo è coerente e limpido, rispetto allo scopo. Attenzione, non perchè ritengo che sia il discorso diretto - documentarisitico - la forma più vera di arte che voglia parlarci partendo dalla realtà, ma perchè, e mi ripeto, c'è coicncidenza tra il linguaggio filmico e il compito che il regista si è assegnato. Che, di questi tempi, non è poco. Visto che - per fare anche io qualche citazione, se pure incompleta, perchè non ricordo chi lo diceva - la prima vittima della guerra è la verità.
Ho visto il film con mia figlia. Che appartiene alla generazione dei trentenni, che è stata definita: generazione invisibile. Quella che, visto che qui di cinema si parla, dovrebbe corrispondere ai protagonisti de L'ultimo bacio. Dico dovrebbe perchè lei, per fortuna non è così. E' venuta via sconvolta, dal film. Poi, ragionando, si poneva il problema se "fosse tutto vero". Da buona madre ex sessantottina, le ho ricordato come io, più giovane di lei, avessi creduto al libro "La strage di stato", pubblicato pochi mesi dopo le bombe di piazza Fontana. E non avevo sbagliato.
Sto chiacchierando troppo. Vi lascio con un piccolo regalo, sperando che funzioni (ma può essere comunque copiato ed incollato)
http://www.nytimes.com/packages/html/national/20040909_THOUSAND_GRAPHIC/index_PICTURES.html

Mi sono registrata, districandomi con l'inglese, sul sito del New York Times, per guardare questa pagina.

Sono un'insegnante e giovedì rivedrò i miei alunni di quinto. Leggerò loro delle pagine da Osim Oz "Contro il fanatismo": quelle che ci ricordano di come sia importante essere capaci di mettersi dalla parte dell'altro. Dono divino per un romanziere, che ce lo trasmette.

Perciò ho apprezzato la parte del film che riguarda i soldati, anche quella che ce li mostra entusiasti. Soprattutto quella. Un invito a ragionare su come stiamo crescendo la generazione futura.

Ciao a tutti Anna

______
annapizzuti@libero.it
hooverine Inserito il - 06/09/2004 : 10:54:04
rischiando di essere banale:
il film è incisivo, geniale quando sembra prendere in prestito l'ironia dei monty python, agghiacciante quando intervista i giovani marines, grottesco in vari punti, ma credo sia un film per gli americani. basta vedere gli stralci di telegiornali, roba folle. quantomeno i nostri mezzobusti avevano la faccia compunta, falsa o vera che sia. però quando si spinge troppo oltre il puro dato, mi sembra che non lasci spazio al dubbio. presenta l'immagine del "nemico" distorta, come la faccia di goldstein in 1984. ridicolizzare il nemico per combatterlo meglio. ecco, il film è più sensazionalistico di quanto mi sarei aspettato. forse bowling for columbine in qusto è migliore, più contenuto, credo. comunque, splendido montaggio, davvero. in complesso sei euro spesi più che bene.

ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom!
utente non registrato Inserito il - 05/09/2004 : 11:42:22
Eh gia', triste verita'.
Ancora oggi mi chiedo se le torri gemelle sono state tirate giu'da Bin Laden o dagli americani stessi.
Ogni volta bisogna pagare con il sangue, sembra quasi inevitabile.

Stiamo vivendo tempi difficili in cui bisogna stare molto attenti a non far degenerare la situazione.

Vorrei ricordare i bambini e le persone che sono morte nell'attentato di Beslan.

============================================
[NOTA DI AGB: Non per fare il cerbero (e quindi peggiorare il centauro) ma vi chiedo di attenervi quanto più possibile al titolo della sezione, che è Cinema. Spazi per le discussioni politiche ce ne sono moltissimi sulla Rete. Sì, lo so...ho cominciato io ma sempre con riferimento a un film. Insisto su questo punto perché uno dei vantaggi di Internet è il fatto che si può trovare agevolmente quello che si cerca ma lo svantaggio è che ci si imbatte altrettanto facilmente in ciò che non interessa. Chi viene qui vuol parlare di cinema e questo dobbiamo assicurargli. Grazie a tutti.]

______
pierre_grassou75@yahoo.it
Biuso Inserito il - 05/09/2004 : 10:51:49
quote:

....in Vietnam non erano riusciti a spodestare un regime...



Andrea mi perdonerà se rispondo solo con una battuta cinematografica (e non analizzando gli strettissimi rapporti che per decenni hanno legato gli Usa al "sanguinario Saddam", soprattutto mediante l'appoggio fornitogli nel massacro dei curdi e nella guerra contro l'Iran...), visto anche che il forum è dedicato al cinema e non a questioni più tecnicamente politiche (anche se ammetto di essere stato molto "storico-politico" nel mio commento e forse me ne debbo scusare).
Le sue parole mi ricordano quelle di Rambo in uno degli episodi della saga dedicata al reduce-guerrigliero: "in Vietnam non abbiamo perso, abbiamo pareggiato".

agb
...ma è il Desiderio il vero timoniere.
(Nonno di Panopoli)
utente non registrato Inserito il - 05/09/2004 : 04:40:12
Veramente in Iraq gli Usa hanno vinto....in Vietnam non erano riusciti a spodestare un regime...Che poi il dopoguerra e' stato quello che e' ora e' un altro conto...E per favore non dimentichiamoci la dittatura sanguinaria di Saddam

______
the-boxer@libero.it
Biuso Inserito il - 04/09/2004 : 10:53:33
L'ho visto e mi sembra che Moore confermi tutta la sua abilità nel trasformare un documentario in un vero film, con personaggi, trama, scarti temporali e narrativi. E si conferma soprattutto un maestro del montaggio. Secondo molti grandi registi è proprio questo –il montaggio- il vero segreto del cinema.

Fahrenheit 9/11 tocca molti aspetti della vita e della politica statunitensi dalla elezione di Bush alla II guerra del Golfo. I momenti migliori sono due: la documentazione dei sette minuti in cui il presidente Usa dopo essere stato informato dell’attacco alle torri gemelle continua a leggere una favola con dei bambini della Florida, incapace di agire senza il suggerimento di qualche consigliere; la reazione imbarazzata, ostile o silenziosa con la quale i parlamentari del Congresso rispondono all’invito rivolto loro da Moore a inviare i propri figli in Iraq.
Forse troppo lungo l’episodio della madre del soldato americano ucciso, mentre le immagini della guerra non possono che documentare l’insensatezza del macello perpetrato ai danni di una Nazione come l’Iraq la quale, osserva giustamente Moore, non aveva mai attaccato gli Stati Uniti né aveva intenzione di farlo. Gli stretti e antichi legami fra la famiglia Bush e quella saudita di Bin Laden –ben documentati dal film- sono tuttavia conosciuti da tempo.

L’elemento più debole del film è anche quello più ovvio: l’attacco alla persona di George W. Bush. È infatti sin troppo evidente che costui è un soggetto realmente sciocco e incapace, un vero burattino diventato presidente in quanto agevolmente manipolabile dal gruppo di affaristi internazionali, petrolieri, integralisti protestanti che governa gli Usa e il mondo. Ma il punto è un altro: i presidenti possono cambiare ma non l’identità degli Stati Uniti. Un Paese nato dallo sterminio delle etnie locali perpetrato da bande di criminali inglesi arrivati in America in cambio della libertà e sostenuti dall’attivismo religioso dei Quaccheri. È anche per questo che il danaro (basti il riferimento alle analisi di Weber in L’etica protestante e lo spirito del capitalismo) e la violenza stanno nel codice genetico di una potenza che ovunque arrivi produce lutti, sofferenza e distruzione in una forma che probabilmente non si è mai ripetuta con tale virulenza, costanza, radicalità. Il vero problema, il vero inganno che Moore sfiora nel suo film, è che nonostante la martellante propaganda che li presenta come democratici, gli Stati Uniti NON sono una democrazia ma una oligarchia del danaro, governata di volta in volta da diversi gruppi finanziari costitutivamente corrotti, legati alle mafie, ai produttori di armi e ai dittatori di mezzo mondo. Gli Usa possono perdere alcune guerre –come è accaduto in Vietnam e come probabilmente si ripeterà in Iraq- ma vincono sempre la più importante: quella che li presenta come un’autentica, per quanto imperfetta, democrazia. Mi sembra che Fahrenheit 9/11 accenni al problema di fondo –che è antropologico e culturale- ma poi viri sul molto più facile tema dei conflitti sociali interni. Forse, però, non si poteva chiedere di più e in ogni caso è un bene che un film come questo sia stato girato e persino premiato.

agb
...ma è il Desiderio il vero timoniere.
(Nonno di Panopoli)
Lord_Goring Inserito il - 03/09/2004 : 21:05:19
quote:


Ultimo appunto che spero mi concederete: c' è un' usanza dilagante quando non si accetta una critica, o non la si condivide, o la si vuol demolire per qualunque motivo senza volerci perdere il fiato e le energie nel discuterla; questa scappatoia consiste nell' etichettarla mussoliniana o hitleriana o goebbelsiana e perciò offensiva e sbagliata a prescindire, perchè paragonabile a criminali, di conseguenza indiscutibile. Ovviamente il promulgatore dell' idea sgradita diventa "fascista" o meglio ancora "nazista", a seconda del male che fa la critica e di quanto la si vuole demolire. La finiamo? Grazie.






alice Inserito il - 03/09/2004 : 11:47:21
E' piaciuto molto anche a me. Il senso dell' umorismo di Moore, a cui fa riferimento il prof, è un elemento fondamentale nel film. Poi c' è anche la guerra, vista in breve ma in tutta la sua crudezza; di fronte a certe immagini mi ha colpito la reazione di molti spettatori al cinema: erano tutti uno stupore, uno sdegno, si coprivano gli occhi, si scandalizzavano...
La gente non ha la minima cognizione di cosa possa significare una guerra. Vedendone gli effetti si meraviglia.
E anche l' ignoranza dilagante, di cui parla la signora del film(la madre del soldato morto) si poteva benissimo raccogliere a secchi tra i telespettatori di quel cinema. E' la stessa ignoranza e inconsapevolezza con cui mi sono scontrata negli innumerevoli dibattiti a cui ho partecipato, in tempi precedenti al film, in merito alla guerra in Afghanistan, o in Iraq, o anche ai tempi del Kossovo.
Moore presenta aspetti dell' America a dir poco scandalosi: il congresso che non può certo leggere tutti gli atti di legge che gli sono sottoposti! ragion per cui, per snellire il lavoro si limita solamente ad approvarli;
oppure l' atto di adescare ragazzini per strada con promesse di successi musicali, scolastici e sportivi nel corpo dei marines...
Una critica che si può forse muovere al film, è di dar l'impressione di voler mostrare in maniera manichea i democratici da un lato e i repubblicani dall' altro. Ma ciò non toglie l' incompetenza, l' opportunismo assoluto e i crimini dell' operato di Bush che non mi faccio scrupoli a paragonare a quello dei terroristi stessi.


Ultimo appunto che spero mi concederete: c' è un' usanza dilagante quando non si accetta una critica, o non la si condivide, o la si vuol demolire per qualunque motivo senza volerci perdere il fiato e le energie nel discuterla; questa scappatoia consiste nell' etichettarla mussoliniana o hitleriana o goebbelsiana e perciò offensiva e sbagliata a prescindire, perchè paragonabile a criminali, di conseguenza indiscutibile. Ovviamente il promulgatore dell' idea sgradita diventa "fascista" o meglio ancora "nazista", a seconda del male che fa la critica e di quanto la si vuole demolire. La finiamo? Grazie.


L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente.
Lord_Goring Inserito il - 03/09/2004 : 10:39:46
quote:


Se un film del genere viene visto soltanto da chi è già dalla sua parte, servirà a poco.
E' un vero peccato.




Forse hai ragione, ma la sequenza in cui Moore invita i senatori a fare arruolare i figli nell'esercito per andare in missione in Iraq, on lascerà indifferenti nemmeno i sostenitori di Bush

Lord_Goring Inserito il - 03/09/2004 : 10:37:30
quote:


A Milano, Lord, a Milano…




Eh! Ma allora ditelo!!!

Lazarus Long Inserito il - 02/09/2004 : 23:19:28
Mi è piaciuto molto, come Bowling For Columbine.
Dà l'idea della banalità del male, e in un paio di occasioni le somiglianze Bush-Berlusca sono state piuttosto agghiaccianti.
Di chi è la frase "Non sono un dittatore, altrimenti sarebbe tutto più facile"? (grosso modo).
Di Bush o del nostro amabile premier alle prese con le beghe di maggioranza?
Splendido il modo in cui Moore ha montato l'attacco alle torri, evitando di mostrarne inquadrature dirette.
Nel secondo tempo avrei dedicato più attenzione ai morti iracheni e qualche minuto in meno ai soldati USA; ma tenendo conto che è un film pensato principalmente per gli americani, credo che sia una scelta giusta.
Il problema, piuttosto, mi è sembrato un altro: non c'era niente che non sapessi già, e giudicando l'aspetto ed i commenti degli altri spettatori, direi che neanche loro hanno avuto grosse sorprese.
Se un film del genere viene visto soltanto da chi è già dalla sua parte, servirà a poco.
E' un vero peccato.

Lord_Goring Inserito il - 02/09/2004 : 11:20:53
P.S.

7 euro e rotti??! Ma dove? Al King?! Meno male che io c'avevo i biglietti omaggio!

Lord_Goring Inserito il - 02/09/2004 : 11:19:16
Al contrario del professore, io non ho visto Bowling a Columbine, anche se mi auguro di trovare il tempo per andare a vederlo!

Non mi va di tirare pietre Becca! E' bello potersi confrontare con idee diverse, anche perchè se la pensasimmo tutti alla stessa maniera te l'immagini che noia?!

L'autore del commento mi sa un po' esaltatello per avere il coraggio di paragonare il genio (votato al male eh! Non pensate che io abbia simpatie fascistoidi!) della propaganda nazista a Michael Moore considerandolo quasi come il suo alter ego "democratico".

Tempo fa Beppe Severgnini, a proposito dell'incompatibilità tra verità e politica, disse che il compito del vero giornalista sia controllare quello che combina il governo, e possibilmente mostrarne la vera natura al popolo degli elettori. Credo che Moore sia questo: un valido giornalista (in senso Severgniniano) prestato con successo al mondo della pellicola.



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