V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
dval |
Inserito il - 07/05/2006 : 23:15:38 Daniel, il più giovane dei Sonnino, ricchi ebrei romani, narra la tragicomica epopea della sua famiglia. La vicenda ha inizio con le gesta del nonno Bepy, edonista, amante delle donne e del lusso sfrenato, simile a un Gabriele d'Annunzio svuotato però della cultura che gli era propria. Le scelleratezze del nonno inguaiano tutta la famiglia che rischia di perdere il proprio stato sociale. A risollevare la situazione ecco Luca Sonnino, figlio albino di Bepy, che grazie all'aiuto di Nanni (ex socio del padre e suo alter ego) riesce ad evitare il tracollo, il tutto mentre il fratello si è ormai trasferito in Israele diventando un fanatico nazionalista (successivamente alle prese con l'omosessualità del figlio Lele). Ultimi nella linea di discendenza dei Sonnino sono Daniele e il fratello. Daniel, ebreo solo per parte di padre, è un adolescente amebico, intrappolato nell'alta borghesia romana che disprezza ma dalla quale non può venir fuori, onanista incallito e imbranato con la ragazza che ama e che finirà per minacciare di morte via lettera a pochi giorni dal suo diciottesimo compleanno. Il romanzo si chiude con il ragazzo ormai adulto (e mediocre ricercatore universitario a tempo determinato) che, di ritorno a casa da New York, inizia a raccontare la storia della sua famiglia.
OK ho sintetizzato la trama in modo pessimo, nessun avrà voglia di leggere il romanzo dopo il mio riassunto, ma a ragion veduta non c'è un solo motivo per leggere questo libro. Mi è capitato tra le mani per caso e l'ho trovato davvero orrendo (perché ne scrivo? Per evitare che qualcuno incappi nel mio stesso errore). La scrittura è mediocre nonostante sia (o forse proprio perché è) ricercata ed i personaggi non sono ben delineati, non si comprende il perché di un infinito numero di eventi, scelte e decisioni. A salvarsi ed essere tratteggiata in modo abbastanza convincente è solo la figura di Bepy con i suoi modi di fare dannunziani. Il sentimento dominate del romanzo è l'invidia, invidia per la trascinante vitalità del nonno, per l'ottuso ottimismo del padre, per la ricchezza di Nanni, per la bella Gaia e per Giacomo (unico a smascherare l'ipocrisia generale dei pariolini degli anni Ottanta). Invidia dunque e senso di colpa, ma Piperno già dal titolo ci avverte dei sentimenti del romanzo. Di padre ebreo e madre cattolica giansenista Piperno non poteva che dare al suo primo romanzo un titolo come Con le peggiori intenzioni. Per chi come me ama romanzi come Shosha di Singer o La resa dei conti di Bellow aver letto di Piperno come l'ultimo esponente della grande tradizione degli scrittori ebrei è un colpo al cuore, forse anche per questo sono andato giù duro con la recensione, ma la lettaratura è anche passione, giusto?
Quis custodiet ipsos custodes? (Giovenale)
Modificato da - dval il 07/05/2006 23:21:49 |
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