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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
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Inserito il - 07/03/2007 : 00:01:19
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Larry Charles BORAT Con Sacha Baron Cohen, Ken Davitian, Pamela Anderson USA, 2006
La storia del finto viaggio di un finto giornalista kazako che vuol realizzare un documentario sugli Stati Uniti per apprendere da essi la civiltà –e che in questa sua impresa incontra veri americani- è un filmetto. Volgarissimo come volgari sono gli Stati Uniti. Di buono ha proprio tale equazione. Le scene migliori sono quelle ambientate durante un rodeo nel Texas e fra i pentecostali della California. Qui la violenza, il razzismo, la bassezza morale degli Usa emergono dalla spontaneità delle folle e dei protagonisti, che non sanno di essere dentro un film...
agb «Per realitatem et perfectionem idem intelligo» (Spinoza, Ethica, parte seconda, VI definizione)
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AndreaDEmilio
1° Livello
Città: Pescara
53 Messaggi |
Inserito il - 17/03/2007 : 21:58:47
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ci fai esempi vissuti da te della volgarità americana?
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 18/03/2007 : 10:14:31
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«…quegli uomini stolti e ignobilissimi che non riconoscono nobiltà se non dove splende l'oro, tintinna l'argento, e il favore di persone loro simili tripudia e applaude». Queste parole di Giordano Bruno sono un’ottima definizione della volgarità.
È evidente che essa non sia quindi esclusiva degli Stati Uniti (sarebbe troppo bello!) ma in quanto ci proviene da quella società (negli USA non sono mai stato né ho desiderio di andarci) -e cioè l’imperialismo culturale che opprime l’Europa da sessant’anni- tale volgarità assume dei tratti grossolani e infantilistici che si mostrano anche e soprattutto: nell’ignoranza e disprezzo verso tutto ciò che non nasca da loro; nel successo economico come criterio sovrano dell’essere e del suo valore; nella mancanza di qualunque misura a favore delle più diverse forme di hybris; nella menzogna e cinismo sistematici della loro politica interna e internazionale; nella espressione infantile (nel senso proposto da Adorno e Horkheimer) delle loro manifestazioni simboliche e culturali; e –infine- nel modo in cui…si vestono e mangiano :-).
Anche dagli USA, naturalmente, arriva molto di interessante ma lo sfondo secondo me è questo.
agb «Per realitatem et perfectionem idem intelligo» (Spinoza, Ethica, parte seconda, VI definizione) |
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klaus
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Regione: Sweden
Città: LIVORNO/STOCKHOLM
34 Messaggi |
Inserito il - 04/05/2007 : 23:08:03
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Sinceramente è uno dei film più ignobili e volgari che io abbia mai avuto occasione di vedere, per questo mi sento di esprimere un giudizio piuttosto negativo sulla pellicola. che gli americani fossero gente di una bassezza sia morale che intellettiva, beh questo lo sanno tutti, basti vedere chi li rappresenta: da uno che si chiama Giorgio Cespuglio non ci si può certo aspettare granchè. Tuttavia la realtà che il finto giornalista ci presenta è quella quotidiana negli U.S.A. in cui la vita si alterna tra vecchi patriottici antiquari, salottini post-puritani e stupidissimi rodei di cui compatisco solo i poveri cavalli e tori! E' vero, alcune scene possono anche risultare simpatiche, però prevalgono quelle impresentabili. Alludo alle ascetiche pratiche di onanismo coatto del collega di Borat che trovo veramente disgustose...
La volpe conosce molti trucchi; l'istrice uno solo, ma buono (Archiloco)
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bisca
Nuovo Utente
Regione: Italia
Città: Milano
20 Messaggi |
Inserito il - 07/05/2007 : 17:51:32
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sono più che daccordo col fatto che si tratti di un film estremamente volgare, la qual cosa giustifico molto raramente in qualsiasi forma d'espressione, tuttavia credo che almeno una qualità questa pellicola ce l'abbia: non è banale. E' vero che a tratti nel film si inseriscano scontati luoghi comuni e che la risata venga spesso cercata solo grazie a trovate di volgarità e bassezza sconcertanti, ma analizzando certi aspetti qualcosa di buono sotto questo punto di vista mi pare lo si possa trovare. Oltre al fatto che una tal quantità di volgarità in un documentario sugli americani(presunto tale) sia forse da aspettarsi la sorpresa è però il fatto che questa venga in gran parte da personaggi non americani. Facendoci caso però si nota anche che un'altra forma di volgarità, più sottile e meno fastidiosa certamente, regge il passo ed il confronto con quella di borat e compagno:quella dei cittadini statunitensi..anche attraverso un confronto loro sono colpevoli e questo mi sembra significativo. Un altro fatto è che dei kazaki saltano fuori motivazioni storiche e culturali a 'giustificare' il loro comportamento mentre gli americani, per i quali questo discorso(che comunque si potrebbe fare)nel film non è sottolineato, non hanno scusanti di sorta. L'idea poi che dal confronto fra kazaki ed americani il regista tragga una miscela esplosiva di bassezza più che banale mi pare inevitabile..senza nulla togliere alla dignità della nazione asiatica ovviamente, ma se l'immagine di civiltà che gli viene dagli stati uniti è quella..beh come altro si deve comportare un kazako che aspira a raggiungere lo stesso livello del cittadino 'civilizzato' americano?ovviamente si resta nel campo della finzione cinematografica e non sto dicendo che troverei giustificato una situazione analoga nella vita 'vera'.
Gli Stati Uniti, gli americani, sono tutti così volgari?E' davvero a tale livello che la bassezza d'animo è radicata in quella società?no, ovviamente non è così e ritengo sbagliata una presa di posizione come quella del professor Biuso. Il successo economico è il criterio sovrano dell’essere e del suo valore per la società statunitense?non credo, io ho passato soli pochi mesi in uno dei contesti più conservatori dell'ambiente sociale americano(parlo di conservatori perchè credo che i più sappiano che per un vero democratico americano quest'affermazione non può valere): un'accademia d'istruzione superiore militare in california(collegio militare) e ho avuto modo di capire come ciò sia falso.Questo fenomeno esiste ed è diffuso, è diffuso agli estremi livelli dell'econimia e della politica e chi vuole emulare quello stato sociale(gran parte della popolazione in ogni paese civilizzato non vuole che questo) è spesso vittima di tale affezione.Ma questo discorso sul successo economico è dato da un altro fenomeno ben definito: la meritocrazia che nel sistema americano è legge assoluta in ambito economico; e il tasso di ricchezza e sviluppo economico di uno stato, quale fattore trascinatore di ogni aspetto della vita di un paese, è il primo indicatore del successo e della forza dello stato stesso.Questa apologia dello stato americano che suona certamente stonata a chi mi conosce(pochi in questo forum purtroppo) non vuole essere un elogio ad una nazione ho l'affermazione di una mia approvazione,bensì solo una dimostrazione del fatto che una critica tanto radicale quote: tale volgarità assume dei tratti grossolani e infantilistici che si mostrano anche e soprattutto: nell’ignoranza e disprezzo verso tutto ciò che non nasca da loro; nel successo economico come criterio sovrano dell’essere e del suo valore; nella mancanza di qualunque misura a favore delle più diverse forme di hybris; nella menzogna e cinismo sistematici della loro politica interna e internazionale; nella espressione infantile (nel senso proposto da Adorno e Horkheimer) delle loro manifestazioni simboliche e culturali; e –infine- nel modo in cui…si vestono e mangiano :-).
non possa essere fatta a ragione senza un accurato studio e approfondimento alle spalle e che una tale presa di posizione quote: (negli USA non sono mai stato né ho desiderio di andarci)
debba,per essere giustificata,disporre di un'ancora più accurata ricerca che porti ad una certezza assoluta della validità del proprio punto di vista..e cio' è, a mio umile parere ovviamente(non vorrei sembrare troppo aggressivo o sgarbato, se è così me ne scuso)impossibile senza una contraddizione della stessa posizione che si intende prendere.Mi spiego meglio: non posso giustificare una tale presa di posizione perchè ritengo che per criticare così aspramente una qualunque nazione bisogna per forza avervi vissuto in mezzo.
"In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente." _da "Novecento" di ALessandro Baricco_ |
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bisca
Nuovo Utente
Regione: Italia
Città: Milano
20 Messaggi |
Inserito il - 07/05/2007 : 21:40:51
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oh mio diooo!!scusate...'o' congiunzione con l'H!!che vergogna..errori di dattilografia sono accettati..ma questo..
"In questo era un genio, niente da dire. Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente." _da "Novecento" di ALessandro Baricco_ |
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 14/05/2007 : 17:27:48
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quote:
non posso giustificare una tale presa di posizione perchè ritengo che per criticare così aspramente una qualunque nazione bisogna per forza avervi vissuto in mezzo.
Caro Bisca, lo psicologo Howard Gardner ci vive proprio in mezzo, essendo nato in Pennsylvania e insegnando a Harvard.
Sull'ultimo numero della rivista Mente & cervello, a pag. 67, Gardner sostiene che: «il dominio culturale che il mercato esercita negli Stati Uniti, e sempre più in paesi come l'Italia, sta rovinando quanto c'è di più prezioso negli esseri umani. Gli americani finiranno per distruggere se stessi, e probabilmente il resto del mondo, perché ignorano ogni aspetto della vita che non sia commercializzabile. E perché pensano che, se pregano ogni domenica mattina, allora possono rovinare qualunque abitante del pianeta nei rimanenti sei giorni e mezzo». Cito Gardner solo perché si tratta della più recente testimonianza da me letta in tal senso ma potrei facilmente moltiplicare i riferimenti.
La questione comunque è più generale e di metodo. Se davvero vivere o aver vissuto personalmente in un luogo fosse una condizione indispensabile per parlarne -"per forza", come tu scrivi- capisci bene che ogni giudizio, che so, sull'Unione Sovietica (e oggi sulla Russia) o sull'Iran da parte della stragrande maggioranza degli europei, degli statunitensi, dei canadesi...sarebbe nullo e da respingere.
Per non parlare, poi, dei giudizi che formuliamo senza nutrire alcun dubbio sulla Germania nazionalsocialista o sulla Francia della Rivoluzione. Dove non potremmo proprio recarci anche se lo volessimo. La storia, anche quella contemporanea, si fa sulle fonti, che non sono soltanto quelle orali o dirette, come senz'altro ricorderai...
agb «Per realitatem et perfectionem idem intelligo» (Spinoza, Ethica, parte seconda, VI definizione) |
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