Cateno
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Città: Regalbuto
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Inserito il - 14/02/2007 : 17:27:17
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Tre anni fa moriva Marco Pantani, a causa di un'eccessiva dose di cocaina. Forse molti storceranno il naso a sentir parlare di Pantani. "Quel drogato", diranno. E' vero. Era un drogato; come tutti (salvo eccezioni che si contano in una mano) i professionisti sportivi. Il paradosso, semmai, è che nel 1999 quando fu squalificato il penultimo giorno del Giro D'Italia, non fu trovato positivo a nessuna droga. Solamente fu squalificato o, per meglio diro, fermato per 15 giorni dalle corse, senza nessuna accusa; anzi fu una cautela per la sua salute. Il suo ematocrito era al 52%. Una percentuale altissima e che supera il limite consentito dai regolamenti ciclistici, fissato al 50%. Diciamo che dal 50% in poi si rischia una trombosi, per questo lo fermarono.
Pantani era come gli adolescenti, o come un eroe di Ibsen: o tutto o niente. Non esisteva la mezza misura: o vinceva e saltavano gli altri; oppure saltavano le sue gambe. Mi piaceva perché aveva il coraggio di andare sempre fino in fondo a costo di giocarsi il tutto per tutto. Una volta gli chiesero: "Ma perché vai così forte in salita anche quando non è necessario?" Rispose: "Per abbreviare la mia agonia". Oso confessare che è stato l'unico mito della mia esistenza? L'età era quella giusta, il personaggio pure: solitario, piccolo, caparbio, voleva far tutto da solo. Io mi buttavo a capofitto nelle discese, come lui, con un moltiplica 52X15; o mi facevo arrampiacate sui tornanti, imitando la sua posizione in bici, con un 39X21. Morì solo; era un sabato sera che qui era carnevale e seppi della sua morte ancora vestito in maschera. Mi va di ricordare ancora una volta il frutto della televisione, dei giornalisti, di quelli che sanno tutto ma si scandalizzano quando viene a galla. "Certe cose peccato e dirle; farle è nulla", diceva Pirandello. Però devo confessarvi che da allora non è più la stessa cosa, per me, andare in bicicletta.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe)
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