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Inserito il - 11/02/2007 : 11:02:09
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Piccolo Teatro - Milano DON CHISCIOTTE. Frammenti di un discorso teatrale adattamento Rafael Azcona, Tullio Kezich, Maurizio Scaparro da Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes con Pino Micol e Augusto Fornari e con Marina Ninchi e Fernando Pannullo e I Pupi dei figli d'Arte Cuticchio scena Roberto Francia costumi Lele Luzzati musiche Eugenio Bennato regia Maurizio Scaparro produzione Gli Ipocriti in collaborazione con Compagnia Italiana diretta da Maurizio Scaparro

«Mi ha sempre incuriosito e affascinato, lavorando sulla figura del Don Chisciotte, quel vivere in una realtà del ferro e sognare l’età dell’oro, essere in bilico tra passato e futuro, come capita anche all’uomo di teatro oggi, legato alla sua cultura, alla sua necessità di rivolgere un discorso non massificato a poche centinaia di persone a sera, mentre sulla nostra testa passano messaggi per milioni di individui»…Così Maurizio Scaparro nelle Note di regia a uno spettacolo che ha il suo vero significato nel sottotitolo. Frammenti, infatti, e solo frammenti possono essere messi in scena da un libro immenso e irrappresentabile, irrappresentabile perché immenso.
Il Quijote ha aperto alla letteratura lo spazio della pura interiorità, del tempo-coscienza, della mente che partorisce mondi più veri del “vero”. Quello spazio che ha raggiunto il suo culmine, e forse la sua conclusione, nella Recherche proustiana. Due libri che non possono diventare immagine perché sono già figura dell’invisibile (come ben coglie Giuseppe Raciti nei suoi Cinque scritti delfici, «si dà immagine solo di ciò che è invisibile» [pag. 87]).
E allora lo spettacolo di Scaparro si sofferma su alcuni dei passaggi più teatrali del libro-fiume e lo fa con l’aiuto dei Pupi siciliani di Cuticchio e con tutta l’evidente passione dei due protagonisti. Ma il Chisciotte rimane un archetipo irraffigurabile, perché Chisciotte siamo noi, la nostra parte più saggia.
agb «La Luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta» (Jeshu-ha-Notzri. Gv, 1,5; 3,19)
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