Cateno
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Città: Regalbuto
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Inserito il - 06/11/2006 : 10:54:13
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Mi è per caso capitato tra le mani un libricino di Manlio Sgalambro dal titolo accattivante: Nietzsche (Frammenti di una biografia per versi e voce) (Bompiani, Milano 1998). Più che frammenti, a me paiono delle vere e proprie poesie che, con la scusa di ripercorrere, o, meglio, accennare alcune tappe fondamentali del pensiero e della vita di Nietzsche, si mostrano come un discorso compiuto, fatto di tante citazioni letterarie e filosofiche, di ricerche sonore e ritmiche che uno si può ben aspettare da Sgalambro. Sebbene alcuni versi mi paiono peccare di un'andamento troppo prosastico (al limite di arbitrari ed ingiustificati "a capo"), tante poesie sembrano sospese in ciò che vien detto dai versi che chiudono la raccolta: "Stasera un colpo di versi /cancellerà per un momento / il mondo" (pag. 71). Il pensiero di Nietzsche, la critica che in alcuni passi ne fa Sgalambro, fanno emergere una riflessione teologica che conclude: "Ma la teologia è l'unica esca per prendere Dio. / A quest'amo infatti egli abbocca volentieri" (pag. 38). Le citazioni, come dicevo, abbondano e vanno da Hegel, quando sostiene che l'organo più glorioso del corpo, cioè quello che ci fa procreare, des Organ der Zeugung è il medesimo col quale si piscia, des Organs des Pissens(cfr. Fenomenologia dello Spirito, Bompiani, Milano 2000, pag. 478), al "cadavere di morto", tratto da Belli e Pasolini. Ma la cosa che ho apprezzato di più, oltre alla ricerca di musicalità, di rime solite e insolite, facili e difficili, è la riflessione teologica; magistrale, ad esempio, è quella che ci ricorda che "Dio è la morte stessa" (pag. 20) o della bella quartina di pag. 43: "Sono sicuro di quel che affermo, io. / Prima che si chiamasse / col nome di Assassino / aveva un altro nome, Dio". Per quanto riguarda le pagine squisitamente nietzschiane, accorate e patetiche sono le descrizioni della follia del filosofo. Insomma, un gran bel piccolo libro, che si legge in mezzora ma che fa riflettere molto più a lungo.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe)
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