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digiu
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Inserito il - 10/07/2006 : 17:52:02
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Un rigore contro dopo appena tre minuti: Malouda infila in velocità Cannavaro e Materazzi a braccia alzate lo mette giù. Nettissimo.
Dal dischetto Zidane suona la marsigliese delle beffe: pallone che scheggia la traversa interna; in diretta sembra fuori, al ralenty entra di oltre mezzo metro.
Bestemmie nel belpaese.
Segue il silenzio di chi cova orgoglio: un avvio in salita, è vero, ma noi non siamo il Portogallo.
Al primo corner battuto da Pirlo, Materazzi schiaccia quella palla che Barthez - per rimetterla al centro - deve raccattare in fondo al sacco; si ricomincia da qui.
E' una gioia per gli occhi, salvo qualche eccellente incursione del velocissimo Henry, vedere gli azzurri dominare a meraviglia il campo almeno nei quarantacinque minuti iniziali; sessantun percento il possesso palla dopo la prima frazione di gara.
Poi un gran legno di Toni e un gol annullato a Grosso sul filo del fuorigioco.
Infine costretti a rifiatare e difenderci per tutto il secondo tempo e i supplementari, approdando ai liberatori rigori: perfetti; cinque su cinque e David Trezeguet sbagliando il suo ci consegna de manu il trofeo.
Riconciliarsi col mondiale dopo un divorzio durato ventiquattro anni, e farlo con un calcio che non pare più neanche lontanamente apparentato con quello dei Paolo Rossi, degli Zoff e dei Tardelli. Farlo in una sera berlinese, a tre giorni dalla sentenza di calciopoli, nella selezione dei grandi assenti, dei sostituti Grosso-Toni-Perrotta-Gilardino e Iaquinta; farlo quindi in un clima da anno zero laddove in precedenza tanti hanno fallito con giocatori sulla carta tecnicamente superiori ai ventitre odierni.
Ci avevano provato Vicini e Sacchi a donare nuovo lustro alla scuola italiana ed erano giunti a un passo; quella infinitesimale distanza che ti porta a dire che sia stata tutta sfortuna in quel lontano '90 a portare Zenga tre metri oltre l'area piccola regalando a Caniggia l'incornata della nostra disfatta; e rogna è stata anche quattro anni dopo ché se Franco Baresi non avesse stampato sul palo quel pallone dagli undici metri, oggi il Brazil Pentacampeon non esisterrebbe e il nostro calcio costituirebbe ancora materia di studio sui manuali. E invece sui libri di storia il nostro calcio da un po' non c'è più: via via declassato dalle graduatorie Fifa quello che era stato il modello da esportare ed imitare adesso pareva vivere di ricordi dopo i pessimi catenacci di una mentalità antiquata e che invece a casa nostra continuava a tramandarsi nei retrogradi seguaci di Nereo Rocco: Maldini e Trapattoni. Così tra uno scricchiolìo e l'altro dopo Usa '94 e nonostante un parco attaccanti che negli ultimi dieci anni ha potuto fregiarsi di fantasia e tecnica uniche al mondo, l'Italia si era rassegnata alla voce dei perdenti, quella che recrimina sfortune e torti, schemi sbagliati e pessimo stato di forma fino a sbiadire nella brutta copia di quell'eredità storica che intendeva perpetuare.
Ripartire da Marcello Lippi legato a doppio filo allo scandalo calciopoli è poi l'ultima macchia d'infamia per un paese saldamente torchiato dalla corruzione politica dilagata ad ogni livello e scoppiata anche nel calcio in quel bubbone estivo che ha preceduto ed accompagnato l'avventura di Germania 2006. Curiosamente le maglie azzurre coi numeri oro che hanno calcato i prati tedeschi, in fondo ci hanno rappresentato più di qualsiasi fotografia: Fabio Cannavaro autentico portagonfalone e capitano ha disputato forse il più alto mondiale che un difensore potrebbe disputare eppure si tratta anche di colui che nel '93 fu 'beccato' a girare filmini in infermeria mentre tra il disprezzo e l'autocommiserazione pronunciava parole come: ora potete vedere quanto facciamo schifo e giù a prestare il braccio alle iniezioni dopanti. Gigi Buffon non avrebbe manco dovuto esserci in questa spedizione: appena dieci giorni fa messo alla berlina dagli interrogatori di Borrelli, assurgeva a protagonista fuori dal campo in quel giro sporco e implacabile di scommesse e soldi che gravita attorno agli interessi del pallone. Lippi intrallazzato per legami di parentela con la Gea di Moggi junior viene oggi acclamato come il tecnico che ha saputo riformare un gruppo e che in mezzo a tanti nomi nuovi e giovani promesse raccoglie l'indubbia benemerenza d'aver guidato la Nazionale dei panchinari nell'empireo calcistico.
Oggi come sempre, dinanzi ai meriti sportivi l'Italia sa fermarsi e rimettere tutto in discussione adottando come peso e misura la sua splendida vocazione a rigenerarsi dalle ceneri e dalle vergogne, la leggenda di chi sa lottare e soffrire fino a toccare il fondo per dare il colpo di reni e riscattarsi; e nello scandire a parole questa favola si riesce a passar sopra anche allo squallore e al vizio, alla deturpazione etica, fino a sciamare nelle strade al grido della comunità in festa: Grazie Italia!
C'è un che di triste in tutto questo e visto con occhi diversi dai nostri potrebbe suonare come una condanna, un ceppo da cui non riusciremo mai ad affrancarci (e la spiegazione potrebbe essere antropologica...)
Forse un po' per pigrizia un po' per coatta attitudine agli accomodamenti, di nuovo, si preferisce rinunciare a ripulirsi del marcio che con la sua frusta ci schiocca, provvedendo da noi stessi ad alimentare quell'inno denigratorio che alla stampa internazionale piace cucirci brutalmente addosso: italiani pizza, mafia e mandolino.
Ma non sembra importarci più di tanto. A prevalere è un'ostentata fierezza e un'indubbia creduloneria: a piacerci è il mito, talora pure fasullo, dell'uomo che lavora e si fa da sé, del gruppo operaio che con sudore e nonostante gli scandali e le inchieste alla fine la spunta in barba all'anatema di Beckenbauer: sconterete la vostra calciopoli in questo torneo, psicologicamente non potrà giovarvi!.
Così Cannavaro e Buffon si rivelano gladiatori ed eroi nell'arena dell'Olympiastadion e nulla c'entrano più gli episodi, il possesso palla e le occasioni quando si preferisce credere nell'esistenza di un punto in cui tutto si azzeri e a far la differenza siano il background, la grinta, la voglia di vincere, e ci si persuade perfino d'essere i più forti in questo. Esattamente come un pugile pesto messo all'angolo dopo aver incassato colpi durissimi per tutto l'incontro ugualmente confida nella sua resistenza e volontà di prevalere
[...]
Alla fine occorre perciò fare i conti con la contraddizione: una genia creativa e insieme agonista, la nostra, capace di lottare ma anche troppo indulgente con se stessa fino al punto di calpestare qualsiasi principio fondante e rinunciare ad affrontare apertamente la realtà; e dopo l'impresa di ieri, che inorgoglirebbe anche il più equanime e disinteressato abitante della Penisola, ci si arrende all'evidenza nel leggere i virgolettati dei giornali che riportano il pensiero del popolino: Lippi resta! indirizzato al tecnico di cui l'inchiesta e le udienze della giustizia sportiva (data la contingenza del mondiale) sono state stralciate dal processo che per ora imperversa su calciopoli e che lo avrebbero travolto e fatto certamente naufragare insieme alla nostra beneamata Nazionale.
E allora sorridenti, come guardando in uno specchio, sembriamo apostrofare: siamo fatti così, che ci volete fare?!
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Buone vacanze a tutti e perdonate se tra queste righe nonostante qualche critica serpeggi un po' di sciovinismo à l'italienne, vi assicuro che non è voluto - tra l'altro non seguo più il calcio da parecchio e scoprirsi italiani solo quando si vince il mondiale dovrebbe farci sorridere
digiu.
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
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Inserito il - 13/07/2006 : 16:49:09
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Leggo su Repubblica la seguente agenzia: Materazzi-Zidane: In Algeria monta la rabbia, Italia xenofoba.
========================================= Sale la rabbia in Algeria per l'episodio che ha coinvolto Zinedine Zidane e Marco Materazzi durante la finale della Coppa del Mondo. La stampa del Paese si schiera unanime al fianco del "fratello" Zizou e accusa pesantemente l'Italia di xenofobia. L'incidente, scrive 'La Tribune', non e' altro che "il prolungamento della politica di destra di Silvio Berlusconi attraverso i propositi razzisti di Materazzi". Il difensore interista diventa simbolo "dell'ideologia razzista del mondo contemporaneo". Un "provocatore di razza" messo con scelta "non casuale" da Marcello Lippi alle costole del capitano dei Bleus, nelle parole di 'El Moudjahid'. Secco il titolo dell'editoriale de 'L'Expression': "Italia xenofoba". Il difensore interista, argomenta il quotidiano, "non ha fatto altro che esprimere ad alta voce il sentimento anti-arabo coltivato dalla destra italiana da qualche tempo". Nel calderone finisce tutto: da Oriana Fallaci a Roberto Calderoli. E la testata di Zidane, sostiene 'El Watan', si trasforma in uno "di quei gesti che fanno male ma possono aiutare a guarire". Insomma, il racconto del gesto di Zidane, afferma 'Le Soir d'Algerie', e' una "cronaca di tempi sordidi". E per questo 'Le quotidien d'Oran' invita a ignorare "parrucconi e saccenti". Materazzi viene descritto come "un bruto ottuso con le braccia coperte di tatuaggi a caratteri gotici" e Gianluigi Buffon come "un simpatizzante neo-fascista". Due giocatori, rileva il giornale, che "rappresentano bene questa Italia che si copre di disonore, che imbroglia, che tutte le domeniche insulta i giocatori di colore e fa rivivere il saluto fascista a ogni goal segnato. Qualcuno ha detto 'povero Zidane'", conclude l'articolo, "ma ha torto. È ‘povera Italia’ che bisogna dire". =========================================
Amavo molto –e amo ancora- il calcio, sia praticarlo che seguirlo. Tifavo (in modo acceso) per il Milan. Quando mi accorsi dell’uso politico-propagandistico che Berlusconi faceva della squadra, il mio tifo si dissolse. Ora è diventato difficile tifare per la Nazionale, visto che è composta anche da gente che ha ammesso (e quasi si è vantata) di aver fatto uso del doping e che giocava male nell’Inter per farsi “svendere” alla Juventus. E costui è l’osannato capitano della squadra…
Tralascio gli altri particolari sul calcio truccato perché troppo noti. Rilevo solo che, come era prevedibile, dopo l’infausta vittoria si stanno ora mobilitando politici, presidenti, giornalisti per affossare definitivamente questo splendido sport con una amnistia il cui effetto a lungo termine sarebbe la trasformazione definitiva del calcio italiano in qualcosa di assai simile al Wrestiling, una finta competizione in cui tutto è stabilito prima.
La ragione è chiara: sponsor, contratti miliardari (anche dei singoli calciatori), televisioni a pagamento, vendite dei giornali sportivi (e non) sarebbero tutti danneggiati dalla semplice applicazione delle norme in vigore. Regole che lo scorso anno nessuno contestò quando vennero applicate con grande rigore al Genoa (che era stato promosso in serie A e venne immediatamente retrocesso in C) mentre adesso sono diventate “troppo severe”, ora che andrebbero applicate alle squadre dei potenti …
Certo, persone come Guido Rossi (non De Rossi…), Borrelli, Ruperto fanno ben sperare in una conclusione della vicenda che salvi il calcio come sport e non come un corrotto affare. I tifosi che sanno pensare dovrebbero comprendere che una punizione oggi per la loro squadra significa anche campionati più belli, avvincenti, imprevedibili e giusti per il futuro. Significa poter amare ancora quel pallone…
agb «Poiché non tutti quelli che muoiono nascono anche» (Nietzsche)
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Stanley
2° Livello
Regione: Italia
Città: Valguarnera
184 Messaggi |
Inserito il - 13/07/2006 : 20:00:04
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quote: Amavo molto –e amo ancora- il calcio, sia praticarlo che seguirlo.
Sono troppo curioso:in che ruolo gioca?
Stanley |
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 14/07/2006 : 18:12:26
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Sono un terzino destro tra i più brocchi che abbiano mai giocato. L'attaccante che dovrei fermare va sempre in rete, garantito.
Però tanti anni fa realizzai un gol all'incrocio dei pali, con le spalle alla porta e in rovesciata, che rimane tra i miei ricordi più piacevoli e fra i più stupefatti -invece- del portiere avversario, che ho incontrato qualche tempo fa e che si rammenta perfettamente di quell'inverosimile (per me) azione...
Eh, Tommy, (bella la battuta sul libero ) il territorio è pieno di televisori, basta entrare in una qualsiasi casa e un mostro lo si trova sempre...
agb «Poiché non tutti quelli che muoiono nascono anche» (Nietzsche)
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