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DarioIV
Nuovo Utente
Regione: Italia
Città: Piazza Armerina
8 Messaggi |
Inserito il - 20/05/2006 : 14:12:53
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Quando si parla di intelligenza artificiale è importante distinguere tra una intelligenza che sia puro calcolo semantico e una che derivi dalle emozioni. Per questo la mia ipotesi parte da una domanda: esiste una intelligenza senza emozioni? È ancora la teoria connessionista che mi ossessiona. Riassumo brevemente da questo link: www.tiziana1.it/ebooks/Risorse/Celere.PDF. Il cervello umano è formato da strutture elementari singolarmente insignificanti quali i neuroni. L’intelligenza nasce dalla struttura creata dalle connessioni neuronali che tramite la loro interazione forniscono l’informazione voluta. Le percezioni (ad es. visive) sono mappate all’interno del cervello, quindi i recettori del colore rosso saranno mappati da un certo numero di neuroni strettamente connessi tra loro che a loro volta collaboreranno con i recettori del giallo e del blu per fornire l’informazione finale, il colore. Quando invece cerchiamo di capire il gusto di una pietanza tramite l’olfatto, significa che esiste una collaborazione tra le mappe del gusto e quelle dell’olfatto. Le possibili interazioni tra le diverse mappe sono elevatissime e da qui nasce la complessità del pensiero. Il cervello non elabora solo informazioni sensoriali, la maggior parte dell’attività della mente avviene senza l’intervento di uno fisico “ Stimolo esterno”. È questo il passaggio che personalmente trovo fondamentale, io credo che esistano solo stimoli esterni, nel senso che tutte le informazioni che ci troviamo a elaborare all’interno stesso del cervello, siano in realtà solo immagini della nostra mortale corporeità. Dove prenderebbe una macchina( supponendola costruita secondo paradigmi connessionisti di parallelismo, anche se oggi tale macchina non esiste) le infinite informazioni che la corporeità dell’essere umano continuamente fornisce al cervello? Una macchina non potrebbe creare le miriadi di connessioni che servirebbero a elaborare un pensiero e anche se le possedesse a priori, potrebbe solo sfruttarle per eseguire un ordine esterno, mai una azione autonomamente generata. “Nessun corpo le darebbe lo stimolo per formulare un pensiero”. La corporeità umana inserita nel contesto sociale invece ci fornisce i mille pensieri che formano la nostra intelligenza. È proprio la nostra instabilità e quindi la ricerca dello “Stare meglio” a darci questo stimolo creativo. È la natura chimica del corpo che lo induce alla produzione di adrenalina e di tutte le sostanze che alterano il nostro stato di quiete e quindi stimola il nostro cervello a farci compiere quella azione o quel pensiero. Se questa ipotesi emozionale fosse vera, la maggior parte degli studi sull’I.A. che mirano direttamente alla comprensione semantica della realtà, sarebbero inutili( per quanto riguarda la ricerca dell’I.A. pura, ma non per la maggiore funzionalità che comunque queste macchine posseggono). L’obbiettivo sarebbe quello di fare provare emozioni a una macchina e quindi basterebbe fare superare uno pseudo-test di Turing a un cane!( ad es. monitorare come vivrebbe una macchina il sentimento dell’abbandono). Non si cercherebbe la coscienza delle emozioni, tipicamente umana, ma solo la capacità di sentire tali emozioni. Noi abbiamo una capacità di massa cerebrale 3-4 volte maggiore rispetto a quella dei mammiferi più intelligenti e abbiamo un’area associativa particolarmente sviluppata. La similitudine di struttura cerebrale tra l’uomo e gli altri mammiferi, ci fa capire come una macchina che superasse lo pseudo-test di Turing, andrebbe solo potenziata affinché raggiunga la consapevolezza semantica.
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giofilo
2° Livello
Regione: Jamaica
Città: Catania
176 Messaggi |
Inserito il - 20/05/2006 : 16:11:48
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Per ricordare Damasio, potremmo dire che non può esistere intelligenza senza emozioni per il seguente motivo:
1)L'emozione (primarie, secondarie e di fondo) è strettamente legata alla coscienza nucleare: "la mancanza di emozione è un sicuro segno di una coscienza nucleare anomala". La coscienza nucleare potremmo definirla come l'organismo che è cosciente di se stesso, "immagini della nostra mortale corporeità" per riprendere il testo di Dario.
2)L'intelligenza è strettamete legata alla coscienza estesa: "la coscienza estesa è un requisito indispensabile dell'intelligenza: come ci si potrebbe comportare in maniera intelligente in vasti ambiti di conoscenza, se non si potesse esaminare tale conoscenza nella coscienza estesa?" La coscienza estesa è ciò che rende l'uomo un animale superiore agli altri: "la coscienza estesa va al di là del qui ed ora della coscienza nucleare. Il qui e ora è ancora presente, ma è accompagnato dal passato e dal futuro previsto. La sfera della coscienza estesa, al suo zenit, può abbracciare l'intera vita di un individuo, dalla culla al futuro, con il mondo intero al fianco.
3)La coscienza estesa è totalmente dipendente dalla coscienza nucleare: la perdita della seconda implica sempre la perdita della prima (come nell'automatismo epilettico, pag. 121), non viceversa (come nella sindrome locked-in pag.350).
In sintesi possiamo concludere che: se la coscienza nucleare e, quindi, le emozioni sono assenti, è assente anche la coscienza estesa e, quindi, l'intelligenza
Edited by - Giofilo on 20/05/2006 16:13:20
Edited by - Giofilo on 20/05/2006 16:14:14 |
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Biuso
Amministratore
Città: Catania/Milano
2900 Messaggi |
Inserito il - 20/01/2007 : 16:39:40
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Sul tema è da poco uscito un mio saggio sull'ultimo numero della Rivista Nuova Civiltà delle Macchine (anno XXIV-numero 2), dedicato al tema Mente e Natura. Il titolo è Antropologia computazionale. Per una pratica non riduzionistica dell'Intelligenza Artificiale.
agb «...tutti quelli che sono generati da ventre mortale sono sottomessi come schiavi alla necessità del fuso delle Moire» (Nonno, Dionisiache, III, 328-330)
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