Biuso
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Inserito il - 09/09/2005 : 15:49:49
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Finalmente. Sì, finalmente anche la medicina e la psicologia “ufficiali” vanno prendendo atto della profonda unità dell’essere umano, della difficoltà di capire la mente ignorando il suo radicarsi nella corporeità ma anche dell’impossibilità di conoscere –e guarire!- il corpo senza la comprensione delle emozioni, dei sentimenti, dei pensieri che lo attraversano e lo costituiscono.
Una significativa testimonianza di questa lenta ma progressiva consapevolezza è il dossier che il numero estivo di Mente & Cervello (anno III, n. 16, luglio-agosto 2005) dedica al «dialogo tra mente e corpo». Provo a fare una sintesi dei vari articoli, con qualche breve citazione.
Il titolo del primo articolo è già esplicito: Una filosofia della salute (di M.Erba) e vi si dice che la psicosomatica ha l’obiettivo di superare la dicotomia cartesiana fra res cogitans e res extensa. E quindi «paradossalmente, è proprio lo stato di malattia che restituisce il senso di unità di mente e corpo, poiché non c’è malattia in cui non entrino in gioco –come causa, concausa o conseguenza –fattori emotivi e psichici» (p. 42). L’autrice continua riferendo di alcune ipotesi che sembrano ridare plausibilità alla tesi cartesiana della “ghiandola pineale” o ipofisi come luogo di interscambio fra le due dimensioni dell’umano: «le vie che permettono il passaggio tra l’emozione e i cambiamenti fisici partono soprattutto dalla regione limbica che è connessa all’ipotalamo e all’ipofisi. I sistemi coinvolti, i veri e propri canali tra la mente e il corpo, sono quattro: muscolare scheletrico, neurovegetativo, psiconeuroendocrino e immunitario» (p. 43). A quei medici che si illudono di guarire l’organo concentrando la terapia solo su di esso, bisognerebbe ricordare che «eventi molto stressanti (la morte di un congiunto, un cambiamento di lavoro o di residenza) influenzano il sistema neuroendocrino e immunitario in vari modi, contribuendo a scatenare malattie endocrine, cardiovascolari, respiratorie, gastrointestinali, autoimmuni, della pelle e tumorali» (p. 45).
A.Albini nell’articolo Storia di una medicina scrive che «è curioso però osservare che alcune delle cure un tempo adottate da sciamani e guaritori sembrano conservare oggi una loro validità dal punto di vista della psicoterapia» (p. 46). Ma non c’è tanto da stupirsi se si pensa che quelle forme terapeutiche fanno ricorso all’intera energia psichica e fisica che costituisce un umano e quindi alla capacità che il nostro coro/mente ha di guarire se stesso. Una prova di questa facoltà è il successo dei placebo, di quei farmaci che in realtà farmaci non sono (non possiedono, infatti, alcun principio attivo) ma la cui assunzione convince il paziente di stare ricevendo delle cure. A quel punto è il corpo/mente stesso a produrre «un benessere legato alla secrezione di dopamina e di endorfine, e non c’è persona in cui ciò non induca piacere» (A.Mäder, La cura dell’acqua fresca, p. 69). Il corpo/mente che siamo ha, insomma, delle profonde capacità di autoguarigione, ed è a queste che fanno riferimento molte delle terapie sciamaniche o delle medicine cosiddette alternative. È un bene che anche la medicina ufficiale se ne renda conto. E M.Feld e J.C.Rüegg sembrano dar ragione al Gorgia dell’Encomio di Elena che definisce la parola umana un farmaco nel duplice senso di medicina e di veleno, «a volte, infatti, le parole possono avere la stessa efficacia di certe medicine» (p. 62). La conclusione è chiara: «il corpo e la mente si trovano in un rapporto costante e inscindibile. Le conoscenze scientifiche degli ultimi anni dimostrano chiaramente che non c’è solo un’incidenza dei fenomeni fisici sulla mente e sugli stati emotivi, ma anche una capacità da parte di pensieri ed emozioni di causare nel nostro corpo cambiamenti fisiologici così grandi da poter provocare la morte» (p. 63).
Questo numero di Mente & Cervello presenta vari altri interessanti articoli che si occupano della chimica dell’aggressività, del narcisismo, della sindrome di Asperger, dell’enigmatico fenomeno del déjà vu, della morte cerebrale, della personalità antisociale, delle scoperte neurologiche di Leonardo da Vinci, di una grave sindrome –la PAP, perdita dell’autoattivazione psichica- che priva chi ne è affetto di qualunque, anche minima, forza di volontà e che induce a sentire la fame senza alzare il braccio per nutrirsi, a provare dolore e non fare assolutamente nulla per alleviarlo. Nonostante Schopenhauer e la saggezza orientale, un minimo di volontà è indispensabile all’unità psicosomatica che siamo…
agb Sono figlio della Terra e del Cielo stellato (Lamina orfica di Hipponion)
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