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Biuso
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Inserito il - 02/07/2005 : 09:57:03  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Dal sito de *Le scienze* una interessante ipotesi:
http://www.lescienze.it/index.php3?id=10912
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28.06.2005
Il neurone come “cellula pensante”
Il riconoscimento di una persona o di un oggetto può dipendere da una sola cellula cerebrale


I turisti sono in grado di identificare la celebre struttura architettonica dell’Opera di Sydney guardandola da qualsiasi angolazione. Gli appassionati di cinema riconoscono un attore o un’attrice anche sotto un ingombrante costume o in una caricatura disegnata. Persino le lettere di un nome evocano un concetto negli occhi della mente. Ma come fa il cervello a tradurre immagini visive diversissime fra loro o persino astratte in un concetto singolo, riconoscibile istantaneamente e in modo conforme? Un gruppo di ricercatori, guidato da neuroscienziati dell’Università della California di Los Angeles e del California Institute of Technology di Pasadena, ha scoperto che il processo comincia con un singolo neurone.

In uno studio pubblicato sul numero del 23 giugno della rivista “Nature”, gli scienziati scrivono che i singoli neuroni sono in grado di riconoscere persone, paesaggi, oggetti e persino scritte e nomi. La scoperta suggerisce l’esistenza di un codice coerente ed esplicito che potrebbe svolgere un ruolo nella trasformazione delle rappresentazioni visive complesse in ricordi a lungo termine e più astratti.
“Questa concezione dei singoli neuroni come ‘cellule pensanti’ - spiega il neurochirurgo Itzhak Fried - rappresenta un importante passo verso la decifrazione del codice cognitivo del cervello. Se riuscissimo a comprendere questo processo, forse un giorno saremo in grado di costruire protesi cognitive per sostituire le funzioni andate perdute a causa di lesioni cerebrali o di malattie, e forse addirittura per migliorare la memoria”.

Fried e il collega Christof C. Koch hanno mostrato fotografie di personaggi celebri, paesaggi, animali ed oggetti ad alcuni volontari e hanno registrato le risposte del lobo temporale mediale, che svolge un ruolo fondamentale nella memoria umana ed è una delle prime regioni colpite nei pazienti con il morbo di Alzheimer. Hanno così scoperto, per esempio, che un singolo neurone nell’ippocampo posteriore sinistro di un soggetto rispondeva alle immagini dell’Opera di Sydney e anche alla frase “Sydney Opera”, ma non ad altre scritte come “Torre Eiffel”. Lo stesso fenomeno avveniva in un altro soggetto per le immagini dell’attrice Halle Berry, anche se in costume o in caricatura, ma non per altri attori e attrici.

© 1999 - 2005 Le Scienze S.p.A.
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agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)

giofilo
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176 Messaggi

Inserito il - 06/07/2005 : 18:38:17  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di giofilo Invia a giofilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Professore questa "scoperta" potrebbe andare d'accordo con la teoria della "modularità della mente" di Jerry Fodor (sia nella sua originaria versione "parziale" che nella posteriore versione "massiva")?

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Biuso
Amministratore

Città: Catania/Milano


2900 Messaggi

Inserito il - 06/07/2005 : 20:11:08  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non mi sembra. I moduli di Fodor non hanno molto a che fare coi neuroni. E in generale la mente fodoriana è piuttosto autonoma da processi cerebrali, come è tipico di tutte le ipotesi funzionaliste. Se la mente è, infatti, modulare –e cioè non unica e indifferenziata, come una mela, ma piuttosto divisa in moduli, simili agli spicchi di un’arancia (l’immagine è di Daniel Dennet)-, tali sistemi modulari «hanno dominî specifici, determinati per via innata, hardwired, autonomi, e non assemblati. Dato che i sistemi modulari sono dei meccanismi computazionali specifici per dominio, ne segue che sono una sorta di facoltà verticali» (La mente modulare, Il Mulino, pag. 69).

Il paradigma sintattico proprio della Teoria modulare (TCM) si è rivelato del tutto insufficiente perché non è in grado di dar conto del fatto che i ragionamenti umani sono sempre sensibili al contesto nel quale vengono elaborati. Partito dall’adesione argomentata alla TCM, e ancora convinto che sia la migliore di cui disponiamo, Fodor pensa adesso che «ciò malgrado, è assai plausibile sospettare che questa teoria sia, in larga misura, falsa» (La mente non funziona così, Laterza, pag. 5) e che la mente non sia un computer poiché l’ambito in cui questi ultimi eccellono è quello delle proprietà e delle relazioni sintattiche, mentre rimangono «delle vere frane quando si tratta di comprendere il significato di qualcosa» (Ivi, pag. 17). Dalla TCM il ripensamento di Fodor si amplia all’intera prospettiva cognitivista tanto da giudicare la comunità degli psicologi cognitivisti vittima di un processo di negazione-rimozione che le impedisce di percepire persino la gravità della situazione. Come in una serie di cerchi concentrici, la perplessità e lo scetticismo dello studioso statunitense arrivano infine a toccare la filosofia della mente in quanto tale. Ed è questo un processo del tutto consequenziale. Se infatti le capacità euristiche della TCM sono minime e se la TCM è il paradigma del cognitivismo –e cioè per Fodor della migliore teoria possibile sul mentale- è chiaro che bisogna arrendersi al fatto che non sappiamo «assolutamente nulla» sui rapporti fra cognizione e cervello.

Un bilancio così onestamente negativo è il risultato anche della svalutazione della dimensione biologica della mente e della centralità del corpo. L’errore non sta, ovviamente, nelle riserve di Fodor verso le teorie filogenetiche darwiniane, da lui definite (secondo me giustamente) «in realtà del tutto speculative» (pag. 116), ma nell’identificare le teorie biologiche del mentale con il solo darwinismo. In realtà, etologia, neurobiologia, fenomenologia stanno fornendo un contributo importantissimo alla comprensione della mente –faccio solo due nomi: Damasio e Varela. Un contributo che da Fodor -e ancor più dai cognitivisti ottimisti contro cui egli si pronuncia- viene ignorato in pratica e in teoria. E se questo è un danno per la filosofia della mente, per il cognitivismo rappresenta la fine.


agb
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giofilo
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176 Messaggi

Inserito il - 13/07/2005 : 15:12:26  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di giofilo Invia a giofilo un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Grazie del chiarimento professore!!!

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