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Biuso
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Inserito il - 30/03/2005 : 14:23:40  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Biuso Invia a Biuso un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Emir Kusturica
LA VITA È UN MIRACOLO

Sul confine fra la Bosnia e la Serbia nel 1992 vivono delle comunità che stanno collaborando alla riapertura di una vecchia ferrovia austro-ungarica. La guerra interetnica arriva a spazzare tutto ma un capostazione serbo e una giovane infermiera bosniaca creano un legame più forte del conflitto e soprattutto dell’insensata confusione in cui sembrano smarrirsi le vite.

Fra partite di calcio finite in rissa, feste in onore di Tito, ex cantanti liriche piuttosto matte, soldati e contrabbandieri, è il solito film di Kusturica: pieno come un uovo, diviso in tanti rivoli e soprattutto grottesco. Al centro, ancora una volta, anche gli animali, soprattutto un’asina innamorata e aspirante suicida. Il film risulta però davvero troppo lungo, spesso sfilacciato e piuttosto ripetitivo.

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Mira Nair
LA FIERA DELLE VANITÀ
(Vanity Fair)

Il romanzo-fiume di Thackeray viene inevitabilmente sintetizzato in una messa in scena fastosa e colorata ma anche priva di spessore. Rimane, certo, la descrizione intensa e feroce di una società al di là del bene e del male che ha sostituito ogni altra dimensione con quella soltanto economica.

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Kevin McDonald
LA MORTE SOSPESA
(Touching the Void)

Nel 1985 i due alpinisti Joe Simpson e Simon Yates scalarono la Siula Grande, una delle cime più insidiose delle Ande peruviane. La salita fu faticosa ma regolare. Durante la discesa, invece, Joe si ruppe una gamba. L’alternativa all’abbandono del compagno era per Simon morire insieme. Decide quindi, per tentare di tornare almeno lui al campo, di recidere la corda che lo lega a Joe, che precipita in un crepaccio. Da questo momento in poi, il film racconta la disperata lotta di Joe contro la morte. In una situazione praticamente senza speranza, quest’uomo rimane così attaccato alla vita da riuscire nell’impossibile: tirarsi fuori dal crepaccio e trascinarsi per ghiacciai e morene sino al campo, dove -senza ormai più sperarlo- ritrova ancora il compagno.

La ricostruzione di questa impresa assolutamente unica è davvero intensa, spettacolare ma molto interiore, tanto da coinvolgere anche chi non si interessi di alpinismo. La sfida non è mai, in questi casi, contro la natura ma verso i limiti dell’esserci umano.

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
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