V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 10/06/2004 : 20:05:39 Bene, bene, vedo che non scrivete e quindi state onorando il vostro nome; siete studenti: studiate! Dato il mio animalismo, non vi dico in bocca al lupo ma un incoraggiamento sincero sì, visto che da domani avrà inizio la sessione estiva.
Per distrarvi dalle fatiche letterario-linguistiche-filosofiche, vi parlo un po’ di Kubrick (strano, vero?), cercando di confrontare l’ultimo capolavoro con il romanzo di Schnitzler da cui è tratto. Vi confesso che non è possibile, per me, separare la lettura di Traumnovelle (in italiano: Doppio saogno, Adelphi) da Eyes Wide Shut. La fedeltà del regista al testo è davvero notevole. Se ne scosta solo in alcuni particolari e soprattutto nel luogo -New York invece che Vienna- nel tempo -fine del Novecento invece che i suoi inizi- e nel resoconto che Albertine fa del proprio sogno, che nel libro è molto più dettagliato e ricco di episodi importanti.
Tutto ruota attorno al protagonista, un uomo davvero senza qualità, «un ridicolo e grottesco burattino» come scrive Farese nella sua nota finale (pag. 129). Fridolin, medico affermato, padre affettuoso e marito sicuro, viene sconvolto da una fantasia di tradimento che la moglie gli riferisce. Un innocuo episodio estivo diventa per quest’uomo la causa di una discesa nell’enigma dei sentimenti e del sesso. La figlia di un paziente appena morto gli confessa il suo amore. Una giovane prostituta lo fa entrare in casa, anche se poi lui si limita a parlare. Nel negozio dove cerca un costume, incontra una ragazza appartata con due uomini. E infine in un palazzo fuori città, gli si presentano in tutto il loro splendore molte donne nude e mascherate. Una di esse lo fa fremere di desiderio e poi lo salva da sicura punizione, e forse dalla morte, per il suo essere entrato in quel luogo senza autorizzazione. La donna, forse, è la stessa che il giorno dopo verrà trovata suicida in un lussuoso albergo. Tornando a casa per la seconda volta, Fridolin trova la moglie addormentata e accanto a lei la maschera utilizzata per entrare nel luogo dell’orgia, posta da Albertine sul cuscino «quasi a simboleggiare il volto del marito divenutole enigmatico» (113). Il pianto e la confessione finale di Fridolin preparano alla riconciliazione, non si sa quanto definitiva. Il sogno, il corpo, il mistero della mente, la solitudine, la lotta fra i sessi, la morte. Queste alcune delle tematiche di un racconto folgorante ed enigmatico, il cui protagonista immagina più volte di svincolarsi da ogni rapporto umano, di fuggire, di «tradire, ingannare, mentire, far la commedia, dovunque» (93). Un uomo che «da anni non era più veramente in confidenza con nessuno, tranne che con sua moglie» (99) ma che -a causa di una fantasia e di un sogno atroce e grottesco che vede il marito crocifisso- si sente ingannato da «quella donna infedele, crudele e traditrice, che aveva rivelato nel sogno la sua vera natura» (80). Il doppio sogno di Albertine -nella mente- e di Fridolin -nello spazio- avviene in due notti apparentemente assurde, con le loro «avventure insulse e incompiute» (69). La capacità di Schnitzler sta nel rendere con pochi tratti reali i luoghi, le persone, le situazioni di questo strano sogno che ha ossessionato per decenni Stanley Kubrick e che ora vive per sempre negli occhi spalancatamente chiusi di Bill e Alice, vive nel profondo dei sentimenti umani che Kubrick indaga con un coraggio e una radicalità davvero unici.
Il film è molto difficile, poco concede alla spettacolarità. Alcuni elementi sono addirittura bergmaniani: la dimensione teatrale dei dialoghi fra i due coniugi in camera da letto, i cadaveri in scena, la silenziosa disperazione del peccato. Tutto immerso in colori forti, quasi in un liquido fatto di luce che assorbe in sé la festa iniziale, il vagare del dottor Harford-Fridolin per le vie di New York, il negozio di costumi, l’orgia. La fotografia davvero preziosa, una colonna sonora insieme sobria, barocca e interiore, la capacità di trasformare le immagini in pensiero, sono i tre elementi sui quali poggia un film che è ancora una volta filosofia per immagini.
Il distacco dalla specie umana a volte si fa gelido ma si coniuga anche all’ironia di fondo che pervade tutta l’opera. La gelosia è solo uno dei temi, un altro è il corpo -esaltato nella grazia della Kidman e trasformato in semplice macchina di piacere nella festa orgiastica-, e poi la follia (Shining), il libero arbitrio (A Clockwork Orange), la bellezza (Barry Lindon). Quasi una summa del cinema di Kubrick. Il nucleo di EWS è lo stesso che percorre tutta l’opera del regista ma che negli altri film era espresso in metafore e qui è rivelato in modo diretto e persino feroce: la morte. Eyes Wide Shut è una sorta di medioevale trionfo della morte, lo straordinario funerale che Kubrick ha preparato a se stesso.
(E riposatevi, ogni tanto! )
agb ...le isole lontane, macchie verdi e il mare, i canti delle genti nuove all'imbrunire... (Battisti-Mogol) |
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Lazarus Long |
Inserito il - 11/06/2004 : 08:39:47 Ho sempre pensato che E.W.S. fosse il film più sperimentale (ed uno dei più belli) di Kubrick. Un film dovrebbe essere una serie di avvenimenti. In EWS non succede assolutamente nulla. E' un film di possibili avvenimenti. (Occhi spalancati-chiusi) Gli episodi sono tantissimi, anzi:tutti. Il possibile incontro con la prostituta, la possibile storia con la tipa in overdose, il possibile tradimento di Nicole K. e quello di Cruise, la possibile storia con la baby prostituta, il bacio della cliente in lutto, etc.... Tutto accennato, niente svolto. Una decina di personaggi creati ed abbandonati. E' un geniale, bellissimo film sul non accaduto, il non visto, il non vedibile: come tutti i film di Kubrick. Con Arancia Meccanica, il mio preferito.
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