V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 22/06/2006 : 16:40:38
Un uomo in fuga lungo un muro. Si scontra con una coppia che appena lo vede prova stupore. Poi entra in una casa. Sulle scale incontra un’altra persona, che al vederlo mostra lo stesso sbalordimento. In casa ci sono un gatto, un cane, un pappagallo e un pesce rosso. L’uomo mette fuori dalla porta cane e gatto e poi copre la gabbia del pappagallo e la vasca del pesce. Sbarra anche la finestra e infine copre con un lenzuolo lo specchio. Si siede e ha in mano delle fotografie. Le osserva e le strappa. Quest’uomo è sempre di spalle o di tre quarti e si sente il suo terrore d’esser visto. Ma qualcuno vuole, appunto, vederlo. E, alla fine, lo vede. L’uomo che guarda e l’uomo guardato sono la stessa persona, interpretata da Buster Keaton. Esse est percipi. E percepire è un orrore insensato.
Ventidue minuti dura l’unico film sceneggiato e insieme girato da Samuel Beckett (con l’aiuto di Alan Schneider) nel 1963. Una metafora assolutamente fisica perché del tutto percettiva. E nello stesso tempo metafisica nell’addensare simboli e solitudini e l’impossibilità dell’esser davvero soli, senza neppure noi stessi.
Si può scaricare l’opera dal sito di Ubuweb. Consiglio anche la lettura di una bella e completa e recensione sul sito samuelbeckett.it.
agb «Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere» (Spinoza) |
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