V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 16/05/2006 : 17:41:36 «Mai niente di importante, qualunque fosse l’epoca, è stato creato avendo riguardo per il pubblico». Tanto meno, continua Guy Debord all’inizio di questo suo film del 1978, merita rispetto un pubblico come quello contemporaneo.
Anarchico ed elitario, sprezzante e colmo di pietà, lucido e visionario, il film scava nel presente, nella storia, nelle ideologie, nel dominio della bruttura mercantile e nel fuoco fatuo delle ribellioni programmate. Un lungo monologo che squarcia il velo delle banalità e dimostra che si poteva capire, trent’anni fa come adesso, quale sia il cuore di una società che al sacro sostituisce l’economico. E che è capace di offrire anche la rivoluzione come marchandise.
Debord accosta fotografie di vita borghese a scene di film in costume, immagini di città (Paris, Firenze) riprese dall’alto a documentari etnoantropologici, lo schermo bianco alla musica barocca e ci offre in questo modo un’opera –come egli sperava- «al di sopra di ogni critica», perché disseminata e paziente.
Il magnifico palindromo del titolo -In girum imus nocte et consumimur igni- ha il suo pendant nella frase che rimane sullo schermo a conclusione del film: «A reprendre depuis le début». Mentre le ultime parole di Debord sono: «La sagesse ne viendra jamais».
agb «Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere» (Spinoza)
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