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 Il caimano, di Nanni Moretti

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
digiu Inserito il - 25/03/2006 : 00:05:39
Un produttore, oberato dai debiti e prossimo alla separazione dalla moglie che ancora ama, cerca disperatamente di realizzare un film che possa rimetterlo in sesto psicologicamente ancor prima che finanziariamente. In tale frangente di aperta crisi - professionale ed esistenziale - sulla sua scrivania finisce casualmente il caimano: una sceneggiatura su Silvio Berlusconi...

Il luogo comune vorrebbe che un regista-narciso come Nanni Moretti o si ami o si odi; al contrario quest'ultimo film conferma - nel caso ce ne fosse bisogno - che Moretti sia il più grande cineasta italiano vivente.
Il suo discorso cinematografico che a partire dai primi anni settanta ruppe violentemente col filone della commedia all'italiana rinnovando completamente il genere e la tecnica, è continuato nei decenni successivi fino ad oggi cercando e riuscendo puntualmente ad intrecciare l'osservazione della contingenza culturale e storica con una riflessione più ampia, tendente all'universale, ma soprattutto con l'arte (l'invenzione, il frammento onirico).

Anche il caimano che molti presentavano come un film sull'attuale premier si rivela invece come un tentativo di riflettere sui nostri anni, di mettere in evidenza le macerie politiche ma soprattutto morali con le quali questo paese sta già facendo i conti, legando poi tali riflessioni ad altre più intime sull'amore, gli affetti, la famiglia.
Su un delicato equilibrio di sfera pubblica e privata, di piano cinematografico e metacinematografico, monta inoltre perfettamente riconoscibile come sempre il discorso autoriale del Moretti uomo: autoironico, ipocondriaco, mai banale; e tuttavia è forse in questo continuo cortocircuito tra realtà e finzione, nella fitta compresenza di registri diversi, caricature e perfino documenti video che il film si dimostra ambizioso, acuto, imprevedibile e specialmente lontano dalla fiction; in una parola: torna a far vedere cinema!


digiu.

(per chi non l'avesse capito: sono un estimatore morettiano sin dalla più tenera età e mentre il mio gusto - cinematografico e non - molto si è rivoluzionato negli anni, su Moretti e su Kubrick non ho mai cambiato idea!)


2   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
DarioIV Inserito il - 03/04/2006 : 20:13:00
Completamente digiuno di cinema morettiano, vorrei appuntare solo 2 cose che mi sono piaciute molto.
1- Non ci potevo credere mentre lo vedevo...Moretti ha la mia stessa idea di educazione di un figlio(chiedo scusa al prof. per questo impeto pedagogico). La scena fantastica in cui i bambini giocano in quel mare di lego(w la creatività)e poi vedono in televisione(ovviamente in vhs o dvd, non esiste nella nostra tv una cultura simile!)...l'immenso capolavoro(non il solo) di Miyazaki "La città incantata (sen to Chihiro)", una animazione che proclama l'infinito valore della fantasia. Applauso a Moretti.

2- La critica che Moretti si diverte a fare all'interno del suo stesso film e che dà un ulteriore valore all'importanza di trattare ancora questo tema( la scena in cui cade la valigia dal cielo seppur scontata è una gioia per gli occhi(e per la mente)!!);


Biuso Inserito il - 28/03/2006 : 17:02:06
Stavolta non sono del tutto d'accordo con la valutazione di digiu.
Il film è in realtà la storia di un produttore di b-movie fallito nella professione e nella vita. Su Berlusconi è lo stesso Moretti-personaggio ad affermare che ormai “tutto è stato detto e tutti sanno tutto”.

Benvenuta, ovviamente, ogni opera di qualsiasi genere che ci ricordi chi è davvero Berlusconi –un criminale- ma il film rimane frammentario e troppo lungo in alcune parti. Riuscite, invece, le scene più oniriche e feroci come la nave di Cristoforo Colombo per le vie di Roma o il Berlusconi fra le ballerine sculettanti. I dieci minuti finali, con l’entrata in scena del Moretti-Caimano, sono i più inquietanti e quindi i meglio riusciti.

In ogni caso, dal film emerge molto chiara la volgarità dell’Italia contemporanea e del suo padrone.





agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)

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