V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 03/11/2005 : 15:01:39
Dopo aver lasciato Dogville ai suoi infausti abitanti, Grace si dirige col padre verso il Sud degli Stati Uniti. In Alabama trova una piantagione di cotone in cui –a sessant’anni dall’abolizione della schiavitù- i neri sottostanno a una condizione di completa servitù. A Manderlay vige infatti una legge locale che divide gli schiavi in sette categorie, impone loro obblighi e in cambio offre le baracche in cui vivono e la sicurezza alimentare. Con l’aiuto dei gangster del padre, Grace abolisce questo stato di cose ma…i liberati non sembrano apprezzare. I lavori si fermano, la comunità si spacca, Grace non guarda la realtà ma solo i propri sentimenti e alla fine è costretta a tornare a sistemi assai simili a quelli che aveva voluto cancellare. La scena finale è quasi identica a quella iniziale, in una circolarità implacabile, verosimile, logica…
La schiavitù, gli Stati Uniti, persino la storia sono in questo film soltanto delle occasioni per uno sguardo antropologico di una profondità e verità sconcertanti. Ancor meglio che in Dogville, Lars von Trier costruisce un’opera che affronta con lucida intelligenza due dei temi fondamentali della filosofia: il male e il libero arbitrio. Le scenografie sono sempre spoglie ma più raffinate del film precedente, non una scena o una battuta sono superflue, l’alternarsi delle riprese dall’alto e della camera a mano segna i piani dell’umanità, del dolore e del sacro. Un capolavoro da non perdere (a Catania viene proiettato al King).
agb «Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
|
|
|