V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
mario g |
Inserito il - 13/06/2008 : 10:08:21 ...ma non durò a lungo! Cerco se possibile di risparmiarvi l'ultima fatica di Shyamalan offrendovi qui: http://www.posthuman.it/index.php?option=com_content&task=view&id=133&Itemid=1 le mie impressioni sull'ultimo dimenticabile fantatopolino partorito dall'elefante-cinemaUS.
Passo e chiudo, ciao a tutti voi filosofi!
M
mario gazzola |
4 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Cateno |
Inserito il - 16/06/2008 : 14:45:01 Per Number 23 garantisco io; nel senso che garantisco che non vale la pena guardarlo!
| ma poi un regista US è capace di portarle avanti fino alla fine o ci deve per forza infliggere il finalino dove tutto si spiega, a costo di tirar x i capelli la logica?
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Guardango tale film si può sonantemente rispondere NO alla domanda di Mario G.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
mario g |
Inserito il - 16/06/2008 : 10:17:23 Faccio un paio d'esempi che (per la solita prudenza) in realtà non ho ancora visto, ma il sospetto m'attanaglia: - Number 23 (con Jim Carrey) - Stanza 1408 (da Stephen King). Ecco, questi sono 2 film che pescano nel surreale (la stanza delle apparizioni, il nunmero delle coincidenze) con spunti stuzzichevoli... ma poi un regista US è capace di portarle avanti fino alla fine o ci deve per forza infliggere il finalino dove tutto si spiega, a costo di tirar x i capelli la logica?
O oggi solo Takashi Miike è capace di far uscire di scena un personaggio maschio e farlo riapparire dopo un po' come donna senza tante spiegazioni (Gozu)?
mario gazzola |
mario g |
Inserito il - 16/06/2008 : 10:12:29 Sono felice come sempre che ci corrispondiamo, caro Alberto, anche se mi spiace d'essere arrivato tardi a "salvarti" dall'apocalisse "ammerigana". In effetti, The Village sì che era sembrato un buon film originale sulle psicosi dell'America assediata dal 'mondo cattivo'... Lady in the Water non l'ho visto (come Unbreakable) quindi taccio, temevo così a fiuto che scivolasse nella melassa fiabesco-new age ma se mi confermi che a te è sembrato intelligente magari lo recupero in dvd, si trova tranquillamente...
Ora la domanda da forum che aleggia su di noi (e che sarebbe bello sviscerare insieme in un bel cineforum commentato insieme) è: l'americano è negato alle zone d'ombra o è solo oppresso dalle esigenze di fruibilità del produttore?
mario gazzola |
Biuso |
Inserito il - 13/06/2008 : 11:03:10 M.Night Shyamalan E venne il giorno (The Happening) Usa/India, 2008 Con: Mark Wahlberg (Elliot Moore), Zooey Deschanel (Alma Moore)
Central Park a New York. All'improvviso la gente si ferma e poi comincia a uccidersi, in tutti i modi disponibili. L'epidemia si diffonde di città in città e dopo ventiquattr'ore finisce. Forse... Un professore di scienze e sua moglie cercano di sfuggire al morbo portato dall'aria. E, ovviamente, vi riescono. Non senza aver assistito a scene più o meno cruente e incontrato personaggi più o meno bizzarri.
L'idea era ottima, ancorché non certo nuova nella storia del cinema. E deriva dalle paure -antiche, infantili, ineliminabili- nei confronti dell'ignoto, della natura che all'improvviso mostra la sua gelida indifferenza all'umano. Ma la realizzazione dell'idea è di una imbarazzante povertà. Dialoghi, svolgimento e recitazione sono quelli di un noioso e banale telefilm. Le incongruenze sono persino offensive nei confronti dello spettatore. Il moralismo familiare e perbenistico è francamente ridicolo. Qualche scena più riuscita -in particolare nei primi minuti- non riscatta un film tanto pretenzioso quanto fallimentare.
Come vedi, caro Mario, condivido ancora una volta un tuo giudizio e -data la competenza che possiedi (pure) in questo campo- ne sono assai contento Non hai fatto in tempo ad avvertirmi, anche perché i precedenti The Village e soprattutto Lady in the Water mi erano sembrati interessanti ma questo, certo, è davvero inguardabile...
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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