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 Akira Kurosawa - Cane randagio

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Rusty il Selvaggio Inserito il - 14/12/2007 : 18:46:08
Titolo Originale: Nora Inu

CANE RANDAGIO(1949)

Regia: Akira Kurosawa

Un giovane poliziotto (Toshiro Mifune) si lascia rubare la rivoltella che serve a commettere vari delitti, ma che gli permette infine di ritrovare l'assassino. Più che d'un film poliziesco a suspense si tratta però d'una descrizione di Tokyo nell'atmosfera di smarrimento e di miseria creata dalla disfatta, coi suoi disoccupati, i suoi banditi, le sue prostitute, gli occupanti, le rovine. Bellissima la sequenza finale: un combattimento tra i fiori d'una palude. Il protagonista, interpretato dall'attore preferito di Kurosawa, è un tipo inquieto e di carattere assai complesso, che insegue continuamente se stesso. E’ un film d'una certa importanza, benché non tra i preferiti del regista, che affermò di aver voluto fare" un film alla Simenon".


http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=4266



Sicuramente frutto dell’appassionata e “divorante” lettura da parte di Kurosawa dei romanzi di Dostoevskij, i personaggi del film e l’ambientazione non possono che farci pensare al
“sottosuolo” di Pietroburgo narrati dal grandissimo scrittore russo, “topi di fogna” figli del proprio tempo, del degrado sociale e morale che può diventare in realtà immagine atemporale come dimostra questo film.
La grandissima capacità di caratterizzazione dei personaggi(anche qui ricorda Dostoevskij) ,da parte di Kurosawa, permette allo spettatore di entrare in empatia con essi ,con la loro storia, i loro sentimenti, le loro speranze e paure.
Nella fase centrale del film quando il poliziotto(il solito grande Toshiro Mifune)gira per la città mimetizzandosi tra la folla dei sobborghi di una Tokyo degradata,messa in ginocchio dalla guerra, noi siamo di fronte ad immagini,nessun dialogo, ma quelle immagini valgono più di un' intera sceneggiatura.
Come Raskòl’nikov in “Delitto e castigo”, il protagonista è un “cane randagio” senza futuro, in una continua corsa tra puttane, disoccupati ed una povertà materiale, sociale, morale, una corsa tra le immagini di una realtà post-bellica, dove domina il “decomposto” come mostra il finale:
“un combattimento tra i fiori d'una palude”, assassino e poliziotto ,inseguito ed inseguitore sono entrambi vittime della “palude”.




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