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 Il tempo dei lupi

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 26/06/2004 : 10:21:30
Una famiglia arriva dalla città nella propria casa di campagna. La trova occupata da altre persone che reagiscono con violenza. Persa la casa, persa l’automobile, cominciano a vagare alla ricerca di cibo, acqua, altre risorse non più disponibili. Una qualche catastrofe, infatti, ha fatto tornare la vita sociale a una lotta di tutti contro tutti. In una stazione ormai abbandonata si aspetta un treno che forse non passerà mai. Nella fatica estrema di un esserci quotidiano tornato alla necessità di procurarsi i beni essenziali alla sopravvivenza, la scena finale –con la sua tensione e il suo scioglimento- restituisce l’umanità alla dimensione sua propria, quella dei simboli, quella del sacro.

Il film è girato con mezzi essenziali e con uno stile secco che elimina ogni orpello sia dalla recitazione che dalla costruzione delle immagini. Anche per questo ha una fortissima carica metaforica ed è come se l’apocalisse entrasse nella vita di tutti i giorni, rivelando ancora una volta la natura ferina dell’umano ma –insieme- il suo anelito a una qualche redenzione. I trentasei giusti sui quali si regge il mondo non verranno meno.

Questo film di Michael Haneke (con Isabelle Huppert) è proiettato all’Achab, ve lo consiglio.

agb
L'ultima trama tesserai di luce
(anonimo)
1   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
alice Inserito il - 26/06/2004 : 21:35:23
A me è capitato di vederlo. Devo dire che mi ha provocato un insolito senso di angoscia per tutta la sua durata. Insolito perchè è un film molto semplice, privo di alcun effetto speciale e persino di musiche!

L'angoscia si insinua sin dalla prima scena, in cui il padre viene ucciso, per poi aumentare gradualmente durante il film sia per la forza delle scene sia per il buoio fitto che ricorre spesso.
Si vedrà gente disperata disposta a barattare perfino se stessa per un po' d' acqua, poveri vecchi con voci fioche perchè non hanno più nemmeno la forza di parlare, ragazze suicide, capre sgozzate in primo piano...

E' uno scatenarsi di istinti primordiali di sopravvivenza, e per tutto il film rimane sempre una domanda: qual è stata la causa scatenante del tutto? Non ci viene mai detto.

Un certo riscatto si ha alla fine, quando il bambino, salvato dalle fiamme, scoppia in un pianto dirotto e un tizio qualunque, spingendolo ad esprimere il malessere represso piangendo, gli dice che si tratta solo di un sogno.

Vorrei concludere citando una critica che ho letto oggi, sul finale di questo film :

"Terminata la visione possiamo, in ogni modo, uscire tranquillamente dalla nostra sala cinematografica e osservare che in fondo si è trattato solamente di un film, di una falsa storia che, anche a noi, qualcuno si è divertito a raccontare per spaventarci e per farci piangere. Tutto fuori è realmente come prima, possiamo continuare ad andare sulle nostre macchine sportive senza aver paura di niente, anche perché abbiamo la certezza che ci sono nel mondo quei trentotto giusti, di cui parla una ragazza nel film (e probabilmente Bush è uno di loro), che ci garantiranno sempre salvezza e serenità.
Anche per noi è, dunque, già pronto un treno che ci possa portare dove vogliamo.
Forse."
(Andrea Falconi)


L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente.

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