V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 14/12/2006 : 00:15:35 Cari amici che frequentate con affetto –e con tanta saggezza!- questo luogo e contribuite a renderlo vivo, permettetemi, stasera, qualcosa di meno consueto. Come se fossimo da qualche parte a conversare liberamente davanti a un bicchiere di buon vino siciliano…
Si avvicinano dei giorni che ricordano –per molti in forma assolutamente distratta- la nascita di un Rabbi che si proclamò in qualche modo Figlio di Dio. Giorni in cui la finzione dei buoni sentimenti ripete i suoi stanchi riti.
Posso dirvi che trovo tutto questo patetico, triste e soprattutto ipocrita? Uno dei risultati ai quali sono giunto nella riflessione sui comportamenti umani è che quanto denominiamo con la parola altruismo non esista, semplicemente. Per due ragioni fra di loro collegate: la prima è che tutto ciò che accade, compresi noi stessi, le nostre scelte, il nostro agire, avviene sotto il segno del Caso e della Necessità intrecciate; la seconda è che colui che prende una decisione, che conduce un certo stile di vita, che opera delle scelte, lo fa sempre e inevitabilmente perché decisioni, stile e scelte lo gratificano. E non potrebbe essere altrimenti. Anche chi si dedica totalmente e dalla mattina alla sera al prossimo e alle sue sofferenze trova in questo la propria più profonda soddisfazione. Sennò non lo farebbe, non potrebbe.
Nulla c’è di negativo, e tanto meno perverso, in tutto questo! È inevitabile e giusto che sia così. Al mondo non c’è merito e non c’è colpa. Schopenhauer scrisse che «operari sequitur esse, ergo unde esse inde operari» (La libertà del volere umano, Laterza, pag. 118) poiché ognuno esiste in relazione alla sua natura profonda.
E un altro Maestro, Spinoza, ha dimostrato che le passioni umane seguono un andamento geometrico, come stelle nella loro orbita: luminose, incandescenti, straripanti di energia ma necessarie.
Liberiamoci dalla morale, dai sensi di colpa, dai rimorsi, dalla pena. Gustiamo il Tempo che siamo finché lo siamo. Cerchiamo il piacere con la potenza del corpo e la gioia con tutta la serenità del nostro sorriso, perché «imparare a meglio gioire è per noi il modo migliore di disimparare a far male agli altri e ad escogitare cose che fanno male» (Così parlò Zarathustra, «Dei compassionevoli», pagg 104-105).
E faremo qualcosa di buono per noi e per gli altri, senza pretendere –per questo- di essere generosi e disinteressati. A un tale che gli si rivolse appellandolo «Maestro buono», Jeshu-ha-Notzri rispose «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo» (Vangelo di Marco, 10,18). Aveva ragione.
agb «Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo» (Aristotele)
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4 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
giofilo |
Inserito il - 15/12/2006 : 18:48:44 Queste parole sono, secondo me, perfette per la discussione:
In verità, io vi capisco bene, discepoli miei: voi aspirate, come me, alla virtù che dona. Che cosa potreste avere in comune con gatti e lupi? Questa è la vostra sete, fare olocausto e dono di voi stessi: e perciò avete la sete di accumulare nella vostra anima tutte le ricchezze. Insaziabilmente la vostra anima aspira a tesori e gioielli, perchè la vostra anima è insaziabile nella volontà di donare. Voi constringete tutte le cose a venire a voi e dentro di voi, perché si riversino dalla vostra fonte come doni del vostro amore. In verità, un predone di tutti i valori deve diventare questo amore che dona; ma io chiamo sacrosanto questo egoismo.
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, "Della virtù che dona".
Edited by - Giofilo on 15/12/2006 18:50:01 |
Cateno |
Inserito il - 14/12/2006 : 22:19:12 quote:
Anche chi si dedica totalmente e dalla mattina alla sera al prossimo e alle sue sofferenze trova in questo la propria più profonda soddisfazione. Sennò non lo farebbe, non potrebbe.
Io sono uno di quelli che è molto impegnato in quello che viene definito "volontariato"; gran parte del tempo in cui non sono occupato a studiare e/o pensare la dedico al "prossimo", ai bambini, agli alcolisti (già... proprio io... e lo sapete quanto mi piace il vino!), e a tante altre cose di cui non sto a farvi l'elenco. Posso dirvi che condivido in pieno le parole del prof. Faccio tutte queste cose senza bisogno di chiamare in causa Dio, l'altruismo, la vocazione, la morale... Il Natale mi dà anche un po' fastidio; per me è un periodo come un altro, anzi solo con un'ipocrisia più evidente. Forse potrei dire che lo faccio per amore; ma verrei frainteso; perché se il mio è amore, allora è lo spinoziano amore intellettuale. Facendo queste cose sto bene; mi porto dietro il bagaglio della mia cultura, della mia salute, della mia esistenza; ho alcuni dati di fatto: io ho molte cose, tanti nulla; io ho un po' (quanta poca!) di cultura, tanti nessuna; io ho scoppio di salute (anche se non sempre) molti stanno male. Potrei trovare mille giustificazioni per le sventure degli altri; ma non mi importano: stanno male, se posso fare qualcosa per loro lo faccio. Non sono umile; non mi interessa l'umiltà; un tempo dicevo che l'umiltà è sapersi superiori senza farlo pesare agli altri. Ma non sono umile. Il 18 e 19 novembre sono stato a Palermo, da Biagio Conte, un tale che una 15 di anni fa lasciò tutto, andò a vivere coi barboni alla stazione e, tra scioperi della fame e altro, adesso ha due case di accoglienza maschili e una femminile, dove trovano un pasto e un alloggio qualcosa come 800 persone. Per quei due pochi giorni ho lavato, servito i pasti, girato di notte con un furgone per portare qualcosa da mangiare ai barboni per strada. Vi racconto anche un aneddeto: ero in pantaloncini; ci avvicinammo ad un ragazzo che dormiva sotto una copertina ed era circondato da cartoni; al vedermi in pantaloncini mi chiese preoccupato: "ma non senti freddo?"; lui era solo, in strada, con una copertina, di notte, a novembre; e mi chiese se non sentissi freddo. Beh... Risposi con la risposta più "bestia"; dissi: "Questione d'abitudine". Come non mi ha sputato in un occhio non lo so!  Ad ogni modo, ho fatto tutto quello con un senso di gioia piena; è cambiato, con ognuna di queste attività, anche il modo di stare con gli altri. Il mio augurio, non di Natale, ma di vita, è che ciò che la filosofia ci insegna, non rimanga dottrina; la filosofia non è solo "dottrina"; Soren Kierkegaard, all'inizio della parte del suo Diario dedicata alla crisi della fede, dice che "la negazione del Cristianesimo è proprio questa, quando colui che lo predica poi non l'attua, non mostra in sé quella cosa che in predica dice essere il cristianesimo". Ebbene, io ritengo che anche la filosofia dovrebbe essere così; in tal modo la gaia scienza potrà davvero vivere. Sono stato un po' lungo e magari anche enfatico, però il mio augurio è sincero, anche perché, credetemi, è rivolto pure a me stesso.
Finché non lo fai tuo,/ questo "muori e diventa",/ non sei che uno straniero ottenebrato/ sopra la terra scura. (J. W. Goethe) |
Aleister |
Inserito il - 14/12/2006 : 21:07:41 Gentile professore, condivido appieno le sue più saggie (e in pari tempo trasudanti un tutt'altro che adolescenziale impetus juvenilis) e veritiere considerazion, le quali forse sono estendibili a tante altre parole-chiave che dominano la misera e priva di senso condizione di chi si accontenta del chiacchiericcio quotidiano, e che sono forse le architravi di significativi segmenti della nostra "moderna" civiltà occidentale. Paghiamo forse una troppo astratta e lacerante separazione tra il cosiddetto "diritto", ma anche l'etica, la religione, l'estetica da un lato e la natura dall'altro, laddove chi per natura intende un mero regno di istinti disordinati e catagogici farebbe meglio a rinunciare a proferir parola o concepire posizioni anche solo mentalmente (ma purtroppo non si può) in rispetto del Linguaggio e del Pensiero. Nemmeno lo "scienziato naturale" può dirsi oggi minimamente più vicino alla natura rispetto al cosiddetto "moralista bigotto", entrambi sono faccia della stessa medaglia, e oggi non sappiamo forse nemmeno cogliere in toto quelle splendide narrazioni sulla Natura, che dal Timeo a Bruno, da Goethe a Nietzsche, hanno avuto quella capacità mitopoietica tali da trasportare il lettore in una atmosfera onirica, anzi, più che onirica.
Aleister |
giofilo |
Inserito il - 14/12/2006 : 13:59:02 Prof., è il miglior augurio che abbia mai ricevuto per Natale ... Sono parole che condivido pienamente, non nascondiamoci dietro le finzioni. L'uomo è unione di Apollineo e Dionisiaco secondo una ricetta che, ancora, non ci è data sapere; negarne un aspetto significa negare l'uomo in tutto e per tutto...
Giofilo - Sitosophia
Edited by - Giofilo on 14/12/2006 13:59:11 |
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