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 Elezioni politiche 2006

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 05/04/2006 : 09:00:40
Fra qualche giorno si voterà per il nuovo Parlamento e quindi per il futuro governo.
Riporto qui due articoli che ho scritto nei mesi scorsi per la rivista Girodivite.

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LE CAMERE SCIOLTE
Cinque anni di macerie


11 febbraio 2006

Ciampi ha sciolto le Camere e si è chiusa oggi la XIV Legislatura repubblicana. Machiavelli ci ha insegnato che in politica contano poco o nulla i sentimenti, le sensazioni...e anche le parole, se non quale strumento diplomatico. E tuttavia una tristezza profonda invade quando si pensa agli ultimi anni di vita civile e politica in Italia.

Già in occasione delle elezioni vinte da Berlusconi nel 1994, il quotidiano Le Monde aveva parlato di una «stupefacente cavalcata populisto-mediatica, pilotata dal computer, plasmata dai sondaggi quotidiani». Anche questo sono stati i cinque anni di governo della coalizione preseduta da tale personaggio. Gli atti, le decisioni, le imposizioni, la confusione e lo squallore dei due governi che si sono succeduti nella Legislatura costituiscono la geometrica conseguenza, l’inevitabile effetto delle motivazioni per le quali quest’individuo ha creato il suo partito-clan: salvare la propria azienda -oberata all’inizio da 5.000 miliardi di debiti e oggi la più florida del Paese...- dal fallimento finanziario e se stesso dal carcere.

Ma il peggio è che il potere berlusconiano ha introdotto giorno dopo giorno, in un corpo sociale già di per sé malato di corruzione, il veleno sottile della prevaricazione, della menzogna, della volgarità. E forse è proprio per questo che Berlusconi è potuto diventare primo ministro: perché sintetizza in sé il peggio del carattere italiano. Quanto Piero Gobetti aveva detto del fascismo -«l’autobiografia della nazione»-, vale anche per il berlusconismo. È la ragione per cui esso sopravvive nonostante ogni sorta di errori, arroganze, interessi privatistici, nonostante l’evidente incapacità di porre argine ai problemi economici dell’Italia, nonostante l’abissale distanza fra le troppe parole e i risultati concretamente raggiunti. Queste sono le ragioni del lungo buio di indecenza e malgoverno che si stende sull’Italia e che non diminuisce a causa anche della debolezza dell’opposizione.

In ogni caso, il danno che un simile personaggio ha già fatto allo stato di diritto, alla cultura, alla libertà d’informazione e allo spirito critico, è enorme. Si rivelerà davvero tragica la situazione dell’Italia se la maggioranza dei cittadini darà ancora fiducia e potere a un progetto che Bobbio qualche anno fa chiamò col suo vero nome:

«Non ha precedenti in Paesi democraticamente più maturi del nostro una tendenza all’unificazione del potere politico col potere economico e col potere culturale attraverso il potentissimo strumento delle televisioni, incomparabilmente superiore a quello dei giornali che tuttavia furono chiamati il quarto potere, come quella che si intravede nel movimento di Forza Italia. L’unificazione dei tre poteri in un solo uomo o in un solo gruppo ha un nome ben noto nella teoria politica. Si chiama, come lo chiamava Montesquieu, dispotismo».

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BERLUSCONI E'/E LA TELEVISIONE
Società dello Spettacolo e totalitarismo televisivo


11 gennaio 2006

Non possiedo il televisore e quindi guardo molto di rado la televisione. È stata una decisione quasi contemporanea a quella che qualche anno fa mi ha fatto rinunciare a nutrirmi di cadaveri. La motivazione è analoga: purificarmi nel corpo (vegetarianesimo) e nella mente (basta con la tv).

Da un articolo di Curzio Maltese apprendo che Berlusconi sta apparendo in moltissimi programmi televisivi e radiofonici. Era prevedibile. Di più, era inevitabile. Questo soggetto, infatti, non è solo il massimo imprenditore della pubblicità televisiva in Italia; non soltanto è arrivato al potere e lo mantiene tramite il possesso diretto di tre reti (caso unico in Europa) e quello sostanziale di almeno cinque; di più: Berlusconi è la televisione.

Lo è nella finzione costante della sua natura; lo è nel linguaggio popolare, diretto, efficace che sempre la caratterizza; lo è nella menzogna che la costituisce perché ciò che dice la televisione è quasi sempre falso in quanto del tutto costruito e manipolato. Ma soprattutto della televisione possiede l’immensa, inestirpabile volgarità.

Non aver capito tale identificazione ha condotto l’Ulivo alla disfatta del 2001 e temo ne prepari un’altra per le prossime elezioni. Gli italiani, infatti, vivono ormai in un mondo totalmente finto, dove il potere della scatola televisiva e delle sue icone è profondo, assoluto, pervasivo dell’esistenza quotidiana. L’intelligenza politica e il fiuto antropologico di Berlusconi questo lo sanno perfettamente e quindi da qui ad aprile il personaggio apparirà sempre e ovunque.

Nei cinque anni del suo governo l’Ulivo non emanò una legge liberale che impedisse a un singolo soggetto di possedere più di una rete televisiva. Questa omissione -secondo me consapevole e voluta (e lascio immaginare perché...)- ha prodotto la catastrofe del berlusconismo trionfante. Poiché come scrive il filosofo liberale, e anticomunista Karl Popper, «ora, è accaduto che questa televisione sia diventata un potere politico colossale, potenzialmente si potrebbe dire anche il più importante di tutti, come se fosse Dio stesso che parla. E così sarà se continueremo a consentirne l’abuso. Essa è diventata un potere troppo grande per la democrazia». Infatti la produzione televisiva mondiale ha un solo grande obiettivo: vendere merci e servire gli interessi delle imprese. E quindi l’umanità sta consegnando se stessa a un potere economico posto al di fuori di ogni controllo e volto alla trasformazione dell’homo sapiens in un essere capace solo di acquistare oggetti, in quello che Giovanni Sartori ha chiamato homo videns.

Guy Debord, filosofo anarchico situazionista, già negli anni Sessanta sapeva che la televisione è il dominio della rappresentazione sulla realtà, la confusione costante dei due livelli fino alla loro totale compenetrazione, che cancella i limiti del sé e del mondo, del vero e del falso: «la realtà sorge nello spettacolo e lo spettacolo diventa la realtà. Questa reciproca alienazione è l’essenza che sostiene la società esistente» (“La société du spectacle”, Gallimard, aforisma 8).

E infatti tra tutte le forme dello spettacolo contemporaneo è soprattutto la televisione a costituire l’ininterrotto discorso che la folla solitaria e i suoi padroni intrattengono su se stessi, il dominante specchio autoelogiativo di un sociale divenuto autistico e totalitario. Un’immensa allucinazione collettiva sembra fare del mezzo televisivo il suo stesso scopo. Tale spettacolo «è il sole che mai tramonta sull’impero della moderna passività. Esso avvolge la superficie della terra e la inonda della propria gloria» (Debord, aforisma 13).

Una gloria volgare, quella vanagloria di cui Berlusconi è intriso. E con lui milioni di italiani.
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agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
12   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Biuso Inserito il - 26/05/2006 : 17:48:17
Su Berlusconi e le sue ultime -pericolose- affermazioni, ho scritto una breve nota su girodivite.it

www.girodivite.it/La-Vittoria-Mutilata-del-Caimano.html

agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
Cateno Inserito il - 11/04/2006 : 12:19:57
Ke bello! Potrò rimanere in Italia!
Ma fino a quando?

Io (scherzosamente):"Papà, ma perchè non diventi vegetariano?". Mio padre (serio): "Ormai non se ne trovano più verdure..."
Biuso Inserito il - 11/04/2006 : 11:46:48
Berlusconi perde anche al Senato con i voti degli italiani all’estero e Provenzano viene arrestato.
Quando si dice il caso…




agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
Biuso Inserito il - 11/04/2006 : 09:09:50
Bene. Il fatto decisivo è che Berlusconi non sarà più il capo del Governo. E da qui si può ricominciare a fare politica, nonostante la televisione.

agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
Stanley Inserito il - 08/04/2006 : 14:44:40
Mancano ormai meno di 24 ore al voto,la campagna elettorale è stata chiusa,ed i giochi si apprestano a finire(o a cominciare,dipende dai punti di vista).Ciò che realmente mi preoccupa è la condizione in cui si trovano molti degli elettori di sinistra.Infatti si sente sempre più dire che si dà il voto a sinistra per non votare Berlusconi.Se la si guarda da questa angolazione la sinistra a mio parere ha già perso.L'elettore non è pro sinistra,ma contro Berlusconi.In un articolo apparso ieri sul Corriere della Sera Massimo Franco scrive:
-"Nel bene o nel male,Silvio Berlusconi è riuscito a trasformare le elezioni in un referendum su di sè.[...]Quando Fausto Bertinotti dice che"basta non inseguire il premier" per sgonfiare la sua strategia aggressiva,riconosce indirettamente questa subalternità.[...]I toni aggressivi,anche volgari del presidente del Consiglio puntano a diffondere il verbo della paura;e a spingere lle urne quelle fasce di opinione pubblica non intercettate dai sondaggi.[...]Comunisti,grandi industrie e grandi giornali,"pubblici ministeri infami",avversari che si preparano ai "brogli elettorali":è un'immaginario che Berlusconi evoca e spera di diffondere. "Chi non andrà a votare"ha ripetuto con un'aria tirata,quasi stravolta"deve sapere che darà il voto alla sinistra e ne subirà le conseguenze."-Impressionante,davvero.

Sempre sul Corriere di ieri era possibile leggere un articolo di Guido Santevecchi, che riporto qui per intero, in cui si parla dell'ennesimo servizio sul premier dedicatogli dall'Economist(per lui Ecomunist),dove vi è anche un'attenta analisi dell'altra fazione politca e della (a mio avviso preoccupante)nuova gerontocrazia.

L'Economist: «Licenziate il premier»
L'endorsement del settimanale: pessimi risultati ma Prodi rischia perché dipende da troppi partiti


LONDRA - Al tredicesimo piano del palazzo dell’ Economist è l’ora della corsa alla chiusura del numero. Sulla scrivania di John Micklethwait c’è già la copertina dell’edizione europea. Ne mancano altre due, quella per l’Asia e quella per gli Stati Uniti, dove il giornale vende 500 mila copie, poco meno della metà del totale. Per il nuovo direttore, in carica da una settimana, è la prima prova. Non è neanche un po’ nervoso. Nei vent’anni passati a lavorare per la «bibbia del libero mercato» nessuno ricorda «di averlo mai visto perdere calma e cordialità».
E certo non ha paura di scegliere. Il titolo di copertina non è un understatement : «Basta, per l’Italia è l’ora di licenziare Berlusconi». Chi ha deciso di mettere «Basta» in italiano? Micklethwait sorride verso John Peet, capo per l’Europa, che è appena tornato da Roma e Milano. «La parola l’ho suggerita io, l’ho sentita frequentando qualche ristorante italiano... naturalmente ho chiesto a John se andava bene e abbiamo discusso se fosse più corretto metterci un punto esclamativo».
John Peet ha scritto l’editoriale e l’articolo della sezione speciale dedicata alle elezioni.
Perché Basta? «Perché ai due motivi per i quali nel 2001 avevamo detto che Berlusconi era inadeguato - conflitto d’interessi e palude di casi giudiziari - se n’è aggiunto un altro in questi cinque anni di governo. Un motivo nuovo e più devastante: i suoi risultati da primo ministro. Chi lo votò sperava che avrebbe usato la sua abilità di businessman per riformare l’economia. L’Italia ora ha tra le grandi economie europee il record negativo di crescita, ha perso competitività. È vero che i suoi problemi sono simili a quelli della maggior parte dell’Europa e che dappertutto servono riforme profonde, dure. Ma il punto è che il governo di centro-destra non ha neanche avviato il processo. La nostra conclusione è che Berlusconi come riformatore ha fallito».

Il titolo del servizio all’interno, la storia principale sull’ Economist di oggi, è un altro pugno nello stomaco: «Una triste storia italiana». Il sommario spiega perché: «I disillusi elettori possono anche disfarsi della coalizione di centro-destra, ma un governo guidato da Romano Prodi potrebbe essere di poco migliore». C’è un riquadro con colpo da ko alla fiducia: «Il paradiso dei gerontocrati», che si riferisce all’ «età pensionabile» dei due contendenti. Direttore, non vi convince nemmeno il professor Prodi? «Berlusconi è unfit (inadeguato). Noi appoggiamo Prodi con qualche esitazione, perché è vero che è più vicino al modo di pensare dell’ Economist , ma ha un problema molto serio: dipende da una coalizione di piccoli partiti tra i quali i comunisti non riformati, contrari alla liberalizzazione del mercato e alle privatizzazioni». Per di più, spiega l’editoriale, «molti italiani non riconoscono quanto sia malata la loro economia».

Con queste premesse l’Italia rischia di sprofondare come fece l’Argentina? «Penso che la gente in Italia abbia un livello di vita che conta sul passato, non sul presente, proprio come succedeva agli inglesi negli anni Sessanta e Settanta. Però non siamo noi a citare l’Argentina, l’esempio l’ho sentito fare da diversi amici italiani. E questo è un segno di comprensione della gravità del rischio».
Micklethwait, 43 anni, è stato capo dell’ufficio dell’ Economist a Los Angeles e New York prima di tornare a Londra. Che idee hanno gli americani di Berlusconi e Prodi? «Su Berlusconi ci sono due visioni: uno dei migliori alleati, con Blair. Ma anche la percezione che si tratti di un personaggio capace di fare errori come quello di parlare di "crociate"». E Prodi? «Conoscono il suo disegno di costruzione europea, e questo per gli Stati Uniti è un problema. Ma non lo temono, lo conoscono bene e non lo ritengono un possibile traditore dell’alleanza. Non lo immaginano come uno Schröder o un Villepin».
Micklethwait saluta. È un uomo rilassato, ma ha preso il timone di un transatlantico dell’informazione che oggi si aspetta di vendere non meno di un milione e centomila copie nel mondo. Le altre due copertine? «Per l’Asia il caso thailandese e per Usa e Gran Bretagna il soft paternalism dei governi, un tema di cui si parlerà molto».

Stanley
Stanley Inserito il - 07/04/2006 : 14:29:26
quote:
Noi che possiamo e ne siamo capaci, noi filosofi dobbiamo uscire nelle piazze. Dobbiamo essere la spina nel fianco di chi se ne va sicuro e sano.


Mi ricorda un certo Mito della caverna...

Professore mi permetto di imitarla con una copertina che mi è piaciuta di più di quella da Lei riportata

Stanley

Edited by - Stanley on 07/04/2006 14:30:24
Biuso Inserito il - 07/04/2006 : 13:26:15
quote:

Non ce la faccio più!!! Non posso più sopportare questa volgarità. Ho raggiunto il limite.
Ma le avete sentite le pubblicità in radio? Ahimé, io vaggio in autobus e ne ho sentita una pagata dal senatore Firrarello che martella con parallelismi allucinanti tra Berlsconi e Prodi, definendo questo "l'ultimo dittatore comunista". Lo slogan più bello è: "Berlusconi si occupa della scuola, Prodi la fa occupare"!!!



Ah sì? E' questo che dice Firrarello?
Allora riporto qui un altro articolo che ho scritto lo scorso 14 marzo per www.girodivite.it e guarda caso è intitolato

Il senatore Firrarello è comunista
Bronte, Bulgaria



Apro Bronte notizie, anno XXIII, numero 1, dicembre 2005. E trovo il luminoso esempio di un Comune guidato con paterna solerzia e sorridente lungimiranza dal sindaco Giuseppe Firrarello. Non solo Assessori e Presidenti di Commissione parlano del loro leader con accenti di stima grata e commossa, ma anche un Dirigente Scolastico loda l’Ente Locale e afferma che «la presenza dell’Europarlamentare brontese Giuseppe Castiglione» (che del Sindaco è genero) ha incentivato il progetto “Primavera d’Europa”. Ancora: il Presidente del Circolo di Cultura si dice lieto «di poter esprimere un giudizio sicuramente positivo sulla conduzione della presente Amministrazione Comunale sotto la guida del Sindaco Sen. Firrarello» e il Presidente del Circolo Operaio comincia un suo testo con le seguenti parole: «Esprimo, a nome anche degli altri soci del Circolo, di aver condiviso sempre i progetti del senatore Pino Firrarello per Bronte» (sic).

Progetti realizzati, come la Sagra del Pistacchio 2005 che non solo è stata «la più bella di sempre» (of course) ma che «sarà ricordata per la giornata dedicata ai bambini, festosi e gioiosi per tutto il centro storico di Bronte». E progetti futuri come «il campo da golf ed una funivia che passi tra gli alberi», da costruire nel cuore del Parco dell’Etna poiché, scrive il Senatore in persona, «l’ambiente è il valore primario e lavoreremo sempre per la sua tutela, ma non possiamo dimenticare che va promossa anche un’azione significativa per la sua valorizzazione» e per questo critica l’Ente Parco, «che è diventato un freno allo sviluppo del nostro territorio» e il suo presidente con il comitato tecnico-scientifico «diventati controparte degli interessi legittimi dei cittadini dell’area etnea».

Le quattro pagine centrali sono occupate da progetti che vanno dalla costruzione di poli sportivi all’arredo di pinacoteche, dal restauro di chiese alla costruzione del mattatoio, dalla nuova circonvallazione agli impianti fotovoltaici nelle scuole e il cui costo ammonta alla cifra di 68.989.194 Euro e spiccioli. Una spesa enorme, se si pensa che un consigliere comunale e un consulente per il bilancio scrivono che «da un esame sommario del bilancio previsionale del 2005 del Comune di Bronte si constata che le finanze dell’Ente non sono alquanto floride» (sic). La colpa è, naturalmente, delle «avventurose iniziative della precedente amministrazione». Ma il segreto del Senatore è che solo una piccola parte di tali progetti sarà a carico del Comune, il resto arriverà dalla Regione Sicilia e dal Governo centrale. Il Leader Maximo ha saputo quindi provvedere a tutto.

Collaboratori che lodano all’unisono il Capo, Presidenti di tutto che ne cantano le gesta, bambini festosi e gioiosi alle parate, progetti faraonici... Ho capito: sto leggendo l’Organo ufficiale della Repubblica Popolare di Bronte, un’enclave bulgara situata in territorio siciliano, l’ultima sopravvissuta delle Repubbliche comuniste in cui il Capo Supremo, la Guida illuminata, il Piccolo Padre provvede ai bisogni del popolo tutto.

Vivo anche a Bronte e di questo formidabile progresso non mi sono accorto. A rendermi cieco sarà il mio antico e convinto anticomunismo...
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agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
Stanley Inserito il - 06/04/2006 : 19:01:25
Guardando indietro a questi 5 disastrosi anni della Presidenza Berlusconi mi rendo sempre più conto di quanto ci siano paurosamente vicine le tesi che Chomsky indicava nel libro "Il potere dei media".Un libro nel quale riprendendo Lippmann si fa un uso di termine abominevoli quali "costruzione del consenso"(riferito alla propaganda)e "branco confuso",parlando della maggioranza degli elettori.L'attualità del pensiero di Chomsky è riscontrabile guardandosi intorno.X chi ha ancora difficoltà nel vedere come realmente stanno le cose nn c'è miglior libro di "Regime" diMarco Travaglio,giornalista sì fazioso,ma ke perlomeno racconta fatti,permettendo a noi di interpretarli come eventi.La televisione è propaganda(e chi possiede il 90% di queste lo sa),la propaganda svolge la funzione che il manganello aveva nei regimi dittatoriali.Evitiamo di cadere nuovamente nell'errore di mettere il nostro paese nelle mani di un personaggio che fa passare dei pacifisti per disobbedienti e che nn vuole che suL tg nazionale appaiano le bandiere della Pace.E' anke vero cmq che qualcuno gliel'ha lasciato fare.E forse nn ha vinto Berlusconi,ma ha perso la Sinistra.
http://sonouncoglione.splinder.com/

"Meglio coglioni che Berlusconi"

Stanley

Edited by - Stanley on 06/04/2006 19:27:38
Cateno Inserito il - 06/04/2006 : 18:28:41
Non ce la faccio più!!! Non posso più sopportare questa volgarità. Ho raggiunto il limite.
Ma le avete sentite le pubblicità in radio? Ahimé, io vaggio in autobus e ne ho sentita una pagata dal senatore Firrarello che martella con parallelismi allucinanti tra Berlsconi e Prodi, definendo questo "l'ultimo dittatore comunista". Lo slogan più bello è: "Berlusconi si occupa della scuola, Prodi la fa occupare"!!!
Non so che fare! (ovviamente non per il voto, ma in generale; almeno ho la certezza di votare non a favore di qualcuno ma CONTRO Berlusconi).
La mia decisione ultima è quella di buttarmi in politica, naturalmente al di là della destra e della sinistra (e in questa decisione ha giocato un ruolo notevole la recente lettura di Antropologia e filosofia del Prof, testo che consiglio vivamente a tutti). Colgo l'occasione per invitare chiunque abbia un po' di quella che un tempo si chiamava "ragione" a gettarsi in politica. è una preghiera.
Io ho già cominciato: mi sono iscritto alla Pro-loco del mio paese, voglio diventare il presidente della consulta giovanile comunale e poi... vi posso confessare un segreto? Mi candiderò a sindaco alle prossime comunali!!!! Vero! Non credo di poter vincere ma almeno dirò qualcosa.
Noi che possiamo e ne siamo capaci, noi filosofi dobbiamo uscire nelle piazze. Dobbiamo essere la spina nel fianco di chi se ne va sicuro e sano.
Certo, se poi Berlusconi dovesse di nuovo vincere le elezioni credo che mi esilierò volontariamente. Magari andrò in Germania ad imparare il tedesco; oppure a manifestare in Francia... boh... si accettano suggerimenti.

P.s. Ma Berlusconi come pretende di togliere l'Ici? Forse trasformando tutte le case in chiese???

Io (scherzosamente):"Papà, ma perchè non diventi vegetariano?". Mio padre (serio): "Ormai non se ne trovano più verdure..."
quark Inserito il - 06/04/2006 : 17:43:24
"L'Italia berlusconiana è la peggiore delle Italie che ho mai visto, per volgarità e bassezza. Il berlusconismo è la feccia che risale il pozzo. Gli italiani devono vedere chi è questo signore."

(Indro Montanelli, 26 marzo 2001)



So di non sapere.
Biuso Inserito il - 06/04/2006 : 11:59:43
E oggi ho aggiunto alla rubrica un breve pezzo dal titolo
TORO SCATENATO
Il vero volto del berlusconismo

Eccolo:
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Nella mattinata del 6 aprile 2006 (cioè mentre scrivo) Berlusconi annuncia importanti rivelazioni sui magistrati di Milano. Nelle ore e nei giorni precedenti ha riempito ogni organo di comunicazione con una presenza strabordante anche quando è assente. Ha insultato gli italiani che commettono il sacrilegio di non dargli sempre ragione; ha disprezzato gli alleati che tentano qualche timido balbettio diverso dal suo urlo; ha accusato gli industriali che non lo applaudono di essere dei cripto-comunisti; si è stracciato le vesti perché le televisioni gli sarebbero ostili; ha gridato che l’Italia sotto la sua guida è diventata uno dei Paesi più ricchi e potenti del mondo; si è proclamato re della Nazione per diritto televisivo e infine ha detto di essere «la persona più buona che esiste, tollerante, chi bussa la mia porta la trova sempre aperta. Io aiuto i poveri, ho amore per tutti, sono una persona che unisce» (Fonte: la Repubblica)

È chiaro: quest’uomo è un caso clinico e nutriamo umana pietà per le condizioni obnubilate di una mente sempre più lontana dal principio di realtà. Solo che mentre in un qualsiasi Paese civile simili personaggi riceverebbero le cure adeguate in apposite cliniche, Berlusconi rischia di prolungare il suo delirio istituzionale per molti anni ancora.

Ma se l’obiettivo è il Potere, «c’è del metodo in questa follia» come riconobbe il buon Polonio. Forse costui ha capito la vera natura non di chi gli si oppone ma di coloro che dopo anni di impoverimento generale, di disprezzo internazionale, di leggi/privilegi a favore suo e delle aziende della sua famiglia, di demolizione della politica, di involgarimento civile e culturale...dopo tutto questo sembrano ancora pronti a sostenerlo e a votarlo.

Ha proprio ragione un altro poeta: «con la stupidità, gli dèi stessi lottano invano» (F.Schiller).
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agb
«Nec ridere, nec lugere, neque detestari, sed intelligere»
(Spinoza)
digiu Inserito il - 05/04/2006 : 11:27:06
A conferma di quanto scrive il professore giunge l'ultima disarmante corsa, quella del proclamarsi coglioni, attribuendo così fortuna all'ennesima espressione di volgarità gratuita del premier.

Berlusconi ha già vinto, dice Nanni nel Caimano, comunque vadano le cose ha cambiato l'Italia; eh però ammettiamolo: non è tutto merito suo, gran parte del compito si deve alla complicità di una massa ormai perfettamente malleabile sui cliché, le mode, e quant'altro; basta che il premier spari l'insulto che subito corriamo tutti ad allinearci...forse rischio di scadere nel luogo comune affermando che l'Italia (almeno la maggioranza dei cittadini) testimonia puntualmente di aver desiderato S.B., l'aspettava, vi si specchia vanagloriosamente ad ogni piè sospinto fino a una deriva autolesionistica e distruttiva!
Tutto ciò non può che amareggiare.

L'ultima speranza al di là dell'esito elettorale consiste nella possibilità che si tratti di un processo reversibile, magari nei decenni, quantunque personalmente credo che le macerie seppur ricostruite lascino segni indelebili specie sulla cultura e la coscienza della gente.



W la filosofia,
g.


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