V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 18/11/2005 : 14:34:06 A chi volesse fare una gita in uno dei più bei paesi della Sicilia (insomma…) e nello stesso tempo sapere qualcosa del filosofo brontese Nicola Spedalieri, rivolgo l’invito a venire venerdì 25 novembre a Bronte, appunto, dove coordinerò un convegno dedicato all’opera De’ diritti dell’uomo.
Pistacchi gratis per tutti…
agb «Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
|
2 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
utente non registrato |
Inserito il - 27/12/2005 : 10:17:19 Una postilla: “Fonte della notizia (e perciò dell’errore…)” ecc. Per troppa stringatezza mi sono espresso in modo impreciso ed oscuro. Intendevo dire che la citazione riportata sui manifesti è in realtà una nota manoscritta che si trova in una copia dell’opera di Spedalieri custodita nella biblioteca recanatese di casa Leopardi. Quella copia fu scovata da Giuseppe Cimbali che, tutto pien di giubilo per l’eccezionale scoperta, si affrettò ad attribuire la nota a Giacomo, non parendogli vero di poter associare in qualche modo il nome del suo filosofo a quello del più amato e celebrato dei poeti italiani. Successivamente vari studiosi si sono presi la briga di fare un semplice controllo della calligrafia ed hanno appurato che quella nota deve essere con sicurezza attribuita a Monaldo e non a Giacomo. Si veda ad esempio G. Giraldi, Studi Filosofici vol II (ometto la pagina perché non ho l’opera sottomano) .
______ nomail@no.it |
utente non registrato |
Inserito il - 26/12/2005 : 21:53:40 Egregio professor Biuso
Forse gli studenti che frequentano queste pagine virtuali sono scarsamente interessati all’argomento, ma io non riesco a trattenermi dall’usare questo topic per esprimere un franco parere su Spedalieri . Ho assistito alla manifestazione da lei coordinata attraverso la televisione locale, e sono rimasto estremamente sorpreso dal fatto che uno dei relatori invitati non aveva alcuna idea del pensiero del nostro filosofo mentre l’altro, certo più informato, presentava come una novità assoluta una certa interpretazione di Spedalieri che in realtà è già vecchia di almeno un ventennio. Secondo questa interpretazione, avanzata tra gli altri da Stefano Petilli, Spedalieri incarnerebbe la volontà di una frangia delle gerarchie ecclesiastiche di confrontarsi con le idee giusnaturaliste per trascinarle sul terreno sicuro della tradizione religiosa. E in quest’ apertura, cautelosa ma reale, all’illuminismo risiederebbe la “grandezza “ di Spedalieri. Si confonde così il concetto di grandezza con quello di oggettiva rilevanza: rivelante fu certamente Spedalieri, ma non “grande”. Egli spense la carica eversiva di idee che altrove facevano fare un balzo in avanti all’umanità, narcotizzò l’illuminismo, legittimò la censura e i tribunali ecclesiastici. Era un vecchio reazionario che sotto la belluria di concetti venuti alla moda produceva la solita legittimazione della supremazia della Chiesa. Il suo pensiero non ha nulla a che fare con Rousseau, anche se ne riprende il lessico per svuotarlo del suo contenuto ideologico, e a rigore non può essere ascritto neanche al giusnaturalismo, dal momento che Spedalieri respinge l’idea che la società abbia avuto origine da un patto o da un contratto, e ritiene invece che essa sia stata stabilita da Dio. Sarebbe lungo ora elencare le conseguenze che derivano da una premessa cosiffatta, mi basta sottolineare che, per Spedalieri, la Chiesa soltanto ha il diritto di esercitare la tutela dei cosiddetti diritti naturali. E “grande” Spedalieri non fu nemmeno ponendosi nella prospettiva reazionaria, dal momento che De’ Diritti dell’uomo è una compilazione men che mediocre, una ricottura di vecchie fonti e di idee mille volte rimasticate dagli apologeti e dai padri della chiesa. Il primo libro, quello che dovrebbe alimentare la gloria di Spedalieri per i millenni a venire, e che qualche forsennato alla Cimbali riconduce al giusnaturalismo, deriva in larga parte da San Tommaso e da Aristotele. Qualche hanno fa ho potuto individuare un’ altra delle probabili fonti di Spedalieri in un pubblicista poco noto, Enrico de Cocceo, autore di una serie di prudenti Addictiones al De Jure belli ac pacis di Ugon Grozio. Insomma l’opera principale di Spedalieri non contiene idee originali ma una serie di espedienti di carattere dialettico e di topici correnti volti ad ostacolare le idee veramente originali del suo tempo. Spedalieri non è Bellarmino, ed anche a valutarlo con il metro di chi apprezza gli scrittori reazionari, vale ben poco. Certo, sapeva suonare e dipingere e scriveva in un italiano tutto sommato passabile. Ma tutto ciò basta a fare di un “curiale” che svolge con un certo zelo i compiti apologetici che competono al suo ufficio un “grande” della cultura? Non si esagera un po’? Spedalieri inoltre assai probabilmente non fu un martire. La voce di un suo avvelenamento fu raccolta e arbitrariamente avallata da Giuseppe Cimbali e non è stata mai verificata seriamente. Inoltre ci terrei a precisare che la frase riportata sul manifesto che pubblicizzava la manifestazione brontese è sì di Leopardi, ma di Monaldo (dell’ultrareazionario Monaldo Leopardi!) e non di Giacomo. Anche stavolta la fonte della notizia( e perciò dell’errore) è Giuseppe Cimbali.
Grazie per lo spazio e scusi l’occasionale intrusione.
______ nomail@no.it |
|
|