Biuso |
Inserito il - 23/10/2005 : 20:43:43
Al Teatro del Canovaccio di Catania è in scena Crave della drammaturga inglese Sarah Kane. 1971-1999, questo l’arco della sua vita, nel quale ha scritto cinque testi in tutto ma di una forza e una verità sconvolgenti. Come in questo Crave, in cui il desiderio, la smania, la brama del titolo diventano qualcosa di tangibile nelle parole che ciascuno dei quattro personaggi senza nome ma indicati solo con una lettera –A, B, C, M- lancia agli altri. Parole che urlano il Sé, accusano di violenza, si fanno violenza esse stesse, scavano nella memoria, descrivono tutta la solitudine e la nostalgia d’amore della creatura umana ai limiti della sua verità, della verità del suo corpo. E infatti la brama diventa letteralmente fisica nei corpi che si muovono a dire essi stessi la passione, l’ansia, la paura e il piacere dell’eros. Tre delle sei attrici non pronunciano che pochissime parole-suono ed è invece col corpo che recitano.
Un testo così complesso e difficile è messo in scena con efficaci soluzioni registiche (a parte una certa frenesia iniziale dei movimenti) da Elio Gimbo ed è recitato molto bene da una compagnia di attori studenti della nostra Università. Bellissimo spettacolo, dunque, che va dritto al cuore dei sentimenti umani, e –fra questi- del più forte, disperato ed estatico di tutti.
agb
«Vorrei togliere al mondo il suo carattere straziante» (Nietzsche)
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