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Biuso |
Inserito il - 02/06/2008 : 12:54:35 La Forza del Bello Mantova - Palazzo Te Fino al 6 luglio 2008
Il bianco delle sculture e degli edifici greci, i Greci non lo hanno mai visto. Le loro opere, infatti, erano coloratissime. Basterebbe questa semplice ma spesso dimenticata verità a suggerirci uno dei tanti paradossi del nostro -di noi moderni- rapporto con la Grecità. Con quel mondo arcaico e vicino, elegante e selvaggio, esemplare e sconosciuto, dal quale ci separa tutto. Perché ci divide la tonalità stessa dell'esistere. Ma sembra che non ci siamo mai rassegnati a questa distanza. Un Maestro manierista come Giulio Romano affrescò interi palazzi cercando di riprodurre la forza della plastica greca. E in uno degli edifici da lui creati -Palazzo Te- una splendida mostra testimonia del bisogno costante che i secoli e gli uomini d'Europa hanno provato di avere accanto a sé le tracce di quelle vite impresse nel marmo e nel bronzo. Tra il contenitore e il contenuto, tra la sede e la mostra, vibra l'identità della forma e la differenza del pensare da cui quella forma scaturisce.
La prima sezione raccoglie le opere prodotte nella Grecia italica e quelle importate negli stessi secoli dalla Grecia ellenica; la seconda è dedicata all'imitazione e al culto che Roma nutrì verso i Greci; nella terza la nostalgia dell'Antico si dispiega come collezionismo, riproduzione, ricezione e riscoperte moderne. Il sottotitolo della mostra -L'arte greca conquista l'Italia- si potrebbe ampliare all'intera cultura dei Greci che ha vinto perché è con le sue categorie che noi ancora pensiamo. E che ha perso. Per accorgersene, basta uscire dal Palazzo mantovano e visitare una qualsiasi chiesa della città. Al tripudio della carne vedremo sostituirsi il gusto del soffrire, alla gloria di Zeus quella di un condannato a morte, alla divinità che solleva la propria veste in un gesto di divertita conquista si contrappone la paura del corpo. Ma la forza del Bello permane, aere perennius, e con essa quella degli Dèi.
agb ««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit» (Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium) |
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