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 Feyerabend,il Papa e la Sapienza

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Stanley Inserito il - 15/01/2008 : 13:48:52
Che ne pensate?


"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)

Stanley
11   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Stanley Inserito il - 05/02/2008 : 20:26:21
Ovviamente la disinformazione televisiva ha accuratamente evitato di farne menzione. Sarà stata una piccola distrazione dovuta al fatto che come prima notizia si dà l'Angelus del Papa...


I professori anti Papa si radunano alla Sapienza


"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)

Stanley
Biuso Inserito il - 24/01/2008 : 09:58:06
Nel sito «Osservatorio sulla ricerca» è possibile –da parte di chiunque lo desideri e non solo di docenti e ricercatori universitari- aderire all’«Appello per una corretta informazione e contro ingiustificate strumentalizzazioni dei fatti della Sapienza».

Ne riporto il testo.

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I fatti. A novembre 2007 il Rettore e il Senato Accademico della Sapienza di Roma decidono di invitare il Papa a tenere la lectio magistralis che tradizionalmente apre l’inaugurazione dell’anno accademico delle università
italiane: una lezione di un accademico autorevole – non un dibattito - che non è solo svolgimento di un tema di cui è esperto ma anche occasione di riflessioni sul significato e il metodo della conoscenza universale e libera.

Un autorevole fisico e intellettuale, Marcello Cini, interviene allora su un quotidiano stigmatizzando l’invito, non perché il Papa non abbia diritto di parola all’università, ma per l’occasione in cui è stato invitato: è come se un professore di fisica o biologia fosse invitato a intervenire all’inaugurazione dell’Anno Santo e parlasse di Galilei o Darwin. Sempre a novembre 2007, alcuni autorevoli colleghi di Cini si associano all’appello mandando una lettera privata al Rettore in cui giudicano inopportuno l’intervento del Papa in quell’occasione e chiedono di ritirare l’invito.

La decisione conclusiva del Rettore è di confermare l’invito al Papa a intervenire all’inaugurazione dell’Anno Accademico, anche se in forma leggermente modificata rispetto alla lectio magistralis. La correzione peggiora ulteriormente la situazione: l’intervento papale si affianca a quelli del Rettore, del Direttore Amministrativo e del rappresentante degli studenti che sono finalizzati a fare il punto sull’Università dando voce alle diverse realtà in essa operanti. La lettera dei docenti della Sapienza al Rettore viene pubblicata (forse da parte di qualcuno che ne voleva fare un uso strumentale) solo un paio di mesi dopo il suo invio, nell’imminenza del giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico. In modo decisamente incongruo la questione viene ripresa e amplificata da giornali e televisioni, da esponenti politici e della società civile. I semplici fatti vengono travisati. Gli appelli ragionevoli e legittimi tacciati di fondamentalismo e irragionevolezza. In modo capzioso una normale dialettica tra docenti e Rettore viene accomunata alle proteste (più o meno legittime, più o meno fondate) degli studenti che da sempre accompagnano le inaugurazioni dell’anno accademico.

Forse non tutti sanno che all’inaugurazione dell’anno accademico tutte le autorità, politiche, civili, militari e religiose delle varie città, province e regioni vengono da sempre invitate. Ogni anno, in tal modo, si rinnova un rito civile nel quale un’istituzione si presenta, nella sua autonomia e nella sua specificità, alla collettività nel suo complesso (senza distinzione), quella collettività in cui opera e alla quale dedica il suo fondamentale lavoro. Lo stesso avviene per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, al quale ovviamente non si chiama il Papa a fare un intervento. Ogni istituzione nella sua autonomia. Il dialogo avviene sempre ma nelle sedi opportune. Sulle questioni, per esempio, del confronto di istanze diverse nell’ambito dei rapporti tra etica, fede, religione, diritto e scienza esistono sedi, anche istituzionali (per esempio le commissioni di bioetica), costituite proprio allo scopo. E anche l’università offre continuamente i suoi spazi al libero confronto.

Il legittimo dibattito sulle prerogative di autonomia all’interno di un’istituzione culturale si è trasformato - nella stragrande maggioranza delle opinioni riportate dai mezzi di comunicazione e di fatto nella diffusione generale all’opinione pubblica - in una intenzione di chiusura al dialogo e al libero accesso delle opinioni nell’università. Di fronte a questa distorcente rappresentazione di quanto avvenuto è diffuso il senso di disagio, sia nella comunità scientifica sia nella popolazione in generale.

I sottoscritti fanno appello al Presidente della Repubblica, ai politici, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni, a quanti operano nell’ambito della comunicazione, ai rappresentanti delle varie religioni e a tutti i cittadini perché si ristabilisca la corretta lettura dei fatti e si evitino strumentalizzazioni che possono, queste sì, rappresentare un pericolo per il dialogo e per il civile confronto delle opinioni.

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agb
«E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo»
(Genesi, 6,6)
antonio Inserito il - 22/01/2008 : 12:14:02
Inutile dire che mi compiaccio dell'iniziativa di cui ci fa sapere il professore Biuso ma forse è altrattanto superfluo notare come in queste ore vengano fuori notizie che mettono in luce quale spirito anima le intenzioni e le azioni delle gerarchie ecclesiastiche. Mastella, da quanto leggo sul sito del Corriere della Sera, informa delle proprie dimissioni prima Bagnasco e poi Prodi e il capo della Cei parla di Paese allo sbando e di necessità, per i politici cattolici, di votare secondo i dettami della coscienza (lo capisco, loro in genere sono propensi a trascurarla, ma è quanto afferma con forza, benchè inascoltata, l'ondata cosiddetta antipolitica). E che dire delle accuse rivolte alle istituzioni da parte della Chiesa, a detta della quale, esse abbiano consigliato al sommo pontefice di non presentarsi alla Sapienza? Mi viene da pensare che tante discussioni sulla libertà di espressione, sulla tolleranza e sulla democrazia dovrebbero cedere il passo alla mera analisi politica. E' tutto molto più materiale di quello che si è voluto fare intendere, al limite del quotidiano mercanteggiare.

Antonio Trovato
Biuso Inserito il - 22/01/2008 : 09:11:53
Ho firmato l’Appello di solidarietà che riporto qui sotto e al quale stanno aderendo centinaia di docenti e ricercatori delle Università italiane.
Qui si può leggere l’elenco completo e via via aggiornato

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Anche noi “cattivi maestri”

APPELLO DI SOLIDARIETÀ CON I COLLEGHI (E GLI STUDENTI) DELLA “SAPIENZA” DI ROMA


A proposito dei fatti relativi alla rinuncia di papa Benedetto XVI alla visita e al discorso all’Università Sapienza di Roma, in occasione della solenne inaugurazione dell’anno accademico, i sottoscritti, docenti, ricercatori e studiosi in formazione negli atenei italiani e nelle altre istituzioni scientifiche, esprimono la più ferma e convinta solidarietà ai colleghi sottoposti nelle ultime giornate a un linciaggio morale, intellettuale e persino politico, senza precedenti. Noi firmatari di questo Appello di solidarietà affermiamo che ci saremmo comportati come i 67 docenti della Sapienza, in nome della libertà della ricerca e della scienza. Se essi sono “cattivi maestri”, come più d’uno li ha bollati, ebbene, lo siamo anche noi. L’invito al papa in occasione dell’apertura dell’anno accademico costituisce offesa al sapere scientifico, ovvero un esecrabile cedimento nei confronti di un preteso principio d’autorità.
I colleghi della Sapienza, lungi dall’“impedire al papa di parlare” hanno semplicemente contestato l’opportunità di far inaugurare l’anno accademico – ossia il momento più solenne nella vita di un ateneo – da un capo religioso, e nel contempo capo di Stato straniero, confessionale. Tanto più che trattasi di un papa che ha espresso in reiterate occasioni l’idea che la ragione non possa che essere subordinata alla fede, la scienza alla religione, e ha assunto gravi prese di posizione che, mentre smantellano la Chiesa del Concilio Vaticano II, costituiscono continue, pesanti ingerenze nella sfera delle istituzioni politiche nazionali, dalle quali non sono giunte, generalmente, le opportune risposte.
In ogni caso, la protesta dei colleghi non contro Benedetto XVI era diretta, ma innanzi tutto contro l’autorità accademica che ha commesso la leggerezza di invitare un’autorità religiosa a una cerimonia che deve essere rigorosamente laica; tanto più sbagliato, il gesto del rettore della Sapienza, in quanto ormai l’Italia è un Paese multietnico e multireligioso e ciò nonostante un regime concordatario, obsoleto anche nelle sue revisioni, che continua a privare le scuole pubbliche non universitarie della possibilità di un approccio comparativo al mondo delle religioni assegnando invece la priorità esclusiva all’insegnamento della religione cattolica.
E il papa di Roma rappresenta soltanto una parte dell’opinione pubblica, anche di quella aderente a una fede religiosa. Si aggiunga l’atteggiamento di vera e propria subalternità mostrata dalle autorità accademiche, di concerto con quelle ecclesiastiche, e dal coro mediatico che ne ha accompagnato le scelte: inaccettabile, ovviamente, era la pretesa che a Ratzinger fosse riservata una zona franca, in cui le espressioni di dissenso dovessero essere impedite, quasi forme di delitto di lesa maestà. Noi sottoscritti, davanti alla campagna mediatica in atto, esprimiamo la più vibrata protesta e la più ferma preoccupazione per le parole che abbiamo letto e ascoltato in questi giorni, in un penoso unanimismo di testate giornalistiche e di forze politiche. Ci impegniamo, accanto ai colleghi della Sapienza e di tutti gli studiosi e gli studenti che con rigore e passione lavorano, e studiano, nelle istituzioni universitarie e scientifiche italiane, a lottare, con la fermezza e la costanza necessaria – ben oltre questo episodio – perché venga salvaguardato, in un Paese che sembra voler pericolosamente regredire all’epoca del “papa re”, la libertà della ricerca scientifica, in ogni ambito, da ipoteche fideistiche e da nuovi e vecchi princìpi d’autorità.

Torino, 16 gennaio 2008 Angelo d’Orsi (prof. Storia del pensiero politico, Università di Torino)

Post scriptum – Nella stessa data in cui il presente testo veniva redatto si consumava un fatto di gravità inaudita che ci riporta ai tempi peggiori della storia non solo repubblicana, ma del regime mussoliniano. Nella Commissione Cultura del Senato, si è soprasseduto sulla proposta di nomina del fisico Luigi Maiani – una delle massime autorità scientifiche nel campo – alla Presidenza del CNR, a causa della feroce opposizione da parte della minoranza di destra, per la quale il prof. Maiani è incompatibile con l'incarico essendo egli uno dei "67 della Sapienza". A maggior ragione, il nostro Appello deve essere considerato non soltanto un gesto di solidarietà con Maiani e i suoi e nostri colleghi, ma un momento di raccolta di quanti sono preoccupati per la triste involuzione della vita civile nel nostro Paese. Intendiamo – alcuni di noi, a partire dall’estensore dell’Appello – proporre d’altre iniziative, anche sulla base dei suggerimenti che giungeranno da parte dei firmatari, ai quali va il nostro ringraziamento, sperando che la loro firma (qualcuno all’ultimo l’ha ritirata “essendo sotto concorso”…), non debba costituire motivo di ricatto o peggio nelle loro carriere scientifiche e accademiche. (Ad’O)

(per ulteriori informazioni si rinvia a: http://www.gennarocarotenuto.it/)

Per aderire scrivere - precisando nome, cognome, disciplina e sede istituzionale - all'indirizzo: g.galilei2008@gmail.com L'elenco dei firmatari sara' via via aggiornato sul sito.

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agb
«E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo»
(Genesi, 6,6)
Biuso Inserito il - 20/01/2008 : 16:50:11
Sulla ml Imperialismo pagano leggo questo interessantissimo intervento a firma di Ponti.fex_Maximus


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In questi giorni si è fatto un gran parlare del fatto che Ratzinger, vescovo vaticano dei cristiani, prima invitato presso l'Università La Sapienza di Roma, abbia poi dovuto rinunciarvi per una presa di posizione contraria, assunta da numerosi docenti e studenti. L'invito faceva parte di un certo tentativo di "ricristianizzare" quell'Università, iniziato sul finire del 2006, quando, dal Logo dell'Università, è sparita la raffigurazione della Dea Minerva, sostituita da un angelo stilizzato. "Il nuovo look si accompagnerà al nuovo nome, Sapienza Università di Roma" - annunciò in quell'occasione il rettore Renato Guarino - "a sintetizzare la volontà dell'ateneo di disegnare il proprio futuro radicandosi nella tradizione"(quella di Guarino ovviamente). Un ritorno in pratica al 1640, quando l'architetto Federico Borromini, su commissione del cardinale Barberini, utilizzò per la prima volta un cherubino come simbolo dell'Università. Unica differenza è che l'angelo del nuovo logo ha sei ali, anzichè quattro, e perciò è un serafino.

Cherubino o serafino, la Dea Minerva sembra non aver gradito il cambio ed ecco che a farne le spese è stato, alla prima occasione, proprio Ratzinger. Non potendosi servire solo di suoi fedeli, la Dea si è servita anche di comuni laici. Ogni discussione sull'avvenimento è ridicola: non si discute il volere degli Dei. Facciamo una proposta a Ratzinger: rinunci egli al titolo di pontefice e ad ogni potere temporale sul Vaticano. In cambio offriamo a lui il titolo di Flamen Christi e al suo dio un posto, tra gli altri, nel romano Pantheon. Solo in questo caso la Dea Minerva, sapiente ma armata, avrà pietà di lui e dei suoi fedeli.


agb
«E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo»
(Genesi, 6,6)
antonio Inserito il - 20/01/2008 : 12:50:43
Oggi l'evento che non si è potuto compiere giovedi avrà modo di compiersi. Le folle chineranno le loro intelligenze e la loro virtù al cospetto di un uomo che elargirà parole di verità esclusiva. Così le polemiche riprendeno forza. Si dice e (ciò che è peggio) si scrive anche su giornali come Repubblica (vedi l'articolo di Ilvo Diamanti) che passono per anticlericali che sia stato vergognoso che una minoranza sparuta sia stata in grado di mettere a tacere la stragrande maggioranza dei pii e devoti docenti e studenti che erano a fovere dell'intervento papale. Forse sarò ripetitivo: ma nessuno tra i nostri intellettuali riesce a immaginare che le èlite (scusate l'accento grave) possano contare di più delle masse, tanto più all'università? Forse che i passi avanti fatti segnare dal sapere sono da addebitarsi alle folle? Nel Seicento, ma è solo un esempio e neanche dei più antichi, un filosofo che voleva che la propria opera venisse usata dalla Chiesa per sconfiggere il Protestantesimo, Cartesio, affermava nel Discorso sul Metodo che è un pessimo criterio quello di attribuire legittimità ad una teoria per il fatto che su di essa converga il consenso dei più. Ma evidentemente le elite vanno bene solo in politica. Oggi si celebrerà il trionfo delle masse e dei suoi manipolatori, nessun dissenso si leverà contro le sacre stanze. Eppure, apparentemente, il Vaticano, oggi, sarà più democratico della repubblica italiana: alla maggioranza sarà dato quello che vuole o quello che negli strati più superficiali della sua coscienza crede di volere. Ma a nessuno dei parrucconi pseudolaici viene in mente che questa formidabile espressione di democrazia si starebbe manifestando proprio intorno ad un sistema di potere, quello delle gerarchie vaticane, che si fonda sull'elezione di un capo assoluto nella sua santità da parte di una elite e che per di più di elezione a vita trattasi (tra l'altro, in questi giorni, si è eletto, parimenti a vita, anche il papa nero)? Per non parlare del rapporto democratico tra il clero e i laici credenti, su cui, tanto per chiarire come devono stare le cose, si sta incominciando a intervenire ristabilendo la liturgia preconciliare. I segni della reazione non sarebbero così celati, tuttavia le dotte masse non danno segno di avvedersene. Finiremo per rimpiangere Woityla, che passerà alla storia per aver difeso, unico nella storia della Chiesa, l'eretico Galileo. Eppure anche costui era convintamente cattolico...

Antonio Trovato
Stanley Inserito il - 17/01/2008 : 13:12:35
A sostegno di quanto detto da Antonio:

http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_16/papa_stampa_estera_12872ea4-c446-11dc-8fe5-0003ba99c667.shtml

Qualche appunto. L'articolo del Pais non lascia trapelare alcuna critica sulla protesta,nè positiva nè negativa. Riporta esclusivamente i commenti delle parti interessate.Quindi la Spagna si è guardata bene dall'appoggiare l'una o l'altra posizione. Gli unici ad aver colto la singolarità dell'evento sembrano gli inglesi del Guardian. Non stupisce la solidarietà degli Usa al Papa. Solidarietà dittatoriale. Infine una critica anche al Corriere che ieri ha lanciato un sondaggio con una domanda di infima ambiguità: "è giusto che il Papa abbia rifiutato l'invito della Sapienza?"


"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)

Stanley
Biuso Inserito il - 16/01/2008 : 14:17:28
Le parole di Stanley e di Antonio sono per me la conferma che è ancora possibile avere fiducia nell’Italia e in chi la abita. Persone giovani come voi hanno colto senza difficoltà e molto meglio di altri titolati e titolatissmi nomi il senso della questione, i suoi limiti, le radici e le conseguenze.

Presentare l’Italia come un Paese laicista e intollerante verso la Chiesa cattolica è più che ridicolo. È grottesco. In nessun sistema di comunicazioni al mondo –neppure nei cattolicissimi Sudamerica, Spagna, Irlanda…- si dà ogni giorno a questa Chiesa uno spazio mediatico come si fa da noi.
Partiti che aspirano a governare e soggetti che vogliono contare sanno che senza il debito ossequio alla Chiesa cattolica non avrebbero successo. I temi etici sono tutti sottoposti al preliminare giudizio del Vaticano.

La convinzione che muove Benedetto XVI è che sia un grave errore ritenere che «la filosofia si deve trattare senza aver riguardo alcuno alla soprannaturale rivelazione», che sia «libero a ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che colla scorta del lume della ragione avrà riputato essere vera», o che siano «da separarsi la Chiesa dallo Stato e lo Stato dalla Chiesa» o, ancora, che «in questa nostra età non conviene più che la religione cattolica si ritenga come l’unica religione dello Stato, esclusi tutti gli altri culti, quali che si vogliano» o, infine, che «il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e colla moderna civiltà» (Articoli XIV, XV, LV, LXXVII e LXXX del Sillabo promulgato da Pio IX). I Papi non solo hanno tutto il diritto di avere simili opinioni ma secondo me hanno anche il dovere di farlo, in quanto capi di una teocrazia potente e millenaria.
Che però schiere sempre più affollate di leader d’opinione, giornalisti, professori, politici di tutte le tendenze e origini si mostrino accondiscendenti verso di esse, ecco è questo il vero segno dell’intolleranza italiana, non l’aver criticato la visita del Romano Pontefice alla Sapienza.

Dopo la sua elezione al soglio di Pietro, avevo formulato(il 19 aprile 2005) un elogio di Ratzinger che qui confermo: «È un sincero reazionario, e in questo modo si chiarirà l’equivoco di una Chiesa romana in dialogo col mondo; la Chiesa si sente la guida di un’umanità perduta e solo in questa autoinvestitura trova il proprio senso.
(…)
L’omelia pronunciata durante la messa che ha preceduto il conclave è il manifesto di un rifiuto pressoché globale della contemporaneità, e questo contribuirà all’allontanamento di molte persone dalla Chiesa romana (...)».
Ho da poco scritto una recensione anche positiva alla sua Enciclica Spe salvi. Condivido, inoltre, l’intenzione di ristabilire la Messa in latino e con il celebrante che rivolge le spalle ai fedeli. La decisione di Benedetto XVI di non recarsi alla Sapienza non mi sembra tuttavia un atto di moderazione o di rispetto ma un gesto di alterigia da parte del Papa che non accetta di poter essere criticato. La filosofia e la scienza, però, sono costituite dalla possibilità costante del confronto e del contraddittorio. Come Pontefice, dunque, Benedetto XVI ha tutto il diritto di esporre le proprie verità ma non come Professore che inaugura anni accademici nelle Università della Repubblica. Il Papa si sarebbe sottoposto a un dialogo critico dopo il suo intervento/prolusione?


agb
«Filosofia è il sapere inutile e tuttavia sovrano»
(Heidegger)
antonio Inserito il - 16/01/2008 : 12:57:18
La quasi totalità delle forze politiche italiane ha reagito a tutta la vicenda con sgomento e sottolineando come il nostro Paese si sia esposto al ludibrio di tutto il mondo. Tutti, all'estero, ci avrebbero deriso e additati come un paese intollerante e anticlericale. Per carità, se si fosse usato un po' più di tatto e non si fosse messo il papa nella condizione di declinare l'invito ricevuto e quindi di apparire come una vittima del laicismo (vedremo quanto la Chiesa farà pesare l'episodio nel contrattare con le nostre forze politiche sui temi etici che interessano la nostra società), ma si fosse solo espresso il diritto di dissentire in merito a quella visita sarebbe stato meglio. Ma la frittata è stata fatta... Ebbene, questa mattina ho letto alcuni delle principali testate estere e non ho trovato la minima traccia della notizia relativa al papa. Evidentemente non è accadudto qualcosa di tanto rilevante da essere sottolineato. Solo in Italia il dibattito politico sarà a lungo concentrato sull'argomento. Ma sappiamo tutti quale è l'origine storica e politica del problema. Ancora una volta si è trovata la scusa per non parlare dei prolemi più urgenti del Paese. Ecco l'elenco dei quotidiani che ho visionato alla ricerca della notizia del fattaccio: Washington Post, New York Times, El Pais, Times, Le Figaro, Frankfurt Allgemeine Zeitung e Sueddeutsche Zeitung (perfino i tedeschi...).

Antonio Trovato
Stanley Inserito il - 15/01/2008 : 21:25:01
Anche questa sera le solite tonnellate di spazzatura in tv.Ovviamente non in diretta da Napoli,ma da palazzo Chigi e limitrofi.E così mentre si rende evidente l'instabilità dell'oligarchia eletta,si fa sempre più largo l'ipotesi di una clerocrazia strisciante (che poi tanto strisciante non è). Se Prodi osasse zapaterianamente non presentarsi ad una messa istituzionale, sia a destra che a sinistra(?) si leverebbero voci acclamanti le sue dimissioni. Ma questo accade nella lontanissima e laicissima Spagna. Che dire poi della blasfema Irlanda che sta approvando una legge che tutela le unioni civili (omosessuali comprese)?
La verità è che per quanto ci si sforzi(?) l'Italia non sarà mai uno stato laico, e questo necessariamente influirà sul clima culturale che respiramo quotidianamente all'università. La sapienza come esempio.



"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)

Stanley
antonio Inserito il - 15/01/2008 : 19:35:42
Al di là della pietosa situazione politica italiana, nell'ambito della quale le voci che osano dir qualcosa contro qualsivoglia azione o intenzione del papa e delle gerarchie ecclesiastiche sono ridotte come se non fossimo nel ventunesimo secolo e quelle che lo fanno sembrano fare sfoggio, per lo più, di tradizionale anticlericalismo, ancora una volta il sistema dell'informazione, a mio parere, pone in maniera poco feconda i termini della questione. Si die, da una parte, che il papa è stato privato del diritto di esprimere la propria opinione, dall'altra, che egli non avrebbe mai dovuto intromettersi nella vita culturale italiana. Ma non si potrebbe forse più legittimamente pensare che si sono levate delle voci di soggetti qualificati per farlo affinchè un uomo, sì potente e sì rappresentativo di una confessione religiosa assai diffusa nel nostro Paese ma che ha dimostrato scarso apprezzamento per uno dei saperi più importanti che in quella università presso cui era stato invitato si professano? Forse che l'università è un luogo di democrazia? Allora sì che il papa avrebbe avuto buon gioco a lamentarsi di non potersi esprimere. Forse che un docente o uno studente dovrebbero essere felici se qualcuno che non ha le competenze per mettere degnamente piede nella loro università non dovrebbero indignarsi? Certo, qualcuno obietterà che questo spesso non avviene quando gli invitati sono cantanti, attricette o sportivi, ma certamente la visita del papa ha un valore anche politico. In fin dei conti è sempre un capo di stato straniero e come tale dovrebbe usare qualche cautela in più per cercare di influenzare il popolo di una nazione, formalmente indipendente come l'Italia. E' poi inutile che le gerarchie ecclesiastiche frignino ogni qualvolta si manifesti del dissenso nei loro confronti.
D'altra parte, il fatto che la visita sia stata annullata non è certo una vittoria per il fronte laico, o almeno ho l'impressione che sia una vittoria di Pirro. La Chiesa avrà buon gioco ad affermare di essere perseguitata in Italia e possiamo scommettere che ben poche voci sapranno obiettare che la ritirata del papa risponde più allo scopo di non esporsi alle contestazioni, che un papa non vuole e non può accettare. Di lui il mondo deve avere l'immagine di un uomo amato da tutti se no il suo carisma verrebbe meno. Potere del Novecento: i capi non possono più imporsi solo con la forza, ma hanno il bisogno di essere amati: non sgomenti il paragone, anche Hitler aveva di queste propensioni e ha fatto strada per capi meno criminali (non mi sogno mica di paragonare i due tedeschi, non sono impazzito!). Un'ultima annotazione: ricordo che in una delle prime lezioni della triennale il prof. Bentivegna dichiarò ottimista che un giorno, dopo il mea culpa della Chiesa di Woityla sul caso Galileo, prima o poi il Vaticano si sarebbe ricreduto anche su Darwin. Chi avrebbe immaginato sino a pochi anni fa che ci sarebbe stata una simile involuzione dentro la Chiesa? Eppure Ratzinger è da decenni nei piani alti della Chiesa e forse certi settori di essa spingevano da tempo affinchè una figura come la sua si facesse avanti per soffocare i pur timidi virgulti di apertura al pensiero moderno.

Antonio Trovato

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