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Inserito il - 14/10/2007 : 12:27:14 Mario Ceroli Roma - Palazzo delle Esposizioni Fino al 6 gennaio 2008
Legno, cenere, terra, carbone, lana, metallo…sono alcuni dei materiali che Ceroli utilizza per le sue sculture. Negli spazi ampi del Palazzo delle Esposizioni –riaperto dopo cinque anni di restauri e davvero molto piacevole da attraversare nella sua solenne funzionalità- queste opere nello stesso tempo materiche e simboliche danno il meglio di sé. Il percorso va dalla celebre Cina del 1966 –una serie di sagome di legno in marcia compatta e conformista- alla grande installazione pensata per questa mostra e intitolata Piazza d’Italia. L’opera è fatta ai lati di alcune finestre di tufo dalle quali escono dei panni di diverso colore e al centro –in un ampio perimetro- di mucchi di cenere e di terre dai colori diversi e sgargianti che circondano una struttura in legno. Simbolo forse tutto questo della ricca varietà dell’Italia. Particolarmente interessante mi è sembrata un’opera del 1989 che ha come titolo Le strade della politica degli ultimi cento anni. Realizzata in ossido di piombo su una base di legno, questa scultura fa emergere in mezzo ad alcune linee curve la svastica e la falce/martello. L’intensissimo colore rosso acceso che la copre sembra emblematico di una speranza palingenetica diventata sangue dei massacri.
Mark Rothko Roma - Palazzo delle Esposizioni Fino al 6 gennaio 2008
Rothko (1903-1970) è uno degli esponenti più importanti dell’Informale novecentesco. L’artista rifiutava però questa definizione, volendo porsi nel solco della grande pittura rinascimentale. E in effetti le tele degli esordi e del primo periodo mostrano una evidente attenzione agli schemi formali della grande pittura italiana, in particolare a Piero della Francesca. I soggetti stessi delle sue opere fanno riferimento al Mito, al racconto arcaico del mondo. Poi le tele di Rothko diventano sempre più essenziali, sparisce ogni riferimento figurativo, ogni forma definita e rimane l’essenzialità del colore, fino alla dominanza del nero nell’ultima fase. Il risultato -che la mostra romana documenta molto bene- è un’arte estremamente cerebrale e gelida, il grigio dei sentimenti sul grigio del mondo. Rothko scrisse di non aver fatto altro per tutta la vita «che dipingere templi greci senza saperlo». Il problema è che non lo sa neppure chi guarda.
agb ««…e questo rimbalzo della nostra stessa tenerezza noi lo chiamiamo i sentimenti dell’altro, lo troviamo tanto più dolce di quanto fosse all’andata, perché non sappiamo che proviene da noi» (Proust) |
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