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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Katherine Inserito il - 16/05/2004 : 10:39:03
Studiando Searle,Menti macchine e cervelli,mi è sorto un dubbio...quando egli confutando le pretese dell'I.A.forte,che sostiene:un computer opportunatamente programmato,cioè con giusti input e giusti output,può essere considerato intelligente,quindi può capire ed avere un comportamento non distinguibile in nessun senso dall'intelligenza umana,e Searle confuta le pretese dell'I.A.forte tramite un originale esperimento mentale,che va sotto il nome di ''stanza cinese'',e proprio tramite ciò,mostra che il soggetto che si trova nella stanza,che non cosce il cinese(non dilungandomi molto su questo argomento),riesce a dare le giuste risposte a delle domade poste in cinese,senza comprendere il significato,questo perchè il soggetto non fa altro che manipolare dei simboli(come del resto fa il computer,i quali sono enti sintattici,manipolano simboli secondo determinate regole)senza collegare a questi simboli alcun significato(i computer sono privi di semantica),quindi dimostra che la macchina non agisce perchè comprende il messaggio che legge o le cose che deve fare,ma agisce solo per riconoscimento formale,e ciò non basta di per sè a garantire la percezione,la comprensione,l'intelligenza in senso umano,la quale implica sempre la coscienza e l'intenzionalità...ora il mio dubbio è qui...mi chiedo se Searle si riferisce al concetto di intenzionalità della coscienza di Brentano,quella che sostiene che la coscienza dell'uomo non è mai vuota quando si avvicina all'oggetto della conoscenza,quindi c'è sempre qualcosa,e questo qualcosa è dato dalla nostra tradizione,dalla nostra educazione,dalla nostra cultura,ecc...

4   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Katherine Inserito il - 19/05/2004 : 21:02:38
Anzi ringrazio lei,prof,per le delucidazioni sull'argomento...
Grazie a presto!




''Noi cominciamo a filosofare per orgoglio e fummo portati così a perdere la nostra innocenza;abbiamo scoperto la nostra nudità e d'allora noi filosofiamo per il bisogno della nostra salvezza''
(Fichte a Jacobi)

Biuso Inserito il - 19/05/2004 : 18:09:19
Credo che la risposta stia proprio nella citazione da Searle, il quale distingue tra “forme orientate e forme non orientate'' . L’intenzionalità –che si riferisca a conoscenze, convinzioni o stati emotivi- si esplica là dove la coscienza è diretta verso un oggetto, che sia materiale, situazionale, metaforico o psichico (come sentimenti ed emozioni).
Si può, ad esempio, distinguere fra una condizione permanente di angoscia, la quale non è orientata verso nulla di specifico, e una particolare paura (di una persona, un avvenimento, una risposta che si attende…). La prima non sarebbe intenzionale, la seconda sì.

Grazie per aver ricordato un libro davvero fondamentale per la fdm in Italia. In L'Io della mente, infatti, sono stati tradotti alcuni dei testi classici della disciplina, che non si limitano ad articoli e saggi di argomento tecnico-filosofico ma si estendono a pagine letterarie (Borges, ad esempio).

agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)
Katherine Inserito il - 18/05/2004 : 19:55:00
Quindi l'intenzionalità,per Searle è la capacità che hanno i nostri stati mentali di rappresentare qualcosa,cioè riferirsi a qualcosa nel mondo...Ma Searle sostiene che l'ansietà e la depressione non sono stati intenzionali,perchè?Perchè,forse, l'ansietà e la depressione non si riferiscono e non sono relativi al mondo al di fuori della mente?


''L'intenzionalità è per definizione quella caratteristica di certi stati mentali per cui essi sono orientati verso,o riguardano oggetti e situazioni del mondo.Sono quindi stati intenzionali le convinzioni, i desideri e le intenzioni,non lo sono le forme non orientate di ansietà e depressione''(Menti,cervelli e programmi,pag346,saggio che fa parte dell'opera''L'io della mente''curata da R.D.Hofstadter e D.C.Dennett)

Biuso Inserito il - 17/05/2004 : 17:45:48
I presupposti filosofici generali di Searle sono diversi da quelli di Brentano. Per il filosofo americano i pensieri non sono incorporei ma sono una serie di modificazioni biochimiche che avvengono nel cervello. Searle, tuttavia, non è un riduzionista perché ritiene che tali processi possano essere descritti sia al livello “più basso” della fisiologia che a quello “alto” della mente. Ed è quest’ultimo, evidentemente, quello necessario a comprendere e a dar conto della specificità dell’uomo nel mondo. È per tale ragione che l’intenzionalità riveste anche per Searle una funzione decisiva. Infatti, «senza di lei [la coscienza] tutti gli altri aspetti specificamente umani della nostra esistenza –linguaggio, amore, umorismo e così via –sarebbero impossibili» (Mente cervello intelligenza, Bompiani 1988, pag. 9) e della coscienza è parte fondamentale l’intenzionalità: «la caratteristica per via della quale i nostri stati mentali sono direzionati verso, o sono relativi a, o si riferiscono a, o sono di, oggetti e stati di cose del mondo diversi da loro stessi. “Intenzionalità”, tra parentesi, non si riferisce semplicemente alle intenzioni, ma anche a credenze, desideri, speranze, amore, odio, tristezza, disgusto, vergogna, orgoglio, irritazione, divertimento e a tutti quegli stati mentali (tanto coscienti quanto inconsci) che si riferiscono o sono relativi al mondo al di fuori della mente» (p. 10).

Gli stati mentali sarebbero quindi qualcosa che pur nascendo dal cervello rimane soggettivo e intenzionale, sempre. Ecco perché, secondo Searle, nessuna macchina potrà mai riprodurre –ma al massimo soltanto simulare- l’intelligenza umana su basi esclusivamente formali. «Nessuno si aspetta che una simulazione al calcolatore di un temporale ci lascerà bagnati, o che una simulazione al calcolatore di un incendio possa bruciarci la casa. Perché mai allora una persona sensata dovrebbe supporre che una simulazione al calcolatore dei processi mentali possieda veramente processi mentali?» (p. 29).
Non si tratterebbe di un ostacolo tecnologico, e quindi contingente, ma di un limite intrinseco alla modalità soltanto sintattica con la quale i computer operano e che li rende strutturalmente incapaci di accostarsi ai significati e di riprodurre la semantica del linguaggio umano cosciente e intenzionale.

Insomma, per Searle la coscienza è un fenomeno biologico e tuttavia irriducibile ai processi neurologici da cui nasce. La mente, quindi, non lavora solo coi simboli, non consiste in segni puramente sintattici ma è il luogo nel quale gli eventi, gli oggetti, il tempo acquistano significato, diventano semantici e in questo modo rendono possibile l’agire umano nel mondo, la pragmatica.


agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)

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